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domenica 31 agosto 2025

Seta 30 - Verso Lanzhou

Parco delle 5 sorgenti - Lanzhou - Gansu - Cina - giugno 2025
 

Periferia di Lanzhou

Questo albergo in stile tibetano è una vera delizia. Il gestore, sa davvero fare il suo mestiere ed è gentilissimo oltre ad adoperarsi per occidentalizzare al massimo la colazione per i suoi ospiti stranieri, infatti ci propone delle ottime uova strapazzate col pomodoro ed un effettivo caffè americano, che per gli italiani sarà pure un insulto, ma è pur sempre caffè. Aggiungiamo il fatto che appena saputo che dobbiamo andare alla stazione dell'autobus, corre a prendere l'auto e ci porta direttamente a destinazione senza chiedere nulla, elargendoci per giunta un largo sorriso e capisci subito che la giornata comincia bene. Insomma è uno che sa fare il suo mestiere e ha capito cosa significa gestire un esercizio turistico, un valore aggiunto impagabile per una struttura, che io quindi consiglio a scatola chiusa, oltre al fatto che è davvero suggestiva, pare di abitare in un tempio. Ma in questo viaggio vorticoso il tempo è contato e quindi non perdiamo più tempo a compiacerci ma saltiamo sul nostro pullman che ci porterà in quattro orette fino a Lanzhou il capoluogo del Gansu, di nuovo una grande megalopoli coi fiocchi, quasi 4 milioni di abitanti, tanto per capirci. Anche per questo tratto non c'è ferrovia ed il pullman ci permetterà di godere meglio il paesaggio.

Calligrafo

In effetti, scavalcata una serie di colline, la strada è quasi tutta in discesa, dai 2800 m. de Monastero di Labrang ai 1500 m. circa di LanZhou, Qui siamo davvero nel cuore centrale della Cina, al punto di passaggio, dalla discesa dei grandi altipiani dell'occidente, circondati dai deserti, fino alle grandi pianure alluvionali di un paese popoloso e agricolo che si sta aprendo davanti a noi, dalla solitudine alla confusione, dai grandi spazi solitari alla folla ed al sovrappopolamento. Un cambiamento feroce e improvviso che ti sconvolge gli equilibri mentali che ormai ti eri impostato, di qui pascoli e terre incoltivabili, di là una agricoltura attenta e intensiva che non lascia libero il più piccolo spazio. Questo breve tratto di terra di mezzo ti fa apprezzare il passaggio rapido tra questi due mondi in poche ore di viaggio, anche se il paesaggio non è così bello e straniante come quello di ieri. Il versante che va a nord est, perda gradatamente quota senza strappi troppo forti. I paesi diventano più frequenti, quelli in alto ancora  ricchi di case che presentano le grandi vetrate raccogli calore dello stile tibetano con qualche stupa dalla cima dorata sulle asperità più lontane, poi man mano che si scende, le case sono sempre più raccolte e al centro dell'abitato spicca sempre il dito puntato verso il cielo di un piccolo minareto sovrastato da  una mezzaluna, segno che ormai stai abbandonando la terra di Budda per passare a quella di Maometto, 

Ingresso del parco

Anche quando passi in mezzo alle cittadine, nei negozi non vedi più le insegne scritte in tibetano, ma solamente la grafia dei caratteri cinesi. Abbiamo ormai traversato tutta questa parte del paese dove il contrasto tra queste due etnie è stato storicamente molto forte e spesso sanguinoso, per ottenere la supremazia anche culturale sugli spazi vastissimi del centro dell'Asia, contrasto poi sopito dall'arrivo degli Han, che sono riusciti a zittirle, tanto che nell'ultimo secolo entrambe si sono rivoltate proprio contro questo potere centrale, creando problemi molto forti, con una continua e pressante richiesta di indipendenza non solamente formale. Inutile nasconderlo ma questo è uno dei grattacapi più grossi della Cina del futuro, che nell'ultimo decennio, sembra, con le maniere forti, essere riuscita ad avere un controllo decisamente più definito sulla questione a dispetto delle rimostranze internazionali, ribadendo, senza mostrare di avere alcuna intenzione di discutere l'argomento, che si tratta solo di questioni interne che non hanno la possibilità di essere discusse. Una sorta di pensate ai fatti vostri che a questi ci pensiamo noi. 

