giovedì 14 agosto 2025

Seta 20 - Il passo di Jiayuguan

Damina alla  muraglia - Jiayuguan - Gansu - Cina - Giugno 2025
 

Uiguro

Colazione veloce e poi di nuovo il treno, la costante di questo viaggio, d'altra parte è il mezzo più semplice, più comodo e più veloce se vogliamo, passo a passo attraversare il paese lungo tutti i confini del nord, passando da Kashgar, l'ultima città prima del Kazakistan, fino al confine della Mongolia, per arrivarci quindi via terra, come si conviene ai viaggiatori veri. Certamente un modo di spostarsi piacevole, durante il quale hai tempo di incontrare persone e situazioni, ma che naturalmente ti vincola ad orari e fatiche, visto che ci sono bagagli al seguito da trascinare e da sistemare. I treni cinesi, sono abbastanza comodi e quando sono moderni e le stazioni costruite da poco, anche facilmente agibili; un po' di problemi sorgono se le strutture non sono aggiornate e tu ti devi trascinare i pesanti valigioni in assenza di scale mobili, su per interminabili scalinate ripide e sbrecciate. Ormai comunque siamo abituati al meccanismo ferroviario, quindi non si perde più tempo di quel che serve e ci premuriamo di arrivare al binario non troppo tempo prima del dovuto, per non aspettare troppo, visto che qui tutto funziona in orario. Oltretutto i tempi sono cambiati rispetto a quando frequentavo questo paese per lavoro e per arrivare ai treni c'era un vero e proprio assalto alla diligenza, anche se i posti erano prenotati; adesso tutte code ordinatissime che sembra di essere a Londra. 

In treno

Si è lavorato molto evidentemente nelle scuole su questo viver civile e mi sembra che abbia perfettamente funzionato in meno di venti anni. Tanto per smentirmi nella fila per accedere ai binari, il cui gate di solito si apre circa un quarto d'ora prima della partenza per il controllo documenti, ecco arrivare tre anziani che si lanciano verso i tornelli ancora chiusi, scavalcando tutti per posizionarsi tra i primi della fila. Vecchio stampo insomma. I ragazzi giovani, tutti regolarmente incolonnati in file parallele, li guardano in malo modo, poi forse a causa della prevalenza del rispetto perso l'anziano, insegnamento confuciano che non riesce a venir meno, anche questo ormai parte del DNA cinese, lasciano correre, quasi fanno finta di non aver visto, forse per non mettere a disagio i vecchietti, che poi sgaiattolano dentro velocemente non appena scatta l'ora. In effetti sul treno poi, c'è pochissima gente, si vede che è una linea poco battuta, oppure che la maggioranza dei viaggiatori preferisce optare per il supertreno che però parte molto presto la mattina e ci metterebbe metà del tempo per arrivare a Jiayuguan, la nostra meta a cui arriveremo nel primo pomeriggio. Il treno scorre senza scosse nelle nuove rotaie dell'alta velocità e lo spazio fuori si disperde lontano in un orizzonte giallo e sabbioso, le dune lontane del Gobi si confondono con l'orizzonte generando un senso di infinito indicibile.

Pannelli solari nel deserto
Anche le montagne lontanissime non appaiono come barriere, ma solo come quinte solitarie dalle creste senza nome. Gli occhi di milioni di viaggiatori le hanno scorse nei secoli, senza domandarsi quali erano i loro appellativi, come si poteva distinguerne i punti da identificare per non perdersi nel viaggio. Oggi è un problema che neppure si immagina, il treno ti porta dove devi andare e basta, l'autostrada a 6 corsie che corre parallela alla ferrovia ti conduce all'unica città possibile, non si può sbagliare neanche volendo. Allora forse il cammello che procedeva davanti agli altri, nella lunga fila che si dipanava tra le sabbie, sapeva dove si trovasse la sua meta, ma di certo questa certezza non trapelava dal suo sguardo malmostoso, mentre la mascella continuava a ruminare l'erba secca del pascolo notturno. Percorrere questo mondo allora ti lasciava il tempo per pensare, forse, al significato della vita, a noi, adesso, basta guardare fuori dal finestrino e immaginare, controllando lo smartphone, quanto ci vuole per attraversare questi spazi vuoti che congiungono mondi lontani, tappezzati da pannelli solari o da foreste di pale eoliche alte 30 metri e più. La brama di energia del nostro mondo è pari solo a quella di allora se paragonata alle spezie, alle pietre preziose, alle sete più belle. 

