lunedì 20 gennaio 2025

Sudamerica 12 - Circuito siete lagos

Circuito Siete Lagos - Volla La Angostura - Argentina - novembre 2024

 

Villa la Angostura è un paesotto di casette di legno in stile alpino, anche questo fondato dai Bellunesi all'inizio del secolo scorso, più o meno a metà della strada dei sette laghi, che corre da Bariloche a San Martin de los Andes. La sua particolare posizione, si stende infatti su un sottile istmo di terra tra il più grande lago Nahual e il più piccolo lago Correntoso, quasi all'opposto di Bariloche. Siamo nel mezzo di un paesaggio idilliaco e le superfici quasi immobili dell'acqua, qui infatti i bracci dei laghi sono più piccoli e quindi meno turbate dai venti. I laghi glaciali hanno spesso la stessa caratteristica, sono di medio grandi dimensioni e si stendono lunghi e stretti per molti chilometri nelle valli ad U lasciate dal ritiro dei ghiacci dopo l'ultima era glaciale, riempiendo le fosse rimaste nelle morene percorse dai vari bracci e da essi o dai nevai rimasti, alimentati costantemente. Solo per qualcuno l'erosione dei torrenti più recenti ha scavato più profondamente, restringendo la valle e approfondendola di più, costringendo lo specchio d'acqua in serpentine più contorte e profonde. Il colore dell'acqua è di un verde bottiglia scuro che non lascia vedere il fondo, che vicino alla riva bordata da spiaggette circolari assediate dal bosco già non si vede più, ma basta che il sole apra il cielo facendosi largo tra le nubi bianchissime che subito l'acqua si muta in smeraldo puro e ogni cosa all'intorno ritorni a gioire, lasciandosi alle spalle quel senso di istigazione al suicidio che hanno di solito i laghi solitari. 

Los Arrayanes

A un paio di chilometri, vedi appena qualche casa sul bordo del lago, che formano l'insediamento di Puerto Angostura, punto di partenza per le escursioni lacustri. Qui solo poco più di 100 metri separano i due versanti ed una stradina ti conduce da un braccio all'altro in pochi minuti- Qui cominciano le balze sulla collina del parco los Arrayanes. L'Arrayan (Luma apiculata) è un albero molto particolare, che cresce solo in questo bosco fitto, mentre altrove è un semplice arbusto. In lingua mapuche è detto quetrihue, si tratta di un mirto cileno che qui diventa invece un enorme albero sempreverde dai fiori bianchi e profumati, che forma una particolare foresta, meta di una delle escursioni classiche dei dintorni di Bariloche che parte da Puerto Panuelo e comprende visite e passeggiate nell'isola Victoria all'interno del lago. L'aspetto più interessante di questi alberi è la presenza dei loro alti tronchi contorti e spogli, di coloro rossiccio che creano un ambiente molto particolare ed intrigante che ti invita a penetrare la foresta per scoprirne i segreti e forse i rifugi nascosti di gnomi e fate. Varrebbe davvero la pena di fermarsi qui e seguire almeno uno dei sentieri principali per raggiungere i miradores in cima alla collina che ti fanno spaziare sui bracci dei laghi che circondano il bosco. Procedendo intanto lungo la strada verso nord a qualche chilometro appena superata la città, eccoci sull'altro istmo dove possiamo vedere un'altra stranezza di questo mondo.

La sottile fettuccia di terra è infatti tagliata da quello che si considera il più corto fiume del modo, il Rio Correntoso, lungo solamente 200 metri, che collega i due laghi. Sembra che questa sia la zona preferita dai pescatori ed infatti ogni tanto si vede gente bardata di tutto punto con canne e stivaloni che si aggirano nel bosco per trovare il  punto migliore dove passare la giornata. Non per niente le trote iridee di Bariloche sono molto reputate e sempre presenti in tutti i ristoranti. Da qui in poi, seguire la strada dei sette laghi è semplice e piacevolissimo. E' un continuo gira e volta di salite e discese per superare passaggi e percorrere piccole valli tra le montagne. Continui slarghi lungo la strada consentono di fermarsi per ammirare il  paesaggio e passare un po' di tempo davanti ai laghi che man mano di trovano lungo il percorso. Un lungo crinale consente di arrivare subito al lago Espejo Grande, che come dice il nome funge da spettacolare riflesso per le montagne che lo circondano, prima di ritornare a nord a rivedere il Correntoso dall'angolo superiore dove un bel mirador lo abbraccia in quasi tutta la sua lunghezza. Un altra sosta più in su per vedere di lontano la sagoma della bella cascata Nivinco, formata da un minuscolo torrente di cui non immagineresti la portata imponente fino a che questa massa di acqua non si precipita verso il basso con un poderoso salto, per raggiungere la quota più bassa della valletta inferiore che la riporterà verso i laghi più grandi. 

