giovedì 31 marzo 2022

Luoghi del cuore 120 - Peherentians islands

Turtle beach - Peherentians islands - Malesia - 2017

Una lingua di sabbia bianca, a grana grossa, fatta di coralli macinati, spezzati, digeriti da microorganismi e altre creature, animali fantastici di una saga fantasy da immaginare se non li vedi, dove il piede non affonda ma lascia una bella orma segnata dall'umidità dell'onda che lambisce quella mezzaluna di costa ingabbiata in una foresta fitta e alla vista impenetrabile. Un barchino ti ha deposto lì, abbandonato come un naufrago nell'isola dei non famosi e ti verrà a ripescare, tra tre o quattro ore, forse. Ci sono alberi dai rami ritorti che si allungano fin sulla spiaggia come se volessero arrivare fino al mare, per approfittare dell'onda, per farsi portare lontano a conoscere quale mondo sta al di là di quel mare azzurro e verde. Cadono fiori bianchi dai mille pistilli profumati a ornare a festa il sentiero delle orme, come fosse il percorso di una sposa che cammina come una regina col lungo sarong a righe orizzontali e la camicetta dagli splendidi ricami sui margini, semiaperta che appena nasconde gli splendidi seni ambrati. Seduto nella sabbia a sfogliare frammenti di conchiglie consumate, epigono di una vita vissuta, da rigenerare, penso al ritmo della risacca che mi sfiora i piedi leggera, con cadenza ipnotica. Un'isola di granito persa davanti alla costa malese, Pulau Besar, (isola grande), di fronte la più piccolina Kecil, che vuol dire appunto Piccola. potrebbe essere la Mompracem immaginata quando bambino, leggevo le gesta dei Tigrotti e, più grande, dietro a Sandokan quando lo avevo visto in carne ed ossa sui sedili della economici class di Air India che lo portava a Cinecittà. 

Di fronte il golfo del Siam e il Mar Cinese Meridionale, sulla costa di Kecil, lontana, la matita argentata del piccolo minareto di una moschea. Da qui, da questa spiaggetta isolata e irraggiungibile, che ha pure un nome: Turtle beach, visto che ci approdano ogni tanto delle grandi tartarughe verdi, non ti viene neppure in mente che questo mare è disputato dall'incombente mostro cinese che neppure si vede all'orizzonte e non per la sua bellezza, per il suo non descrivibile senso di pace e di selvatico domestico o perché ci stai così bene che non vorresti più andar via (per lo meno per un po' di giorni, poi sai che palle), ma per la sua posizione, la zona di influenza, il corridoio commerciale e chissà quali altre diavolerie geopolitiche che prima o poi porteranno anche qui qualche rombo di cannone, qualche sibilo di missile ipersonico, che poi non farà neanche il sibilo essendo appunto ipersonico, ma ti uccide silenziosamente, come il veleno di una tarantola. Ne ho visto una prima, al limitare del bosco, ma è subito scappata dietro il tronco, tra le liane, come avesse paura di di questa pancia prorompente. Ai bordi della spiaggia, enormi massi di granito bianco, marezzato di vene scure, nere o verdi, che l'erosione delle onde ha arrotondato con la maestria di uno scultore novecentesco, ammassandole poi in apparente casualità, una sorta di performance artistica da esibire in una grande expo. 

Basta fare pochi passi nell'acqua verde e tranquilla e subito accorrono centinaia di piccoli pesci colorati, piccole razze grigie a puntini rossi che volano planando sulle ali triangolari, segnano la traiettoria curva con la lunga codina nera. Come puoi pensare ad un posto più bello, più carico di sensazioni? La foresta alle tue spalle è così fitta da nascondere l'erta che sale verso il centro dell'isola. Non c'è sentiero, d'altra parte a che o a chi servirebbe? Nessuno abita qui, solo quei piccoli e malandati bungalow, dall'altra parte dell'isola, una quindicina di minuti in barca oltre lo Shark cap, chissà perché questo nome, per riposare la notte, per passeggiare sull'altra spiaggia più grande fino alla baracchetta, col banco davanti, carico di pesci appena pescati dal marito, da scegliere e che la moglie cuocerà, chiamandoti a gran voce quando sono pronti, così che tu lasci il tronco su cui sei seduto e segui la bambina che ti accompagna fino al tavolo coi piedi piantati nella rena. La luce di una lampada a petrolio illumina la sera e il profumo di spezia che arriva dalla griglia inumidisce il ciglio, commosso da tanta bellezza. Meno male che il barchino era venuto a riprenderti, la pelle resa vermiglia dal troppo sole, gli  occhi accecati dalla bellezza, lo stomaco vuoto per la fame.  

