sabato 15 novembre 2025

Seta 51 - Nella Gher


 

Accampamento di gher
La gher è la base di tutto quanto nella Mongolia ed è anche quanto serve per capire un poco di questo strano paese semidesertico, pensate che è quello meno densamente popolato del mondo, tre milioni di abitanti su 1,5 mln di km2! Figuratevi un po'. Da perdersi in questa steppa infinita e nel Gobi, il deserto gelido ed inospitale che ne occupa la parte meridionale. Un clima terrificante che parla di -30° C per il lungo inverno, quando il paese è interamente coperto di neve a cui succede una brevissima e torrida estate con piogge durante le quali il paese diventa una grande pozza di fango, per una media annuale di 0°C e una altitudine media di 1000 m. Pensate un po' a cosa riesce ad adattarsi l'uomo, sopravvivere in un territorio così ostile, dove non si può praticare altro che una povera agricoltura di sussistenza, campando solo grazie all'allevamento. Si tratta quindi di una cultura nomade, praticata ancora oggi da oltre il 30% della popolazione, alla continua ricerca di pascoli con i quali alimentare le mandrie e le greggi, fatte di razze particolarmente resistenti ed adattabili. Questa necessità costringe dunque questa gente a transumanze annuali, nelle montagne in estate quando la temperatura degli altipiani bruciano l'erba, in cerca continua di pascoli freschi ed alla discesa dalle alte valli in inverno, per proteggere gli armenti dalle temperature estreme e dalla mancanza di cibo che le decima, riducendo così anche del tutto l'unica ricchezza e fonte di sostentamento. 

L'interno

Per questo motivo l'abitazione più logica è la tenda, cioè una forma di protezione provvisoria, smontabile facilmente e spostabile nello spazio, che tuttavia non può essere un banale telo se pur pesante, ma quanto più possibile una vera e propria abitazione calda e che possa riparare dai rigori invernale. Ecco allora che nei millenni è stata perfezionata la Gher (che nel resto dell'Asia Centrale turcomanna, viene chiamata anche Yurta), la soluzione perfetta che comprende tutte queste caratteristiche. Rotonda con un diametro di circa una decina di metri, è composta da un traliccio di lunghi bastoni di legno duro che ne completano il tetto a raggiera lasciando sulla cima una piccola apertura che consenta la fuoriuscita del fumo. L'ambiente viene poi ricoperto completamente da spessi feltri, ottenuti dalla lavorazione e battitura delle lane ovine, che formano una buona coibentazione e una altrettanto ottima impermeabilizzazione. Oggi in massima parte questa copertura è stata sostituita da teloni impermeabilizzati e ulteriormente ricoperti da un rivestimento di plastica, i tempi cambiano  e la tecnologia avanza. L'interno era un tempo foderato completamente da meravigliosi e variopinti tappeti, che ricoprivano anche il pavimento. Un bel tappeto appeso fungeva anche da porta di ingresso. Oggi più tristemente, pareti e impiantito sono rivestiti da tessuto plastico, tipo linoleum, che simula le evidentemente desiderate piastrelle di chi vive in case stabili in muratura nelle città. 

Steppa

La Gher si smonta  in un giorno e si carica sul carro di famiglia. assieme a tutte le altre masserizie di proprietà ed è pronta per essere trasportata anche a mille chilometri di distanza e rimessa in piedi velocemente. Così quando percorrete la terra mongola, siano le steppe aride del nord del Gobi, sia i pascoli più ricchi risalendo verso settentrione, in ogni valletta verdeggiante sul fondo della quale scorrono i meandri tortuosi di un fiumiciattolo primaverile, vedrete, già da molto lontano una serie di puntini bianchi, che si ingrandiranno a poco a  poco, men mano che la pista vi porterà più vicino, fino a mostrarne la loro natura di grandi cilindri tozzi, dalla copertura bombata, che allineano la loro candida presenza macchiettando lo smeraldo dei pascoli come i pois che un attento designer ha sparso su una pezza di stoffa di cui non vedi al fine. Le mandrie sono lontane a brucare voracemente l'erba più tenera, a fare il pieno e a metter su lardo, che l'inverno arriverà in un attimo violento e terribile come al solito, mentre il loro proprietario cercherà di raggrupparle a bordo della sua moto strombazzante, visto che il cavallo va molto più lentamente e deve anche alimentarsi brucando a sua volta. Ah, se li vedesse Gengis Khan, gli uomini della sua orda che invece di galoppare al contrario, scagliando dardi mortali contro i nemici inseguitori, percorrono le piste degli avi su quegli sferraglianti catorci scoppiettanti di metallo bisunto e puzzolente! 