Bracere

La mia sensazione, per lo meno di quello che ho visto in questo viaggio, è che tra i due fronti la questione tibetana si sia alquanto ammorbidita, almeno al di fuori del Tibet stesso, mentre su Hui e Uiguri, la pressione sia ancora piuttosto forte e il tentativo di cancellare con le misure forti ogni possibilità di far rinascere un problema che il governo vorrebbe fosse considerato un rigurgito storico ormai sopito e niente di più. Sempre disposti a mettere in campo misure estreme se servisse naturalmente. Come dire, se si mette la testa a posto, come diciamo noi, si può considerare sempre la possibilità della auspicata armonia tra le genti, pur diverse, ma unite sotto il grande cappello della benevolenza Han. Va beh, prendetela come volete, il problema comunque non è così semplice da comprendere e trinciare giudizi a casa d'altri, sembra sempre semplice, ma nella maggior parte dei casi non lo è e si rischia di prendere delle solenni cantonate. Cosa sia meglio per la gente, anche magari contro il loro sentire, e qui si aprirebbe una diatriba interminabile, poi è ancora più difficile da capire, quindi seguiamo la strada che è meglio e godiamoci il paesaggio un po' più popoloso di quelli a cui ci eravamo ormai abituati. 


Il fiume Giallo

La Città invece appare subito enorme e viene annunciata dalle consuete selve di grattacieli tutti uguali ai quali abbiamo ormai fatto l'occhio anche altrove. Costeggiamo per un bel tratto il Fiume giallo il secondo della Cina, quello attorno al quale è nata questa civiltà trimillenaria. Un fiume enorme e capriccioso, capace di piene devastanti che deve il suo nome al fango che porta continuamente con sé attraversando vorticoso i territori dell'ovest cinese, ricchi di polvere e terre gialle, i famosi loess. Ma ne parleremo successivamente, quando questa sera andremo a vedere la movida che si svolge proprio sulle sue sponde. Adesso gettiamo velocemente i bagagli in albergo e andiamo di filato a vedere il grande parco delle cinque sorgenti, che occupa tutta la costa della montagna di Gaolan posta ad un lato della città nell'arco che il fiume ha formato in milioni di anni. Il parco è uno dei polmoni cittadini e Dio sa quanto la città nel suo recente passato ne avesse bisogno, visto che era tra gli ultimi posti nella classifica della qualità dell'aria. Anche se al momento la situazione sembra essere drasticamente cambiata, l'area verde rimane un bellissimo sfogo che gli abitanti della città visitano in massa per godere della sua frescura. 

Tempietto

I templi buddisti sparsi sul costone sono molti e come al solito molto belli e coloratissimi oltre che molto antichi visto che questo  parco è costruito ed attrezzato allo scopo da quasi 2000 anni, uno dei più antichi storicamente accertati al mondo. Naturalmente la sua nascita è ammantata dalla leggenda che racconta del generale Huo Qubing, arrivato qui da Chang'an (l'odierna Xi'an) attorno all'anno zero appunto, inviato dall'imperatore, per una spedizione punitiva contro la popolazione locale che tanto per cambiare, non voleva pagare le tasse, si trovò a dover sopportare le lamentele della soldataglia che non trovava acqua per le necessità dell'esercito. Decisamente infuriato, pare che cominciasse a scudisciare la terra circostante della collina, con la sua frusta che maneggiava con inconsueta abilità e con cinque colpi ben assestati, fece sgorgare l'abbondante acqua da cinque sorgenti che ancora oggi irrorano copiosamente il monte. Leggenda come si può capire credibilissima. Noi, volenterosamente ci inerpichiamo su per le solite scale che conducono da uno dei templi all'altro, in generale piccoli e nascosti nel verde a corona appunto delle cinque sorgenti. 

Quartieri nuovi

Le costruzioni sono spesso minuscole e appartate, per questo raccolte in un aria un po' misterica e con un particolare sapore di antico che le statue e gli ambienti i cui colori sono un poco più spenti del solito, a causa del tempo, rendono ancora più coinvolgenti. In uno dei tempietti tutte le statue sono completamente nere, magre e misteriose, in altri torna lo splendore dell'oro. Continuiamo a salire lungo la collina tra gli archi verdi che le cime degli alberi hanno creato negli anni. Poi troviamo la teleferica che porta fin sulla cima del monte, che è sempre un bel salto, visto che dura una ventina di minuti. Dall'alto, dai corridoi e dalle passerelle dell'ultimo tempio un poco più recente degli altri, puoi goderti la visione completa di tutta la città e dei suoi grattacieli che si affollano attorno al fiume che scorre con una larga curva verso oriente. Ci sono i quartieri del centro dove i palazzi si affollano fitti e attraversati dai grandi corsi di scorrimento, altri più periferici, dove si allungano colate di cemento infinite, una serie di torri tutte uguali e che a guardar bene appaiono desolatamente vuote. Uno dei simboli della Cina moderna e dello scoppio di una colossale bolla immobiliare non ancora arrivata al suo termine. Scendiamo con calma anche se sta per arrivare la sera.

Salendo

SURVIVAL KIT

La teleferica

Da Xiahe a Lanzhou - Bus 8:30 - 12:30 - Circa 4 h - 10 € - Non c'è treno.

