martedì 23 settembre 2025

Seta 45 - Le grotte di Yungang

Le grotte di Yungang - Datong - Shanxi, Cina - giugno 2025 - (foto T. Sofi)
 

Il viale di accesso

Ho cercato di fasciarmi il polso il meglio possibile e devo dire che non mi fa neanche troppo male, certo cerco di farci attenzione a non sbattere troppo qua e là, comunque la colazione, sforzandomi un po' naturalmente, sono riuscito a farla. Invece ho lasciato definitivamente a casa la macchina fotografica che è diventata troppo pesante, da tenere con un braccio solo, oltretutto anche quello non ancora completamente a posto, mi aggiusterò col telefonino, poi vedremo. Comunque prendiamo un taxi per andare alle grotte che sono fuori città, che si deve attraversare per intero su una superstrada cittadina sopraelevata enorme che, superato il centro, taglia in due una interminabile fila di quartieri dei consueti palazzoni da 25 piani cadauno, tutti completamente deserti, uno dei monumenti agli errori di programmazione che si fanno quando si vuol prevedere troppo in là. Già perché Datong, come avevamo detto, era e forse è ancora, la città del carbone, che naturalmente il governo ha capito benissimo essere una tecnologia in via di estinzione e quindi ha provveduto a cercare di spostare una serie di nuove attività industriali da queste parti per poter sostituire l'industria carbonifera, preparando quindi tutto quanto sarebbe stato necessario per lanciare la nuova linea, ma evidentemente qualche cosa si è inceppato e la selva dei palazzoni è lì a dimostrarlo, dando la sensazione di uno di quei film su un futuro distopico e inquietante. 

Il tempio Lingyang

Ma noi procediamo veloci verso le grotte visto che anche oggi abbiamo il tempo contato, destino malefico. Raggiunto il sito, veniamo presi dal solito ingorgo che avvolge tutti i luoghi di grande interesse turistico in questo paese. Essendo comunque uno dei monumenti più famosi del paese, la folla è piuttosto abbondante e quindi ci avviamo con pazienza verso la riva del fiume, attraverso un lungo percorso affiancato da una serie di obelischi montati su piccoli elefanti di pietra, fino ad arrivare ad un grande tempio ad un solo piano che è stato costruito recentemente come una sorta di palafitta sul lago prodotto dall'allargamento del fiume. Superato il tempio, arriviamo sul costone della collina sul quale si allineano le oltre 250 grotte che compongono l'insediamento. La folla è diventata strabocchevole e bisogna mettersi in fila per entrare in quelle segnalate come le più belle, seguendo comunque un itinerario preordinato. Bisogna avere pazienza, comunque queste saranno le più straordinarie dell'intero giro ed il fatto che siano arrivate per ultime, sembra quasi fatto apposta. La prendiamo con calma anche se piuttosto premuti dalla folla, ma si viene subito afferrati dalla unicità del posto e procedi, anche se un po' spintonato dalla gente lungo il percorso, col naso all'aria, intento più a goderti la bellezza di quello che ti circonda piuttosto che a maledire il fatto che le cose belle le vogliono vedere tutti e in fondo è anche giusto così, che tutti ne possano godere.

La struttura esterna

Forse è vero che la bellezza salverà il mondo, certo se uno ha voglia di sbattersi per venire fin quaggiù e stare con la testa in su a guardare sculture e grandi statue benedicenti, non ha tempo per odiare il suo vicino e magari tirargli un drone. Lo spettacolo complessivo è davvero straordinario quindi non starò lì a raccontarvi l'elenco delle diverse grotte, tanto le trovate sui vari siti, spiegate meglio di quanto non sappia farvi io. Vorrei soltanto comunicarvi il mio convinto stupore nel poter ammirare una serie monumentale in questa quantità e di questa levatura. Seguiamo l'itinerario indicato e cominciamo ad entrare, incolonnati in una lunga fila, nel gruppo di grotte più complesso che comprende per ognuna, una immensa camera con un grande pilastro quadrato centrale completamente coperto di bellissime statue, colorate e vestite di tutto punto, poi si percorre il corridoio che le circonda quasi abbracciato dalla selva di figure che ti circondano da ogni parte e di ogni dimensione e arrivi ancora davanti alla statua principale che ti sovrasta completamente con le sue immense dimensioni e quasi ti spinge via, mentre invece sono i visitatori seguenti che ti stanno pressando. E poi ancora più avanti, l'altro gruppo di grotte che è costituito da aperture, protette da strutture lignee esterne e di epoca posteriore, che presentano una serie di colonne quasi consumate dalle intemperie a protezione di una sorta di pronao al di là del quale si apre poi la grotta vera e propria con le mille e mille statue in cui ti perdi definitivamente. 