La foresta di Pulau Besar


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

mercoledì 30 marzo 2022

Scivolare sull'acqua

Gerrido


 Lasciatemi uno sfogo, un piccolo sfogo da anziano in disarmo. Non ne posso più di questa situazione. Voi mi direte, pensa a quelli sotto le bombe e non rompere gli zebedei. Per carità avete mille ragioni, però io avrei voglia di stare qui a parlare solamente di viaggi o altre cazzate del genere, se volete anche di libri o di mostre d'arte, di cucina e ristoranti, di come si stava bene quando si stava peggio o di qualunque altra cosa sulla quale abbiate voglia di ingaggiarmi e invece, se apro la TV, su tutti i canali vedo solo case sventrate, bombe che esplodono e teste di minchia che fanno dichiarazioni deliranti che inneggiano allo scannamento nei modi più vari. Se apro googles le uniche notizie che mi vengono suggerite sono quelle che riguardano gli avanzamenti dei carri armati e le analisi geopolitiche sulla futura spartizione del pianeta. Se parlo con un amico finisce che ci si guarda in faccia e si concorda in un risolutivo "ce l'abbiamo nell'organo". Insomma siete d'accordo con me che non se ne può più? Ho voglia di primavera, di profumo di iodio scaricato nell'aria dallo sbriciolarsi delle onde sugli scogli, sentore di aghi di pino calpestati nel sotto bosco secco, già perché oltretutto non piove più da tempo immemore, raggi aranciati mentre il sole scende dietro la collina tra due cipressi lontani, raggi verdi di una aurora boreale che sfoglia il cielo in onde sfumate, odore metallico di neve appena caduta, bramir di cervi in amore, cocchi che si spaccano cadendo su pietre di granito bagnate da onde leggere che si perdono nella sabbia, tartarughini che riguadagnano l'acqua, aquile che volano altissime senza muovere le ali. 

Scendevo a valle oggi, di fronte le aspre salite del forte sul fianco della montagna a sinistra, a destra, il dirupo dell'Andour e tra gli alberi lontani neppure uno dei tanti mufloni che solo un paio di decenni fa popolavano a centinaia quella balza solitaria. Tutti morti anche loro, senza la voglia di vedere questo nuovo millennio, carico di promesse. La cheratocongiuntivite se li è portati via tutti, poco alla volta, senza bisogno dei lupi che ancora erano rari e timidi nell'alta valle, carcasse abbandonate ai corvi tra i dirupi più alti, utili a nutrir bestie men belle ma più adattabili, meno lamentose. E' così quando sei anziano, cerchi notizie dei vecchi amici e non ne trovi più, se ne sono andati quasi tutti. Invece tu hai voglia di partire, di andare via, di sederti sotto le piante, al fresco ad ascoltare il vento, ma leggero che se no dà fastidio anche quello. Voglia di una trattoria di paese che ti porta un piatto di agnolotti che fumano e devi aspettare un po' ad assaggiarli per non scottarti la lingua, mentre ne annusi il profumo dolce e speziato. E raccontarsi di quella volta che, ma era con te che eravamo andati a sentire i Lou Delfin e tutti cantavano Se chanto e ballavano la courenta? E in quel parco a Torino quando suonavano i Buena Vista Social Club e i piedi si muovevano da soli e Ruben Gonzales non smetteva più di suonare mentre la gente lo incitava  e Omara Portuondo cantava Veinte anos, mentre Compay Segundo toccava le cinque corde della sua chitarra con quelle ditone incongrue e sembrava impossibile ne potesse cavare un suono così accattivante. 