Hotel IKE - 180 Minzhu west road. Chenggguan district. Lanzhou - Comodo per la stazione. Standard normale, molto pulito, personale gentilissimo, camere molto piccole rispetto al solito, letti queen. AC, TV grande, dotazioni buone. Camera doppia sui 200 Y con colazione inclusa al ristorante a fianco.

Città di LanZhou - ( - Il posto delle orchidee) - Capitale del Gansu, fondata oltre 2500 anni fa ebbe sempre una posizione strategica sulla Via della seta al termine del corridoio di Hexi, per essere punto di attraversamento del Fiume Giallo. Da vedere in città diversi musei interessanti, tra questi il Museo regionale del Gansu, che ospita il Famoso Cavallo volante, scultura iconica e molto nota, poi il Parco delle 5 primavere (o 五泉山公园- parco del monte delle 5 sorgenti) sul fianco del monte Gaolan lungo il fiume, di quasi 30 ha, in cui ci sono molti templi e una teleferica che porta in cima, con bel panorama della città (fino a 2100 m. 80 Y, andata e ritorno); il Ponte Zhongshan, il primo permanente sul fiume giallo; la grande moschea di Xiguan e un grande orto botanico. La città era una delle più problematiche in Cina per la qualità dell'aria, problema dovuto sia alle industrie locali, che al traffico elevato, che alle ricorrenti tempeste di sabbia e loess che la affliggono in primavera. Dopo una ventina di anni di forti interventi, aziende chiuse ed elettrificazione pesante del traffico, la situazione sembra piuttosto migliorata. Per non farsi mancare niente la città è soggetta a frequenti e devastanti terremoti. A 80 km fuori città ci sono le famosissime grotte buddiste di Binglin, da non perdere.

Quartieri periferici

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25 - A Xining

venerdì 29 agosto 2025

Seta 29 - Tra i templi tibetani di Labrang

Monastero di Labrang - Xiahe - Gansu - Cina - giugno 2025
 

Tibetani

L'ingresso della città monastero è a soli trecento metri dal nostro albergo, quindi ci avviamo senza fretta per girarcela con calma, avendo quasi tutto il pomeriggio a disposizione. Oltretutto essendo uno dei pochi agglomerati monastici che si sviluppa completamente in orizzontale, non dovremo neppure affrontare il solito incubo delle scale infinite che si arrampicano sulle colline circostanti. I fedeli in visita sono parecchi, senza però essere una folla, non siamo in periodo (purtroppo) di particolari festività, come quelle che prevedono l'esposizione della grande thangka o dei festival delle maschere, quando i monaci si scatenano nelle danze rituali; in compenso adesso si può visitare il complesso con una certa calma. Tuttavia qui si respira un'aria decisamente moderna e non troppo spirituale, la serie di negozi e banchetti attorno alle mura, gli uffici, le biglietterie, la parte dedicata all'accoglienza delle previste torme di visitatori non aiutano a mantenere particolare sacralità nel luogo. Gruppi di monaci giovani, evidentemente studenti delle diverse università ospitate nel complesso, si aggirano scherzando e maneggiando i soliti telefonini, appendice ormai indispensabile di ogni giovane che si rispetti in tutto il mondo, certo che questo toglie un po' la poesia, inoltre tra i dintorni del tempio e la cittadina, ci sono gru dappertutto e si potrebbe dire che la zona è in pieno sviluppo, soprattutto per quanto riguarda le strutture turistiche. 

La grande kora

Possiamo tranquillamente dire che il governo ha un occhio particolare per quanto riguarda lo sviluppo del settore e la questione tibetana sarà pure una rogna politica non indifferente, ma dal punto di vista del turismo è una vera e propria miniera d'oro che sarebbe un peccato trascurare. Quindi, grande spazio a strutture giganti per l'accoglienza di visitatori e curiosi, cosa che tra l'altro contribuisce a far considerare la religione tibetana e tutto quanto la circonda, non un punto di contrasto politico ma una curiosità esotica, tuttavia arretrata, del passato, molto attraente dal punto visivo, artistico e culturale, ma comunque estranea alla vita vera della società cinese, quindi di conseguenza meno foriera di grane di pensiero e soprattutto di pretese di autonomia politica. Leggo che in altri complessi monastici minori, come ad esempio a Langmu, che si trova a 180 km più a sud, al confine col Sichuan, l'atmosfera è più autentica e la pratica religiosa maggiormente sentita, ma in ogni caso, anche qui siamo nel cuore nel buddismo tibetano e il mondo va avanti e di certo non si può pensare che mentre tutto il paese sta progredendo a cento all'ora, ci siano zone dove si rimane nel medioevo. 

