martedì 12 agosto 2025

Seta 19 - Le dune cantanti

Mingsha Mountains - Dunhuang - Cina giugno 2025
 

Un capitello del tempio

Alla fine mangiare quaggiù è sempre una sorpresa. Quando pensi di aver trovato la quadra e credi di aver ormai individuato dalla fotografia, quello che più o meno sei in grado di mandar giù, la certezza ti porta spesso a prendere cantonate colossali. Così abbiamo ordinato una innocua zuppetta di noodles con qualche pezzetto di carne di manzo, cosa la chiedo a fare che poi intanto non la mangio mai, perché per me è troppo dura, e poi era talmente piccante che mi sembra di sentirne il gusto ancora adesso che son passati due mesi. Che ci vogliamo fare, è l'Asia, dobbiamo prenderne atto e portare pazienza. Intanto abbiamo avuto poi l'opportunità di trovare la pace nella visita del tempio di Leiyin, ricostruito prendendo ad esempio le pitture delle grotte di Mogao, coeve del tempio originale. Nel suo grande parco di oltre 300 acri, puoi distenderti e rilassarti prima di passare ad uno ad uno i padiglioni con le belle statue ed i consueti arredi dei templi buddisti, poi, riposati a sufficienza, è l'ora di affrontare le Dune che cantano. Beh devo ricordarvi che noi stiamo ripercorrendo le orme di Marco Polo e che il raggiungere e calpestare la terra che lui vide oltre 700 anni fa, descrivendola minutamente è per me sempre una grande emozione. Qui siamo giunti proprio in quella città di Dunhuang, che allora veniva detta con buona ragione Sachion, la città delle sabbie, visto che era situata proprio all'uscita di un famoso e terribile deserto. Vediamo cosa dice il nostro amico al riguardo:

"A l'uscita del diserto si truova una città ch'à nome Sachion, che è a lo grande Cane e adorano idoli (ben è vero che v'à alquanti nestorini e avvi saracini). Quelli dagl'idoli ànno loro speziale favella; no sono mercatanti, ma vivono di terra. Egli ànno molte badie e monisteri, tutte piene d'idoli di diverse fatte a li quali si fa sagrifici grandi e grandi onori."

Nel museo, il ricordo di Marco

Da qui vediamo bene come egli abbia avuto modo di vedere all'uscita della città il grande complesso delle grotte di Mogao, di cui vi ho appena parlato e che di certo lo colpirono con la loro maestosità ed il grande numero di statue che presentavano, visto che erano proprio nel momento del loro massimo splendore. Ma di certo fu oltremodo colpito, visto che era anche una questione di vita o di morte, dal grande deserto che sovrasta la città e che egli dovette traversare per raggiungerla, con le sue strane e paurose particolarità, che a tutt'oggi lo rendono una curiosità capace di attirare viaggiatori da tutto il mondo, anche se non "per guadagnare" come faceva lui allora, ma piuttosto per spendere. Sentiamo come lo racconta:

"Egli è tutto montagne e sabione e valle e non vi si truova nulla a mangiare. E per tutto questo diserto conviene che si vada uno die e una notte prima che acqua si truovi. Non v'à uccelli né bestie e si vi dico che quivi si truova tal maraviglia. Egli è vero che quando l'uomo cavalca di notte per quel diserto, egli aviene questo: che se qualcuno rimane adrieto da li compagni, per dormire o per altro, quando vuole poi andare, ode parlare spiriti in aire che somigliano che siano suoi compagnoni. E più volte è chiamato per lo suo nome ed è fatto disviare talvolta in tal modo che mai non si ritruova; e molti ne son già perduti. E molte volte ode l'uomo molti istrumenti in aria e propriamente tamburi. "

