giovedì 17 luglio 2025

Seta 09 - Traversando l'Asia sul treno

Parco eolico nel Xinjiang - Cina - maggio 2025


In vacanza
Il viaggio in treno è uno dei classici topic degli itinerari nei paesi lontani. Soprattutto il viaggio notturno. Trascorrere la notte sul vagone che rulla sui binari nel buio, macinando chilometri fa parte di tanti racconti di viaggiatori dell'ultimo secolo. Diciamolo pure è un mezzo comodo che ti consente di fare un sacco di strada tranquillamente seduto o in questo caso sdraiato a dormire o a sonnecchiare, per carità, io ho molte difficoltà a farlo anche in Italia e nel contempo lascia libero spazio alla fantasia ed al sogno, specie se fori del finestrino scorrono le sagome scure delle catene lontane del Tienshan, le montagne celesti. La strada, l'auto, il pulmino con il traffico stradale che comporta, è tutta un altra cosa, molto più stancante e lento, che ti obbliga poi a continue fermate per le necessità dei passeggeri e dell'autista. Il treno invece è un mondo a sé, che trasporta il suo carico di umanità, che mentre viaggia, ha tempo di fare cose, mangiare, leggere o anche semplicemente guardarsi attorno, chiacchierando con i propri vicini, comunicando, intrecciando contatti che difficilmente in altri luoghi avverrebbero. Ho viaggiato su treni di tutto il mondo e l'esperienza, devo dire, non è mai stata negativa, anzi spesso ha dato luogo ad incontri interessanti. Questi, cinesi, non sono certo troppo differenti da quelli trovati altrove, a parte i superveloci che collegano ormai la maggior parte delle città del paese e che sono anche un po' una delle vetrine più smaglianti della nuova Cina che si presenta al mondo, in questi giorni, leggo che è stata appena testata una nuova linea di Maglev a levitazione magnetica che viaggia a 650 km/h, figuriamoci. 

Davanti al museo

Quello di questa notte dove trascorreremo le prossime undici ore, è invece un normale treno, possiamo dire di quelli di un tempo, che tuttavia si presenta ben tenuto e sul quale non sembra faticoso viaggiare. Prese a modello evidentemente, come ho detto, le ferrovie sovietiche, ogni vagone ha un suo addetto responsabile, che si incarica di controllare che tutto sia in ordine ed al quale ci si deve rivolgere in caso di bisogno, disposto anche, se gentile, ad avvisarti quando la tua stazione è vicina o ad aiutarti con la valigia. C'è poi ovviamente uno (o più) capitreno che vanno avanti e indietro a sorvegliare, nonché un gruppetto di agenti di polizia ferroviaria che controllano tutto (e in particolare i nostri passaporti, ma più che altro mi sembra per mera curiosità, lo straniero è merce rara e mi sembra che la grandissima preoccupazione sia che non si abbia una cattiva immagine della Cina, per la serie, attenzione soprattutto non facciamo brutta figura, in ogni caso spesso si fermano tentando se possono, di comunicare). C'è da dire che qui nel Xinjiang, provincia autonoma e turbolenta, o comunque giudicata tale, l'attenzione dedicata alla sicurezza è assolutamente maggiore che dalle altre parti del paese, tuttavia, non hai mai la sensazione di una situazione oppressiva, per lo meno alla superficie. Comunque, i vicini viaggiatori degli altri compartimenti sono molto discreti e appena è diventato scuro, tutti si sono rintanati nelle loro cuccette, avvolgendosi nel lenzuolo di ordinanza. 