Scendevano dal palco le note di Chan Chan e ti sembrava di essere su una spiaggia di Cuba con un daiquirì in mano. L'aria profumava di viole e non sembrava neanche che ci fossero zanzare. E invece quando si andava con Lauro in bici a pescare arborelle nel canale e faceva un caldo soffocante e mi ricordo ancora quei ragni d'acqua immobili sulla superficie a specchio con le zampine in equilibrio per la tensione superficiale che scivolavano qua e là come pattinatrici su un lago gelato. O leggere, quasi immobili, tremolanti in equilibrio apparentemente precario come le ballerine di fila nel Lago dei cigni, sulle tavole scure del Bolshoi, in una sera nella mia amata Mosca, prima di uscire e andare a piedi fino alla piazza Rossa, calpestando la neve scesa da poco, ancora bianca e non ancora stuprata da piedi frettolosi. La grande stella rossa della torre Spaskaya, guardava dall'alto delle mura del Kremlino, un ammonimento, un meme, guarda che sono qui, ti sorveglio. Luci fioche di lampioni gialli, odore di benzina mal combusta, due divise lontane davanti al mausoleo di Lenin, ibernate dal gelo. Alla fine l'onda del ricordo mi porta sempre laggiù a quelle terre segnate da un destino perverso, condannate a patire, a non trovare mai pace. Per aiutarmi mentre continuo a battere inutilmente sui tasti, per rallegrarmi l'onda del ricordo, che fa sempre un po' di malinconia, ho messo Mozart, random compilation. Naturalmente mi è capitata la messa da Requiem. Si vede che è destino così.

Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

martedì 29 marzo 2022

Haiku tarocco

Fenestrelle - gennaio 2022

 

neve ghiacciata -

aurora boreale

photoshoppata


lunedì 28 marzo 2022

C'è il gas e ci sono i gas

dal web

Appare molto chiaro dall'ultimo discorso di Varsavia, che Biden ha deciso, non solo di chiamarsi fuori dal ruolo di promotore di trattativa diplomatica per mettere fine al conflitto, anzi, dobbiamo avere il coraggio di dire le cose come stanno, ha un chiarissimo interesse a cronicizzare il conflitto rendendolo il più lungo e distruttivo possibile. Lo ha dichiarato più volte con parole chiare, ammette la possibilità del first nuclear strike da parte americana, chiama alla lotta e al "non avere paura" tipico degli interventisti e ha più volte ricordato che bisogna prepararsi ad un conflitto di lunga durata. L'interesse suo e degli USA è molto chiaro. Grande vantaggio economico, con l'aumento delle materie prime di ogni tipo di cui sono esportatori, vi ricordo che tutti i produttori di shale gas erano sull'orlo del fallimento con il petrolio sotto i 60 $ al barile; una grande spinta all'industria delle armi che da tempo era in carenza di ossigeno, che svuota arsenali e si prepara a riempirli nuovamente, godendo inoltre della possibilità di provare sul campo tutta una serie di nuove armi la cui efficienza si può testare sulla carne viva delle vittime. Inoltre la muscolarità esibita che tanto piace agli americani in generale, contribuirà alla buona riuscita delle elezioni di midterm, così importanti per Biden, cosa che contribuirà ulteriormente al prolungamento del conflitto almeno fino a novembre. Stesse motivazioni conducono ad alzare il tono della voce del loro servo sciocco Johnson, che si trova più o meno nella stessa situazione ed inoltre beffardamente sbraita sull'incremento delle sanzioni ma poi le applica con molta parsimonia, tanto che gli oligarchi stanno spostando yacht e attività mobiliari negli Emirati e in Turchia. 

