martedì 8 luglio 2025

Seta 3 - In volo

Sichuan airlines - maggio 2025



la Sichuan airlines
Chissà perché il viaggio, a cominciare dal volo da cui ha inizio l'avventura, è sempre pervicacemente condizionato dalla scomodità, quasi che questa tortura imposta ed inevitabile sia una sorta di scotto da pagare, una tassa sul godimento da scontare da parte del viaggiatore che si suppone già abbondantemente premiato dalla possibilità di effettuare il viaggio stesso, un privilegio, visto come una ingiustizia e per questo da punire. Il sospetto è però che  tutto questo patimento venga dal fatto che a causa del braccino corto, per risparmiare al massimo, si cerchino sempre soluzioni ed itinerari al massimo risparmio che, proprio per questo motivo, fruiscano sempre di orari e combinazioni impossibili. E così eccoci svegli alle 3:30, un orario non del tutto gradevole, ad aspettare un taxi che ci porti fino all'aeroporto di Caselle, punto chiave da cui spiccare il volo verso la chiamata del vento dell'est a cui, come sapete, capiti quel che capiti, non so resistere. Il volo Ati che compie il primo balzo verso Fiumicino è in perfetto orario, ma, sarà una impressione, lo spazio tra i sedili è il più ristretto che mi sia mai capitato. Si vede che le necessità dei nuovi padroni tedeschi impongono anche questa pena accessoria ai malvisti mangiaspaghetti, suonatori di mandolino, oppure è solo una mia idea preconcetta, che mi fa incrociare le dita, visto che ogni volta che transito dall'aeroporto romano, perdo un bagaglio. 

in città

In questo caso pare che Ati si sia invece messa in combutta con una specie di low cost cinese, la Sichuan Airlines, che oltre al benemerito risultato di mantenere il costo del biglietto ad un livello accettabile, consente di spedire il bagaglio fino alla destinazione finale. Già, perché la soluzione per arrivare fino a Kashgar, il nostro punto logico di partenza per percorrere interamente il tratto cinese di quella via della seta di cui ho incominciato a parlarvi, parte appunto da lì, l'oasi famosa, quasi al confine con Kirghizistan e Tagikistan, dei quali siamo a circa 50 km dal confine, nell'estremo nordovest cinese. Tuttavia per arrivarci, ci vediamo costretti a transitare, addirittura da Chengdu, nel sud appunto del Sichuan, cosa che ci costringe dunque ad attraversare anche verticalmente il paese. Ci vorrà del tempo in più, certo, ed arriveremo stremati, ma in effetti alla fine, vi assicuro, il portafoglio sarà contento. Intanto devo constatare che lo scalo romano è migliorato assai dall'ultima volta che lo avevo visto e probabilmente, l'inserimento tra i migliori europei, potrebbe essere giustificato, impressione sostenuta dal passaggio di ritorno ad Amsterdam e non voglio aggiungere altro! 

Così ragionando e guardandosi intorno, io amo incredibilmente l'atmosfera dell'aeroporto, il senso di eterogenea internazionalità che la pervade, quel senso di assoluta e libera extraterritorialità che ti fa sentire padrone di andare in qualunque parte del mondo senza vincoli e barriere anche se poi questo non è affatto vero, cosa che tuttavia mi fa stare col naso all'aria a guardare i tabelloni delle destinazioni più strane, compitando quelle che già ho visto e quelle dove vorrei poter andare un giorno e perdendomi nei visi esotici della gente che passa e va verso la sua destinazione, casa o chissà dove, il tempo passa e le quasi cinque ore di attesa si smaltiscono più velocemente. D'altra parte siamo ancora freschi di partenza e le undici ore di volo che ci attendono diventano in automatico la prima prova da superare. Per fortuna qui lo spazio è un po' più umano, sarà che i cinesi sono cresciuti di statura e così, anche l'immondo cibo delle aerolinee ( ci deve essere una congiura che accomuna le compagnie di catering aereo di tutto il mondo per offrire ai passeggeri un tipo di cibo che sia il più orrendo possibile, non si sa per quale preciso fine), viene in parte trangugiato in attesa che il tempo passi e le gambe rattrappite rimangano in coma farmacologico fino alla fine, mentre tu ti lambicchi il cervello, pensando alla tua meta finale e ti crogioli di invidia verso quelli che appena appoggiata la testa contro il sedile sono piombati tra le braccia di Morfeo.

