venerdì 8 agosto 2025

Seta 18 - Le grotte di Mogao

Grotte di Mogao - Dunhuang - Cina - giugno 2025


Il costone di Mogao

Non ci sono dubbi che l'attrazione principale per la quale folle di turisti (cinesi) convergono a Dunhuang, siano  le grotte buddiste di Mogao, (莫高窟, mògāo kū, le Grotte basse)), una delle meraviglie della Cina e una delle tappe di quella via delle grotte, di cui vi ho già detto e che segue in pratica l'itinerario della via della seta sovrapponendosi ad essa quasi completamente. Sviluppatasi nello stesso periodo delle altre, tra il IV e il XIV secolo, ha seguito gli itinerari percorsi dai monaci indiani che risalivano verso nord, dopo aver traversato l'Himalaya e avendo evitato i deserti dell'Asia centrale, percorrevano la serie di oasi che consentivano di arrivare fino alla parte orientale della Cina odierna, spargendo il verbo dell'Illuminato e conquistando al buddismo le popolazioni locali, principalmente animiste o manichee, che popolavano di questa parte di mondo. Il territorio attorno alle oasi si prestava bene a questo tipo di insediamenti, con canyon dotati di costoni ripidi di morbide arenarie, già cosparsi di caverne, nelle quali era possibile scavare facilmente, allargando gli spazi fino a formare veri e propri ambienti abitabili, dove vivere, meditare e creare comunità religiose, che attendevano solamente l'afflusso di nuove masse di fedeli, che vivevano nei pressi dei centri carovanieri, colpite dallo spirito di sacrificio di questi anacoreti. 

Si tenta l'acquisto dei biglietti

Qui a Mogao, si dice che fu il monaco Yue Zun a fermarsi per primo a riposare in una delle grotte naturali che si aprivano sul fianco del costone, nel 366 d.C. e avendo sognato nella notte 10.000 Budda d'oro che lo guardavano dalle pareti, si fermò qui a meditare, cominciando ad affrescare la prima parete e poi, via via con l'aiuto dei discepoli a scavare, fino a formare veri e propri templi con statue ricavate dalle pareti ed altre costruite in argilla e aggiunte successivamente. Questo lavoro durò per circa mille anni consecutivi, facendo diventare il luogo un complesso monastico di tutto rispetto. L'interesse assoluto dell'intero comprensorio consiste nel fatto che le opere attraversando un periodo così lungo, contengono un insieme di stili che attraversa circa 10 periodi e dinastie, partenuto dalla fine dell'epoca Han, fino ad arrivare ai Ming, riuscendo a mostrare in questo modo un ventaglio molto completo della storia dell'arte cinese. Ma non solo, in molte grotte sono presenti non solamente le pitture religiose che ripetono all'infinito le figure del Budda, le sua rappresentazioni e le storie della sua vita, ma moltissime raccontano anche la vita ed i costumi delle epoche in cui sono state dipinte, fornendo così un utilissimo documento per quanto riguarda i costumi di ogni periodo storico e specialmente in quelle più recenti. 

Museo dei libri rubati

Tuttavia, essendo come si è detto, uno dei monumenti più noti ed importanti della Cina, attorno ad esse si è creato un business colossale smosso dal gigantismo organizzativo tipico di questo paese. Quindi noi, che non stiamo qui a pettinar le bambole, ci muoviamo al mattino piuttosto presto in modo da arrivare al parco che è stato creato all'uopo, prima delle 9, visto che vengono ammesse alla visita solamente 6000 persone al giorno e sapendo bene che da una certa ora in poi la vendita dei biglietti viene sospesa, numero che rappresenta comunque una cifra piuttosto ragguardevole, con la scusa, credibilissima per carità, di dover preservare il sito al meglio, cosa che un'affluenza maggiore metterebbe in pericolo. In effetti all'ingresso dei faraonici edifici che fungono da ingresso al sito la folla è considerevole e non è facilissimo orientarsi tra le varie code. Comunque assicuratici gli onerosi biglietti, ci intruppiamo nel serpentone di gente che si è intanto formato e cominciamo ad usufruire dei due filmati che vengono proposti, la cui utilità è anche quella di occupare la gente in attesa e smaltire la coda stessa, oltre che giustificare il prezzo del biglietto. Tuttavia, visto che vengono fornite apposite cuffie la visione è anche utile a capirci qualcosa ed inoltre consente di avere una bella visone delle grotte stesse, visto che poi, l'interno di queste, sempre per preservarle, viene mantenuto piuttosto buio e alla fine non c'è il  tempo per vedere molto. 

