mercoledì 6 agosto 2025

Seta 16 - Dunhuang ai margini del deserto

Dunhuang by night - Gansu - Cina - giugno 2025 - (foto T. Sofi)
 

Donna uigura
Stamattina si fa colazione presto per andare al treno che parte alle 9:30, se non sbaglio. Comunque sbrighiamo le pratiche piuttosto velocemente, solo il controllo dei nostri passaporti, essendo stranieri deve essere fatto da un'addetto manualmente e non come per i cinesi in automatico, cosa che rende la cosa più spedita. Comunque dato che siamo pochi, alla fine tutto si sbriga in fretta e arriviamo a prendere il nostro treno senza difficoltà. Inoltre bisogna dire che gli addetti sono davvero molto gentili, sia che si tratti del responsabile del vagone, in questo caso una cinesina, molto minuta ma disponibilissima, oppure di un poliziotto, ce n'è sempre un drappello sul treno stesso, evidentemente non si sa mai, che ti danno una mano a caricare la valigia, visto che l'anziano mostra una certa difficoltà a trascinare pesi. Questa volta ne abbiamo per circa 6 ore attraverso un bel paesaggio di montagne e di valli deserte, visto che siamo sempre nel collegamento tra i deserti del Taklamakan e del Gobi. Abbiamo definitivamente lasciato il Xinjiang e stiamo entrando nella provincia del Gansu, luogo giudicato piuttosto remoto per i giri turistici cinesi, ma che è anche l'unica via da percorrere per traversare la Cina settentrionale in treno. Siamo evidentemente il centro di attrazione per il convoglio, perché con le scuse più varie, dal controllo passaporti al voler sapere quale è la nostra stazione di arrivo, che tra l'altro è ovviamente già segnata nell'elenco in possesso del capotreno, arrivano via via tutti, dagli addetti del vagone ai poliziotti, a chiederci, dove vogliamo andare, come mai non abbiamo guide cinesi con noi, se ci piace la Cina e così via. 

Donna Uigura (i tempi cambiano)

In effetti c'è un certo stupore ad incontrare stranieri non orientali in questa zona della Cina, evidentemente non è cosa così consueta. Anche i nostri vicini, ci fanno molte domande, specialmente sulla motivazione che ci ha spinto a visitare questa parte del paese. Il mio vicino è molto gentile e spiaccica anche qualche parola di inglese. Vuol sapere la mia età, ma non fa commenti di sorta. I giovani dei sedili vicini poi offrono cibarie, che nel frattempo tutti hanno estratto dagli zaini, visto che non è ancora passato nessuno a vendere viveri di sostentamento, come ci aspettavamo, Noi abbiamo solo un po' di frutta avanzata dalle scorte precedenti, ma cerchiamo di non approfittare della gentilezza dei nostri compagni di viaggio. Il paesaggio è molto più vario ed interessante di quello delle precedenti tratte ed il tempo passa piuttosto in fretta, così prima delle 4 siamo a Liu Yu An, la nostra stazione di arrivo, visto che non c'era un treno diretto per Dunhuang, che sarebbe poi la nostra destinazione effettiva, che però è distante ancora più di 100 km. In effetti la stazione, piuttosto vecchiotta e malandata è un vero e proprio avamposto nel deserto dall'apparenza del tutto abbandonata, infatti scendiamo solamente noi, sotto l'occhio vigile della capovagone che è venuta a controllare che non ci perdessimo la fermata. Usciamo come si dice nel sole e andiamo alla ricerca di un mezzo per raggiungere la città. 

Alla stazione


Ci sono dei pulmini fuori nel grande parcheggio, in attesa, evidentemente questo è un usuale servizio richiesto, visto che DunHuang è la città principale della zona. Infatti ci prende in carico un tizio che per la verità non ci sembra molto sveglio, ma che pare abbia capito quale sia la nostra meta. Però, dopo aver rapidamente raggiunto quello che appare come un semplice paesotto sulla strada, comincia ad aggirarsi qua e là, fermandosi in diversi punti, a volte compra qualche cosa, altre carica masserizie, nel bagagliaio, infine sembra cercare qualcuno da prendere a bordo. Probabilmente cerca altri passeggeri per partire a pieno carico, visto che il pulmino è grande e ci sono ancora diversi posti vuoti, ma, mancando completamente una qualsiasi lingua comune non riusciamo a capire cosa stia succedendo. Intanto il tempo passa e nonostante gli ripetiamo più volte la nostra meta, compitandone per bene le sillabe, lui continua a fare segni vaghi, come per dirci di stare tranquilli e poi scappa a fare le sue cose, lasciandoci in ambasce. Alla fine carica ancora un paio di signore, poi sembra che abbia finito di farsi gli affari suoi e partiamo decisi. Prendiamo allora una specie di autostrada nuova di zecca in mezzo alle dune di un deserto cupo e misterioso. Il mezzo scorre veloce e noi ci lasciamo andare allo scorrere degli eventi, alla fine da qualche parte arriveremo. In effetti in capo ad una oretta e mezza arriviamo ad una città, preannunciata da una serie di coltivazioni di mais e di orti. 