L'indicazione del sentiero per raggiungere la cascata e godersela da distanza ravvicinata è molto chiara e ben segnalata, così come il paio d'ore necessarie per compiere il giro, cosa che purtroppo non ci è consentita. Raggiungiamo così attraverso una deviazione l'altro grande lago: il Traful con i suoi tre bracci che lo fanno assomigliare dall'alto ad una specie di lago di Como ruotato, anche se molto più piccolo naturalmente, in tutto una ventina di chilometri. Si arriva alla base del braccio nord dove si stende una lunga spiaggia, dopo aver superato una stretta barriera di alberi che la separano dalla strada. Qui hai la sensazione dell'isolamento assoluto in una natura virginea e solitaria, un abbraccio in cui gli animi sensibili si perdono facilmente. Quelli meno invece avvertono da un po' la mancanza assoluta di qualsiasi punto dove ristorarsi con una bevanda o un bocadillo qualsiasi, ma è solo un attimo di smarrimento prima, che di nuovo il senso del sublime abbia il sopravvento sulla carne e di riprendere la via. In questi luoghi, o sturm und drang è sempre in agguato e bisogna rimanere vigili se non si vuole cadere in sdilinquimenti ottocenteschi. Così piedi incollati a terra e pur dobbiamo andar. E così, ancora procedendo ecco un altro minuscolo punto di sosta, dove spiando tra gli alberi riesci a scoprire appena più sotto, e stava proprio per sfuggirti, il seminascosto lago Escondido, lo dice la parola, dalle acque rese scure come la notte dall'ombra della montagna che lo nasconde ai raggi del  sole. 

E ancora più avanti altre due piccole gemme il lago Villarino e il Falkner, circondati da foreste inestricabili, se pur di tanto in tanto ti sembra di scoprire la traccia di un sentiero che le penetra. Se pure questo circuito è un itinerario molto noto e seguito dai turisti che arrivano da queste bande, il territorio è tuttavia così vasto che ci si perde alla vista l'un l'altro e ti sembra sempre di essere solo, perso di fronte a questa natura selvatica, sconfinata e soprattutto inabitata. Ti appare come probabilmente era apparsa a quei famosi bellunesi che giunsero da queste parti oltre un secolo fa in cerca di fortuna. Credo che sicuramente non sarà stato facile adattarsi alla vita tra queste montagne, riuscendo a ricavarne di che sfamarsi e ripararsi del freddo e dal vento, di certo non avranno avuto il tempo o a voglia di girarsi intorno e godersi la vista di questi monti, di queste foreste, di queste valli. Intanto mancano solo più una trentina di chilometri ed i sette laghi li abbiamo visti tutti, ma lungo la strada prima di arrivare ce ne sono ancora quattro e sicuramente non di scarto. Devi fare delle piccole deviazioni di non più di un paio di chilometri per arrivare a sinistra al lago Hermoso, magnifico come d'altra parte sottolinea il nome stesso, poi costeggiando il piccolo lago Machonico e infine il piccolo lago Meliquina a destra, poi passando vicino alle nuove costruzioni di spazi turistici dedicati allo sci, eccoci finalmente all'ultimo lago Lacar, sulla cui estremità sorge l'abitato di San Martin.