Le grotte Wuhua

Il gruppo dalla 9 alla 13 è detto delle grotte di Wuhua, coloratissime per essere state ritoccate durante il periodo Qing che ospitano alcune delle statue più piccole del complesso, alcune non più alte di un paio di centimetri; ma ecco nella 9, che compare il maestoso ed enorme Buddha nero seduto che domina la grande sala. Oppure ancora la numero 12 con le pareti ricolme delle statue dei musicisti che imbracciano i loro strumenti antichi, ritratti in maniera così realistica da farteli sembrare reali. Le grotte orientali dalla 1 alla 4 sono anche le più grandi, la 3 addirittura larga 50 metri ed alta 25, decisamente maestosa nella quale anche la folla si disperde silenziosa. E ancora come non rimanere attoniti nella grotta 15 con le intere pareti ricoperte da 10.000 statue di Buddha seduti nella stessa iconica posizione. Una ripetitività ipnotica che costringe l'occhio a muoversi senza riconoscere un punto in cui ancorarsi, quasi a costringere la mente ad una successione di mantra senza fine, che la costringa a perdersi ed allontanarsi dai pensieri terreni per spaziare unicamente in un iperuranio lontano dalle preoccupazioni e dagli affanni, compresi i dolori al polso naturalmente, che si è intanto messo a pulsare ritmicamente come a ricordare che è sempre presente, che non bisogna distrarsi, che il mondo va avanti con i suoi problemi e i suoi affanni. 

Panneggi

Infine, eccoci verso la parte finale del percorso, dove ci sono le grandi grotte che danno direttamente sull'esterno quasi a voler mostrare la meraviglia delle grandi statue che guardano il fiume ed oltre, gli occhi perduti nel vuoto, il panneggio perfetto ed elegante, lezione greca arrivata da lontano, assorbita, digerita, fatta propria e riproposta in forma ancor più leziosa ed elegante. Insomma un insieme mirabile di arte e maestosità che non lascia indifferenti, ma coinvolge l'osservatore concedendo emozioni forti, nonostante la moltitudine che scorre come l'acqua del fiume, le cui rive sono seminascoste da verdi canneti che completano un quadro naturalistico affascinante. Anche il tempio Lingyang, dal quale si ripassa obbligatoriamente, che all'ingresso era sembrato piuttosto banale, adesso ti appare come una chiosa elegante e meritevole con le sue sale ampie, le torri ben proporzionate, i dipinti più precisi e moderni. Insomma un complesso templare davvero importante ed imperdibile, davanti al quale non ti risolvi ad andartene dopo una intera mattinata ben spesa, col grande rimpianto di aver dovuto rinunciare all'altra famosa attrazione dei Datong, il cosiddetto tempio sospeso Xuankongsi, scavato nella roccia ad oltre 50 metri dal suolo in una parete rocciosa a strapiombo del monte Heng, una delle cinque montagne sacre della Cina.

Il Buddha nero

Anche questo tempio, come le grotte di Yungang, è stato scavato dai buddisti attorno a 1500 anni fa, addirittura la leggenda vuole che l'opera sia dovuta unicamente ad una sola persona, il religioso Liaoran che cominciò il suo lavoro nel 492 e racchiude però grazie ai lavori successivi, con il classico sincretismo cinese, le simbologie delle tre religioni iconiche del paese, la Confuciana, la Taoista e la Buddista. Un miracolo di equilibrio abbarbicato alla montagna al quale si accede attraverso una serie di esili scalette innalzate su strutture che sembrano fatiscenti, anche se poi in effetti non lo sono, rette da lunghi pali di legno, che portano fino all'interno dove ci sono una quarantina di stanza, con statue e addobbi nelle quali coesistono come vi ho detto le statue dei tre fondatori, nella cosiddetta stanza delle tre religioni. Dispiace perderlo, ma ci sarebbe servito almeno un altro giorno in più e questa è una canzone che praticamente ripetiamo a noi stessi ad ogni tappa del viaggio. Tutto vero, solo che avremmo dovuto computare almeno due mesi per questo viaggio e poi sono certo sarebbe rimasto ancora molto da vedere e a cui giocoforza rinunciare. A questo penso mentre rientriamo sul nostro taxi verso l'hotel e al contrasto tra la gente che ci stringeva da ogni parte alle grotte e al contrasto del deserto quasi assoluto, lungo questo nastro di asfalto larghissimo che taglia in due la città apparentemente senza abitanti. Per fortuna che il dolore al polso contribuisce a tenermi sveglio e a non farmi perdere il paesaggio che mi circonda, ma tanto sarà una semplice distorsione, cose che capitano. 