Interno di un tempio

In ogni caso passeggiare per la città è sempre piacevole, i pellegrini camminano svolgendo le loro pratiche religiose, recitando preghiere e percorrendo la kora principale, lungo il corridoio dove d'infilata vedi il susseguirsi all'infinito dei grandi rulli, che qui sono stranamente esagonali invece che cilindrici, ricchissimi di colori freschi e brillanti che mostrano in rilievo i diversi mantra che ogni fedele si adopera per far ruotare nel giusto senso, procedendo nel cammino, senza saltarne uno, o quelle secondarie attorno ai vari edifici templari più importanti. Queste costruzioni sono di diverso tipo, ci sono le abitazioni dei monaci, a gruppi, un po' in disparte, ai margini, da dove vedi uscire gruppetti di macchie amaranto; altre invece molto grandi che ospitano le zone universitarie con sale di studio, biblioteche e zone di preghiera e insegnamento, gli stupa ed i chorten, certo ognuno contenete sacre reliquie attorno alle quali ruotare in senso orario camminando o prostrandosi procededto a tentoni ed infine i templi che espongono le statue, dove i fedeli vanno a depositare le loro offerte o a fare le fumigazioni o a seguire i riti officiati dai monaci. 

Torma - Sculture di burro

Alcuni di questi dispongono di grandi sale di preghiera a due o più piani, con le statue al fondo, con una serie di panche sulle quali i monaci si radunano per la preghiera serale guidata dagli anziani. Naturalmente questi ultimi edifici sono i più belli e smaglianti di colori e rilucenti per la doratura delle statue, grandissime e isolate oppure piccole e numerosissime ad occupare intere pareti, alternate alle grandi superfici affrescate ed a quelle ricoperte di thangke dipinte nella migliore tradizione tantrica. Questo complesso è anche famoso per la particolare bellezza delle sue statue, dai tratti molto realistici e delicati. I visi mostrano sempre un tono di grande comprensione compassionevole, in linea con la più classica tradizione buddista. Non mancano le sale che potremmo chiamare museali, con l'esposizione delle famose sculture di burro e farina, anch'esse coloratissime che sono parte della più classica tradizione religiosa. Entro in una di queste; dalle indicazioni non è chiaro se si tratti di lavori storici o di quelle che sono state usate nelle processioni dell'ultimo anno, ma davanti alle vetrine, rimani a bocca aperta. Le statue minuziosamente scolpite con tutti i particolari che vanno dalle pieghe degli abiti ai dettagli delle unghie dei piedi, sembrano fatte di lucida porcellana e non si notano neppure le pennellate che pure sono state necessarie per distribuire i colori vivacissime dei quali sono cosparse. 

Giovani monaci

Ognuna delle figure ha una sua particolare posizione delle braccia, della testa, delle mani, ognuna con un suo particolare significato per il fedele. Intorno a me qualcuno rimane immobile di fronte alle statue stesse e penso che provi il mio stesso stupore meravigliato di fronte alla perfezione dei dettagli che sarà costata agli artisti un infinito numero di ore di lavoro. Ma proprio questo è il significato, almeno credo. Il tempo non conta, solo importa la volontà di effettuare un opera certamente effimera, ma nella quale si è profuso tutto l'impegno possibile, poi, come per i mandala di sabbia che verranno, dopo giorni e giorni di accanito e precisissimo lavoro, spazzati via in un attimo con un solo gesto, testimonianza della caducità del mondo materiale, si darà spazio alla preghiera e alla meditazione per il raggiungimento di quello stato mentale puro, che è il solo interesse meritevole. Non voglio addentrarmi in considerazioni che comunque sarebbero solo superficiali e prive di validi fondamenti teorici, ma la parte estetica di tutto questo mi tocca profondamente ed è difficile distaccarmi dall'ammirazione dei particolari di queste esposizioni. Fuori, in un vicoletto, un gruppo di ragazzi, alcuni con la tonaca del giovane monaco, giocano con alcuni skateboard. 

Disegni

Difficile l'equilibrio sul terreno sconnesso del vicolo, ma i ragazzi ci mettono buona volontà, evidentemente si tengono al corrente delle abitudini dei loro coetanei  occidentali ed evidentemente questa attività non contrasta con gli insegnamenti religiosi che imparano in questa scuola. D'altra parte il pensiero tibetano è molto giocoso e portato allo scherzo e al divertimento, che non è mai visto come distrazione dalla seriosità degli studi, ma forse, anzi, è considerata un aiuto per aumentare la serenità della mente. Di tanto in tanto nelle vie adiacenti agli ingressi dei templi vedi monaci che dipingono sulla superficie scura del terreno ghirigori curvilinei di grande eleganza, in preparazione a qualche particolare celebrazione che avverrà nelle prossime ore o nei giorni successivi. Davanti al grande tempio centrale, sono addirittura in un gruppo a disegnare, ormai tutta la parte della strada davanti all'ingresso è coperta di un omogeneo grande tracciato che simula il disegno di un cielo pieno delle piccole nuvole bianche consuete dell'estate sugli altipiani. In un angolo, i monaci che evidentemente hanno compiuto il lavoro, guardano l'opera, ma senza apparente compiacimento per le perfezione con cui i segni sono stati tracciati, quasi anche in questa attività bisogni lasciarsi alle spalle l'emozione per aver compiuto bene un dovere o il piacere per l'ammirazione di una cosa bella, ma considerare invece il più corretto atteggiamento di una atarassia senza emozioni e non certo un inutile e forse controproducente travolgimento passionale. 

