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Sala del tempio - Ta'er - Xining - Cina - giugno 2025 |
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Uno dei templi |
Oggi il programma prevede la visita alla città templare di Ta'er, che è costituita da una serie di templi buddisti tibetani che sorgono a circa 25 km dalla città. Così sveglia presto e andiamo di volata a prendere l'autobus che porta a Lusha'er, la cittadina vicino al complesso templare. L'autobus è quasi vuoto e passiamo così circa un'ora attraverso le immense periferie di Xining che salgono verso le colline, attraversando anche una zona di capannoni che potremmo identificare come industriale. Poi alla nostra fermata, ci troviamo in un'area prettamente islamica, testimonianza del crogiolo di culture che vive in questa parte del paese. Un taxi ci fa compiere l'ultimo tratto per arrivare al Kumbum, noto anche come il tempio delle 100.000 statue dei leoni ruggenti, la cui zona di ingresso è quasi al centro di una valletta tra tre colline, i cui vari rilievi sono sormontati da chorten, le cui bandiere di preghiera sventolano spinte da una leggera brezza che arriva da nord. Questo è un punto di grande importanza per i pellegrinaggi del popolo tibetano, che converge qui da ogni parte, quasi in ogni momento dell'anno, in particolare durante le festività. La città era anche una delle porte di accesso al Tibet centrale, arrivando da nord lungo la via della seta.
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Tsongkhapa |
Molti esploratori europei tentarono l'accesso a quel mondo dimenticato attraverso questa valle, come Alexandra David-Neel che vi soggiornò dal 1918 al 1921, assistendo alla festa annuale della esposizione delle statue di burro, quando il monastero ospitava più di 3800 monaci e poi Huc, Peillot e la fotografa svizzera Ella Mailart con Peter Fleming che esplorarono a lungo questa parte di universo. Insomma uno snodo nel mondo delle esplorazioni che illustra come pochi altri la cultura tibetana. Questa rimane tuttavia un'area considerata remota e ci troverete pochi turisti locali, men che mai occidentali. La maggior parte dei visitatori sono qui per motivi prettamente religiosi, soprattutto per compiere un pellegrinaggio nei luoghi dove nacque il famoso monaco Tsangkhapa, il fondatore della setta dei cappelli gialli Gelup ka, quella che in pratica ha assunto il predominio assoluto sulle altre dopo lotte secolari, anche sanguinose (ricordatevi sempre che in ogni religione c'è sempre una motivazione di potere e di grano, eheheheh che malalingua, per cui eliminare le altre linee di pensiero, tacciandole come eretiche, è fondamentale per ottenere il predominio con qualunque mezzo, di norma sempre cruento).
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Gli 8 chorten |
E' la linea che oggi esprime il Dalai Lama, che tra le altre cose, ha studiato proprio in questo monastero e che tuttavia non volendosi assoggettare ai dettami del governo cinese, vive in esilio in India. Nella grande piazza di accesso al complesso templare sono allineati gli otto grandi chorten, gli stupa propri della religione tibetana, alti sei metri e costruiti nel 1700, attorno ai quali si assiepano i fedeli prima di cominciare le visite. Per la verità lungo il muro che circonda la parte centrale del complesso lungo circa 3 chilometri, bisognerebbe compiere, naturalmente in senso orario, la prima Kora del pellegrinaggio, il cammino di circumambulazione che si effettua attorno ad un luogo o anche semplicemente ad un oggetto sacro, per accumulare meriti, purificare il karma negativo e connettersi alla propria spiritualità interiore. In soldoni, significa acquisire meriti attraverso la preghiera, cosa che è uno dei punti chiave del buddismo tibetano, per cui ci si deve ingegnare in qualche modo per dirne il più possibile, anche se non ho idea di quante ce ne vogliano per acquisire lo status minimo della salvezza. Sembra però che il concetto base sia che vale un po' tutto, quindi va bene pronunciarle, come si fa nelle altre religioni, ma anche facendo ruotare allo stesso tempo i cosiddetti mulini preghiera, che ne contengono una scritta sulla superficie che ruotando si dice da sola.