SURVIVAL KIT

L'ingresso

Grotte di Yungang - (云冈石窟) - Sono le Grotte delle Colline delle nuvole, scavate a partire dal 415 sul fronte meridionale del fiume Wuzhou per circa un chilometro, le prime 200, durante il periodo in cui Datong era la capitale del regno, col nome di Pingcheng e successivamente le altre 52 tra il 460 e il 530, durante la dinastia Wei con l'opera di almeno 40.000 lavoratori. Sono tre gruppi di grotte, suddivise da due canyon naturali, con oltre 51.000 statue. Lo stile rappresenta il punto di congiungimento tra l'arte del Gandara delle prime grotte e quella cinese nelle ultime. Le più interessanti sono la 20 col Buddha seduto di 13,5 m., che presenta chiare influenze ellenistiche, che però riporta i lineamenti dell'imperatore Xiaowen, appartenenti al gruppo delle grotte del monaco Yantao, dalla 16 alla 20. Poi la 9 e la 10 con la storia del Sakyamuni e molti splendidi altorilievi. Infine la 5 e la 6, tra le più tarde con una maggiore eleganza nei panneggi. Sito Unesco dal 2001, sono le grotte religiose più importanti della Cina assieme a quelle di Mogao e di Longmen. Il sito è a circa 16 km dalla città, ingresso 120 Y (anziani gratis). Diversi mezzi pubblici per arrivarci. Diretto dalla stazione il bus 603, ma ci mette circa 1 ora, più comodo il taxi specie se siete in 3 o 4. 

Il tempio sospeso Xuankongsi - Più lontano, una sessantina di chilometri, 2 ore di bus, decisamente più comodo il taxi, ingresso 130 Y. Praticamente impossibile vedere entrambe le cose in un solo giorno. Quindi o si rinuncia o si deve prolungare la visita per un'altra giornata, tenuto conto che ci vuole un certo tempo per salire sulla montagna.

Una grotta

Il Buddha seduto
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25 - A Xining

lunedì 22 settembre 2025

Seta 44 - A Datong

Daton, la città vecchia - Shanxi - Cina - giugno 2025 - (foto T. Sofi)

 

Le mura di Datong
Beh, ormai siamo arrivati fino a Datong e qui possiamo dire che la via della seta era definitivamente arrivata alla sua fine naturale, così come la strada delle grotte buddiste che qui arrivava al suo limite estremo, siamo nel Katai a tutti gli effetti e queste grandi città erano importanti già da 2000 anni, con il loro carico di storia, di commerci e di rilevanza politica. Bisogna considerare anche che siamo nell'estremo nord dello Shianxi, a 40 km dal confine con la Mongolia interna, che geograficamente non sarebbe neppure più Cina, ma quel confine, quello appunto dove passava la Grande muraglia, divide proprio l'antica Cina dal paese dei Nu, gli invasori storici che erano proprio al di là, dispersi nelle sconfinate pianure mongole, pronti, non appena si ravvisava un attimo di debolezza o di distrazione nelle opere o nelle intenzioni difensive imperiali, quando le dinastie cominciavano ad indebolirsi nelle mollezze della decadenza, a farsi avanti per invadere, razziare o perché no, imporsi come nuova dinastia come fecero per quasi due secoli con gli Yuan di Kublai Khan. E noi siamo arrivati fin qui, magari un poco acciaccati, almeno io, per vedere gli ultimi sprazzi di splendore di una cultura millenaria, che oggi sta lasciando spazio a qualcosa forse di ancora più grande. 

Un paese che in meno di 70 anni è passato dai milioni di morti per fame, incapace di produrre il minimo necessario per potersi sfamare a diventare, tra poco, il primo del mondo come produttività e presto anche come innovazione, che noi per decenni abbiamo scioccamente bollato come gente capace solo a copiare. Abbiamo detto infatti che questa è anche la città cinese del carbone, cosa che evidentemente non ha gran buona stampa, visti i problemi di inquinamento, un problema che ultimamente bisogna dire si sta almeno parzialmente risolvendo e lo si nota bene in città, che non presenta certo più le caratteristiche di aria e anche di ambiente che questo primato ben poco ambito comporterebbe. Quindi una città che, oltre ai suoi punti più importanti, le grotte di Yungang e il tempio sospeso del monte Heng, ha un centro storico di tutto rispetto a partire dalle imponenti mura che lo circondano per oltre 6 km. Come in tutti gli altri casi il piacere di questo tipo di monumento è dato dal percorrerne almeno un tratto per godersi la città vecchia dall'alto prima di scendere tra le case ed i vicoli e penetrarla nei suoi angoli più segreti. E bisogna dire che qui i punti di interesse sono davvero molti, tali da rendere obbligatorio almeno un pomeriggio per vedere le cose principali. 