Sala di preghiera

O forse sono solamente io che mi sto facendo un seguito di trip mentali lontanissimi da una più semplice e reale momento di stanchezza di chi è stato qualche ora sotto il sole, con una pesante tunica sulle spalle. Spesso la realtà è molto più prosaica della fantasia e siamo noi occidentali che, vinti dal senso dell'esotico e dalla bellezza dell'immagine, ci lasciamo portare con la mente a dare giudizi arzigogolati e lontani dal reale. Intanto si avvicina l'ora dorata della sera; la luce dei raggi bassi indorano le cime dei templi coperte di lamine lucenti e barbagli di un giallo fulgido. Le ombre si allungano e c'è nell'aria un qualche segnale che si sta avvicinando il momento serale della concentrazione e della preghiera. Forse qualche campanella o qualche segnale di gong sono già risuonati, dalle porte delle abitazioni più lontane escono monaci bardati di tutto punto, che a testa scoperta e con la grande feluca giallorossa sfrangiata sottobraccio o appoggiata sulla spalla si dirigono in una direzione. Andiamo anche noi. Entriamo infine in uno dei templi maggiori, che ospita una grandissima sala di preghiera con altissime colonne rosso fuoco che scompaiono verso l'alto avvolte di drappi damascati, bardature di fiocchi colorati, serti di bandiere sovrapposte. Superiamo una serie di quinte costituite da innumerevoli thangke antiche, scoperte per l'occasione. 

Tamburi

Le panche ricoperte di tappeti si stanno riempiendo di giovani monaci. In fondo, una grandissima statua dorata del Buddha sorveglia tutto l'ambiente con il capo perso nella parte più alta della sala, come nascosto con la sua corona di punte, tra le nuvole di drappi colorati che ne celebrano l'assenza di passioni. Poi al centro, un vecchio monaco posto in una seggetta un poco più alta delle altre, comincia a salmodiare con una voce talmente bassa e gutturale da sfiorare l'infrasuono. Sembra che più bassa sia la nota vocale con cui si recitano i sutra e più alto sia il valore della preghiera. E' una specie di rimbombo cupo e ritmato in cui le parole si confondono e perdono di valore e significato, anche se tutti gli astanti seguono con il dito la traccia sulle antiche pagine vergate a mano. Un borborigmo ipnotico che si alza tra le pareti coperte di drappi e di immagini in ascolto. Poi i monaci vanno avanti come in un salmo responsoriale, alternando la preghiera collettiva a quella iniziale. Davanti hanno un pacco di pagine di un libro antico, i cui fogli staccati vengono sollevati ad uno ad uno e successivamente deposti su quelli appena letti, in modo da passare al successivo. A tratti il tono ed il ritmo recitativo cambiano, per poi tornare al basso continuo iniziale. 

Monaco

La sonorità della sala è decisamente suggestiva. Anche se sei un semplice turista e non capisci nulla di quanto viene detto, avverti sicuramente questa tensione ipnotica che c'è nell'aria, di certo queste vibrazioni sonore, queste note basse che fanno risuonare l'interno del corpo, i rintocchi ritmati della campanella nelle mani del maestro o le onde sonore dei colpi di gong e dei cembali che di tanto in tanto rimbombano tra le pareti della sala, generano nell'ambiente un'atmosfera assolutamente particolare, un misto tra il misterico e il cerimoniale che attrae in maniera morbosa, almeno me, comunque, faccio fatica a distaccarmene. A nulla vale che in fondo i monaci più giovani si distraggano o si facciano scherzucci l'un l'altro, fino a quando l'occhiata severa di un anziano sorvegliante non li riporta alla seriosità necessitata dal momento, l'atmosfera rimane comunque esoterica e in un certo senso magica. Quando siamo fuori il sole sta ormai scendendo, solo lontani rintocchi da altri templi, da altri consessi; la città prega, anche i turisti si sentono intimiditi. La forza della dimensione religiosa, checché se ne dica è potente e non si può metterla da parte semplicemente perché non si crede. Non c'è dubbio che si tratta di una delle componenti della mente umana più complesse e difficili da inquadrare, la cui potenza può portare a qualunque eccesso, nel bene e nel male, come la storia ha ampiamente dimostrato e in luoghi come questo lo avverti profondamente e ti penetra fin nel fondo delle ossa. Torno a casa un poco scosso.