Con le signore

I tempi cambiano, inutile recriminare. La Gher, la vostra Gher, sarà così anche per voi rifugio e riparo definitivo, ostello e casa dove sostare, o perché no, vivere se per caso vorrete fermarvi qui a cercare di assimilare quale possa essere, fuor di esotismo e poesia, la vita vera e reale di un nomade, che possiamo senza tema di esagerare, definire estrema, andando un paio di volte al giorno al fiume a riempire secchi di acqua, a lavarvi all'aperto ai pochi gradi che vi concederà il pallido sole del mattino, a mangiare quello che offre il bestiame, latte sotto forma di yogurt e altri derivati e carne e grasso naturalmente per poter poi resistere al lungo inverno, come la protagonista del libro di cui vi ho parlato, che in questa terra ha vissuto per un anno intero o anche per il nostro amico Gianluca che qui è arrivato dall'Italia addirittura in bicicletta comprata da Decathlon, non è per dire, per rimanerci molti mesi per assimilarne il gusto ed il pensiero. E così è la nostra Gher, qui nella periferia di Dalanzadgad, comoda e spaziosa, oltretutto essendo ormai le proprietarie a conoscenza delle pretese dei turisti, anche dotata di lettini, in modo da non costringere gli ospiti a dormire per terra, dove forse per la verità, sarebbe anche più comodo, sdraiati come un tempo, su morbide trapunte. Per la verità in giugno si sta assolutamente benissimo, ma passare interi mesi coperti da pesanti cappottoni imbottiti e dormire semisepolti da spesse coltri, non deve essere così agevole, specialmente per me che al mattino, se non trovo l'acqua tiepida, soffro a lavarmi come un ochino spiumato! 

La parca cena

Le signore sono molto gentili e disponibili, evidentemente è nella loro abitudini anche se noi ormai apparteniamo alla specie dei clienti paganti e non più a quella dei viaggiatori di passaggio, ai quali la tradizione imponeva di dare ospitalità, come una volta, magari lasciando loro anche le mogli come conforto, come racconta Marco Polo. I tempi cambiano e le modalità del bed & breakfast irrompono anche nelle steppe mongole. Così è meglio che anche noi si vada fino in centro a cercare qualche cosa da mettere sotto i denti che non sia solo carne secca e latte fermentato di cavalla. La zona più centrale di Dalanzadgad ha l'aspetto di una cittadina abbastanza moderna con negozi e qualche rado locale ma appena calano le ombre della sera di gente in giro ne circola pochina. Il ristorante dove finiamo è abbastanza moderno ed i piatti di carne e patate forniti sono assolutamente mangiabili, insomma, dopotutto anche qui, sperduti nel nulla, non moriremo di fame. Facciamo anche due passi fuor, ma la temperatura sta scendendo e così poco dopo torniamo velocemente alla nostra Gher che ci aspetta col suo fascino esotico. Certo mi sarebbe piaciuto andare a sentire qualche cantore di musica tradizionale, ma tutti fanno orecchie da mercante ai miei desiderata e le trifonie mongole rimarranno così nella sporta degli spettacoli irrealizzati. 

Lucetta improvvisamente arricchita

La notte passa velocemente anche perché dopo tutte le ore trascorse sul pulmino, di stare sdraiati ce n'è bisogno. Ma il mattino arriva in fretta, sulle ali dell'aquila e riusciamo anche a sistemarci abbastanza rapidamente, visto che il serbatoio sopra il lavandino è ancora pieno e non fa poi così freddo. Anche la latrina in fondo al cortile non è scomoda e mi riporta a ricordi di infanzia quando, in campagna nella casa dei nonni, il casotto era in mezzo all'orto e io avevo ogni volta, il terrore di cadere nel largo buco tra le assi di legno, che nascondeva in basso la marea scura e maleodorante. A questo punto bisogna mettersi in marcia, salutiamo le signore che sono venute ad accertarsi che siamo ancora vivi e poi bisognerà andare in città a cambiare soldi in banca, perché qui, al contrario che in Cina, dove il contante è scomparso e funzionano solo le app dei telefonini per quanto riguarda i pagamenti, devi avere i dindi sonanti, anzi fruscianti, perché con l'inflazione degli ultimi anni che ha galoppato parecchio, circolano solo più bigliettoni con lunghe file di zeri. Noi dovevamo partire prestissimo, visto che siamo in forte ritardo sul programma, ma qui sembra che fare calcoli che considerino tempi e scalette, sia cosa vana e soprattutto inutile, dunque eccoci qui davanti alla banca ad aspettare che apra alle 10, ma dove, temo dovremo fare anche una certa coda. 

Coi mazzi di banconote

Nella realtà apriva alle 9, così quando riusciamo ad entrare, la coda è già maestosa. Arrivati allo sportello, ecco subito saltar fuori un'altra rognosa sorpresa; infatti visto che dovremo pagare in contanti anche la macchina per tutta la settimana, la cifra di cui bisogna rifornirsi è abbastanza corposa, ma la regola mongola prevede che non si possano cambiare più di un milione di Tugruk alla volta, che voi direte, sono mica pochi, ma nella realtà con 1 Euro, di Tugruk ve ne danno più o meno 4000, quindi il suddetto milione corrisponde a malapena a 250 Euro. Così dobbiamo cambiare un milione a testa e alla fine, per finire la estenuante pratica di cambio, tra passaporti, moduli, firme e altre scartoffie, ripetuta per sei volte, finiamo per uscire dalla banca alle 11, alla faccia del partire prestissimo. E siamo stati assai fortunati che, la gentile addetta, avesse i sei milioni in cassa, se no ci toccava aspettare un altro giorno, forse è per questo che nella fila dietro di noi, cominciavano a borbottare, anche con tutta la simpatia che possono avere per gli ospiti stranieri, ma mi sa che qualche pensionato, dovrà ritornare domani per ritirare la desiderata e credo magra pensione! Esausti, ma con una borsata di banconote cadauno (il taglio massimo è da 20.000), tali che non sappiamo più dove nascondercele. prendiamo finalmente la strada per uscire dalla città ed eccoci di nuovo nel nulla.





Pastori
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