The great Mosque

Intanto non bisogna perdersi almeno la torre della Campana e quella del Tamburo, monumenti presenti in tante di queste città antiche, certo con caratteristiche simili, ma sempre interessanti da vedere. Poi, sempre passeggiando per la città, non si potrà fare a meno di incrociare un gran numero di templi, tutti molto belli, che potrete ammirare, passeggiando come se vi trovaste in un giardino o in un parco cittadino, certamente non per apprezzarne la parte religiosa o le differenziazioni tra i vari stili, che per noi sarebbero un po' troppo specifici da capire, ma per goderne la pace e la tranquillità che questi posti esprimono sempre. Comunque tanto per darvi qualche nome vi ricordo il tempio di Huayan, che risale alla dinastia Liao, costruito attorno all'anno 1000, poi il tempio Guandi, detto anche il grande tempio, non a caso; il tempio Confuciano Datongfu; il tempio tibetano Fahua, con la sua famosa pagoda; senza dimenticare appena fuori città l'altrettanto famosa pagoda di Yingxian del tempio di Fogong, la torre in legno anch'essa risalente al periodo Liao, più alta del mondo, circa 70 m metri, straordinaria opera architettonica costruita senza l'uso di un solo chiodo. Da non dimenticare la Grande Moschea un bel melange di stili architettonici islamici e cinesi.

Muro dei 9 draghi
Ma in città ci sono anche altre cose degne di attenzione, alcune vere e proprie rarità, come il Muro dei 9 draghi di epoca Ming, lungo 45 metri e ricoperto di piastrelle invetriate che formano un pezzo unico molto appariscente e decorativo, il più bello e grande esistente in Cina, dove queste strutture venivano costruite con lo scopo di proteggere dagli spiriti maligni (che come noto non amano percorsi angolati con molti spigoli) le residenze nobiliari e questo era messo a protezione del palazzo di un principe e quindi i draghi sono stati creati con solamente quattro artigli e non cinque come ad esempio quello di Pechino, che era un drago imperiale, si sa noblesse oblige! E anche la residenza del Principe Dai, uno splendido palazzo di 18 ettari, difeso appunto dal famoso muro, vale la pena di un giro e infine l'antico Monastero di Shanhua, alla porta meridionale della città, del periodo Tang. Tanto per darvi una mano senza dilungarmi troppo ho provveduto a segnalarvi i link dove potrete trovare molte informazioni su questi magnifici monumenti nei quali trascorrere un bel pomeriggio, non come ho dovuto fare io, steso a soffrire in un lettuccio di dolore, nel mio pur comodissimo albergo senza decidermi ad andare a fare un salto in un pronto soccorso, cosa che probabilmente sarebbe stata la scelta più azzeccata. 

Balli

Ma credo che anche solamente passeggiare per il centro cittadino sia stata per la mia gentile signora e Lusine, una gran bella esperienza, avendo trovato un sacco di negozi e localini dove si vendevano i classici souvenir cittadini, le famose bambole dipinte e le sculture nel carbone, tipiche di Datong. E' proprio da qui che il nostro amico Marco Polo infatti raccontava al mondo incredulo del suo tempo, l'esistenza di queste pietre nere che bruciano lentamente e che si possono lasciare tutta la notte accese, ritrovandole ancora il mattino successivo non completamente consumate! Naturalmente in centro si possono trovare, come spesso accade in tutte le città cinesi, gruppi di gente in costume che balla e si diverte e chi vuole, può naturalmente aggregarsi. La gente ama divertirsi in questo modo, un po' ingenuo, un po' spensierato e mescolarsi alla gente che ama trascorrere il suo tempo in serenità dà sempre un senso di piacevolezza che un tempo era comune anche da noi nelle feste di paese e che forse oggi è andata perdendosi. Comunque verso le 7:30, le ragazze rientrano e quelli che hanno fatto la scambata fino a Pechino arrivano anche loro sani e salvi verso le 9:30, essendo riusciti a completare il loro ambizioso programma. Tutto si può fare insomma, basta averne voglia. Noi intanto ci prepariamo per domani, io anche, sempre se passerò indenne la notte. 

Il centro


Torre del tamburo
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Il monastero
25 - A Xining

domenica 21 settembre 2025

Seta 44 - D. Brennecke – I viaggi di Marco Polo.

