Le torri della fortezza di Jiuyaguan - Gansu - Cina - giugno 2025 |
Questa mattina la colazione è ancor meno invitante del solto. La serie di zuppe e piattini coi quali gli altri ospiti cinesi dell'albergo si ingozzano con gran soddisfazione non sono molto invitanti per il nostro palato e così il magro ovetto sodo superbollito, con la parte esterna del tuorlo già diventata verde pallido, mi deve bastare; aggiungo un Digestiv sapientemente portato da casa, tanto per completare l'operazione e poi alle 8 siamo già in marcia per arrivare alla fortezza, l'altro punto forte della città. Considerato che il passo di Jiayu era il limite occidentale dell'Impero Ming che incrociava qui la via della seta e visto che si trattava di un punto cruciale dal punto di vista geostrategico, questo era il luogo naturale dove impiantare il forte che segnava l'inizio della grande Muraglia che doveva difendere l'impero dalla calata dei barbari appena vinti e scacciati da Cambaluc, quella dinastia Yuan, ormai decaduta dopo i fasti di Kublai Khan, conosciuti e magnificati anche dal nostro Marco e che ormai si erano sgretolati con i deboli epigoni di quel grande imperatore. E' il destino di tutti gli imperi, la grande spinta iniziale della conquista che tutto travolge, la dominazione che a poco a poco si ingentilisce assorbendo la cultura dei popoli conquistati e poi la inevitabile decadenza che fa soccombere di fronte ad un nuovo potente invasore e la storia si ripete.
Poi il nuovo regno deve pensare a difendersi dai nuovi e temuti barbari che spingono ai confini per penetrare e razziare tutto quel che trovano. Qui nacque dunque in questa oasi sperduta tra le montagne del Qilian e il deserto del Gobi, l'ultimo baluardo dell'impero Ming, in opposizione ai popoli del nordovest, una fortificazione colossale che abbraccia quasi 25 km2, con mura alte oltre 10 metri ed eccezionalmente spesse, con una ulteriore cerchia interna e torri di osservazione agli angoli. Circondata da un fossato difensivo e due sole porte, sorge ai margini dell'oasi, cosa che la pone in un'ottima posizione strategica e vista dal basso, presenta una imponenza davvero maestosa, con le sue pareti lisce e non scalabili in nessun modo, oltre ad essere inattaccabile, almeno con i mezzi di allora. Penetrati all'interno, saliamo sulle mura più alte, dove la vista è spettacolare. Siamo tra la catena innevate delle montagne lontane, sopravanzate da una anticatena più bassa di montagne, una quinta che si presenta come teatralmente ocra, coi fianchi scavati dalle precipitazioni, da un lato, mentre dall'altro si allungano le dune di sabbia di quel deserto infinito e praticamente invalicabile che porta fino alla Mongolia. Il corridoio di passaggio conduce al valico, posto naturalmente che si abbia l'accesso al forte ed alla successiva Muraglia che da qui prende il cammino verso il lontano oriente.
Certo la costruzione è stata rifinita e restaurata in anni recenti, come piace al gusto locale, ma la ricostruzione ha seguito regole precise che ripropongono l'opera esattamente come era all'inizio. La terra gialla di cui è composta, quel loess di cui l'intero territorio è costituito, i depositi delle precipitazioni e degli eventi atmosferici di milioni di anni e che di anno in anno i venti erodono via, per portarli in epocali tempeste di sabbia che ingialliscono i cieli di Pechino per settimane in primavera, è stata il materiale di costruzione base in tutto questo territorio, la materia prima per gli accumuli di terra pestata e paglia, prima e dei mattoni crudi, ricavati dal fango plasmato e depositato nelle forme apposite, poi, che hanno reso possibile l'erezione di case, palazzi e infine mura poderose capaci di resistere a qualunque assedio. Percorriamo i camminamenti sopra alle mura, da qui i visitatori in basso sembrano piccole figure, incapaci di attivare un attacco vero verso le alte mura dove noi stiamo al riparo dei merli. Il vento della montagna arriva teso e freddo da nord, le nevi, forse perenni, sono ancora spesse sulle cime e qui nell'inverno pieno, si scende molto al di sotto dello zero, dovevano essere tempi grami per le guarnigioni che venivano qui lasciate, in questa fortezza Bastiani alla difesa dei barbari. C'è parecchia gente in visita oggi, poi arrivano drappelli di figuranti vestiti da soldati, che sventolano labari coloratissimi, draghi e fenici e che si dispongono alla difesa del castello.