Tibetane

SURVIVAL KIT

Xia he - Piccola cittadina (80.000 ab.) sul fiume Xia, a lato del grande monastero di Labrang, abitata da minoranze Hui e Tibetane. Importante per la vicinanza al monastero.

Il monastero

Monastero di Labrang - Uno dei 6 più importanti monasteri dell'ordine Gelugpa (Moldello di virtù), quella detta dei Berretti gialli, fondato nel 1700 ospito fino a 4000 monaci e sede di importante università buddista.. Sede di sanguinosi conflitti tra Tibetani e Hui soprattutto all'inizio del 1900, da parte della cosiddetta cricca di Ma Qi, uno dei signori della guerra della famiglia Ma. Si trova a circa 4 ore da Lanzhou sul fiume Daxia affluente del fiume Giallo, a circa 2800 metri in fondo alla valle tra la Montagna della Fenice e quella del Drago. Lo stile architettonico è misto tra il Tibetano e l'Indiano e il Nepalese. Vanta il più lungo corridoio (oltre 3,5 km) con mulini di preghiera, con 1700 cilindri esagonali, che circonda il monastero, una delle possibili kore e itinerario per le prostrazioni. Occupa oltre 800 ettari e più di 10.000 tra stanze e sale. Riaperto dopo la Rivoluzione culturale nel 1980, che ha risparmiato la maggior parte degli  edifici originali, il numero dei monaci è limitato ora a 1500. Nel 2008 anche qui si videro proteste sanguinose antigovernative da parte dei Tibetani. Divieto di fotografie all'interno. L'esposizione della thangka gigante avviene nel 13° giorno del primo mese lunare assieme alle Torma, le sculture di burro.

L'ingresso

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25 - A Xining

mercoledì 27 agosto 2025

Seta 28 - A Xiahe, in terra tibatana

Monaco Gelupka - Monastero di Labrang - Xiahe - Gansu - Cina -  giugno 2025


Il bus Xining - Xiahe

Il bus di questa mattina parte alle 8:30, quindi ci alziamo prestino rispetto al solito, ma andiamo alla stazione a piedi visto che è proprio dietro l'albergo. Xining pare ancora addormentata visto che i Cinesi dell'ovest del paese si mettono in moto piuttosto tardi, infatti tutto il paese ha lo stesso fuso orario e quindi da queste parti sono un po' penalizzati sull'orario mattutino, quindi è piuttosto difficile trovare uffici e negozi in moto prima delle 10. Memorizzati gli ideogrammi della nostra meta Xiahe, 夏河,non fatichiamo a trovare il nostro pullman, che esibisce il cartello col nome, alla piattaforma 3 e ci carichiamo da soli le valigie nel portellone già spalancato, visto che l'autista non mostra segni di voler dare una mano, come fanno invece di solito i suoi gentili colleghi, con i viaggiatori anziani. Il nostro si scusa, poi mostra per giustificarsi di avere un dito dolorante, per cui, capirete, bisogna aggiustarsi. Poco male siamo abituati a ben altre fatiche e poi io avendo la scusa di avere ancora il braccio infortunato con inibizione da parte dell'ortopedico di trascinare pesi troppo elevati, lascio, con dispiacere naturalmente, l'incombenza di trasportare il valigione di 23 kg alla mia gentile signora, che giocoforza si deve adattare alla bisogna. 

Partenza

Tutti i pochi passeggeri salgono alla chetichella ed alla fine il mezzo non si riempie neppure per metà e parte come di consueto allo scoccare dell'orario previsto. Si vede che siamo alla periferia estrema dell'impero, in effetti il pullman è un po' malandato, ma sembra possa reggere alle cinque ore di viaggio necessarie a percorrere i 250 km che ci separano dal nostro punto di arrivo di oggi, se pur la strada sarà un percorso di alta montagna. Già, perché qui ci inoltriamo sempre di più nelle valli interne che portano al nord dell'altopiano tibetano e la quota diventa sempre più importante. Dunque lasciamo definitivamente il Qinghai per ritornare al Gansu, ma in una sua estroflessione di territorio che ci porta comunque sempre più a sud, in quello che è sempre stato Tibet a tutti gli effetti, quando ancora non si erano fatte le moderne divisioni nelle nuove provincie cinesi. Queste sono zone disputate da sempre tra musulmani Hui e Tibetani del nord, in una serie di lotte sanguinose per il predominio politico più che religioso durate secoli ed esplose con particolare violenza all'inizio del secolo scorso, durante la fase della caduta definitiva della dinastia Qing e la presa di potere in queste zone di bande militari islamiche. 