 

Letture prima di cominciare il viaggio

D. Brennecke – I viaggi di Marco Polo.

Volendo affrontare un viaggio in Cina sulle orme di Marco Polo, sulla via della seta, non può prescindere dalla lettura preventiva del Milione. Io vi suggerirei di cercare sul web una edizione vicina all’originale, meglio se in italiano antico che conferirà alla lettura un fascino particolare. Ce ne sono molte disponibili, tra cui anche alcune con un versione italiana più moderna. Possibilmente scegliete qualche cosa che abbia molte note esplicative soprattutto sui nomi geografici antichi e li espliciti con quelli moderni. Io ne ho consultate diverse, ultima mi è stato regalato questo libro di Brennecke, che vuole essere una edizione critica ma in italiano moderno. Quindi questo lavoro, dopo un breve commento per inquadrare l’opera e la storia del personaggio, che se pur conosciuto, presenta ancora diversi aspetti da analizzare, propone l’ennesima versione del Milione, questa volta però, senza commento o note esplicative. In questo caso l’autore ha scelto di volgerlo in italiano pressocché attuale, forse per renderlo più facilmente leggibile, anche se, a mio parere le scritture più vicine all’originale (che tra le altre cose, è ormai andato perduto) danno una sensazione più stimolante e ci fanno sentire l’opera più calata nel suo tempo. Anche la mancanza di note esplicative, è un difetto che non consente di apprezzare alcune parti e alcuni fatti; inoltre sarebbe interessante se a fronte di ogni nome geografico utilizzato da Marco Polo si potesse fare un esame preciso della corrispondenza con le località attuali. Detto questo, rispetto appunto alle versioni più vicine al presunto manoscritto originale, almeno quelle che io ho controllato e letto, in molti punti ha allargato le maglie prolungando il racconto, pur senza stravolgerlo. Manca tuttavia e non si capisce la motivazione, tutta la parte finale del libro originale e si tratta di decine di capitoli, all’incirca dal 158 all’ultimo, il 209, e cioè il ritorno in nave lungo la rotta sud di circumnavigazione dell’India, in cui Marco Polo descrive con molti particolari interessanti le isole indonesiane, le Andamane e le Nicobare, Sri Lanka e tutta l’India a cui vengono dedicati moltissimi capitoli, assai dettagliati sulle abitudini religiose e di vita di quei popoli. Inoltre non si fa cenno alla parte dell’oceano Indiano, da Socotra a Zanzibar, il Madagascar, l’Oman, lo Yemen e la via dell’incenso. Una parte forse giudicata a torto meno interessante, ma comunque una decisione che rimane difficile da comprendere.

 


sabato 20 settembre 2025

Seta 43 - L. Waugh - Dove volano gli uccelli

 


Letture prima di cominciare il viaggio

L. Waugh - Dove volano gli uccelli

Bella lettura per chi voglia andare in Mongolia e vuol cominciare ad avere un’idea del paese che visiterà, anche se il libro ha 25 anni e quindi evidentemente molte cose sono cambiate. Racconta la storia di una ragazza, l’autrice, che dopo aver passato un paio di anni a Ulaan Bator, ha deciso di trascorrere un anno in uno sperduto villaggio in una zona estrema del paese, come insegnante di inglese, il punto più occidentale della Mongolia, al confine tra Russia, Cina e Kazakistan, tagliato fuori da tutto, rimanendo completamente isolata dal mondo e conducendo la stessa vita dei pastori abitanti dell’area, per rendersi conto di cosa sia la vera Mongolia. Una vita durissima e difficile, sia per il clima veramente estremo, con un inverno in cui la temperatura scende spesso al di sotto dei – 30°C, tempeste di polvere in primavera, piogge e straripamenti di fiumi e montagne coperte di neve e caldo altrettanto estremo in estate. Inoltre ha dovuto adattarsi al cibo locale, una dieta molto spartana dovuta alla quasi totale mancanza di frutta e verdura e di molto altro, inclusa l’elettricità, praticamente assente. L’interesse del libro è la descrizione puntuale e divertente delle abitudini di vita dei locali, che in effetti abbiamo ritrovato anche noi in molti particolari gustosi e comunque divertenti come l’intrusione notturna degli ubriachi, fatto che avviene evidentemente con una certa frequenza. Non nego che spesso leggendo il libro ho ritrovato situazioni vissute anche da noi nel nostro pur brevissimo viaggio in questo paese. Naturalmente la descrizione della vita dei nomadi, delle loro abitudini assieme ai contrasti sopiti ma sempre presenti tra i diversi gruppi etnici, Mongoli, Khazaki e Tuvani e la bellezza straordinaria del paesaggio, sono un altro punto di forza del libro, che rimane sempre di scorrevolissima lettura. Vi appassionerete anche voi ai vari personaggi raccontati nei loro difetti e nelle loro virtù e alla fine, quando l’autrice dovrà lasciare definitivamente il paese dove ha trascorso questo anno difficile, sarà una ulteriore dura prova dare l’addio definitivo a tutte le persone che sono diventate una parte importante della sua vita.