Le grotte

Soprattutto il filmato nella cupola a 360° è molto suggestivo e si ha subito la conferma di essere alla presenza di capolavori assoluti dell'arte mondiale. Sempre coi soliti mezzi elettrici veniamo condotti nella valle sovrastata dal costone di arenaria traforato dalle centinaia di aperture che ospitano le statue. Nel giardino alla base una piccola costruzione, una via di mezzo tra museo e tempio, funge anche da esposizione, soprattutto per raccontare la famosa storia dei "manoscritti rubati". Infatti, questo sito, fu nel tempo un importantissimo centro di studi religiosi buddisti che produsse per secoli un enorme numero di testi sull'argomento, che si accumulavano man mano nelle grotte secondarie. Nell'XI secolo molte di queste grotte completamente riempite di testi antichi, molti dei quali rovinati, laceri e giudicati inutilizzabili, vennero definitivamente murate facendo scomparire per sempre le ricchezze in esse contenute. Agli inizi del XX secolo un monaco che si era proclamato custode delle grotte, scoprì casualmente un corridoio segreto che dava su queste camere chiuse e dopo l'abbattimento dei muri che le sbarravano, scoprì il tesoro delle decine e decine di migliaia di manoscritti. La voce si sparse immediatamente, attirando sul posto decine di archeologi da tutto il mondo che, oltre a riscoprire l'importanza artistica e storica delle grotte, portò alla luce questa immensa biblioteca perduta, ovviamente saccheggiata il più possibile, avendo in quel periodo, quello della caduta dell'ultimo imperatore, la Cina, un governo centrale praticamente inesistente. 

La grotta del Budda gigante

Oggi i volumi sono sparsi per i musei di tutto il mondo, ad esempio, almeno 7000 tra libri e dipinti tra cui la famosa Sutra del diamante dell'868, il più antico testo stampato del mondo, sono oggi conservati al British museum. Queste storie sono raccontate e documentate appunto nel piccolo Museo dei Manoscritti rubati, nel quale, pur senza lanciare accuse e recriminazioni precise, si fanno notare i fatti come sempre in tono armonioso e privo di acrimonia, anzi mi pare che come in altri casi, si noti che questo ha salvato queste ricchezze culturale. Naturalmente questa parte di concetti, al contrario di tutto il resto è presentato in inglese, così chi deve capire capisce. Ma noi proseguiamo lungo la coda chilometrica per arrivare ai piedi delle grotte che si estendono sulla parete alla nostra destra. Cominciamo a preoccuparci per la velocità con la quale la coda stessa procede, ma poi d'un tratto scopriamo che noi abbiamo diritto ad essere intruppati in una coda per soli stranieri, che al contrario delle migliaia di cinesi conta solo poche decine di persone e quindi in pratica, saltiamo la coda, ehehehe. Veniamo dotati di apposite cuffie, incluse nel prezzo e una gentile accompagnatrice ci spiega in lingua inglese la storia delle grotte e poi si procede alla visita vera e propria, che consiste nella visione di otto grotte, diverse per ogni gruppo, cosa che consente di sparpagliare ulteriormente i visitatori per tutta la falesia, contando sul fatto che le grotte sono piuttosto omogenee, anche se la visita dentro ognuna di esse ha un tempo piuttosto limitato, proprio per lasciare spazio ai visitatori successivi e che controlla ossessivamente che non ci si permetta di fotografare alcunché, cosa di cui c'è il divieto assoluto, anche se poi alle mie spalle sento raffiche di clic clic come se piovesse.

Una grotta

Per la verità tutto è calcolato ed anche organizzato piuttosto bene, per far sì che tutti abbiano una fruizione accettabile, ma il problema dell'overturism è in effetti una piaga che uccide la bellezza dei luoghi e non ti consente di godere appieno di quanto stai vedendo senza darti la possibilità di fermarti per un tempo sufficiente per apprezzare particolari, bellezza, storia o men che meno, chiedere spiegazioni più approfondite. Rimane il fatto che la ricchezza di questo complesso di statue e di affreschi non può non colpirti nella sua maestosa bellezza. Ancor più la leggera penombra che avvolge l'interno delle caverne, perfettamente scavate con gli spigoli perfetti ottenuti da secoli di scalpellature attente e precise e poi ricoperte di figure che raccontano storie, ad uso soprattutto di popolazioni di fedeli illetterati ed analfabeti che le visitavano ed in questo modo avevano l'opportunità di imparare le storie religiose, assolutamente a simiglianza dei nostri fedeli del medioevo che popolavano le nostre chiese con le medesime necessità, contribuisce a rendere l'atmosfera gravida di mistero e senso del sacro. Muoversi all'interno di questi spazi limitati con naso all'in su, circondato da stuoli di statue che guardano sorridenti o severe a seconda dei casi, fermarsi negli angoli più nascosti per traguardare i volti di figure dipinti mille anni fa, che raccontano storie sacre e profane, dalle quali puoi apprezzare i costumi dell'epoca, i monili ed anche afferrarne le abitudini, è davvero coinvolgente. Si potrebbe dire che è la storia dii questo mondo e dei suoi costumi tramandata attraverso dei fumetti, una cosa che appare sempre straordinaria. 