Centrale a gas

Ogni tempo ha le sue necessità insomma. Intanto il vecchietto che si aggira tra i sedili di fronte a me, con la barbetta uigura e la sua caciottella nera che gli copre appena la testa pelata, non sembra perplesso attorno a queste problematiche esistenziali, mi sembra piuttosto che cerchi il venditore di cibarie per mettere qualche cosa sotto i denti, prima di arrivare a destinazione. Un giovane invece se ne sta completamente stravaccato occupando tre sedili, visto che sulla nostra carrozza non c'è quasi nessuno. Le grandi ciminiere di una centrale a gas preannunciano intanto, l'avvicinarsi della città, i fili elettrici che ne dipartono, si dirigono verso lontane periferie di palazzi giganteschi, chissà se quasi completamente vuoti come tanti che lo sboom della bolla immobiliare ha ridotto a muti e scheletrici testimoni degli errori di previsioni, che anche loro ogni tanto fanno. Mica si indovina sempre, eh! La stazione a cui arriviamo, ad onta che ci si trovi in una città che non avevo mai sentito nominare e che conta poco più di 100.000 abitanti, un paesello, considerate le normali dimensioni delle città cinesi, è assolutamente enorme e modernissima, cosa salutare per trasportare le valige su comode scale mobili. 

La muraglia

Una volta trovato l'albergo, dalle caratteristiche ormai consuete e provato il water spaziale con retroilluminazione interna e controllo della temperatura dell'asse, siamo pronti per andare alla scoperta del punto di orgoglio della città: l'inizio della grande muraglia, che proprio qui presenta il grande fortilizio da cui prende il via il serpentone che attraversa il nord della Cina e che naturalmente non è affatto visibile dalla luna come qualcuno pretenderebbe. La storia di questa opera colossale è molto complessa e anche difficile da riassume in poche parole, tuttavia, tanto perché vi possiate orientare vi dirò, che i primi lavori cominciarono addirittura nel VI secolo a.C., durante il periodo degli autunni e delle primavere e nel successivo periodo degli stati combattenti, durante i quali si cominciarono a costruire piccole muraglie e fortini difensivi in vari punti del nord della Cuna, ma fu durante il periodo Han, nel 214 a.C., con l'imperatore Qin Shi Wang, quello dei guerrieri di Xi'an, che si cominciò l'opera vera e propria, strutturata in un'unica muraglia di difesa contro  i temuti invasori del nord (che i Cinesi identificavano col nome di Nü, da cui forse deriva anche il nome degli Unni) e già in quel periodo prese il nome di Chang Cheng - 长城, il Grande Muro. Le dinastie successive rinforzarono alcuni tratti dell'opera, ma dalla dinastia Tang e Song in poi, il grande muro cadde in disuso e le mura, per la maggior parte costruite in terra battuta, cominciarono a disfarsi sotto l'opera degli agenti naturali. 

La muraglia sospesa

Tutto finì nel dimenticatoio ovviamente fino agli Yuan, la dinastia Mongola che, essendo la Muraglia stata creata proprio contro i Mongoli per difendere la Cina, la ignorarono del tutto e questo spiega ovviamente il motivo per cui non è minimamente citata da Marco Polo, mentre ne parla Ibn Battuta quasi un secolo dopo, avendone sentito parlare a Guang Zhou. Furono i Ming invece che iniziarono la ricostruzione della muraglia dal 1372, proprio per difendersi dalle forze mongole del settentrione che, scacciati definitivamente dopo la caduta degli Yuan, tentavano continue invasioni del territorio. La nuova costruzione fu però intrapresa in maniera più consistente e sistematica, costruendo in mattoni e pietra ed in dimensioni decisamente maggiori. I lavori durarono 168 anni, cominciando proprio da Jiayuguan, che venne da allora considerata come l'inizio della Grande Muraglia, comprendendo oltre al muro vero e proprio anche circa 25.000 torri di guardia e forti difensivi dove stazionavano le truppe. Naturalmente, come tutte le altre mastodontiche strutture difensive costruite in tutto il mondo, anche questa non servì a nulla e attorno al 1600, i Manciù che la muraglia doveva contenere, invasero definitivamente il paese, eliminando i Ming e instaurando la loro dinastia Qing, che la rendeva inutile, estendendo i confini dell'impero molto più a nord. Tuttavia essa venne comunque utilizzata per il controllo delle migrazioni, che guarda caso, anche per loro erano un problema. 