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Mulini di preghiera |
Questi possono essere piccoli, per così dire da passeggio, che si fanno roteare mentre si cammina, o una infinita serie a muro, disposti attorno ad un tempio, che si fanno ruotare appunto eseguendo la kora, oppure molto grandi, che contengono all'interno una gran numero di preghiere scritte che voi con una sola rotazione, direte d'un sol colpo. Infine ci sono le bandiere con la preghiera scritta sopra che, se disposta in un luogo ventoso, come un passo o una altura, continuerà ad essere pronunciata dal vento che la porterà direttamente in cielo. Insomma i modi sono molti e non vi paia blasfemia, questa mia semplificazione esplicativa, lungi da me la volontà di mancare di rispetto, ma è perché si possano capire più facilmente le cose che i pellegrini fanno in continuazione in queste località di pellegrinaggio e che possono sembrare strane da interpretare per chi non le conosce. Un altro modo è quello di compiere un percorso, ad esempio per raggiungere il tempio in cima alla collina od effettuare una kora attorno al perimetro di un tempio, misurando il percorso attraverso una serie di inchini in cui ci si butta a terra, rialzandosi ogni volta ed una volta in piedi, riposizionarsi nel punto dove sono arrivate le mani in avanti e ributtarsi a terra, per avanzare così di un paio di metri alla volta. Ci inoltriamo allora all'interno della città passando da un tempio all'altro, tutti affollati di fedeli senza far caso a tutte le manifestazioni di religiosità che ci accadono attorno.
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Le sculture di burro |
Gli edifici sono di diverso tipo, ci sono templi di varie dimensioni con le statue dei vari Buddha, ci sono grandi sale di preghiera, dove i monaci si radunano ogni giorno, ci sono biblioteche che ospitano centinaia di libri sacri, costituiti da fogli sovrapposti vergati a mano o stampati pagina per pagina con appositi stampi di legno e contenuti in copertine di preziosi legni istoriati, ci sono le scuole per gli aspiranti monaci e le abitazioni degli stessi, insomma una città vera e propria che però conserva al suo interno una serie di tesori antichi e preziosi. I tre punti di orgoglio di questo monastero, dette le tre meraviglie dell'arte sono: le celebri sculture di burro dette Torma, per le quali si celebrano importanti festival, i dipinti murali, vere opere d'arte che illustrano le storie della vita di Buddha e dei monaci più celebri e le Thangka, arazzi di seta dipinta con le figure delle divinità del pantheon del buddismo tibetano, che sono incorniciate in una serie di stoffe damascate e coperte da un drappo, per essere rivelate durante le cerimonie. Di queste c'è qui una celebre scuola e alle pareti all'interno dei vari templi, si può ammirare una vera e propria esposizione di queste opere d'arte di fattura magistrale. Le più antiche hanno acquisito una sorta di patina scura dovuta al fumo delle lampade a burro che le rendono ancora più affascinanti.
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Tempio delle tegole d'oro |
Noi passiamo da un tempio all'altro introducendoci nei vari ambienti quasi di soppiatto, un po' sentendoci quasi dei disturbatori di questi ambienti religiosi, frequentati quasi solo da devoti in preghiera, ma poi, visti anche gli sguardi di simpatia con i quali monaci (pochi) e fedeli ti lanciano, ci lasciamo andare, fermandoci ad ammirare gli ambienti, le opere d'arte e la gente che ci si aggira. Bisogna dire che ogni ambiente è così affollato di statue, figure murali, oggetti evidentemente sacri, dalle campanelle agli altri che compaiono nelle mani dei monaci e poi addobbi di sete coloratissime e pendagli variopinti che calano dall'alto come cortine di un boccascena così ricco da far girare la testa, che non sai più dove guardare. Il tutto naturalmente è molto fotogenico, non foss'altro che per i colori rutilanti che avvolgono ogni superficie, ma dappertutto ci sono cartelli che severamente impongono di non fotografare. In realtà dopo un poco, comprendiamo che il divieto non è poi così draconiano e naturalmente lo interpretiamo come un avviso di usare almeno una certa discrezione. Entro in una grande sala la cui parte centrale è alta tre piani, in fondo si alza una grande statua dorata del Buddha, in mezzo tra le colonne una serie di panche foderate di velluti rossi dove sono disposti in ordine gli stalli dove i monaci siedono in fila.