martedì 16 settembre 2025

Seta 42 - Sempre verso nord

Fregio di un tempio - Pingyao - Shanxi - Cina - giugno 2025  (foto T. Sofi)
 

Per le vie di Pingyao

Indubbiamente la giornata passata a Pingyao è troppo poco per potersi godere con calma i tanti siti meritevoli di essere visti, inclusi quelli fuori città, infatti bisogna sempre considerare che questa cittadina viene considerata come una delle quattro meglio conservate del paese, al pari di Lijiang nello Yunnan, Xi'an e Suzhou, tutte classificate siti Unesco ed io posso ritenermi davvero fortunato avendole viste tutte. Comunque vi consiglio se vi capita di dedicarle almeno un altro giorno per potervela godere anche con tutta calma. Noi invece stiamo per cominciare un'altra giornata convulsa e che forse anche per questo si rivelerà fatale. Intanto i miei due amici Pierangelo e Lina, saranno obbligati oggi ad un tour de force piuttosto pesante. Infatti per loro, è la prima visita in Cina ed effettivamente mi avevano fatto notare l'assurdità di andarsene dalla Cina, forse per la prima ed ultima volta della loro vita e passare ad un tiro di schioppo da Pechino, senza poterle almeno dare un'occhiata. Prolungare ancora  il viaggio era impossibile ed allora abbiamo trovato questo stratagemma organizzativo. 

Poggiatesta

Mentre noi proseguiremo il viaggio verso Datong, la prossima tappa verso nord della via del Buddha con un comodo treno del mattino, percorrendo in meno di 3 ore i 370 km che ci separano da quest'altra città murata all'estremità nord dello Shanxi e ne daremo un'occhiata alle meraviglie nel pomeriggio tenendoci le ultime grotte, le più belle probabilmente del viaggio per domani, i nostri amici prenderanno un altro velocissimo treno per Pechino, dove trascorreranno la giornata, cercando di vedere il più possibile per poi raggiungerci in tarda serata a Datong. Non ci sono dubbi che sia un tour de force improponibile, per non vedere moltissimo, ma se è la tua unica occasione, forse, sarà pure una sfida al massacro, ma non te la lasci scappare. Così fidando sulla proverbiale puntualità dei treni cinesi, i miei amici avevano meno di 9 ore per trovare un posto dove lasciare i bagagli, prendere la metro fino in centro a piazza Tien An Men, vedere la città proibita e dintorni, potendo arrivare al Tempio del cielo e rifiondarsi alla stazione per prendere di corsa il treno per Datong. Con la calca che di norma c'è a Pechino, direi tanta roba. 

Telaio

Beh, intanto sono "diversamente giovani" anche loro e quindi ce l'anno fatta anche se con un po' di affanno. D'altra parte mettetevi nei panni d Marco Polo a cui continuo a fare riferimento, ma ormai è un'abitudine consolidata; arrivate fino a Pingyao, ormai ad una spanna da Cambaliq, dove vi aspetta il Gran Khan in persona nella sua reggia fantasmagorica, che già avete pensato di raccontare diffusamente per diversi capitoli nel libro futuro, che però, di certo, già gli frullava in mente e girate i cammelli e la saltate? Ma non se ne parla nemmeno e in effetti, io che nel passato l'avevo già frequentata almeno una ventina di volte, ne ho potuto fare anche a meno, ma perdere l'entrata della città proibita vista dalla gigantesca piazza, vero che adesso sopra l'ingresso principale c'è ancora il ritratto di Mao al posto di quello di Kublai, percorrere i palazzi interni e vedere il complesso delle costruzioni dall'alto della collina del Carbone posteriore, fatta erigere proprio da quel Kublai per poter ammirare meglio i suoi palazzi, che nella descrizione di Marco puoi quasi sovrapporre pari pari a quelli che riesci a vedere oggi, merita un po' di sbattimento. La piccola fatica a cui si sono dovuti sottoporre, quindi, è sicuramente valsa sicuramente la pena. 