Sala d'attesa

E' finalmente Dunhuang, che poi in effetti significherebbe il "faro scintillante" visto che era uno dei capolinea della via della seta. Possiamo davvero immaginarci che tale apparisse ai viandanti che ne vedevano apparire le porte al termine della traversata del terribile deserto. La città però è piccolina, meno di 200.000 abitanti, ma nel passato aveva una posizione estremamente importante nel nostro percorso mercantile, essendo situata in uno degli incroci di etnie e di culture più significative per questa parte di mondo. Qui c'era in effetti, il punto finale in cui i viaggiatori che andavano verso occidente si trovavano al bivio, dove scegliere se aggirare il gran deserto del Taklamakan per dirigersi verso sud e quindi poi verso l'India o se piegare definitivamente a nord per prendere la via dell'Asia centrale. In effetti per i viaggiatori che arrivavano alle due porte della città significava aver superato sani e salvi una delle barriere più insidiose e difficili del percorso, lasciandosi alle spalle una via cosparsa di ossa calcinate di bestie e di uomini sfortunati che nel viaggio avevano lasciato la vita. A Dunhuang, i monaci buddisti avevano scavato una serie di grotte che ne facevano uno dei più importanti e conosciuti centri religiosi e tra le imponenti ultime dune del deserto si trovava il lago di Yueyaquan con la sua celebre forma di mezzaluna a cui tutti i viandanti miravano arrivare salvi in cerca di acqua. 

Sfatti nel pulmino

Proprio qui c'era l'ultimo baluardo della muraglia, l'opera titanica che le dinastie cinesi avevano prolungato per tentare di tenere lontano a nord le terrorizzanti orde mongole sempre desiderose di invadere i fertili territori del sud per razziarne le ricchezze. Accidenti mi direte voi, ma allora, se era così importante questa opera titanica di difesa, come mai Marco Polo non ne parla affatto, che sia vero allora che da queste parti non c'era mai stato e si era inventato tutto? Ma accidenti, fermatevi un momento a pensare. Quando il nostro Veneziano è arrivato laggiù, in Cina regnava ormai quella dinastia Yuan, creata proprio dai Mongoli di Kubilai Khan che della Muraglia se ne erano stropicciati allegramente, superandola senza problemi, invadendo il paese e rendendola in pratica inutile a tutti gli effetti, come è sempre successo a tutte le titaniche opere di difesa, create con grande dispendio di fatiche e di mezzi e poi mai utilizzate, cosicché all'arrivo di Marco, di questa opera si era già completamente persa memoria da quasi un secolo, era caduta in disuso, non rappresentando neppure un confine e ovviamente non più una barriera e rimanendo, in frammenti qua e là come uno dei tanti forti e castelli che vengono via via citati nell'opera. Abbastanza semplice da capire, non vi sembra? Ma a noi questo al momento non interessa molto, impegnati come siamo a cercare il nostro albergo che nonostante abbiamo in mano il nostro bell'indirizzo accluso alla prenotazione sembra di difficile intendimento per il nostro prode autista che continua ad aggirarsi per il centro della città. Ma alla fine come vuolsi a Dio, avrebbe detto il nostro Marco, eccoci arrivati alla meta, dove sbarchiamo bagagli e corpi sfatti in attesa di lanciarci nuovamente per andare ad esplorare la città.

Street food a Dunhuang

SURVIVAL KIT

Tien He Wan Hotel

 Tien He Wan Hotel - 512 Guangyuan road - Shazhou - Dun huang - Buon 3 stelle centrale, sul solito standard, camere ampie, pulite, bagno nuovo e ben dotato, TV grande, AC, free wifi in camera, personale molto gentile. Doppia con 2 letti queen, sui 250 Y senza colazione.

Dunhuang -  Città ai margini del deserto, che ospita diverse cose importanti da vedere. Tra queste le grotte di Mo Gao tra le più famose della Cina, patrimonio Unesco. Poi ci sono le cosiddette Dune cantanti delle Mingshan mountains con il lago di Yueyaquan, il Museo della città, il famoso mercato notturno. 


Grotte di Mo gao


Una fenice
Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche  interessare:







Nessun commento:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 121 (a seconda dei calcoli) su 250!