L'ingresso al parco

E come meglio poteva descrivere quelle che oggi sono chiamate proprio le Dune cantanti o Mingsha Mountain, dette anche le Dune dell'eco, che sono diventate una delle maggiori attrazioni della città, assieme alle grotte. Qui si apre la discussione ed ognuno può dire la sua liberamente. Ci troviamo di fronte ad un parco naturalistico proprio alle porte della città, dove si può arrivare tranquillamente in bus in pochi minuti e puoi ammirare alcune delle dune di sabbia più belle e coreografiche disponibili nel paese. Il deserto poi, si estende per un tratto di oltre 40 km per 20 con una altezza media delle dune di un centinaio di metri. Non solo ma come ci ha raccontato proprio il nostro Marco sembra che al soffiare del vento si verifichi uno strano fenomeno. Infatti la frizione che il vento provoca tra i granelli di quarzo delle sabbie produce suoni che possono essere scambiati per voci fioche o dolci melodie, se il vento è leggero o addirittura forti suoni di tamburi o grida, con folate di particolare intensità. Insomma nulla che non ci abbia già raccontato il Nostro e che ai tempi potevano certamente essere scambiate per richiami di spiriti maligni tesi fa far perdere i viandanti. Fin qui tutto bene salvo che una cosa del genere induce folle di visitatori a convergere da queste parti per vedere e sentire di persona, in  modo da poterlo raccontare agli amici come sto facendo io per primo. 

La fila per i cammelli

E allora come si conviene in Cina ecco sorgere il parco tematico del deserto, una vera e propria Gardaland attrezzata di tutto punto, pronta a ricevere torme di visitatori assatanati, altro che luogo misterioso e solitario dove allungare l'orecchio per avvertire il soffio dello zefiro della sera, qui è tutto un vociare di gente che si rincorre per arrivare in tempo a fare le giuste foto prima del tramonto. Vi racconto in buon ordine. Intanto all'ingresso ci sono, oltre alla miriade di banchetti di souvenir e ci mancherebbe altro, anche moltissimi negozi che affittano i soliti vestiti storici con cui le signore e anche qualche signore isolato, amano bardarsi per fare un apposito book fotografico, distese mollemente sulle dune. Una serie di fotografi stanno appositamente appollaiati alla bisogna, basta chiamare. Poi una volta entrati all'interno, e la sabbia comincia non appena finisce l'asfalto del vialone che arriva dal centro della città, dovete solamente scegliere cosa volete fare per divertirvi. Ecco qui di lato, un ampio parcheggio dove sono allineate decine di Dunebuggy pronte a correre sulle ripide erte sabbiose e successivamente lanciarsi giù lungo le discese. Più in là ci si va ad iscrivere se si vuole provare l'emozione del parapendio, un po' più pericoloso ma sempre emozionante e non manca naturalmente l'elicottero per sorvolare la distesa di sabbie dall'alto mentre il sole scende ad occidente. 

Pose

Le prime dune sono distanti solamente qualche centinaio di metri e non rimane che avviarcisi mestamente scavalcando set fotografici dove schiere di fanciulle dallo sguardo sdilinquito si allungano sulla sabbia tra specchi e spot fotonici, file di flash professionali pronti a sparare dopo che il mago dell'obiettivo dà il via agli spari dopo aver posizionato con attenzione la cliente del caso, averne aggiustato le mani, delicatamente appoggiate alle vesti svolazzanti, visto che c'è il richiesto vento provvidenziale e aggiustato le ciocche dei lunghi capelli, magari finti. Dopo aver superato questa prima barriera arriviamo ai cammelli; già perché, dato che siamo proprio nel deserto non vorrete che manchi questo animale, fondamentale per ogni carovana che voglia percorrerlo! Ecco infatti la lunga coda di persone che aspettano di salire in groppa agli animali, che mestamente si avvicinano a distanza regolare perché non si perda troppo tempo. Sul fianco portano anche un numero d'ordine che ti fa capire le dimensioni del business. Leggo il numero 980 e non sono ancora finiti; 20 dollaroni per una bella cammellata di una mezz'oretta fino a dietro le dune e anche questa è fatta, altro che i Polo che andavano avanti per mesi attraverso il sabbione. I cammelli hanno l'occhio mogio, un po' meno i cammellieri che contano le svanziche. 