Inoltre si comporta come un mentecatto nella gestione migranti, ma questo non è una novità. Tuttavia il potere effettivo di questi due è così forte da annullare in pratica la volontà di tutti gli altri che al contrario hanno tutto l'interesse a finirla qui, a spegnere il fuoco invece di buttarvi benzina. Innanzitutto i due contendenti. L'assalitore, che pur essendo uno di quei tiranni a fine carriera, rinchiusi in un solipsismo panofobico, che lo rinchiude nel castello circondato da guardie e assaggiatori, pronto a morire da Sansone con tutti i Filistei che se ne strabatte di sudditi e nemici. Pur essendo chiaramente disposto, se messo alle strette, all'uso di armi atomiche, probabilmente gli rimane un briciolo di intelligenza per capire che si è messo nel più classico dei cul de sac; ne vorrebbe chiaramente uscire e forse cerca soltanto che gli venga proposta una opzione che gli consenta di conclamare di avere vinto e di aver ottenuto quello che si proponeva (Crimea e Donbass). L'invaso ha, sulla carta, con l'aiuto di tonnellate di armi, ottenuto un risultato insperato e imprevisto dallo stesso Putin ed una eccezionale consacrazione internazionale che lo ha ormai dipinto come un camisard sulle barricate che lancia la stampella contro il bieco nemico, pronto a morire per la patria contro un invasore barbaro e feroce. Ha in effetti già vitro e avrebbe tutta la convenienza a farla finita qui, mollando quel poco che ha già perso da otto anni e avendo conquistato una consacrazione internazionale assolutamente insperabile, che cancella tutte le porcherie del passato recente, che pure sono state molte. Bisognerebbe che chi ne ha la possibilità, gli facesse chiaramente capire, invece di vellicarne l'orgoglio e la follia, che tutti i suoi tentativi di allargare il più possibile il conflitto, trascinando i vicini nel gorgo di una guerra mondiale nella speranza del tanto peggio tanto meglio. 

Se gli si facesse capire che davvero questo non avverrà mai, né da parte deli Usa che non ne hanno mai avuto la minima intenzione, né da parte della Nato e tantomeno dell'Europa, forse convincendolo a mettere da parte il gruppetto di falchi che gli sta a fianco, sarebbe più disponibile ad una trattativa definitiva. L'Europa vaso di coccio che è quella che più sta perdendo in questa guerra insensata, sarebbe disposta a qualunque sacrificio pur di far finire tutto, ma non ha né la forza, né la capacità di ottenerlo e continua a pagare il prezzo economico di questa tragedia. La Cina, pur fortemente danneggiata dal punto di vista economico, non ha l'esperienza diplomatica per poter imporre una pace, pur avendone la forza. Forza che manca invece a Turchia e Israele che pure sono i più attivi nel cercare di fermare il conflitto assieme a quel povero Francesco, figura monumentale e purtroppo inascoltata. Insomma una brutta situazione di stallo che promette di proseguire a lungo questo merdaio di carneficina a pur bassa intensità, perché ricordiamocelo che la guerra dura è ancora molto molto peggio. Anzi il pericolo vero a questo punto, visto che si continua ogni giorno a gettare benzina sul fuoco, alzando l'asticella con parole e fatti, è che si cerchi il pretesto per portare definitivamente il livello della guerra ad un livello ancora più alto. Vedremo se nei prossimi giorni, partirà da una parte o dall'altra, e magari non si saprà mai bene chi, con un rimpallo di accuse reciproche, l'opzione orrenda della guerra chimica, eventualità estremamente probabile, già vista nei suoi terribili effetti, che, ricordo tanto per rimarcarne la follia, non usata neppure da Hitler, per aggiungere orrore ad orrore e per stimolare ulteriori interventi sempre più tragici.  



Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

sabato 26 marzo 2022

Ancora una Piana delle Giare?