Le rievocazioni storiche fanno parte del ventaglio di offerte che tanto affascinano i turisti, il giusto complemento della visita che in ogni caso è soddisfacente. Quando lasciamo il forte per riprendere la nostra via, ci sembra di aver lasciato un avamposto lontano e di essere finalmente penetrati nella terra vera dell'impero di Mezzo, che ormai ci accoglie, visto che siamo ormai entrati, anche se non dotati dei regolamentari lasciapassare imperiali, ma oggi bastano i passaporti. Dunque via allora, alla stazione per prendere il treno per Zhangye, Nella grande sala di aspetto compro un paio di bottigliette di acqua minerale e; sorpresa, scopro subito la marca Wahaha, uno dei miei primi clienti cinesi! Un tuffo al cuore, eravamo ancora nel millennio scorso e fu uno dei più grossi contratti che firmai in Cina, ricordo bene, sul letto sfatto della stanza di un hotel, col Presidente della ditta (colossale già allora, mi sembra la seconda o la terza del paese) in ciabatte che cercava la penna in bagno. Dodici stampi da 64 cavità per fare i tappi di quella bottiglia che stavo tenendo tra le mani, sempre gli stessi, forse quegli stampi funzionano ancora, allora! 430 milioni di tappi all'anno, capperi, e altrettante bottiglie in 25 anni più di 10 miliardi e mezzo di pezzi. Diciamocelo, ho invaso la Cina, altro che i barbari Mongoli, mica baubau micio micio.
Ed eccole lì, due di queste bottiglie, col loro tappino pieno di brevetti e,malizie che solo noi eravamo in grado di offrire con quelle prestazioni. Per la verità, questi qui invece, si svitano un po' male, l'occhio attento del tecnico, rileva che necessitano una forza torcente superiore a quanto previsto dalle regole, (o sarà la mia mano che si è indebolita?), forse quei vecchi stampi necessiterebbero di una bella revisione dopo tutti questi anni,. Il mercante che c'è in me freme ancora, poi finalmente riesco ad aprire, bevo un sorso e la sete se ne va coi ricordi annegata in una golata d'acqua. Il logo della fabbrica era rappresentato da un grasso omino che ride, chissà se se la ride forse anche Marco Polo, lui avrebbe subito fatto cambiare strada alla carovana, portandola verso Hang Zhou, sede di quella azienda, per andare a vedere, chiedere, offrire, non si sa mai, mai perdere un'occasione, doveva essere il suo motto. Dal fondo della sala intanto chiamano il nostro treno, bisogna andare. Passiamo veloci, non c'è molta gente. Il poliziotto del vagone però è molto agitato per la nostra presenza. Gli stranieri, si sa, i nasi lunghi ancor di più, sono sempre forieri di grane, quindi sorveglia al massimo che siamo ben posizionati, ai nostri posti, comodi e con i bagagli in posizione ottimale poi alla fine se ne va, ma non prima di averci raccomandato che qualsiasi cosa abbiamo bisogno, di rivolgerci a lui che è lì per aiutarci, casomai avessimo necessità di aiuto.
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L'inizio della grande muraglia |
I vicini di posto ci fotografano più volte casomai servisse, ma due ore e mezzo passano in fretta, la catena di montagne lontane scorrono lente all'orizzonte, le dune del deserto dall'altra parte anche e la città di Zhangye appare all'orizzonte in men che non si dica. Per la verità non pare di essere arrivati in una delle solite modernissime città cinesi dove tutto è nuovo e appena costruito, lucido di marmi e cristallo, anzi l'aspetto è di una città piuttosto agé, dalle case vecchiotte ed antiquate, come se fosse rimasta un po' al palo nella grande corsa alla modernizzazione che ha attraversato la Cina dell'ultimo ventennio. Così benché si tratti di una città che turisticamente ha la sua rilevanza e conti sempre più di 1.200.00 abitanti, presenta un aspetto un po' dimesso, quasi in disarmo, non vedi grattacieli futuristici nel centro, né quei viadotti che attraversano la città come spade fiammeggianti a otto corsie.. Il nostro albergo invece è sempre di valida presenza, quasi che la categoria che ci accoglie abbia degli standard che devono essere rispettati ovunque ci si trovi nel paese. Per la verità sarebbe classificato 2 stelle ma mi sembra decisamente superiore, con il suo superwater retroilluminato e tecnologico che dà luce ai tuoi bisogni personali. Comunque visto che abbiamo ancora quasi tutto il pomeriggio a disposizione ci buttiamo nell'esplorazione della città che ha diverse cose da mostrarci.
Tecnologia |
La fortezza di Jiayuguan - Forte costruito dai Ming al finale della grande muraglia che rappresentava il confine dell'impero. E' a pochi chilometri dalla città ai limiti dell'oasi. Restaurata completamente, mantiene però l'aspetto originale. Belle viste sul territorio circostante, montagne e deserto del Gobi. Il bastione ha un perimetro di 640 metri. A 7 chilometri inizia la grande muraglia di epoca Ming. Manifestazioni in costume. Calcolate almeno un paio d'ore per la visita. Ingresso 110 Y.
Treno Jiayuguan - Zhangye - K4918 - 12:25 - 15:02 - $ 5,22 - Km 225
Xi Lai Shun Holiday Hotel- Zhangye - Buon albergo con le solite caratteristiche. Camere molto ampie - 2 letti queen, Grande TV, Ac, free wifi in camera. Ottimo bagno tecnologico con gadget. Colazione inclusa, ma totalmente cinese. 27 $ la camera doppia.
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