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giovedì 6 settembre 2012

Recensione: B. Pastor – Il signore delle cento ossa.


Visto che sono ancora sotto l’ombrellone, via libera ai libri leggeri da assaporare senza troppi pensieri, tra uno spread e l’altro. Ecco dunque questo giallo di maniera, alla Agatha Christie, con il gruppo ristretto, all’interno dei quali cominciano a fioccare i morti ammazzati. La spy story si svolge nel ’39 tra Lipsia e Dresda nella cupezza della Germania Hitleriana che sta precipitando inevitabilmente e con ardore nel baratro disperante della guerra. L’interesse che potrete trovare in questo lavoro, al di là dell’intreccio accattivante e delle atmosfere tedesche prebelliche, è la commistione tra la cultura giapponese e quella germanica che i protagonisti portano in campo nella storia. Personaggi ambigui, come in ogni giallo che si rispetti, si mescolano in un ambiente militare dove nipponici e tedeschi mostrano facciate molto diverse dalla realtà e dove affari, etica e fanatismo si intrecciano in una trama ben condotta. 

Ci trovi il samurai ottuso, il generale ipocondriaco imbevuto di etichetta, l’industriale affarista, la segretaria ambigua dietro l’imperscrutabile maschera orientale, Il poliziotto rigoroso, l’ufficiale sciupa femmine, le spie senza volto classiche. I personaggi sono ben delineati, la ricostruzione storica e ambientale è rigorosa e la stessa vicenda plausibile. Ci sono anche gli italiani ovviamente, data la triplice e guarda caso spunta lo stereotipo dello sbruffone prepotente e facilmente corruttibile. Sullo sfondo rimbombano le sfilate della hitlerjungend e i teneri haiku di Yosa Buson, lo sbatter di tacchi del passo dell’oca e gli acquarelli di Hokusai. Orrori e situazioni divertenti si alternano ben dosate, mentre il ritmo si fa via via più incalzante man mano che si precipita verso il finale. Si arriva alla conclusione velocemente, diciamo che stesi sull’asciugamano potrebbe capitarvi molto di peggio.



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2 commenti:

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