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Sala di preghiera |
Ad un tratto, al comando del monaco anziano al centro della sala, parte la preghiera, pronunciata con voce profondissima e quasi gutturale, subito seguita da tutti gli altri, che via via sfogliano le pagine dei libri sacri aperti davanti a loro. Nelle file in fondo qualche monaco più giovane pare distrarsi; uno, un po' nascosto, estrae dalle pieghe della tonaca rosso mattone un telefonino, ma poi il birbo lo fa sparire rapidamente, come uno scolaretto discolo. Nell'insieme, aiutata dalla sonorità dell'ambiente, si ha una fortissima sensazione di mistero e di sacralità. Qualcuno calza il classico berretto giallo proprio della congregazione, ma la maggior parte espone la testa rasata. Si può salire al piano superiore un po' per ammirare la parte superiore della statua da vicino, un po' per rimanere ad ascoltare il mormorio della preghiera che sale verso l'alto come un rantolo profondo. Le pareti di legno sono rosso fuoco, i paramenti di stoffa le ricoprono ancora di mille colori, fiocchi di stoffa pendono dalle maniglie, ogni spazio ospita statuette, altarini carichi di offerte, frutta, biglietti di banca di piccolo o piccolissimo taglio e ancora bellissime thangke con figure sacre, ecco qui riconosco la Tara bianca, là quella verde, poi un bel Milarepa con la mano sull'orecchio che ti ascolta e un Mahakhala dalle molte braccia e il viso rosso fuoco che lancia maledizioni verso i reprobi. Su un grande affresco ecco comparire il mondo nella sua complessità e poi l'inferno e il paradiso per i meritevoli o per lo meno la loro versione buddista.
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Preghiere |
Volendo puoi passare ore a guardarti intorno, cullato dal salmodiare che viene dalle profondità dell'edificio. Sulla porta del tempio nel grande vestibolo, una schiera di donne si getta ritmicamente a terra su lunghi assi messi obliquamente, strisciando in avanti per allungarsi a terra, completamente prone, facendo scivolare le mani su appositi paramani in legno calzati sui palmi, per non farsi male e contemporaneamente per accelerare il ritmo, in modo da eseguire il maggior numero di inchini possibile. Ci sorridono, mentre i loro bambini, giocano intorno. Arriviamo al grande tempio delle Tegole dorate, in pratica con tutta la cupola esterna ricoperta di oro, uno dei punti preziosi dove più si accalcano i fedeli, compiendo l'intera kora all'esterno. Poi rimaniamo a lungo ad ammirare l'esposizione delle sculture di burro, che si elevano in una grande sala, lungo le pareti. Un profluvio di colori, un caleidoscopio di tinte che si spargono a raggiera tutto intorno, quasi rischiarando l'ambiente di luce. Evidentemente sono quelle più belle e meritevoli di essere viste, provenienti forse dall'ultimo festival e bisogna dire che sono di una complessità eccezionale, quasi da metterti in dubbio circa il materiale con il quale sono costruite. C'è anche una zona dove viene distribuito cibo a chi lo richiede; questa è un'altra consuetudine di quasi tutte le religioni orientali, nelle quali, si cerca quantomeno di soddisfare i bisogni primari del pellegrino. Usciamo piuttosto provati, le tre ore previste sono passate quasi senza che ce ne accorgessimo, ma abbiamo il fiato decisamente corto, ma credo proprio che sia un problema di altitudine e non di emozione religiosa.
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Distribuzione del cibo |
SURVIVAL KIT
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Biblioteca |
Hotel Ni Hao - Building 4, n.26, Jianguo Road, Chengdong district- Xining - Vicino alla stazione, con solite caratteristiche. AC, TV, free wifi, letti king, molto pulito, camere spaziose, personale al solito lento ma gentilissimo. Doppia 220 Y senza colazione.
Tempio Ta'er - E' uno dei cosiddetti Kumbum o lamaseria di scuola Gelup ka, dei berretti gialli, dove nacque il fondatore della setta Tsongkhapa. Costruito dal 1500 in poi oggi conta migliaia di costruzioni tra templi, abitazioni di monaci, stupa, scuole e altro su un area di più di 240 ettari, che occupa circa tre colline circostanti, rendendolo uno dei più grandi templi di buddismo tibetano esistenti. Qui vivono circa 800 monaci. Quattro volte l'anno si svolgono cerimonie con le maschere Cham. Visita un po' faticosa per gli spazi e le scale da percorrere ad una quota piuttosto elevata, quasi a 3000 metri. Calcolate almeno 3 ore per vedere le cose più importanti. Situato a circa 25 km da Xining, ci si arriva con l'autobus n.9 in un'oretta circa.
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Cappelli gialli
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Monaci |
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