mercoledì 2 dicembre 2015

Pensieri nella notte di Abu Dhabi

La grande moschea di Abu Dhabi


Fontane all'Emirates Palace
Oggi fa più freddo, decisamente freddo. Non ci sono più abituato dopo un mese. Là faceva sempre piuttosto caldo, anche se non troppo rispetto a quei luoghi nelle altre stagioni. Questo è l'inverno in fondo, anche per loro. Quando sono partito, con la stessa nebbiolina bassa di questa mattina, qui c'era ancora quel prolungamento di calda estate, che ti faceva affrontare la giornata senza quella voglia di farsi su nella lana tiepida che aiuta a ragionare noi alessandrini e le risaie del vercellese che scorrevano dal finestrino erano lì, a mezza cottura, col risone un po' mietuto, un po' no, senza nessuno nei campi. E' forse questa una delle differenze sempre più esigue tra il nostro mondo e quello di fuori, che si sta omologando velocemente, facendo scomparire quell'interesse specifico al diverso che spesso è la grande motivazione al viaggio. Da noi le campagne sono deserte. Di là molto spesso i campi brulicano di persone curve sulla terra e di animali che trascinano aratri antichi. Forse anche questo è destinato a scomparire a poco a poco. L'entropia nell'universo aumenta, mettiamola così e tutto a poco a poco si uniforma. 

Un intarsio nel marmo delle pareti della moschea
Non vorrei però che questo incipit in la minore, vi desse l'impressione che questo mio viaggio mi abbia lasciato deluso, tutt'altro. Però questa è una considerazione di cui bisogna tenere conto sempre di più col passare del tempo, proprio per evitare la delusione. Perché le emozioni che provavi quando eri ragazzo e venivi catapultato in mondi così assolutamente diversi dal tuo, si limano velocemente e se lo sai, devi cercare di apprezzare di più altri stimoli, che comunque ci sono in abbondanza. E' uno scotto che bisogna pagare alla facilità e all'economia che oggi consente con maggiore facilità questi grandi spostamenti. Facciamocene una ragione insomma. Ecco perché il marmo accecante della moschea di Abu Dhabi, accidenti, è la seconda volta che la vedo in un anno, è già da sola una ragione sufficiente a farti godere di questa partenza, nata un po' per caso, un po' per far gioire anche i miei amici di cose, forse le più belle dell'India, in parte già viste, un po' perché dopo trenta anni esatti, molte di quelle cose si erano sfumate nel ricordo e il ripasso non  fa mai male, anche perché, data la fretta di quel momento, erano state viste solo in mono affrettato e parziale e molte erano state lasciate indietro forzatamente ed era peccato non completarle, un poco infine perché la conoscenza di una persona in India che mi ha appoggiato nelle mie ultime puntate in quel paese, è di assoluta affidabilità e mi ha fatto venire l'acquolina del desiderio con delle condizioni molto attraenti. 

La skyline del centro
Così è nato il progetto di questo viaggio attraverso il Rajastan ed il Gujarat, due stati della confederazione vicini ma profondamente diversi per molti aspetti. Estremamente turistico e contenente alcune delle più belle espressioni architettoniche per le quali il paese è famoso, il primo, l'altro completamente ignorato dai grandi flussi e capace di presentare ancora molti aspetti di quell'India che oggi non puoi più trovare nell'internazionalità delle grandi metropoli indiane e nei luoghi dove il turista è, come in tutti i paesi, il nostro incluso, una grassa vacca da mungere il più possibile, con assiduità e determinazione. Il passaggio negli Emirati, oggi sempre di più crocevia del mondo nella direzione occidente-oriente, diventa quindi transito obbligato, da aggiungere come extra all'itinerario concordato. Così Abu Dhabi di notte ha un suo fascino tranquillo e al contempo straniante. Quello di un paese che un capriccio della natura ha condizionato nella sua estrinsecazione odierna. Un non senso logico che consente ad una terra fatta di sabbia e null'altro e che non avrebbe consentito la sopravvivenza se non a qualche pastore o a qualche miserevole villaggio di pescatori destinati a boccheggiare tra case calcinate da un clima estremo, violento e cattivo. Solo qualche traffico regalato dalla posizione sulla rotta delle ricchezze tra est e ovest, spezie, avori, pietre preziose, seta, schiavi, droghe, ogni epoca ha avuto le sue e basta. 