Antico carro

Noi invece abbiamo una giornata decisamente più tranquilla, per arrivare con calma a Datong e, visto che  l'hutong che ci ospitava era tanto carino, ma per quanto riguarda la colazione era un disastro,  siamo usciti presto per andare a cercare un bar aperto in centro che servisse qualche cosa di simile ad una colazione occidentale, vista l'esperienza di Starbucks di ieri. Un locale era molto promettente e esibiva cartelli con tanto di caffè e cappuccino, ma una volta entrati, si scopre che le porte erano sì aperte ma il locale era ancora desolatamente chiuso. Delusissimi stavamo per uscire quando un ragazzo cinese che stava davanti al bancone ci apostrofa in un fluente italiano: - Buongiorno, volete un buon caffè italiano? Venite su in camera mia che ve lo faccio con la mia moka!.- Sorpresona, ma spiegabilissima, Giancarlo Zhang, così si chiamava il ragazzo, fa la guida per gruppi italiani e ha vissuto a lungo a Verona e il suo gruppone di 26 genovesi, si svegliava con calma. Lui alloggiava lì, che il bar aveva sopra anche qualche camera e così siamo scivolati grati e contenti nella sua camera, dove lui ha tirato fuori dalla valigia la moka da cui non si separa mai e ci ha servito un delizioso caffè che ci ha davvero tirato su il morale. 

Per le vie

Per sovrappeso è riuscito anche a farci la schiumetta, versando le prime gocce nello zucchero e mescolando il tutto come gli ha insegnato a fare un amico napoletano, le sa proprio tutte! Un grazie a Giancarlo, a cui auguriamo il migliore futuro possibile, visto che ci ha davvero tirato su il morale. Poi il ragazzo del nostro alberghetto ci aiuta a trasportare il valigione dei Procchio, detto la bara, che ci hanno lasciato in eredità, portandolo a mano fino al taxi con cui arriviamo in tempo perfetto alla stazione. Sul treno veloce che in realtà non supera i 239 km/h, non c'è molta gente, ma la distanza che dobbiamo percorrere è piuttosto breve. Sul treno ci sono dei francesi, visto che questa è la zona un po'' più turistica della Cina e si vede qualche occidentale in più. C'è una signora che sembra molto anziana (magari è più giovane di me) che viaggia da sola e ha uno zaino monumentale che si trascina dietro con una certa fatica. Non ha più parenti e se la campa così girando il mondo, visto che è appena rientrata dalle isole Marchesi. Mica male la vecchietta; che invidia! Di fianco a noi invece c'è una coppia di Desenzano, hanno chiuso l'albergo che gestivano dopo il Covid e adesso girano il mondo lasciando a casa figlia universitaria e madre di 104 anni. 

Sala di attesa

Insomma girare la Cina da soli si può, anche se non è facilissimo, basta un po' di buona volontà.  Ma intanto che si chiacchiera, siamo arrivati a Datong e anche se abbiamo qualche difficoltà col taxi, i malandrini infatti hanno certo un'area attorno alla stazione dove i Didi non arrivano, ma basta spostarsi un po' e non ci sono problemi, il taxi che ci prende su, ci fa il prezzo del Didi per di caricarci, per cui riusciamo ad arrivare in albergo in tempo utile per pensare ad uscire per sgranocchiare qualche cosa. Dopo attenta consultazione con Lucy si decide che per avere la certezza di poter ingurgitare qualche cosa di edibile, si vada subito dietro il nostro hotel dove c'è un McDonald che venderà porcherie, certo, ma si tratta comunque sempre di roba mangiabile e visto che fa un caldo orbo, anche ghiacciatamente piacevole, Come è noto infatti la quantità di ghiaccio che viene fornita in questo tipo di locali è percentualmente superiore a quello delle bevande e a quello di qualunque altro locale. Ed è proprio qui che il destino ti aspetta al varco e ti tende la trappola fatale che non ti aspetti. Infatti ci avviamo verso il locale seguendo il Gps e seguiamo quindi il percorso indicato nelle stradine dietro l'hotel.

Tetti

Tra le altre cose queste sono, stranamente per la Cina, ingombre di materiali vari, visto che ci sono diversi cantieri tutto intorno, il nostro albergo infatti è in un enorme complesso nuovissimo, appena terminato e tutto il quartiere sembra in subbuglio tra rifacimenti e gru in funzione. Sta di fatto che mentre le ragazze, spinte dai morsi della fame filano via veloci verso la meta che dovrebbe essere all'incrocio successivo, io mi attardo a controllare la mappa per essere sicuro di non sbagliare e dover fare della strada in più. Così ecco che mentre sto per attraversare la strada, mi distraggo un attimo e non pongo attenzione ad un mucchietto di detriti abbandonati sul marciapiede di traverso, maniera certo non consona al nuovo ordine cinese. E' un attimo perché, affardellato dal pesantissimo zaino delle macchine fotografiche e da tutti gli altri orpelli che mi trascino dietro, inciampo maldestramente nel cumulo di macerie e mi spatafascio a terra di schianto, allungandomi sul selciato durissimo a faccia avanti, senza neppure aver sentore di squilibrio, diciamo pure come corpo morto cade, come scriverebbe l'Alighieri. 