Phonsavang - Crater bar - Laos 2012

Mah, forse non ho capito bene. Ieri l'Amerikano ha detto chiaramente che in condizioni estreme utilizzerà senza ombra di dubbio, il cosiddetto first nuclear strike. Il Russo pochi giorni fa aveva dichiarato con chiarezza che in caso di estrema difesa non avrebbe tentennato sull'uso dell'arma atomica. E non stiamo a sentire i precedenti perché quel pirlone col gatto morto in testa, ha detto che, se ci fosse stato lui. avrebbe già messo i sottomarini coi missili rizzati in su come cazzi atomici davanti alle coste russe, tanto per far capire al diavolo quanto ce l'ha lungo, lo dico così che qualcuno che anche lo rimpiange, ricordi come era questo essere dal cervello deformato. Spiegatemi che ho capito male, che per il Papa, fare richiami neppure troppo velati al terzo segreto di Fatima, è stata una pura casualità, una sorta di scaramantica presa di distanza e ditemi pure che sono uno stupido paranoico, ma è possibile che dobbiamo vivere un un mondo così, quando dovrebbe essere il miglior mondo che l'umanità abbia mai avuto l'occasione di vedere e di vivere! Perché verso la fine della mia pur lunga vita, devo godermi ad uno stress del genere, quando la mia unica preoccupazione al contrario dovrebbe essere quella di andare a verificare lo stato dei cantieri (pochissimi invero nella mia città) e criticare il modo in cui vengono stivati i tubi del gas invece di preoccuparmi se ci sarà il riscaldamento il prossimo inverno o addirittura se ci sarà l'inverno prossimo? Secondo me non è giusto. E' pur vero, diciamocelo, che se non ci fosse questa terrificante minaccia della vetrificazione dell'intero globo terrestre, forse una decina di guerre sarebbero già scoppiate coinvolgendo tutto il mondo in uno di quei bagni di sangue chimici ed esplosivi che tanto piacciono ai guerrafondai che si stracciano le vesti sull'altare della giustizia e della libertà, e adesso ce ne sono di belle di opzioni, tutte già ben testate, tra cluster (già usati nel Vietnam addirittura, ricordo i risultati ottenuti nella piana delle Giare, chi ha voglia vada a dare un'occhiata a quanto scrivevo 10 anni fa), uranio impoverito, fosforo bianco e bombe termobariche, senza parlar dei gas e dei missili ipersonici. 

La ricordo quella grande pianura ondulata tra i monti del Laos, che cinquanta anni fa fu cosparsa con maniacale e attenta precisione di centinaia di migliaia di piccole bombe che fuoriuscivano a grappolo impestando il terreno per chilometri e che dopo quaranta anni erano ancora lì a mietere un centinaio di vite all'anno di donne che andavano a mondare le risaie e di bambini inconsapevoli che giocavano tra quelle millenarie giare di pietra, riposo eterno di uomini antichi, disturbati da quelle esplosioni che chiedevano una vita, un braccio, una gamba. Pensate un po' che meticoloso orrore. Eppure guardando a questo passato recente fate mente locale a quante volte sarebbe già scattato il grilletto a partire dagli anni sessanta. La nostra vita, se fosse ancora durata fino ad adesso, sarebbe stata un calvario infinito e in questi giorni, l'Europa intera sarebbe già in fiamme senza la paura atomica. Benedetta dunque, ma questa volta, che è caduto il tabù di nominarla, dopo quasi un secolo che stava lì come una minaccia impossibile, che queste due merde umane, se umane si possono considerare, hanno avuto il coraggio di farla intravedere, mostrando l'artiglio indecente che potrebbe schiacciare il bottone, riusciranno a trattenersi? Che debba vedere anche questa, prima di seguire il cammino piano e polveroso che conduce fino alla porta dell'Ade? E che dire del plotone di eroi che gridano alle armi, ecco il mio petto nudo di fronte agli spari, quanto è bello morire per la patria e la stolida massa che li segue buttando benzina invece di acqua pacificatrice per spegnere un incendio inutile e schifoso, che brucia soprattutto gli inconsapevoli, gli innocenti che vorrebbero solo zappare il loro orto, mangiare la loro zuppa di rape rosse e non fuggire tra le esplosioni. Siamo maledetti i costruttori di guerra e chi li esalta. I libri di storia, se ma ce ne saranno ancora vi descriveranno in tutta la vostra stolida follia. E adesso basta per oggi, cerco di capire come si collega sto belin di computer nuovo, che li fanno sempre più complicati, per mettere in difficoltà gli anziani poco avvezzi ai cambiamenti.