Questo è il punto di arrivo dell'itinerario, anche se per la verità si potrebbe proseguire fino a Junin de los Andes da cui in un altra ventina di chilometri si raggiunge il passo di Tromen che traversa la cordillera per raggiungere il Cile ed il vicino oceano Pacifico. Questa cittadina, viene considerata un punto di élite alquanto fighetto, punto di appoggio di ricconi locali o di turisti d'alto bordo che si dedicano all'esplorazione del vicino parco nazionale Lanìn e dove è stata creata ex novo una stazione sciistica per convogliare turismo danaroso. In effetti qui gli hotel costano più o meno il doppio dei loro analoghi di Bariloche e anche tutto il resto è carissimo. Insomma una località di lusso tra le Ande più sperdute. Per chi vuole farsi il Circuito con calma dedicandovi due o tre giorni sfruttando le tante possibilità di trekking e visitando meglio i vari parchi della zona, oppure venirci a sciare nei mesi estivi, rimane in effetti un ottimo punto di tappa, vista la sua posizione. Inoltre il paese che si stende attorno al porticciolo sul bordo del lago, è molto piacevole e moderno, con le sue costruzioni. quasi tutte recenti in legno, in stile chalet di montagna ed i vari locali si fanno in quattro per far sentire i turisti a loro agio. E ricordiamoci che qui, come costantemente ricordano i cartelli stiamo percorrendo l'iconica Ruta 40, una delle direttrici verso sud che portano come lungo la discesa di un baratro senza fondo verso quella che viene considerata La Fin del Mundo.  Intanto è venuto il momento di ingurgitare qualche cosa e comunque anche quattro semplici tostados con le bibite ammontano a 40.000 pesos, tanto per capirci, sembra quasi di essere a Cortina. 

Un Gaucho

Ma anche se ti pare uno sfondo casalingo, il lago, le montagne, le cime lontane coperte di neve, basta andare a passeggiare sulla spiaggetta dove le paperelle fanno il lor mestiere sguazzando nell'acqua bassa e il vento gelato, forte e teso che sembra portarti via, facendoti stringere nelle giacche a vento e calare il cappello di lana in testa, ti ricordano senza infingimenti che qui sei in un altro mondo, dove tutto è più estremo e il tuo mondo, quello a cui sei abituato è molto molto lontano. Ti senti come in quei film in cui il pianeta dove è scesa l'astronave appare in tutto e per tutto simile al tuo, ma poi da piccoli indizi e dalle situazioni estreme che non tardano a manifestarsi, avverti di essere in un altro mondo dove devi capire quale deve essere il modo di procedere e quali le modalità di sopravvivenza. Eppure il sole fa gioire l'ambiente tutto intorno, i fiori splendono dovunque, i colori brillano e l'acqua del lago sembra cristallina; di certo non nasconde insidie, ma i boschi che si stendono fitti verso il monte, appaiono subito impenetrabili e solitari, nessuna casa è all'orizzonte, tra le rocce par di scorgere l'ombra furtiva del puma in agguato, alti planano con le larghissime ali dispiegate, silenziosi condor, le lunghe remiganti aperte come dita che si appoggiano alla densità dell'aria. Ma se el condor pasa, direbbero gli Inti Illimani della nostra gioventù, tra il sibilare dello zufolo e lo strimpellar del charrango, passa anche il tempo e bisogna girare la macchina e riprendere il giro, se vogliamo arrivare a casa prima del buio, magari scegliendo per il ritorno un altro itinerario che consenta di compiere un anello completo, come si conviene per chiudere al meglio la giornata.

San Martin de los Andes

SURVIVAL KIT

Circuito siete lagos - E' uno degli itinerari classici consigliati dell'area di Bariloce che si svolge a nord est del lago Nahual, nella direzione di San Martin de los Andes e che conduce ad uno dei passaggi andini che portano in Cile. Chi volesse, con a disposizione un auto autorizzata a passare il confine (ci vuole un particolare e costoso permesso che fa il rent-a-car che fornisce la macchina, con integrazione dell'assicurazione), può scegliere di fare da qui la traversata con spettacolari viste sul vulcano Lanìn e le sue foreste di araucarie, per poi scendere a sud lungo la carretera Austral Cilena oppure proseguire verso nord fino alla capitale Santiago. Il Circuito è lungo circa 400 chilometri su ottime strade asfaltate e si fa comodamente in una giornata se non si decide di fare lunghe passeggiate nei boschi, lungo i 7 laghi principali che si costeggiano (Nahuel Huapi, Correntoso, Espejo, Traful, Escondido, Vallarino, Falkner) e infine il Machonico, l'Hermoso e il Lacar. A San Martin trovate locali di ristoro e carburante. Per il ritorno potrete prendere una strada secondaria, non asfaltata ma molto ben battuta e percorribile tra i 60 e gli 80 km/h, che allunga il percorso di un centinaio di chilometri che attraversa il passo Cordoba e raggiunge attraverso la 237 la remota Valle Encantado, con i suoi straordinari fenomeni di erosione. Insomma un bel giro che consente di apprezzare comodamente in macchina il paesaggio di questa area.

