domenica 13 luglio 2025

Seta 6 - Cercando il bazar

Anziano uiguro - Kashgar - Cina - maggio 2025
 

Pane tradizionale
Ma, recitano le guide, uno dei luoghi più nominati della città, è il famosissimo bazar, d'altra parte, è o non è Kashgar la città dei commerci per antonomasia? Dunque ci dirigiamo spediti appena fuori dalle mura della città vecchia, traversata la monumentale porta che, sia pure ricostruita, rappresenta sempre il punto di accesso tradizionale alla città e dove risulterebbe ubicato appunto il fulcro dei commerci. Però fuori da questa, si vedono solo nuove imponenti costruzioni che con sfoggio di marmi e di cristalli, raccontano i fasti della nuova Kashgar, la moderna e rutilante città cinese, cui aspira diventare, relegando l'immagine del passato ad una dimensione turistica per le oceaniche folle di cinesi che si auspica, arriveranno a portare mazzi di yuan e nuove tipologie di commerci, per il resto nulla. Proviamo a chiedere nei vari esercizi in via di apertura e in quelli ancora in costruzione, con l'aiuto del traduttore, visto che pare che nella nuova Cina nessuno parli più inglese. Già, infatti sembra che, contrariamente a  quanto accadeva quando io la frequentavo per lavoro, quando l'uso di questo esperanto mondiale pareva indispensabile allo sviluppo delle relazioni internazionali, oggi sta crescendo l'opinione che questa lingua non sia poi così indispensabile, visto che si ritiene che stia perdendo la sua centralità nel mondo. La consapevolezza di quanto sia aumentata l'importanza della Cina nel mondo, infatti, è cresciuta di pari passo con l'orgoglio nazionalistico e alla convinzione che il loro sistema sia, alla fin fine, migliore del nostro. 

Venditrice uigura

Comunque sia, la comunicazione sta diventando sempre più complicata anche se la tecnologia aiuta non poco. Già perché anche se i miei volenterosi sforzi di compitare in tutti i modi le pochissime parole che conosco in cinese e cerco di mettere insieme almeno frasette elementari, certamente quasi incomprensibili per qualunque anche ben disposto interlocutore, visto che  certamente sbaglierò quantomeno i toni e chissà che altro, ecco che ad ogni tentativo vedo solo facce interrogative. Poi capisco anche che qui si parla esclusivamente Uiguro e quindi anche il mio più corretto mandarino standard risulta vanificato, per fortuna Google tra le sue infinite opzioni comprende anche questa lingua, cose da pazzi! Le nostre indagini però, appaiono segnate dall'insuccesso più completo, sarà il traduttore che dà scarsi risultati, ma nessuno sembra aver mai sentito parlare di bazar o cose simili. Poi dopo lunga consultazione si arriva ad un accordo di massima secondo il quale ci dicono, che effettivamente il mercato era da queste parti, per lo meno lo era una decina di anni fa, ma adesso è stato spostato in giganteschi mall, molto più moderni ed efficienti, ad una decina di chilometri fuori città. A questo punto per vedere un qualunque outlet di brand internazionali, uguali a quelli che popolano tutte le città del mondo, ci rinunciamo volentieri e rientriamo nel dedalo della città vecchia, finendo nella parte più popolata dove si ammucchiano un po' di turisti, che esibiscono i loro costumi, ma per i quali siamo noi, gli unici nasi lunghi in giro, a diventare l'oggetto di interesse per foto e selfie. 

Suonatore

Ci fermiamo per un tè in un locale bardato in maniera tradizionale, più che altro per impratichirci coi metodi di pagamento tramite telefonino e poi passeggiamo per la città tra piccole orchestre di suonatori di strumenti d'epoca fino ad arrivare alla zona del night market, ambiente quasi sempre presente nelle città cinesi, visto che questo popolo ama moltissimo mangiare all'aperto, con i più classici cibi di strada che offre la località. Percorriamo quindi tutto il grande viale circondato di bancarelle che preparano le specialità dello Xinjiang e visto che si è fatta sera ci fermiamo attorno ad un tavolo che dà direttamente sulla strada, più che altro attirati dal nero pentolone di plof che un baldo giovane rimescola continuamente con un robusto bastone. Questo è uno dei classici di tutta l'Asia centrale, una sorta di riso a cui viene aggiunta ogni cosa, dalla carne alle verdure e all'uva secca e da cui deriva anche la parola pilaf, che definisce una modalità classica di servizio del riso. La tradizione vuole che venga preparato all'aperto appunto un un grande calderone, che di norma non viene mai lavato, proprio per la "ricchezza" dei sapori che trattiene nel tempo! Io ricordo bene il plof che mi fu servito ai tempi della chiusura di un ricco contratto a Taskent in Uzbekistan, buonissimo per la verità, in un grande cortile dove era stata montata la tenda per il banchetto e ricordo anche lo stuolo di mosche che popolavano le vicinanze del pentolone stesso, come anche le problematiche intestinali che mi perseguitarono nei tre giorni successivi, ma erano altri tempi certamente e le mestolate di riso che ci hanno servito questa volta, corredate da un congruo numero di spiedini di montone, erano davvero buone e si sono rivelate amiche anche nei giorni seguenti. 