La piana delle giare


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

venerdì 25 marzo 2022

Sullo scivolo

dal web

 Eccomi qua con un nuovo PC e quindi piuttosto maldisposto col mondo in quanto, sistemare tutti i settaggi e capire le varie novità, innervosirebbe un giovane virgulto, immaginiamoci un vecchio malmostoso al quale i cambiamenti rovinano sempre la giornata. Cominciamo comunque col fare il punto della situazione al di là delle emozioni, degli orrori, della svendita delle immagini dei morti e delle distruzioni. A mio parere i comportamenti di molti degli attori sul palco non sono molto in linea con lo stato dell'arte e della logica. Tralasciamo per un momento i milioni di disgraziati che stanno pagando con la vita o con la distruzione di tutto quanto hanno, ma capisco perfettamente i due contendenti, l'uno, il più fesso che dopo essersi cacciato in una grana in cui rischia tutto, in cambio di molto poco, non sa più come uscirne e aspetta solo che gli diano una via di sgancio in cui possa dire di aver vinto e di aver raggiunto gli obiettivi a cui voleva arrivare, l'altro sempre più lanciato nella sua recita di martire destinato al sacrificio supremo per il sacro suolo della patria, che spero abbia capito che lo Zar non vuole ancora dispiegare davvero le sue possibilità di offesa e non vorrei si illudesse davvero di vincere e cacciare il nemico dal sacro suolo della patria o peggio che qualcuno glielo stia facendo credere, impedendogli di sedere al tavolo della trattativa. Allo stato dell'arte appare chiarissimo che invece agli USA e all'Inghilterra questo conflitto conviene a tal punto da sperare che continui almeno per un bel po', continuando ad indebolire sempre di più l'orso russo sul fronte interno e dissanguandolo il più possibile e ottenendo allo stesso tempo un indebolimento dell'Europa nel suo insieme e dell'Euro, cosa da sempre perseguita senza successo. 

Il ricorso alle sanzioni infatti sembra danneggiare più l'UE che il colpito, senza contare poi che alcuni furbacchioni, Johnson in testa, tuonano molto e poi non applicano un fico secco, visto che mezza Londra era in mano agli oligarchi russi e ben poco (o nulla) è stato bloccato fino ad ora. Insomma due piccioni con una fava. Si vede ogni giorno come questi due figuri, alzino l'asticella delle minacce di ritorsioni e delle dichiarazioni bellicistiche, esattamente il contrario di chi volesse portare invece i due al tavolo di discussione. E' davvero strano poi l'entusiasmo con cui l'UE, (quasi) al completo si sia buttata nella crociata di aiuti, soprattutto in armi e dichiarazioni di sfacelo. Sembra che tutti abbiano perso il barlume del ragionamento ed in giro è pieno, media in testa, di un interventismo della peggiore specie, di richiami a quanto è bello morire per la patria e a quanto merito ci sia nel correre a difendere il debole. Chi richiama alla realtà e al pragmatismo, viene preso per amico dell'aggressore. Ma benedetti ragazzi volete sedervi un attimo, spegnere la TV e ragionare un momento! Qui nessuno sta dicendo di dar ragione a Putin e arrendersi alla bestia crudele di stampo hitleriano. Facciamo delle considerazioni. Per quanti torti abbia l'uomo, bisogna sempre ricordare che comunque ha in mano il pulsante atomico e pensare che, se stretto in un angolo, capisse di avere perduto tutto, lo schiaccerà quel maledetto bottone. 

Quindi ogni ragionamento deve tenere conto di questa situazione, non dargli ragione per forza, oppure dargliela come si fa con i coglioni per fregarlo successivamente. tenendo conto poi, soprattutto noi, UE, che siamo il vaso di coccio che più ha da perdere in questa situazione di merda, che comunque i governi di oltre 4 miliardi di persone, o se ne sbattono o sono addirittura a lui favorevoli, quindi gli daranno comunque una mano a minimizzare i danni delle sanzioni che rimarranno dannose solo per noi, godendo oltretutto della situazione economica dell'esplosione dei prezzi delle commodities. Dunque il nostro fine ultimo e precipuo dovrebbe essere quello di far sedere i due al tavolo, convincendo uno che ha vinto e l'altro che non può vincere, magari piano e in un orecchio, e non dandogli ragione e mandandogli armi e invitandolo a resistere il più possibile facendo morire i suoi. Tutti e due hanno detto che sarebbero d'accordo sulle stesse cose, neutralità teorica e indipendenza di Donbass e Crimea, ci sono solo sfumature da limare. Capisco che ci sono 500 miliardi da investire in armi e che queste imprese stanno gongolando, era da un po' che non c'era più una vigna come questa, ma adesso la gente dovrebbe dire basta, invece c'è un interventismo da far girare la testa, tutti alle armi e andate a morire per la patria. Una roba da far spavento al buon senso. Solo il Papa ha parlato e mi sembra incredibile che mi debba schierare con Lui, ma se lo meriterebbe davvero che qualcuno finalmente lo ascolti. Gli altri, partiti e giornalai addirittura lo irridono, che vergogna! Mi ha deluso anche Draghi, lui aveva una posizione che gli poteva permettere di mettere un bastone in mezzo alle ruote di questa follia e invece non sembra avere nessuna intenzione di farlo. E piano piano ci stanno tutti trascinando verso un finale di scena che potrebbe davvero diventare tragico.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