Cascata Nivinco


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sabato 18 gennaio 2025

Sudamerica 11 - Attorno al lago

Lago Nahual Hauli - Bariloche - Argentina - novembre 2024

Sopa de hongos
Tanto per digerire la discussione antipatica, andiamo a mandar giù un boccone da Friends, un bel locale giovane, dove servono pasti leggeri, dalla colazione alla cena. Tutta la sala è piena di vecchi giocattoli appesi al soffitto, molti dei quali in movimento che creano una atmosfera gradevole e che ti predispone ad una allegra assunzione di cibo; si opta così per dei magnifici toast e io provo una zuppa di funghi assolutamente deliziosa, sembra che ce ne siano parecchi da queste parti e mi paiono particolarmente profumati. Il prezzo come sempre sembra un po' caro, ma bisogna tener conto del 10% di mancia semiobbligatoria e del fatto che quasi la metà del conto è costituito dalle bevande. Qui anche la semplice acqua imbottigliata è sproporzionalmente cara. Al supermercato una bottiglia da 1,5 litri costa quasi 2 dollari ed in tutti i ristoranti la bottiglietta da mezzo litro viene caricata a 4 dollari. Fai presto a far salire un conto. D'altra parte così è e ci si deve adeguare. Intanto si gettano le basi per la giornata di domani. Cambiamo altri soldi, cerchiamo di fare un assaggio della famosa cioccolata di Bariloche e in un bellissimo negozio, tra l'altro pieno di gente che si accalca per comprare, ci facciamo un pacchettino di ben 8 cioccolatini al costo di 9.900 pesos, erano in offerta..., anche se molto buoni, non c'è che dire. Poi vediamo per la macchina. Quello più vicino a noi le ha già finite e ne troviamo un altro nella Mitre un po' più avanti, che ci assegna una Renault Logan, qui è uno dei modelli più frequenti, per 80.000 all included e possiamo ritirarla anche subito. 

In attesa che arrivi dal garage dove ce la stanno lavando, ci prendiamo un submarine in fondo alla galleria da una gentile signorina di un biondo anomalo che ce lo confeziona con molta attenzione (e comunque non le regala visto che lasciamo 7.800 per le due cioccolate, ma con il sorriso si accetta tutto più volentieri). D'altra parte la giornata è tornata piovosa e si sono ritirati quasi tutti e anche il corso centrale è adesso praticamente deserto rimanendo con quell'aria triste che hanno i luoghi turistici quando sono spopolati ed assumono quell'aspetto di aree in disarmo a fine stagione. Quando la macchina finalmente arriva, sono quasi le cinque e facciamo un giro per prendere dimestichezza dei comandi e delle strade che, a parte quelle longitudinali e parallele al lungolago, sono tutte un saliscendi che sembra di essere sulla Lombard a S. Francisco. Sul lungo lago dal volto plumbeo, il cielo gocciola ed è tutto imbronciato. I rari passanti corrono in fretta a ripararsi lungo le case. Nei giardini coi prati curati spiccano cespi di Cytisus scoparius, la cosiddetta ginestra dei carbonai, in piena fioritura coi suoi fiori giallo intenso che infiammano i prati anche senza la presenza del sole. C'è poco da fare, la primavera come ovvio, è un po' più piovosa e la temperatura può fare un poco penare, in fondo siamo quasi a 1000 metri, ma lo splendore delle fioriture ripaga di tutto colorando il paesaggio con esplosioni gioiose che non hanno paragoni nelle altre stagioni. 