Il canyon

Non ci sono dubbi che questa visita, pur se affrettata e un po' assillata da una folla di vicini con la testa per aria ed i gomiti un po' troppo protesi all'intorno per conquistare spazio vitale, rimane comunque coinvolgente e toglie il fiato non solo perché all'interno delle grotte si è in troppi a respirare. Il clou finale della visita è la grande statua del Budda di oltre 34 metri, nascosta all'interno di una grotta a cinque piani, segnalata all'esterno da una serie di tetti e scale, utili a raggiungere i diversi livelli per ammirare i particolari più da vicino. La difficoltà di riuscire a vederla nel suo insieme a causa del ristretto spazio interno e delle sue dimensioni, aumenta il colpo d'occhio e l'emozione per la rilevanza dell'opera. Non ci sono dubbi che in ogni caso questo, con tutti i suoi difetti, rimane un luogo imperdibile, considerando tuttavia che l'intero sito non è solamente minacciato dalla presenza di una quantità insopportabile di visitatori, ma anche dall'umidità del respiro che corrode i dipinti, dal vento che erode senza pietà la parete facendo scorrere implacabilmente sulla sua superfice un velo di sabbia che smeriglia in continuazione la tenera roccia sottostante. Quindi assolutamente meritoria l'opera conservativa che viene fatta sul monumento e noi, da parte nostra cerchiamo di contentarci di quel poco che si riesce a vedere. Per il resto torniamo in città dove possiamo dare un'occhiata al Museo di Dunhuang, che presenta, come al solito, una carrellata di oggetti (non moltissimi) che arrivano proprio dalla zona delle grotte e partono dalla preistoria, attraversando tutte le dinastie per arrivare fino ai giorni nostri. Pochissime le spiegazioni in inglese, ma pazienza, ormai ci siamo abituati.

La graziosa guida

SURVIVAL KIT

Altre grotte

Grotte di Mogao - Situate a circa 25 km da Dunhuang, sito Unesco dal 1987, rappresentano uno dei più importanti siti turistici della Cina. Complesso che attualmente comprende 492 caverne, 2000 statue e 45.000 m2 di affreschi, dal IV sec fino al XIV sec., periodo in cui caddero nel dimenticatoio della storia. La rete di cunicoli e grotte si estende nella parete per circa 1600 metri e per quasi 50 metri di altezza, distribuita su cinque piani. Durante la loro storia le grotte ed i tesori in esse conservate, hanno attraversato tre pericoli mortali, il passaggio iconoclasta del periodo islamico, la tendenza distruttiva di alcuni periodi cinesi come quello dell'imperatore WuzZong della dinastia Tang ed infine dalle distruzioni avvenute durante la rivoluzione cultura di epoca Maoista. Tuttavia il loro particolare isolamento le preservò, conservandole praticamente intatte fino ad oggi, quando furono riscoperte nel XX secolo. Occorre almeno mezza giornata per la visita, visto che attorno è stato imbandito il solito parco giochi con tutta la serie di stazioni da percorrere obbligatoriamente. Vedrete due filmati per la verità interessanti, della durata di circa 50 minuti (uno a 360° in cui vi sembrerà di essere realmente all'interno delle caverne) e poi sarete trasportati in prossimità delle grotte con appositi veicoli elettrici e intruppati dopo code infinite in gruppi guidati che vengono condotti all'interno delle grotte stesse che vengono appositamente aperte all'ingresso e subito richiuse dopo il passaggio a causa della estrema fragilità dei dipinti. Dato l'affollamento ad ogni gruppo ne vengono mostrate solo 8 diverse, non essendoci molte differenze qualitative tra di esse. All'ingresso si può vedere anche il piccolo museo dei cosiddetti manoscritti rubati. Ingresso 200 Y senza sconti.


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