lunedì 14 luglio 2025

Seta 07 - Tra tombe e mausolei

Mausoleo di Habakh Hoja - Kashgar - Cina - maggio 2024

La tomba
Il mattino non ha l'oro in bocca nel Xinjiang. Complice il fuso orario unico per tutta la Cina, anche in questa estrema landa occidentale del paese, si manifesta una certa qual incongruità tra il legale e il solare. Il tutto si risolve col fatto che la stragrande maggioranza degli esercizi e tutti gli uffici pubblici, aprono verso le dieci di mattina, quindi inutile mettersi in marcia troppo presto, tanto troverete tutto chiuso. Così prendiamo con calma la colazione, anche per noi non c'è quasi nulla di appetibile salvo un paio di uova sode e dei panini fritti, un po' unti, ma che quantomeno sono di una gradevole friabilità e van giù bene, salvo poi galleggiare sullo stomaco per il resto della giornata. Ma stamane non c'è neanche l'onnipresente anguria a placare la sete, solo acqua calda e senza neppure una bustina di tè. Il programma di oggi procede ancora nel cuore di questa città, cinese di fatto, ma nel cuore, nel sangue e nell'anima, centroasiatica a tutti gli effetti, a cominciare dai monumenti che conserva. Intanto per avere una idea chiara di questo mondo a noi praticamente sconosciuto bisognerebbe avere una visione completa della storia geopolitica dell'Asia centrale, che comporta il susseguirsi di tutta una serie di regni piccoli e grandi che si sono succeduti nel tempo e che solo occasionalmente sono stati sfiorati dal contatto con la Cina, rimanendo piuttosto all'interno dello sviluppo storico del mondo turcomanno e persiano, quantomeno sino all'uragano unificatore dell'impero di Gengis Khan e alla sua successiva disgregazione. 

Spettacoli
Ma la materia è per me troppo complessa per illustrarvela e preferisco che andiate a scartabellare un po' il web da soli, anche solamente per rendervi conto dell'importanza di queste popolazioni nello sviluppo di queste aree. In ogni caso noterete certamente che questo mondo ha lasciato dietro di sé testimonianze spettacolari per la durata di almeno un millennio, sparse in ogni paese dell'Asia centrale, che contengono tutte le medesime radici e le stesse caratteristiche comuni. Anche qui a Kasghar ne possiamo ritrovare qualcuna di notevole. Quindi ci dirigiamo subito verso una delle gemme di questa  serie, il mausoleo di Yusuf Khass Hajib, un famosissimo scrittore e filosofo dell'XI secolo, di origine kirghiza (il suo volto figura sulla moneta di quel paese, da 1000 sum), nell'epoca kharakhanide, un khanato che controllò l'Asia centrale tra l'800 e il 1200, epoca che segnò il passaggio definitivo di tutta questa area all'Islam. Il monumento, racchiuso in un giardino è in periferia, ma si raggiunge facilmente in taxi. Ci arriviamo all'apertura e non c'è ancora traccia di nessun visitatore, ma non è evidentemente cosa che attiri le folle di turisti cinesi. Naturalmente non riusciamo a pagare, visto che i nostri telefonini non sono ancora a posto, tra app malfunzionanti, Sim mal connesse e carte bloccate, ma con nostro grande  stupore la signora alla cassa ci fa entrare senza pagare, non sia mai che gli stranieri arrivati fin qui da così lontano, rimangano fuori dalla porta, sarebbe una imperdonabile scortesia. Così ci godiamo il monumento in  perfetta solitudine. 

Alla presenza della costruzione rimani subito abbagliato dallo sfavillare di queste pareti di maioliche azzurre, così riconoscibili e caratteristiche, anche se la loro impronta ti potrebbe confondere e lasciarti pensare di essere a Isfahan o a Samarcanda. I disegni sulle piastrelle intrecciano i loro fregi blu creando arabeschi complessi ed infiniti, che l'occhio tenta inutilmente di seguire su facciate, archi ed angoli dietro i quali corrono a nascondersi. I fregi floreali si confondono con quelli geometrici e creano una immagine complessiva di grande e raffinata bellezza, in sintonia credo con la visione del grande poeta, la cui opera, il Kutagdu bilig, ancora oggi è una delle basi letterarie su cui si è fondata la cultura turcomanna e la stessa lingua turca. Una statua del poeta è posta all'ingresso e la tomba stessa è di piccole dimensioni, resa così ancora più bella, quasi fosse un lavoro di delicato cesello di artigiani di grande valore. Le scritte, nell'elegante stile dell'epoca, sono esse stesse opere artistiche, dato che questa cultura, vista la proibizione delle raffigurazione umana o animale, non può diversamente esprimere la vena artistica, insopprimibile però nell'uomo. La luce penetra abbondante dalle grandi finestrature, trine di marmo delicate, che effondono all'intorno le sfumature rese azzurre dalla piastrellatura. I quattro minareti si levano verso il cielo, sottilissimi, come matite blu che vogliano completarne le sfumature, riuscendoci con garbo. 