Muraglia e città

Comunque tanto per ribadire la dimensione esagerata dell'opera dobbiamo considerare che le più recenti misurazioni hanno calcolato una lunghezza di 8851 km, ma, considerando tutti bracci laterali si arriverebbe a 21.196 e se vi sembra un lavoretto da poco, fatto a forza di braccia, fate voi. Tornando a noi, questa cittadina di cui non sapevo nulla, è a tutti gli effetti molto importante proprio per essere questo, il punto di partenza della muraglia dell'epoca Ming e proprio qui ci dirigiamo con il solito taxi nel tardo pomeriggio di una giornata calda e afosa. Nei dintorni ci sono tre punti chiave, la fortezza, che vedremo domattina, il punto d'inizio vero e proprio, noto come la pietra del fiume Tao Lai e la successiva Muraglia sospesa che è così detta per la sua posizione a strapiombo sulla gola di Shiguan. In effetti per la costruzione di tutto il complesso fu scelto questo punto, proprio per la sua posizione strategica che consente il completo controllo del corridoio di Hexi, passaggio chiave della via della seta tra il deserto del Gobi e la catena montuosa del Qilian, così da essere chiamata dal governatore Zuo nel 1873, Il primo maestoso passo sotto il cielo (天下第一雄关). Usciti dalla città nuova, superiamo la centrale che avevamo notato dal treno, scorrendole a lato fino ad arrivare alla valle delle gole del fiume Beida che attraversa l'oasi, dove subito ti appare la vista dell'opera, che attraversa tutta la valle scavalcando il fiume con il muro merlato che si prolunga sui due colli laterali sino ad arrivare alla cima dove scompare sopra il crinale dominato da una grande torre di guardia. 

La salita

Qui la costruzione è ancora di loess pressato, misto a paglia e il lavorio di smerigliatura che il vento compie ogni giorno con la sabbia del deserto, arrotonda spigoli e rilievi netti, dando una sensazione di morbida levigatura, quasi che un dio falegname abbia nel tempo, voluto piallare ogni asperità per ricavare un lavoro piacevole anche alla vista. Davanti a noi ecco che si innalza quella che viene detta La Muraglia sospesa, un camminamento che si lancia sul fianco della montagna risalendola di scatto quasi fosse la ripida risalita di una funivia. Cominciamo il cammino, reso faticoso dalla temperatura che sebbene il pomeriggio sia inoltrato è ancora brutale. Man mano che la salita si fa più ripida ed i gradini più erti e faticosi, il cammino rallenta, d'altra parte siamo arrivati fin qui, noi che ben conosciamo i 4000 gradini di quella che viene chiamata la Grande Muraglia Piemontese, il Forte di Fenestrelle, che volete che siano questi 500 che ci si pongono di fronte superbi e tronfi di sé. Attorno a noi intanto se ne sono già andati tutti, tranne un paio di fate in costume che non sembrano però interessate a raggiungere la vetta, ma solo a scattare selfie a ripetizione. Le lasciamo indietro e procediamo gradino dopo gradino, torre dopo torre, tenendo il mancorrente che forse gli stessi Ming avevano previsto pensando alla mia pena di anziano scalatore. Ormai appoggio la mano malferma al bordo di terra arrotondato per issarmi alla meglio, la scala diventa sempre più ripida. 