Colza e orzo

Il panorama è bellissimo e anche la strada, per la verità, decisamente recente, lo percorre senza troppa fatica, anche se siamo sempre attorno ai 3000 metri. Nella bassa valle compare l'agricoltura delle terre alte, magri campetti di orzo, il cereale classico tibetano su cui si fonda l'apporto nutritivo per questo popolo abituato ad una vita in ambiente estremo e grandi campi di colza, che adesso è in piena fioritura e le grandi superfici dal caratteristico giallo acido, riempiono gli occhi quando si alternano al verde pallido dell'erba dei pascoli, creando un effetto scenico di notevole bellezza. Attorno si alzano colline sempre più erte, scorgi una lontana catena di montagne nere incappucciate qua e la di bianco, mentre i rilievi più vicini si alternano con ripide pareti di materiale franoso di conglomerati rossi e gialli, tutte rocce sedimentarie di cui a volte puoi scorgere i tratti scoperti e gli strati accumulati nei milioni di anni prima che la pressione della zolla himalayana li comprimesse sconvolgendone le inclinazioni. In molti punti lungo il corso dei torrenti che scendono dall'alto, hai una presenza continua, nei punti più scoscesi, di gruppi di scenografici calanchi che scendono sino ai fiumiciattoli che tagliano la valle più in basso. 

Pascoli

Attorno pascoli sconfinati si allungano verso il cielo, popolati di gruppi sparsi di yak neri e pelosissimi, mescolati a dzong, gli incroci degli yak con i bovini, più adattabili a queste altezze, che per il Tibet sono ancora da considerarsi piuttosto basse. Greggi popolose di capre e pecore completano il quadro, mentre non scorgi mai o quasi, pastori che le controllano, anche da lontano. Solo qualche tenda sparsa con enormi cani neri e pelosi, che si aggirano guardinghi all'esterno e che fanno da pericolosa guardia, danno il senso di una presenza umana quasi invisibile. Comunque il senso di pace dell'alta montagna regna ovunque e mentre saliamo verso il primo passo della giornata a 3300 m, pur se sono sparite tracce di alberi e di coltivazioni, non avverti il senso di desolazione delle aree desertiche che provocano i grandi spazi di sabbie e di terra nuda. Il verde pur stentato, dell'erba brucabile, illuminato dal sole, fornisce sempre, una intonazione positiva al paesaggio. La strada si inerpica adesso più rapidamente con tourniquet sempre più stretti e ravvicinati e la velocità del mezzo diminuisce di conseguenza, fino all'arrivo del secondo passo, quasi a 4000 metri, poi giù a precipizio per una valle stretta e scenografica, nelle cui pareti ripide scorgi a stento qualche casupola dispersa tra i costoni del monte. 

Calanchi

Rari i paesetti di poche case, che vedi con la classica conformazione a corte circondata da un basso muro e una enorme vetrata che circonda la parte principale della abitazione, secondo il costume tibetano che sfrutta l'effetto serra dato dalla potente insolazione durante tutto l'anno, al fine di compensare la forte escursione termica per un deciso risparmio di combustibile, materiale assai scarso a queste quote, sia si tratti di materiale fossile o peggio di legna da ardere, praticamente introvabile da queste quote. Al centro di ogni villaggio, un piccolo tempio tibetano dai tetti dorati a rimarcare appartenenza etnica e religiosa al tempo stesso, mentre sulle cime più alte delle colline circostanti, se guardi con attenzione riesci a scorgere sempre un piccolo stupa con le cordicelle piene di bandierine colorate che sventolano senza tregua portando al cielo le preci di chi ce le ha messe, anche in sua assenza naturalmente. Noi proseguiamo, mentre i passeggeri sonnecchiano indifferenti a questo paesaggio straordinario, ancora per altri colli ed altre valli; in fondo un paese un poco più grande, attraversato dal fiume che ritengo essere proprio quello Xia, tributario più a valle del grande Fiume Giallo, che dà il nome alla contea che stiamo raggiungendo. 

Ponte in costruzione sullo Xia

Nel punto più largo del fiume è in costruzione un grande ponte, forse un ampliamento autostradale di quella via già ottima che stiamo percorrendo. Il progresso non si arresta e la modernizzazione deve raggiungere il più presto possibile tutti gli angoli dell'impero, questo è sempre il dettame, quinquennale o no, del partito centrale ed il programma non ammette mai deroghe o ritardi sulla tempistica, costi quel che costi. Nel breve tratto di strada rettilinea, una sorta di autogrill, evidentemente nuovo di pacca, tutto scintillante di luci, di marmi e di cristalli, con punto di ristoro, market e servizi dove potresti mangiare per terra, segno che anche la strada così perfetta, che ascende in curve armoniose le colline, è stata completata da pochissimo. Sono passati pochi anni dalle mie prime visite in Cina ed ecco che mi ritrovo su un altro pianeta, a dimostrazione però, che tutto si può fare, basta volerlo. Un paio di colpi di clacson ci richiamano all'ordine e rientriamo veloci ai nostri posti per l'ultimo tratto, che percorriamo rapidamente. Non è ancora scoccata l'una e mezza che vediamo le prime case di Xiahe. La cittadina, che nella sua parte più moderna ha meno di 100.000 abitanti, è abitata prevalentemente dall'etnia Hui, mentre appena al di fuori, lungo il fiume si estende una città templare di grandi dimensioni, un altro dei sei complessi religiosi eretti dei Berretti gialli, vere e proprie città, mete dei pellegrinaggi che tutti i fedeli compiono in continuazione. 