Un senso di pace aleggia nei piccoli cortili adiacenti, complice la mancanza assoluta di visitatori. Bisogna tuttavia sempre ricordare che la tomba, dopo la morte  di Mao, è stata completamente restaurata, in seguito alle devastazioni provocate nel 1972 dalla rivoluzione culturale. La storia non fa sconti e chi è inneggiato trova prima o poi chi lo detesta. Ma non è questo il solo esempio di questo tipo in città. Infatti nel vicino villaggio di Haohan c'è un altro famoso mausoleo, quello dedicato al santo sufi Habakh Hoja, vissuto nel XVII secolo, che rappresenta forse il miglior esempio di architettura islamica del Xinjiang. Sfruttando il fatto che la struttura è immersa in un grande parco, si è voluto questa volta trasformare il tutto in una grande attrazione turistica preparata per accogliere grandi masse  di visitatori. Qui puoi misurare quindi la differenza sostanziale tra le due strutture. La prima, una piccola gemma nascosta tra il verde, la seconda un grande parco di attrazioni varie, pervasa dal gigantismo che caratterizza queste operazioni, con serie di locali e ristoranti, teatri pronti a spettacoli in costume, giardini sterminati e curatissimi e così via fino ad arrivare alla struttura storica vera e propria. All'ingresso infatti ci accolgono gruppi di figuranti in costume che si esibiscono in danze folkloristiche, noi svicolando  tra le varie offerte che propongono filmati storici e quant'altro. Noi percorriamo i giardini magnifici, con le siepi perfettamente livellate e le piante che l'arte topiaria, così amata in Cina, ha trasformato in sculture, giriamo attorno al grande roseto dalle mille varietà fiorite ed ai laghetti ed alle statue bronzee di guerrieri e cavalieri. 

Xiangfei

Naturalmente la sosta è d'obbligo davanti alla statua di Xiangfei, che ne vuole magnificare la leggendaria bellezza uigura, nipote del santo e nota come la "concubina fragrante", favorita del quarto imperatore della dinastia Qing. Qui la nostra Maria Luisa, si esibisce in una serie di posizioni in stile Shao Lin, che riscuotono immediatamente l'attenzione ammirata di gruppi di visitatori cinesi stupitissimi, che scattano a ripetizione, riempiendo rapidamente le memorie di cellulari e di reflex. Finalmente arriviamo al mausoleo che sarebbe poi la reale attrazione del luogo, detto "la tomba santa". la costruzione fu iniziata nel XVII secolo, ma continuò ad essere ingrandita fino al XIX. Lo stile ricalca le strutture classiche centroasiatiche e comprende oltre allo spazio centrale anche quattro sale di preghiera e altre sale rituali, oltre alle due torri dell'ingresso. Nella sala mortuaria, oltre alla tomba del santo sono allineate le altre 53, di vari discendenti che appartengono a cinque generazioni, quelle rimaste dopo un terremoto che devastò l'area. Tra queste naturalmente anche quella della famosa bellissima concubina, dove vanno a pregare le signore che aspirano a diventare mamme. Le piastrelle invetriate della facciata hanno toni soprattutto verdi e giallo/azzurro, mentre su tutto campeggia la cupola, sormontata dalla caratteristica luna crescente, la più grande del Xinjiang col suo diametro di 17 metri. Diciamo che il tutto è sicuramente molto bello e anche molto ben tenuto, ma di certo la folla di visitatori, toglie molto del fascino mistico che avevo rilevato nella tappa precedente. Prima di uscire, tanto per diluire la folla, puoi fare anche un itinerario in una sorta di folk museum dove si allineano tutta una serie di ambienti che ripropongono botteghe artigiane col racconto di antichi mestieri e strumenti di epoca. Non rimane che procedere, che la giornata è ancora lunga.

Mausoleo del santo sufi Habakh Hoja


Fregi floreali
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