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Ricostruzione di grotta buddista - Turfan - Cina - giugno 2025 |
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Mummia di Qocho |
L'area delle oasi di Turfan, abitata da oltre 20.000 anni, per la sua storia, la sua posizione chiave nella riotta commerciale tra Asia ed Europa, ha determinato l'alternarsi di molte popolazioni diverse che hanno contribuito a lasciarvi tracce notevolissime e grazie al suo clima secco, come ho già detto, conservate in maniera assolutamente perfetta. I ritrovamenti più interessanti, avvenuti in tempi relativamente recenti, arrivano dalle tombe ritrovate nelle varie città abbandonate dei dintorni e comprendono oltre ai ricchi arredi funerari anche i corpi ben conservati degli abitanti delle città stesse, che, proprio grazie al clima ed ai trattamenti a cui venivano sottoposti i corpi, mostrano la loro chiara ascendenza indoeuropea. Si sa che la pruderie ufficiale dei cinesi è piuttosto sentita, per cui anche tutti i corpi esposti sono pudicamente coperti da un velo di stoffa sulle parti intime, così non si manca di rispetto e nessuno si offende. Il museo di Turfan è quello che ne mostra il numero più rilevante e, decisamente questa è la parte più importante delle collezioni esposte, per il resto non ricchissime, prive di spiegazioni in inglese e come di consueto condite di molta retorica governativa. A titolo di esempio, tanto per farvi capire la solfa, la chiosa finale del museo, riporto testualmente, è: "Oggi, tutti i nostri gruppi etnici che abitano questo territorio, come gli Uiguri, gli Han, gli Hui, i Kazaki, i Tujia, i Manchu, i Mongoli, i Tibetani, i Miao, ecc. continuano a sviluppare i loro sforzi al fine di promuovere una grande unità tra tutti i gruppi etnici e la prosperità sociale".
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Dinosauro |
Insomma la sagra del volemose bene in salsa confuciana. Comunque sia, le tombe ricostruite con le mummie ed i loro corredi sono davvero pezzi emozionanti che valgono la visita. Una buona parte degli oggetti esposti vengono dall'area della città di Gaochang (o Qocho come la chiamano i cinesi) dove andremo domani e bisogna dire che sono i più interessanti. Bambini, donne e guerrieri giacciono circondati dalle loro cose che mani pietose hanno allineato accanto perché li accompagnassero nel loro ultimo viaggio, testimoni della loro importanza in vita. Ma non è tutto. In un altro piano del museo, c'è anche una importante parte dedicata all'aspetto paleontologico e naturalistico. Non dimentichiamo infatti che in queste zone e nella vicina Mongolia, sono stati scoperti vasti giacimenti di fossili di dinosauri ed in queste sale vengono esposti parecchi scheletri completi di grandi dimensioni, che sono sempre un bel vedere. In ogni caso direi che questo museo, come del resto i suoi omologhi di Urumqi e Kashgar, va visto per comprendere meglio quanto poi si va a ritrovare sul campo, in questo modo l'idea che ci si fa della storia di queste regioni è molto più completa. Mentre cerchiamo ristoro al bollore, che anche se la sera si avvicina, non accenna a calare, sotto un giardinetto di piante che ombreggiano le panchine adiacenti, uno dei portieri del museo, che sorprendentemente parla un inglese abbastanza fluente, propone un suo parente per andare fuori città in macchina domattina.
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Uvetta |
Il business è sempre in agguato, ma il tipo ci sembra troppo insistente ed appiccicoso per conquistare la nostra fiducia, così ci facciamo lasciare il numero di telefono e ci dirigiamo lesti verso il nostro albergo, anche per tirare un po' il fiato. Rimane il tempo per curiosare un poco nei vari negozi attorno all'albergo. Come ho detto e come puntualmente riportato anche da Marco Polo, questa è l'area più importante della intera Cina per la produzione della frutta secca ed in particolare dell'uvetta che noi chiamiamo sultanina. Proprio a fianco ce n'è un negozio fornitissimo, nel senso che su una serie infinita di scaffalature c'è una esposizione di decine e decine di varietà, di dimensioni, prezzi ed evidentemente qualità diversissime. La maggior parte sono costituite da acini di dimensioni assolutamente enormi rispetto a quelle a cui siamo abituati e scegliere non è decisamente facile. Alla fine, c'è un solo modo per uscire dai dubbi, assaggiare di tutto, visto che pare sia concesso e la commessa anzi, inciti a farlo. Alla fine a forza di piluccare, le mangiamo mezzo negozio, poi paletta in mano, scegliamo quello che ci sembra il meglio facendo un mix di varietà col dispiacere, scegliendone alcuni, di rinunciare agli altri, sicuramente migliori. Mi sembra di essere come quei bimbi che, nei negozi americani di caramelle, che ne espongono centinaia di tipi diversi, si aggirano di qua e di là, guardandosi attorno incapaci di scegliere.
Alla fine non è che possiamo partire, portandoci a casa una valigiata piena di uvetta. Est modus in rebus direbbero i latini. E poi bisogna lasciar lì anche le giuggiole e le pesche e le albicocche e tante altre cose nemmeno bene identificabili in questa specie di giardino dei balocchi. All'ultimo vedo anche noci grosse come una mano, ma ormai è tardi, i cartocci sono stati fatti e il conto pagato, indietro non si torna. Usciamo confusi e provati dalla quantità "assaggiata" e ci spostiamo nel vicino ristorante di cui ormai, alla seconda presenza, siamo diventati clienti fissi. Il padrone ci riconosce subito da lontano e ci invita ad entrare. Comincia subito la pantomima della scelta dei piatti col traduttore che scannerizza il menù all'opera. Questa sera sembra che non sbagliamo un piatto, dal maiale brasato, davvero buonissimo, al manzo in umido, ad un bel piattone di noodles fatti a mano coi gamberi, alle uova e pomodoro. davvero ci abbiamo azzeccato e va giù tutto con gusto. Ma il coronamento della serata è stata un'ottima bottiglia di vino nero di Turfan che al costo di circa 10 €, ci consola della fatica fatta nella giornata. Devo dire che, anche se mi avevano parlato assai bene dei vini prodotti in zona, non mi aspettavo un prodotto con una così bella personalità, un bouquet ricco e una corposità importante, con una esplosione di profumi e sentori finali assolutamente convincente. Vorrei dire che se continuano su questa strada, e direi che non è moltissimo che la Cina si è buttata in questo settore, rischiamo di perdere altri punti in un campo per noi vitale, visto che nel resto non ci è rimasto molto. Comunque diciamo pure che la bottiglia è andata giù velocemente e non ci è rimasto che andare a riporre le stanche ossa, per prepararci ad altri ancora più spossanti impegni che subentreranno nei prossimi giorni.
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Noci
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