Plof e montone

Oltre a ciò abbiamo fruito anche delle attenzioni più sentite da parte del proprietario del locale, entusiasta dall'avere l'opportunità di servire un gruppetto di stranieri nel suo locale, convinto del fatto che questa presenza attirasse clienti, che infatti facevano a gara per occupare i tavoli vicini al nostro, fino al punto da offrirci un paio di piatti di materiale incerto, forse meduse o simili, ai quali però non abbiamo fatto particolare onore. Ce ne andiamo tra grandi saluti e ringraziamenti, ripercorrendo le stradine più segrete che a questa ora della sera, sono quasi deserte e alla luce giallognola e fioca delle lanterne appaiono davvero molto fiabesche e ricche di fascino. Adesso, senza lo schiamazzo dei visitatori, sembra davvero di essere tornati indietro nel tempo, in un passato lontano nel quale sentirsi mercante lontanissimo da casa, ma spinto dal desiderio di conoscere un mondo lontano e diverso, in cerca di opportunità e di nuove merci, abbagliato dalla diversità dei costumi e delle forme diverse che ti circondano. Suoni e colori alla luce delle fiaccole, ti dovevano apparire come magia pura dopo mesi trascorsi a traversare i più pericolosi deserti e le montagne più alte della terra. Lingue misteriose risuonavano nei mercati, ma i gesti, le occhiate, le stette di mano erano sufficienti a scambiare gemme, seta, drappi bestiame e poi ripartire per mete semisconosciute e lontanissime, nomi pronunciati di sfuggita nelle notti buie dei caravanserragli, mentre gli animali riposavano nella corsia centrale e ci si ritirava nelle nicchie in attesa che le carovane ripartissero. 

Montone

Il sogno, la speranza era arrivare a quel favoleggiato Catai conosciuto solo per sentito dire, ricco di beni preziosi e di una civiltà solo raccontata, con le sue filosofie misteriose, gli idoli ed il loro luoghi di culto, misteriosi ma di straordinario impatto. Il confucianesimo, il taotismo, che incrocio di pensiero e di idee nuove e sconosciute, di per se stesse affascinanti. Però, mentre ragionava tra sé e sé, del contrasto di pensiero sulla fedeltà assoluta all'imperatore e il diritto/dovere alla rivoluzione se questo era debole o incapace, chissà se anche Marco alla sera aveva la gola secca e tossiva continuamente come sto facendo io? La polvere che soffia dai deserti di terra gialla, quei loess che trasformano l'aria di Pechino in una nebbia color ocra in primavera, incrostandoti la gola come una carta vetrata, impregna pelle e vestiti e dopo le quattro gocce cadute dal cielo stamattina fa sì che le auto sembrino tutte coperte di sabbia. Però, intanto che siamo affascinati dalla natura, la tecnologia non mi sostiene e dopo aver tentato un pagamento di una collanina preziosissima, ecco che mi arriva la comunicazione che la mia carta di credito è stata bloccata dalla banca per ragioni di sicurezza. Meno male che prima della partenza mi ero premurato di scrivere anticipando che, a scanso di equivoci, per tutto il mese sarebbero arrivati pagamenti dalla Cina e quindi evitassero di bloccarmela. E' proprio vero che le troppe precauzioni alla fine servono solo a creare problemi quando non dovrebbero impicciarsi. Ci penseremo domani ma Marco non aveva di certo di questi problemi, dannazione! 

La porta della città

Uova
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche  interessare:












Nessun commento:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 121 (a seconda dei calcoli) su 250!