L'albergo

Qui e attorno alla città, nei paesini e nelle case sulle montagne, stanno invece in prevalenza i Tibetani che rimangono legati all'attività pastorale. Attraversiamo tutto il quartiere musulmano, riconoscibilissimo dalle molte calottine bianche che fanno mostra di sé sulle teste degli uomini che si aggirano nella strada principale, anche se le insegne dei negozi che sfilano, sono scritte in cinese e in tibetano. Superiamo il fiume e arriviamo alla stazione dei bus, da dove ripartiremo domani. Al di là comincia la città templare, poco vicino il nostro bellissimo albergo, costruito in stile tibetano, coloratissimo e molto accattivante. Sembra di essere in un vero palazzo d'epoca tutto in legni dipinti e laccati in tinte vivaci. Le camere disposte attorno al grande cortile coperto centrale, hanno ancora le porte con gli antichi lucchetti, da aprire con pesanti chiavi laterali. Mentre aspettiamo che ci vengano assegnate le camere, guardandoci intorno con occhi sgranati, arriva anche un gruppetto di monaci ben pasciuti, con moderni trolley al seguito, che continuano a sgranare il rosario con la mano sinistra mentre svolgono le pratiche del check-in. Nell'altra mano il telefonino è in consultazione continua, mentre il pollice fa scorrere le palline di ambra gialla che calcolano le preghiere dette nella giornata. Scommetto che ci sarà un'apposita app per tenere il conto, se non addirittura un meccanismo che consenta allo smartphone di farne dire un certo numero per conto tuo. 

Monaci

In generale mi sembra che questo non dovrebbe ostare alla validità della preghiera, visto tutti gli altri metodi ammessi (mulini, bandierine, ecc.). Se ancora non c'è suggerirei a qualche sviluppatore di studiare la cosa, potrebbe essere un successo planetario perlomeno nell'area del buddismo tibetano. E' di certo una osservazione malevola e anticlericale la mia, sulla consueta obesità della classe monacale, ma sono costretto sempre ad osservare che, specialmente in questa religione, dove circa la metà della popolazione si dedicava al monachesimo fornendo servizi religiosi e nulla più all'altra metà della popolazione che invece lavorava e li manteneva, pur in una vita di astinenza e digiuni meditativi, il girovita del clero è sempre di dimensioni decisamente maggiori rispetto a coloro che vivono lo stato laicale. Noto inoltre che i monaci hanno preso tutti una camera singola, pagando giustamente con l'app Alipay dello smartphone, noblesse oblige e in questo modo si mantiene anche il concetto di solitaria cella di meditazione, a patto di non usare la TV naturalmente. Visto che ci viene offerta la possibilità, noi approfittiamo della gentilezza del gestore e ordiniamo seduta stante un piatto di noodles con carne di yak e patate, cosa che, per la verità, fanno anche i monaci dopo aver preso possesso delle camere. La carne è un po' duretta, come tutta quella bovina in Cina, ma il gusto è gradevole e quindi dopo esserci rassettati alla meglio, ci dirigiamo verso l'ingresso della città che è solo a qualche centinaio di metri.

Tibetani in città

SURVIVAL KIT

Hotel Tibetan Family 2, Gai Ge Duo Gang, La Bo Leng Town, XiaheBellissimo albergo in architettura tibetana tradizionale, coloratissimo con le camere disposte attorno ad una corte centrale. Camere spaziose, letti grandi, bagni puliti e ben dotati di gadget. AC, TV grande, free wifi. Colazione a buffet con sezione occidentale. Possibilità di mangiare all'interno. Il gestore gentilissimo si adopera in tutti i modi per aiutare o dare informazioni ed è uno dei pochi incontrati che parla inglese (ci ha portato il giorno dopo fino alla stazione in macchina, gratuitamente!). Posizione molto comoda appena al di là del fiume del complesso templare. Con colazione 40 €. Finora il migliore.

Bus Xining - Xiahe -  Stazione bus piattaforma n 3 - 8:30 - 01:30 - € 10

Paesaggio del Gansu

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