giovedì 24 marzo 2022

Haiku fruttariano

 

Yunnan- novembre 2019 - foto T. Sofi

frutti carnosi

esposti con amore -

è forma d'arte


mercoledì 23 marzo 2022

Voglia di pace

dal web

Mi sono accorto che ormai da un mesetto sonno assolutamente monocorde e continuo a insistere su questo orrendo atto di follia umana, su cui si aggirano i peggiori avvoltoi, ognuno con i propri sporchi interessi, dai petrolieri ai fabbricanti di armi, dagli organizzatori di mercenari, ai partitucoli di ogni singolo paese che cercano solo pretesti per aumentare di qualche percento il loro appeal in attesa di future elezioni, alle nazioni che solo hanno in testa di incrementare le proprie aree di influenza, ai fornitori di aiuti, che sì, ci sono anche qui aree di ombra più o meno scure, ai creatori di eroi da magnificare nella fanfara purulenta del nazionalizmo più abietto, il tutto sulla spalle di povera gente che muore, di ragazzi di diciotto anni mandati a farsi macellare, molti a loro insaputa, altri coscienti e imbevuti dell'ideologia del martirio, per il nulla assoluto che non sia la malattia mentale di un dittatorucolo che se non avesse nelle mani il potere del fungo atomico, neanche sarebbe considerato nei consessi internazionali se non per le capacità di fornire petrolio e gas, un grande scoreggiatore della storia umana insomma, che è stato capace solo di far diventare grande un altro comico che ha pescato il suo jolly e ci vuol giocare fino all'estremo sacrificio. Che orrore e che errore da parte di quanti, non interessati, vanno dietro a questo teatro di morte, questa fabbrica inutile di macerie, madre di sofferenze altrettanto inutili. In effetti poi, tutti gli altri, quelli che sono interessati economicamente o per ragioni di influenza a questa mattanza, dovrebbero essere  assolutamente decisi farla finire, perché nel rogo dell'innocenza hanno solamente da perdere. 

L'Europa al completo, meno la gran Bretagna e forse la Norvegia, produttori di idrocarburi, ma anche loro poi colpiti di striscio dal crollo economico eventuale dei loro vicini, forse solo quell'altro matto biondo in Inghilterra si illude di potersi appoggiare al cugino d'oltreoceano, la Cina che ha solo da perdere e la cui economia già provata dal virus, continua ad andare sotto dannosa pressione, non parliamo ovviamente poi dei due contemndenti, uno sempre più raso al suolo materialmente, l'altro economicamente, tanto da non sapere se a partita finita, la sedia del tiranno rimarrà ancora ben salda al suo posto o non stia già traballando sinistramente e lì non è che vai tranquillo in pensione sulla tua barca da 140 metri ancorata in un bel porticciolo italiano. Gli africani infine sono ridotti alla fame, non arrivano più derrate a buon prezzo e presto neppure ad alto prezzo, dopo guerra e pestilenza arriverà la carestia, penultimo cavaliere prima della morte e di nuove rivoluzioni, di ogni colore e da quelle parti quando cadono le teste vuol dire che rotolano nella polvere o sono appese per i piedi. Alcuni, pochi, sono indifferenti è vero, come nel medio oriente dove i vari emiretti seduti sui loro barili, fumano distratti il narghilè aumentando i conti spaventosi nelle varie banche caraibiche e trucidando i vari rompiballe nemici familiari da sempre, più tranquilli del solito visto che l'opinione pubblica mondiale, distratta dalle tragedie varie degli orfani surrogati ukraini, non hanno tempo neppure per qualche articolo di dolente reprimenda. Solo gli Stati Uniti, insomma, hanno un vero interesse a far durare la guerra il più a lungo possibile, allargamento dell'area di influenza, busines sul consumo di armi con rinnovo degli arsenali, maggiore dipendenza anche solo psicologica ed economica, degli stati satelliti, che se non vi salviamo noi, da soli non siete capaci e aumento dei prezzi di tutte le commodities di cui sono esportatori.