Aceto nero

In effetti non mi sono neppure reso conto dell'accaduto, come capita agli anziani, che fanno della caduta un'abitudine stabile e continuata, certo è che mi trovo lungo per terra e anche guarda caso fortemente dolorante, visto che, forse istintivamente per proteggere il braccio destro già gravemente infortunato e come sapete operato nel viaggio precedente, ho sbattuto il ginocchio e il braccio sinistro. Per essere sincero ho subito sentito, ma ho fatto finta di non sentirlo, un piccolo ma significativo crack, foriero di prossime e non augurabili sventure. Le due ragazze, per carità bravissime e servizievoli, sono subito corse al soccorso naturalmente e io ho tentato, sia pure con fatica sovrumana, ma con la mia proverbiale agilità del tricheco ferito a morte nel fisico e soprattutto nel morale, di alzarmi alla meglio, certo che il polso mi faceva piuttosto male e per dirla tutta stava a poco a poco gonfiando come una zampogna. Decidiamo dunque di arrivare rapidamente fino al McDonald dove, mentre le ragazze si sfamavano, io mi sono fatto dare dalle gentilissime addette un bel bicchierone di cubetti di ghiaccio, appunto, ero nel posto giusto, e alcuni sacchettini, con i quali ho cominciato a fare impacchi surgelati al polso suddetto che in men che non si dica si è sgonfiato subitaneamente. 

A questo punto, visto che comunque l'arto mi faceva piuttosto male, ho deciso di tornarmene a riposare in albergo, mentre le ragazze andavano a godersi la città antica e le sue bellezze. Ho cercato di trovare qualche cosa in una farmacia che era sulla strada, ma non hanno saputo fornirmi altro che una garza, neanche troppo stringente per fasciare il tutto in attesa di tempi migliori, oltre ad uno spay certamente qualche porcheria omeopatica che come si dice in Piemonte mi ha fatto l'effetto d'un papin 'n s'na gamba d'bosc (un impacco su una gamba di legno). Così vado a sdraiarmi in camera, che intanto riposo i piedi e nel mio letto di dolore, mi appresto ad aspettare il ritorno delle ragazze e degli amici che saranno più tardi di ritorno dalla trasferta pechinese. Qualche santo ci penserà anche questa volta. Certo che la fortuna non mi aiuta propri, ma bisogna mettere in conto che a questa età le cadute sono in agguato peggio dei borsaioli e quindi bisognerebbe sempre avere tre occhi per guardarsi intorno e forse non bastano neanche. Certo che in sei mesi ho già dato due braccia (come constaterò al mio ritorno a casa). Adesso rimarrebbero le gambe ma per quelle il prosieguo del viaggio si farebbe piuttosto impegnativo e non saprei proprio come cavarmela.

fregio

SURVIVAL KIT

Hotel della nuvola

Treno da Pingyao Gucheng a Datong Nan - D1038 - 09:31 - 12:20 - 142,50 Y - Km 370

Treno da Pingyao Gucheng a Pechino  - G792 - 07:15 - 11-03 - 239 Y - Km 570

Treno da Pechino Bei a Datong Nan - G2523 - 20:03 - 22:25 - 163 Y - Km 350

Datong - Fondata dagli Han nel 200 a.C., fu capitale della dinastia Wei, Oggi con quasi 4 mln di abitanti è la capitale del carbone cinese. Da vedere in città: Le mura cittadine da cui vedere la città dall'alto; Monastero Shanhua; La torre del tamburo; La antica moschea; La torre della campana; il Tempio Huayan; la residenza del principe Dai; il Muro dei 9 draghi; il Tempio Guandi; Il tempio Confuciano; il Tempio Fahug; la porta Heyang. Fuori città le famosissime grotte di Yungang; il monte Hengshan, una delle 5 montagne sacre taotiste; il Monastero sospeso.

Yunduo Hotel (Cloud Hotel - Hotel della nuvola) - Kaiyuan Street - Datong - Enorme, nuovissimo, molto bello. Hall grandissima. Camera molto spaziosa con 2 letti queen. Pulitissimo, alto standard e molti gadget, Tv grande, AC, free wifi. La doppia da 168 a 700 Y secondo i giorni con colazione occidentale. Personale come sempre gentilissimo. 

Una porta

Vicolo
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Torre del cavallo




















25 - A Xining

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