Quasi ci godi con malizia, quando la pigolante hostess dagli occhi mandorlati li sveglia per rifilargli il mefitico vassoio e il bicchiere di coca Cola calda che gli compete, visto che questo è quel che passa il convento, in questa nuova epoca di voli no frill. Sia come sia, non riesco neppure a vedere un filmetto, visto che il mio schermino funziona malamente, ma il tempo passa e finalmente arriviamo a Chengdu, la terra dei panda, dove per altro ero già passato una ventina di anni fa, quando era l'unica porta cinese di accesso al Tibet. Bei tempi allora, ma adesso mi trovo di colpo in un aeroporto monstre, nuovo di pacca o almeno costruito pochi anni fa, con quella che dovrò pian piano imparare come la visione programmatica cinese, che pensa alle cose con una visione rivolta ai prossimi decenni, per cui ogni struttura ti sembra mostruosamente sovradimensionata all'oggi. Questa è la prima lezione che ti dà questo paese, stupidamente sottovalutato da un'Europa miope e giustamente e non solo per questo, in totale decadenza. Tre ore per aggirarsi in questo prodigio tecnologico, in cui noti l'avviarsi verso il controllo totale, sono sufficienti per cominciare a capire dove sta andando questo paese, un primo assaggio insomma, ma significativo. 

Poi è ora di imbarcare verso il balzo finale di altre cinque ore, accidenti alle distanze, e alle 13:20 del giorno dopo, complice il fuso di 6 ore, ma vi ricordo che ci eravamo messi in moto alle 3, arriviamo un po' storditi alla meta finale del volo che però è allo stesso tempo quella iniziale del nostro itinerario. Il caldo alito dei 39°C del deserto ci abbraccia definitivamente alXl'uscita, contribuendo a stordirci definitivamente. Insomma, la mazzata finale, dato che visto che non siamo ancora del tutto attrezzati con app per i taxi e per i pagamenti e schede telefoniche, ci rivolgiamo ai bus cittadini per raggiungere il centro ma, poiché l'oasi di Kashgar, che per il metro cinese è una cittadina di piccole dimensioni, in realtà supera di gran lunga i 500.000 abitanti e quindi l'orientamento necessita di una certa messa a punto. Anche pagare i bus col telefonino, vista la mancanza di pratica, ci impiccia un po', ma l'autista è molto comprensivo e ci aiuta in ogni modo. D'altra parte, un gruppo di nasi lunghi che si aggirano in queste città periferiche deve essere cosa così anomala da destare la curiosità immediata ed il desiderio di dare una mano da parte di tutti. Insomma alla fine riusciamo a raggiungere il nostro albergo. Siamo tutti, io in particolare quasi completamente morti, ma tranquilli la giornata è ancora lunga e ci sono ancora un sacco di cose da fare, quindi forza e coraggio, bagagli a terra e via andare. 

SURVIVA KIT

Volo di andata -  Torino - Roma con ITA Airways AZ1432 delle 6:50 - Roma - Chengdu  con Sichuan Airlines 3U3896 delle 12:35 e Changdu - Kashgar con Sichuan Airlines - 3U6579 delle 8:35. Costo 358,70 con bagagli in stiva.

Hotel Up and in - 148,  Xicheng Av. - Kashgar - 3 stelle standard, che corrisponderà grosso modo atutti gli altri simili cinesi. Le differenze sono minime. Stanze piuttosto grandi, sempre molto recenti quindi pulitissimi, personale gentilissimo anche se nessuno parla inglese ,ma molto disponibile, letti king, AC, TV grande schermo, molti gadget per il bagno anche tecnologico, colazioni sempre in stile cinese, senza cibi occidentali e dolci, raramente frutta. Solo uova sode. Non c'è mai il frigorifero. Questo si allinea perfettamente a questo standard. Si può trovare sui 25 euro.


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