Rampe

Ancora una rampa, poi un'altra, ancora una, mentre sciolgo con costanza il mio mantra continuo di maledizioni sulla mia voglia di cacciarmi sempre in queste situazioni, in cui bisogna poi arrivare fino alla fine, poi, all'improvviso, ecco che non c'è più una rampa successiva, ma appare l'ultima torretta, un piccolo ripiano di terra battuta ed eccoci sulla cresta del colle, il muro giallo adesso scende dall'altra parte per poi andare lontano, lungo contorte e altrettanto ripide colline, avanti e avanti ancora fino, direbbe Marco, al mare Ozeano. Che sensazione incredibile! Più di 600 anni fa milioni di uomini scalavano queste erte coi basti carichi di terra e di mattoni crudi per costruire questo muro infinito. Una sensazioni di potenza senza uguali, che come tutte le analoghe tronfie dimostrazioni di forza bruta, si dimostreranno inutili, ma l'uomo non impara mai dagli errori precedenti, che pure la storia gli racconta continuamente. Scendiamo da un sentiero laterale ammirando il fianco della muraglia, che adesso, sfiorata dagli ultimi raggi del sole che scendono, ha preso un deciso colore giallo paglierino; sulla parte superiore spicca la serie dei merli, sotto i segni spalmati del fango ocra dei loess, l'argilla polverosa di cui è fatta questa terra desertica che segnava gli estremi dell'impero. 

Damine

Quando arriviamo in basso tra le statue di una finta carovana di terra messa qui a delizia dei ragazzini in cerca di una qualunque Disneyland tematica, non ci par vero di aver scalato il fianco di questa valle grandiosa che pure un poco somiglia a quella di Badalin, vicino a Pechino, ma che qui appare come isolata e lontana da tutto, solitaria come si presenta in questo momento. Già si è fatto tardi, sono quasi le 9 e quando arriviamo ai cancelli dell'uscita, non c'è più nessuno, né custodi, né, cosa più preoccupante non c'è traccia di tassisti. Proviamo con Didi, ma nessuno si mostra disponibile, essendo il sito completamente fuori città. Intanto diventa scuro. Intravedo una luce vicino al muro; è il riparo notturno di un custode, che con un compare si sta scaldando una zuppa su un fornellino da campeggio. Gli chiedo aiuto e lui subito si mette al telefono in cerca di una macchina che però sembra non trovarsi. Intanto Luca ha fermato una delle rare auto di passaggio e si fa portare in città in cerca di un taxi per prelevare la restante parte del gruppo. La signora alla guida, che si presta al trasbordo, telefona a casa alla figlia che parla inglese e organizza il passaggio, dicendo però alla mamma di non dimenticare di farsi pagare. Per carità, ci mancherebbe! Siamo nasi lunghi ma mica barbari! Comunque alla fine una macchina torna a prelevarci, anzi due, visto che arriva anche quella chiamata dai custodi. Troppe, tranquilli che in Cina non ci si perde mai. Addirittura la parca cena fornita di fianco all'hotel, a base di ritagli di carne, polpettine, patate fritte, uova e spinaci, gamberetti e maiale, ci pare buonissima, più di così! 

La carovana


SURVIVAL KIT


Si prevede molta gente
Treno Dunhuang - Jiayuguan - K369 - 10:38 - 15:29 - $ 7,17  - 380 km

Jiayuguan - Piccola città del Gansu nota per l'inizio della Grande muraglia dell'epoca Ming. DA vedere: Il punto di inizio e la cosiddetta muraglia sospesa che supera il passo a circa 13 km dal centro (ci si arriva in taxi o anche con un bus, ma un po' scomodo); La fortezza invece è vicina alla città, tra le montagne e il deserto.

Hotel Hi Inn - 730, Lan xin West Road - Jiayuguan   - Quasi nuovo anche se un po' più spartano dei soliti, ma tutto senza problemi. TV grande, AC, free Wifi, letto queen. Ciabatte e altri gadget consueti. Water avveniristico e retroilluminato. Asciugamani di carta. Colazione inclusa ma poco fruibile per occidentali, solo uova soda in pratica. Sui 200 Y. (secondo epoca dai 20 ai 35 €).

Binari

La muraglia sospaesa
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