Questa volta non hanno neanche i sacchi neri da far rientrare in patria e sui quali imbastire un po' di retorica nazionalista. Biden sta riguadagnando, a fatica à vero, ma con gradualità, i consensi svaniti e questo stato di cose, con dichiarazioni furenti, spesso insensate e prive di qualunque riscontro diplomatico, come quei pitbull che ringhiano al di là della staccionata, ma che fanno vedere quanto sono grosse le sue palle e che richiedono risposte speculari dall'altra parte e questo piace tanto agli elettori americani, ha quindi interesse a continuare così almeno fino alle elezioni di midterm, a novembre, capito, per altri nove mesi almeno! Infatti non sta nemmeno a sentire le disperate grida di aiuto che vengono da Russia e da Ukraina e che se li leggi tra le righe, continuano a cantare entrambi le stessa canzone, dai, per favore dite che abbiamo vinto noi e smettiamola, tanto siamo d'accordo già da un po', basta la famosa e teorica neutralità dichiarata sulla carta dei desideri e Crimea e Donbass riassegnate, noi faremo tacere anche l'arciminchiologo Kiril e l'ideologo barbuto alla Rasputin e voi metterete sotto traccia almeno per un po' il battaglione Azov e il resto tutto come prima. Il comico da una parte e lo Zar dall'altra, reimbullonati sulle loro poltrone e via alla ricostruzione che c'è da godere per tutti, intanto i soldati li mandiamo da qualche altra parte che di posti in attesa ce ne sono tanti, si torni a macellare in Africa e Medioriente, che tanto poi da lì i profughi non sono un problema, li facciamo affogare durante le traversate o congelare nei boschi del nord, anche se ormai è primavera. Insomma una soluzione si trova sempre e la gente orfana di morte e di sangue troverà qualche cosa di altro su cui piangere nei talk show televisivi, al limite c'è sempre la D'Urso.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

martedì 22 marzo 2022

In morte di un amico

dal web

Ieri, il primo giorno di primaverea, il mio computer, un onesto laptop di corca otto anni, ha esalato l'ultimo respiro ed è morto serenamente, dopo qualche sussulto, ha deciso di non accendersi più. Da qualche giorno respirara male e aveva degli arresti cardiaci improvvisi, cosa non bella, ma poi dopo un piccolo massaggio si riprendeva e avevo sperato potesse resistere ancora un po'. Il primo giorno di primavera forse è un bel giorno per morire, forse non ne poteva più di sentirmi blaterare sulla guerra come se io ne capissi qualche cosa e si è voluto vendicare e ha voluto far tacere la Cassandra che vive in me. Così se ne è andato in silenzio, senza clamori, senza nemmeno troppo disturbare, si è spento questa volta per sempre anche se la sua anima, con tutti i suoi pensieri reconditi, aspetta solo di trasmigrare in un altro corpo, più giovane e prestante. Tutto bene dunque a parte il millino che devo scucire per rinmpiazzarlo.. Cosi vi scrivo solo queste due righe con un mezzo di fortuna in attesa del sostitutro, posto che nel frattempo Biden non decida definitivamente di portare il pazzo di Mosca al lancio dei missili, quelli veri, che essendo ipersonici non si possono neanche intercettare. Così la finiamo una volta per tutte. Comunque i soldi aspetto a versarli fino a cadavere sotterrato e messa in opera del sostituto, poi qualche santo provvederà. Intanto a proposito di penuria, ho scoperto che dai tabaccai inon si trovano più i francobolli per la Francia, pare che sia troppo faticoso e complicato andarli a ritirare alla Posta, se vuole ci vada lei, mi ha detto il tabaccaio con tono scostante e nervoso. Vedremo.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!