Un lampadario alla moschea
Invece questa grassa opportunità, assolutamente fugace destinata a non durare certo per molto tempo, ha concesso che sorgesse un mondo con caratteristiche anomale e molto interessanti. Anche senza solide fondamenta, questa è la dimostrazione che anche solo sulla sabbia, può crescere qualcosa di grosso e se dietro c'è un progetto che guarda lontano, potrebbe anche durare a lungo. Chissà. Qui vedi quello che può fare il soldo, quando c'è. La notte lo amplifica. Le costruzioni ardite, i grattacieli, quello che di più nel nostro secolo rappresenta l'invenzione architettonica, qui si dà da fare. Le linee illuminate delle forme innaturali consentite dai materiali, ma scatenate dalle idee, sono sempre una bella dimostrazione della capacità umana di andare oltre al necessario. Di volere esprimere al di là di un bisogno richiesto da una funzione, qualche cosa di narrativo, di suggerimento alla suggestione, di voler esprimere con una forma qualche cosa che rappresenti idee e capacità di espressione che superino il semplice bisogno per cui una struttura viene commissionata, il suo semplice scopo di essere; che diano insomma un piacere in più, che ti lascino pensare o dire, che bello tutto questo. E altro non puoi dire davanti agli intarsi di fiori, disegni e volute, di decorazione data dalla sola scrittura sulla parete bianca, libro nudo da riempire, che dimostra cosa si sa inventare la mente dell'uomo quando il precetto lo obbliga a rinunciare alla figura vivente, oggetto così più facile da piegare all'espressione d'arte, forse la più grande dimostrazione che a questo aspetto, la rappresentazione artistica, l'uomo non sa e non può rinunciare. 

Emirates palace, l'accesso alle camere
Anche la cascata di luce che scende dagli immensi lampadari colorati, colora la notte di variazioni luminose raccontate e forse solo sognate nei libri antichi, in cui però le penombre avevano questi stessi colori e pulsioni, specchietti variopinti e alabastri vivaci di un caleidoscopio che accendeva le notti dei racconti delle Sherazade e delle poesie inneggianti al vino di Khayyam. Dove c'è denaro nei paesi del deserto vedi anche il gioco dell'acqua. Elemento questo che si fa esso stesso materiale da costruzione, alla pari della pietra o del fango o del marmo, proprio perché è prezioso e adatto quindi a rappresentare la ricchezza. Fontane, giochi di spruzzi e specchi di liquido puro a riflettere la luce da un lato e le linee della pietra dall'altro. Infine la grandiosità, altra rappresentazione della possibilità del denaro. L'Emirates Palace, non è un semplice hotel di lusso come ce ne sono mille nel mondo. Vuole e deve rappresentare quello che si può fare ed avere col denaro. Lusso sì, ma enormità, spreco, esagerazione, se no cosa sei ricco a fare. Puoi perderti nelle dimensioni della hall, camminare nei suoi spazi incongrui come tra le arcate di una chiesa, le cupole di una moschea, le nicchie decorate di un tempio dedicato al dio che ha sempre affascinato l'uomo più di ogni altro. 

Alder tower
Le sue dimensioni, sono fatte apposta per annichilire anche chi può quasi tutto, deve sentirsi piccolo anche quando lascia la sua Rolls davanti ai portali della reggia, mentre uno stuolo di servitori e valletti se ne occuperanno come si conviene. Di fuori, fontane e colori, davanti le torri attorcigliate dei grattacieli. L'ho già detto, queste sono le forme d'arte più spettacolari del nostro secolo e qui ce n'è qualche esempio notevole. La Capital Gate che coi suoi 16 gradi di pendenza è la torre più inclinata del mondo o la Alder tower, non per niente a forma di moneta gettata nella sabbia del deserto e rimasta in piedi come per caso, unico forse grattacielo rotondo al mondo, a sua volta costruito superando problemi tecnici incredibili con le sue immense superfici vetrate curve, che dimostrano la potenza dell'inventiva umana accoppiata alle possibilità finanziarie, due componenti senza le quali non ci sarebbero neanche le piramidi. Insomma, tanto da vedere e spazio per una serie di riflessione, non soltanto una semplice sosta nella notte tra un aereo e l'altro, quello che infine, domani, stravolto dalla notte saltata, ti porterà fino al punto di partenza di una nuova emozione.  

Un angolo della hall dell'Emirates Palace

5 commenti:

Unknown ha detto...

Bella, questa malinconia sempre al curioso da giovanotto di una certa età

Enrico Bo ha detto...

@Tent - più che d'una certa, è certa l'età e un po' troppa per ceri sfizi. Resistere fin che si può. pensando sempre.

Dottor Nomade ha detto...

"Due componenti senza le quali non ci sarebbero neanche le piramidi."

Molto colpito da questa considerazione, è proprio vero!

Pierangelo ha detto...

Bentornato

Enrico Bo ha detto...

@Doc - La storia umana alla fine mette in evidenza e ricorda solo le cose moralmente criticabili.

@Pier - Grazie

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!