Parco eolico

Qualcuno si è aggirato per un po' alla ricerca di prese per ricaricare i telefonini, è poi col buio è calato il silenzio. Al mattino le toilette erano ragionevolmente pulite, mentre la luce dell'alba illuminava il paesaggio severo del deserto, colorando la terra di un giallognolo ocra, che via via diventava più chiaro, mentre i piccoli monticelli di terra sabbiosa coronati per lo più da un ciuffo di erba dura e coriacea, si alternano con una tale regolarità, da farli quasi apparire come artificiali. Lontanissime, catene di montagne che la distanza fa apparire come basse e minimali, segnano l'orizzonte. Poi d'improvviso appare il segno che ti fa identificare questa terra come uno spazio diverso da quelli cui sei abituato. Si allinea infatti ad assoluta perdita d'occhio, una selva infinita di pale eoliche, alte ognuna una trentina di metri, che ruotano lente ma implacabili, come se in quel luogo sperduto fossero state impiantate da secoli e secoli. Sembrano finire al limitare del margine di quelle che appaiono come lievi colline e invece non appena superi l'asperità che ti impediva la vista, eccole proseguire ancora e ancora come se quello fosse l'unico paesaggio possibile di quella terra, per ore continue. L'unica pausa in questa sterminata fabbrica di energia, la vedi di tanto in tanto quando la superficie piatta del deserto, viene completamente ricoperta da altrettanti ettari di pannelli solari rivolti a sud per intercettare al meglio quei raggi che un tempo erano solamente sofferenza per le rade carovane e adesso sono invece preziosa fonte di quella energia di cui l'uomo ed i suoi bisogni, non sono mai sazi abbastanza. 

Urumqi

Certo qui nel deserto non ci sono problemi né di consumo di territorio agricolo, né di turbativa del paesaggio ed in ogni caso non credo che se ci fossero, verrebbero molto presi in considerazione dai decisori dei programmi quinquennali. Come sappiamo, qui si decide e e poi le cose si fanno e basta. Intanto le 9 si avvicinano. La nostra capovagone passa ad avvertire che la stazione si avvicina e noi ubbidienti spostiamo le valigie vicino alla passerella di uscita. Il treno si ferma davanti al numero che segnala il nostro vagone, che si ferma alle 9 esatte, come previsto, non un minuto di più non uno di meno. La colossale stazione di Urumqi (o Wulumuqi, come si chiama in cinese) ci accoglie con le sue faraoniche dimensioni, ricordandoci che siamo sempre in una città di quasi 5 milioni di abitanti, che l'affluenza continua di cinesi, invogliati a trasferirsi qui, fa crescere in continuazione. La città nei secoli precedenti, non aveva una particolare rilevanza, se paragonata ai centri più noti ed importanti della via della seta, ma era solamente una delle tante piccole oasi affacciate sulla alternanza di dune che circondano la depressione della Zungaria. Probabilmente proprio per questa sua mancanza di importanza storica è stata scelta dal regime per farla crescere, scevra da pretese di tradizioni passate, fino a farla diventare capitale della regione del Xinjiang ed allo stesso tempo la più grande città dell'Asia centrale ed assieme la più remota da qualunque mare del mondo. 

Il museo
Considerate, tanto per avere un termine di paragone che il Xinjiang conta 1,6 milioni di kmq, pari ad un sesto dell'intera Cina, attribuendosi quindi una importanza territoriale assolutamente rilevante. La città si trova infatti ad oltre 2500 km dall'oceano Indiano. Allo stesso tempo sta prendendo sempre maggiore rilevanza come cuore commerciale dei traffici cinesi verso l'Europa ed il resto dell'Asia, di qui infatti passa la famosa nazionale 312 che arrivando da Shanghai, che forma quindi uno snodo fondamentale del lunghissimo collegamento tra l'Atlantico e il Pacifico e a sud con l'Indiano. Insomma uno dei poli del commercio mondiale, che probabilmente, o quantomeno così si ritiene, visto lo sviluppo che si sta dando anche allo sviluppo ferroviario e stradale verso il confine. Dal treno, si vede infatti nitidamente il nastro nero dell'autostrada a sei corsie, completamente deserta o con qualche raro camion che la percorre (per adesso) e che si perde nel nulla verso le montagne. Io venni ad Urumqi circa 20 anni fa per un progetto di imbottigliamento di acque minerali, poi sfumato, e il mio ricordo era di una città in pieno sviluppo, ma che non era neppure la metà di quella che vedo oggi. 

