martedì 26 agosto 2025

Seta 27 - Medicina tradizionale

Beishan Tulou temple - Xining - Qinghai - Cina - giugno 2025


Monaco

Forse sarebbe bello ultimare il pellegrinaggio salendo almeno su una delle colline che circondano la città templare, se avessimo fatto un voto specifico magari lo faremmo anche, ma da informazioni raccolte gli edifici più belli ed importanti sono qui in basso e lassù, oltre alla scarpinata necessari per raggiungerli, sempre che non ci si voglia arrivare strisciando a terra come i fedeli, bisogna sempre considerare che a 3000 metri si fa una certa fatica a salire il monte e in fondo non ce lo ha mica ordinato il dottore di arrivare fino là per vedere la città dall'alto, giacendo sfiniti tra le bandiere di preghiera che garriscono al vento, in fondo non abbiamo così tanti peccati da farci perdonare ed i chorten che ornano le creste sono piccolini e di certo meno belli di quelli allineati sulla grande piazza di ingresso, che magari contengono reliquie ancora più importante, denti e unghie di qualche monaco celebre o addirittura qualche capello dello stesso Buddha, chi sa. Quindi al massimo conviene fare una kora penitente attorno a questi (in senso orario si capisce) e il dovere è fatto e possiamo uscire tranquilli. 

Negozi di frutta

Dopo quindi, torniamo nella città musulmana, dove anche questa comunità in pratica vive sull'afflusso dei pellegrini tibetani, che il giro di grano che si muove attorno al turismo religioso, è sempre imponente e addirittura aggiusta il PIL di certe località, ma alla fine, quando si mettono le gambe sotto il tavolo per mangiare siamo tutti uguali e ci facciamo degli ottimi spaghettini, con una salsina per nulla piccante che si lasciano mandar giù. Vedi che se ti dico di non metterci il chilli ci si può riuscire! Così ci mettiamo in cammino per tornare in città e individuata la fermata ed il senso di marcia del bus riusciamo anche a salirci, peccato che sia pieno come un uovo e tocca farcela tutta in piedi. Ci sarebbero anche i sedili riservati agli anziani, disabili, donne incinte e così via, ma sono già tutti occupati, appunto da anziani e altri aventi diritto, quindi ci mettiamo l'animo in pace e appesi alla maniglia cerchiamo di arrivare in città. Dopo un po', un paio di signori si prendono pietà e almeno le signore le fanno sedere, poi l'ora passa in fretta e nei pressi del centro riusciamo a sederci anche noi, ma ormai siamo quasi arrivati, ma va che anche questa è fatta. 

Museo della medicina

Però di è fatto piuttosto tardi, sono le 16:30, speriamo di farcela ad arrivare in tempo al Museo della medicina tibetana, aperto da non molto e dicono piuttosto interessante. Arriviamo nel bellissimo giardino che lo circonda e saliamo velocemente, almeno quanto possiamo, appunto da anziani bolsi e claudicanti, la scalinata che conduce all'ingresso del nuovissimo edificio che lo contiene e maledizione, i due addetti all'ingresso, due cerberi plurigallonati e severissimi, ci fanno segno che ormai è chiuso, tornate domani. E no, accidenti, noi domani saremo altrove. Faccio subito partire la supercazzola, dei turisti venuti apposta dall'Italia per vedere proprio questo straordinario e famosissimo museo che sarebbe un disastro perdere, un vulnus che ci segnerà per tutta la vita, ai due armigeri che capiscono solo il cinese stretto e neanche qualche parola di tibetano, sicuro che comunque sarà tempo perso e invece magicamente, i due si fanno un cenno di intesa e ci spalancano la porta che era ormai irrimediabilmente sbarrata e ci fanno entrare ugualmente, complici un po' di sorrisi e mille inchini e  ringraziamenti. Cose mai viste, ma in Cina è così, non sia mai che un comportamento malinteso faccia fare brutta figura all'intero paese! 

Strumenti medici antichi

Il museo in effetti è molto bello ed interessante ed oltre ad  una serie di meravigliose thangka di tre o quattro secoli, esibisce moltissimi dipinti che illustrano tutta la farmacopea tibetana fatta di erbe e polveri animali, vegetali e minerali di ogni tipo, accuratamente catalogati e con le specifiche delle malattie da curare. Addirittura nell'ultimo piano è conservata una striscia di antiche thanke lunga 618 metri realizzate da 400 maestri in 27 anni di lavoro. Ci sono poi gli schemi con i vari punti del corpo su cui esercitare le pressioni, l'agopuntura e le bruciature con le artemisie. Una vasta sezione mostra infine tutti gli strumenti che il medico può usare nella sua professione, che vanno dai vari coltelli e coltellacci, aghi e bisturi di ogni forma e dimensione, poste in scatole antiche di secoli. Naturalmente non mancano i testi della medicina tradizionale, tomi antichi ben conservati, come incunaboli medioevali. Non dobbiamo dimenticare che tutta questa branca della medicina orientale, non è fatta, come siamo soliti pensare, solamente di superstizioni e polveri da stregoni e sciamani, ma lo studio delle erbe e dei loro principi attivi, la cui potenza è utilizzata anche nelle nostre preparazioni, ha fondamenti scientifici ben riconosciuti anche in occidente e tutta la parte riguardante l'agopuntura è oramai accettata anche dalla medicina occidentale, soprattutto per quanto riguarda la parte analgesica. 