Sulla duna

Ma passo dopo passo, seguiti sempre dalla canea chiassosa delle migliaia di visitatori appositamente bardati per procedere in salita sulla sabbia, all'ingresso infatti c'erano appositi banchetti che affittavano una sorta di stivaloni di plastica rossa per mitigare l'affondamento, dei quali per la verità non saprei valutare l'efficacia, arriviamo alla base delle dune che si levano come ho detto per un centinaio di metri e qui la gente volenterosamente comincia la salita, formando una fila fitta e senza soluzione di continuità, per raggiungere a gran fatica la cima, dove già stazionano i meritevoli, arrivati per tempo che da là possono ammirare l'estendersi delle dune fino all'infinito e godersi, non appena avverrà, il calar del sole che di certo arrosserà l'insanguinato deserto quanto prima, speranzosi ancor più di avvertire i conclamati canti e i rumori misteriosi che perdevano i viandanti. Vana e disperata speranza. Mi sembra di vedere certe foto della coda che sale verso la cima dell'Everest, spinta in su dagli sherpa che procedono con le infradito pur di contentare i danarosi clienti. Naturalmente con il bailamme che c'è non si sente un bel nulla, ma il business rimane in atto. Insomma una cosa un po' misera che riesce comunque a far convenire quaggiù da tutta la Cina, una quantità spropositata di turisti che quantomeno ha il merito di dividere la folla, assieme alle grotte di Mogao, in due porzioni. 

Sul fiume

Rimane solo più da fare un ulteriore chilometro per arrivare al cosiddetto lago della Luna crescente, un piccolo specchio d'acqua dolce che i viaggiatori trovavano alla fine delle sabbie prima di arrivare alle prime case della città. Non c'è dubbio che il laghetto sarebbe delizioso se solo ce lo si potesse godere nella impossibile solitudine a cui tutti anelerebbero. D'altra parte non fatevi illusioni, il lago di Marco sarebbe già scomparso da tempo e senza l'afflusso dei turisti, non sarebbe stato approntato il meccanismo che lo alimenta artificialmente pompando acqua dalla città per la gioia dei visitatori. D'altra parte, noi per primi, invece di lanciarci assetati alle sue rive per bere grandi sorsi di quella fonte di vita, preferiamo un bel gelato e una bibita ghiacciata, vista la temperatura esterna, da gustare nell'apposito bar che dispone comunque di un bel patio all'ombra, già gremito di gente naturalmente. Insomma criticate pure, ma queste cose non si possono risolvere diversamente. Per consolarsi conviene allora sempre ripiegare sul night market, almeno lì, i montoni rosolati sul fuoco e il plof fragrante carico di uvetta, trionfano su tutti i banchi e poi passeggiare sul fiume illuminato da milioni di lucine che disegnano le sagome degli alberi, vi darà comunque la sensazione di esser arrivati in un luogo fuori dal mondo, ricco di profumi, aromi  ed emozioni che forse non saranno così diverse da quelle che provò il nostro amico Marco 70 anni fa.

Il lago della luna crescente
Passato e presente

SURVIVAL KIT

Tempio di Leiyin - A circa 4 km dal centro di Dunhuang, ai piedi delle Mingsha mountains, si può vedere combinandola visita con queste ultime. Ricostruito una quarantina di anni fa, nella zona dove sorgeva già nel 300 d.C. e distrutto più volte. Grande parco dove riposarsi. Ingresso libero. 

Mingsha Mountain and Crescent Lake Nature Park - A 4 km dalla città, il luogo è strato trasformato in un parco di divertimenti in cui è possibile vedere le famose Dune che cantano e il lago di acqua sorgiva ai loro piedi. Disponibili tutte le classiche attrazioni di divertimento del caso. Potete anche passarci tutta la giornata come dare un'occhiata per un'oretta. Ingresso 110Y.





Abbronzatura ? No grazie!










Bellezze sulle dune
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