Il centro dove sta il nostro albergo, è una selva di grattacieli i cui quartieri sono ripartiti da colossali sopraelevate da sei o più corsie che traversano la città in ogni direzione, facendone apparire la parte sottostante come un sottobosco di una di quelle città del futuro che si disegnano nei film di fantascienza, popolata di traffico, di negozi e di insegne luminose. Ma non vogliamo  perdere tempo e visto che le camere non sono disponibili fino alle 14, ci dirigiamo subito verso il modernissimo museo regionale del Xinjiang, reputato come uno dei più importanti del paese e rinnovato completamente nel 2005. Forse anche perché è domenica, c'è un sacco di gente e non è facile vedere il materiale esposto, su 40.000 oggetti ce ne sono oltre 300 classificati come pezzi nazionali di primo grado. Comunque a parte la carenza illustrativa in inglese di cui però vi ho già detto, la parte più notevole è quella dedicata alle mummie ritrovate nella valle del Tarim, tra le quali la più nota è la cosiddetta Bellezza di Loulan, una fanciulla perfettamente conservata, come del resto gli altri corpi, che presentano caratteriste caucasiche completamente estranee alle popolazioni mongoliche di queste aree, di cui avevo molto sentito parlare e che testimoniano come questa via commerciale anche nell'antichità si svolgessero grandi movimenti di popolazioni. 

Statuetta funebre Tang

La figura della giovane avvolta in tessuti funebri, è assolutamente conturbante  con una grande chioma di capelli chiari appena nascosti da un cappuccio a cono. Appare come appena addormentata, serena ed inconscia del suo sonno che dura ininterrotto da 3800 anni e del mistero che la circonda. Straordinari anche i frammenti di tessuti perfettamente conservati, sete  che ancora conservano disegni di incredibile raffinatezza. Anche una bella statuetta del III sec. a. C. raffigurante un soldato greco-battriano, racconta queste storie lontane che hanno percorso questi crocevia del mondo così importanti nel nostro lontano passato. Se ci capitate godetevi questi pezzi davvero importanti e non lasciatevi fuorviare dal racconto della cultura cinese finalmente intervenuta in queste terre per portarvi la serena tranquillità ed armonizzare le selvagge tribù che popolavano il territorio pascolando capre e cammelli, che si stendono implacabili sulle pareti esplicative, le sole disponibili anche in inglese. Qui sulle rive del deserto del Lop, tra giganteschi laghi salati e oasi fiorenti, fiorivano civiltà avanzate ed imperi potenti ed estesi, le genti si spostavano per migliaia di chilometri e lungo questi flussi di linfa vitale scorrevano idee, filosofia, scienze, poesia e religioni e possiamo dire senza ombra di errore che tutta l'Asia centrale è stata per millenni un fulcro di civiltà decisamente importante nella storia del mondo.

Street food al gran bazar

  

SURVIVAL KIT

Parco del popolo

Urumqi - E' la capitale del Xinjiang, città moderna e in via di costante crescita. Punto di passaggio obbligatorio per visitare questa regione e anche per proseguire verso la Cina centrale. Da vedere: Il Museo Regionale con le famose mummie del Tarim, i bei parchi cittadini come quello di Hong Shan con un bel tempio sulla cima da cui si ha un bel panorama cittadino, e il parco del popolo, grandissimo e molto verde. L'attrazione principale è il gran Bazar, diventato un grande quartiere di divertimenti che accanto alla parte commerciale ha una serie di attrazioni di spettacolo e turistiche assieme ad un grande  spazio dedicato allo street food molto decorativo e fotogenico. Questo spazio ospita anche il grande minareto di Erdaoqiao, uno dei punti più noti della città. La città ha anche un notevole giardino botanico e la più grande mosche Hui del paese. Fuori della città l'escursione più gettonata è al grande lago Tianchi e le montagne del Tienshan e il ghiacciaio del Bogda che varrebbero un viaggio a parte.

tessuto tombale


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