Testi di medicina tibetana

Naturalmente ci sono anche le famose statue di metallo che, riempite di acqua servivano agli esami degli aspiranti dottori, che pungevano con gli appositi aghi questi manichini, cercando di centrare i buchi nei punti giusti e se l'acqua non fuoriusciva, segno inequivocabile che il punto non era corretto, via, bocciati senza pietà, a casa a studiare e riprovateci l'anno prossimo. Non manca naturalmente il pistolotto finale (in inglese, perché lo possiate capire tutti) dove si rimarca il fatto che la sapienza tibetana in questo campo è antichissima, ma negli ultimi decenni, grazie agli sforzi del governo cinese si sono fatti passi fondamentali per migliorare drasticamente la salute dei cittadini con medicamenti e tecniche sempre più efficaci e moderne, risultati che si ottengono solamente grazie all'armonia, alla cooperazione ed alla pace sociale. Chi ha orecchie per intendere, intenda. Comunque bisogna dire che tutto il museo espone i suoi oggetti in maniera molto moderna ed efficace e vale assolutamente la pena di spendere un'oretta  per visitarlo, oltretutto gratuitamente. Rimarrebbe ancora da vedere il tempio della collina, il Beishan Tulou, un agglomerato buddista molto antico, nascosto in una grande area verde. Ci arriviamo che sono quasi le 18, dopo aver attraversato un quartiere molto confusionario di artigiani e capannoni, vecchi e nuovi, stile Cina vecchio stile. Il tempio, cosiddetto open air, è come dimensioni è il secondo del paese, però a quest'ora è irrimediabilmente chiuso e riusciamo a penetrare solamente nell'ampio cortile di ingresso, da cui si intravedono le scale che si inerpicano su per il colle che però in più punti sono interrotte. 

Thangke mediche

E' evidente che le nostre velleità di turisti indefessi rimangono frustrate e che si vede subito che vorremmo salire, magari di corsa, lungo le pendici del monte prima che arrivi il buio della notte, ma qualcuno, non è chiaro se addetti o passanti casuali, ci fa presente che sul fianco della collina c'è una frana in corso da più o meno 1900 anni, ce lo facciamo ripetere diverse volte pensando di non aver capito bene, e che quindi non si riesce a raggiungere la cima comunque, per vedere gli stupa più alti, che bisogna quindi accontentarsi degli edifici alla base, che in effetti sono già magnifici con le loro trabeazioni coloratissime che ornano i tre o quattro piani delle costruzioni principali. Lungo i fianchi della collina ci sono centinaia di costruzioni e naturalmente una serie di grotte scavate nella tenera roccia terrosa e presenta anche molti aspetti taoisti e confuciani a testimonianza della miscela culturale religiosa che ha sempre attraversato la Cina. Ci aggiriamo allora un poco tra le colonne rosso fuoco e i grandi portali laccati dai grandi maniglioni da cui pendono fiocchi di fili intrecciati dai colori dell'arcobaleno. Le campanelle provocano un dolce tintinnio, carezzate come sono dalla brezza della sera. Un suono che aveva colpito anche Marco Polo che lo ha specificamente citato. 

Litchi

C'è poco da fare, i templi tibetani sono in assoluto quelli che presentano l'aspetto più smagliante e complicato, sia dal punto di vista architettonico che da quello dell'arte pittorica che li orna, sia all'interno che all'esterno, se si aggiunge tutto l'armamentario degli oggetti sacri, delle lacche, dei gong, delle campane e chi più ne ha più ne metta, con i monaci salmodianti come chiosa finale, sono indubbiamente gli edifici religiosi più accattivanti da visitare in  tutto il mondo e questi di Xining non sono da meno. Torniamo in albergo, lungo la strada troviamo dei venditori di litchi assolutamente spettacolari, rossi come il fuoco e di dimensioni mai viste. Non so resistere, visto che oltretutto il nostro albergo non dà la colazione. Ne acquisto un bel chilo, la venditrice per meglio convincermi me ne dà subito uno da assaggiare; che spettacolo, la grande quantità di polpa gelatinosa che si scioglie subito in bocca, dolcissima e succosa. Il nocciolo scivola via come una saponetta e non ti resta che mordere e deglutire. Piacere infinito e la glicemia vada a farsi fottere, stavolta! Domani torneremo nel Gansu, la sua parte più meridionale per arrivare a Xiahe, una prefettura autonoma tibetana, dove non arriva nemmeno il treno, per cui dovremo prendere un pullman per addentrarci in questa specie di Shangrila perduta tra le montagne dell'altipiano, tra alti passi di quasi 4000 metri. 

Collezione di erbe medicinali


Il Beishan Tulou temple
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25 - A Xuning

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