Intanto al passaggio noto che la cattedrale è aperta e a questo punto vale la pena di fermarsi a dare un'occhiata. Il suo stile neogotico è severo e magniloquente, con la sua facciata costituita da una unica imponente torre, che accentua lo slancio verticale della costruzione, rivolta ad est, in modo che il sole del mattino la illumini direttamente. L'interno mantiene la severità tipica dello stile, assieme ad un certo senso di non finito, visto che i lavori cominciati appena prima della fine della seconda Guerra Mondiale, si sono prolungati fino agli anni '90 ed oltre. Discorso a parte invece per le bellissime vetrate che arrivano direttamente dalla Francia se pur raccontano storie indigene locali. Tra le cose notevoli racchiuse all'interno spicca una scultura ricavata da un larice millenario prodotto da uno scultore dell'isola di Chiloè che raffigura una replica del primo insediamento gesuita sul lago. Sulla facciata noti subito, sopra il portale, la bella statua scolpita da un semplice operaio scalpellino che partecipò al taglio delle pietre della costruzione. Insomma per essere un'opera eretta nel nulla durante la guerra, in un luogo quasi alla fine del mondo, bisogna dire che si fa notare ed infatti pare che i residenti, di questo siano orgogliosissimi. Intanto è calata la sera e il cielo in cui le nubi a tratti si aprono un poco per lasciar trasparire barbagli di luce, si riveste di sfumature di rosa e poi, poco per volta di rosso più cupo fino a diventare velluto nero preparato per una serata di gala. 

Per noi invece si tratta di andare a cercare il boccone serale, per il quale alla fine basta attraversare la strada dove si trova un ristorantino dall'apparenza della trattoria familiare, sedie di legno e tavoli ravvicinati inclusi. Praticamente è pieno e noi occupiamo l'unico tavolo rimasto libero, segno che se è gettonato dai locali, dovrebbe rivelarsi una buona scelta. Si decide di provare i famosi Tajarines che ormai, benché importati dai nostri primi emigranti del Norditalia, sono diventati un piatto tipico argentino. Mangiabilissimi anche se un po' troppo affogati di panna, per il nostro gusto. Vicino a noi una coppia attempata che sembra uscita da un quadro di Botero, lei bionda e abbondantissima, bistrata di tutto punto, lui con uno splendido ed enorme basco nero di traverso, che evidentemente gli è incollato alla testa, con camicione a quadri, finiture in pelle e stivali, che pare un gaucho appena arrivato dalla sua estancia, si forbisce i baffoni ben curati prima di bere un bel bicchiere di rosso, che il locale fornisce anche sfuso. Si prendono un bel piattone di sorrentinos col sugo rosso, una sorta di ravioloni venuti di moda decenni fa dopo che aprì un famoso locale a Buenos Aires e che ora trovi dappertutto e se li delibano con gran gusto commentando con favore alla fine del piatto su cui fanno la proverbiale scarpetta. Noi invece finiamo con un flan al dulce de leche, una goloseria tipica locale, che ci mette in pace col mondo, d'altra parte siamo ancora un po' stanchi per la notte aeroportuale saltata. Siamo anziani, che ci vogliamo fare! 

Una bella nottata ristoratrice e poi via, il mattino ha l'oro in bocca come si dice e the early bird catch the worm, ma quello che sta appollaiato sulla balaustra del nostro balconcino tutto sembra tranche che un early bird, anzi è un uccellaccio rapace alto quasi un metro coda compresa, col becco così adunco che se ti prende ti cava un occhio con un colpo solo. Superato il primo impatto, visto che il rapace non muove un dito o una piuma, non so come si dica in questo caso, anzi pare proprio immobile come se fosse imbalsamato, dopo averlo immortalato in qualche foto, cerco subito su google, ma come facevamo una volta? e risulterebbe che si tratta o di una poiana di Swainson (Buteo swainsoni) o di un cosiddetto Caracarà, un rapace sudamericano che però forse ha il becco più giallo e qui anche l'AI si pone un punto interrogativo e infine si arrende, nel senso arrangiatevi un po', godetevi la vista e più non dimandate, d'altronde mica si può sapere proprio tutto. Rimaniamo comunque in estatica ammirazione, gli animali specialmente quelli di grosse dimensioni, dal vivo fanno tutto un altro effetto e questo non si muove neanche a fargli buuuù. Alla fine lo lasciamo su quello che ormai ha eletto a suo trespolo personale e ci avviamo, che la giornata è lunga e sembra anche baciata dal sole, il che è buona cosa finalmente, visto che il tema della giornata è il paesaggio. 


Si tratta nientemeno che del Circuito dos Siete Lagos che, come dice la parola prevede un itinerario in mezzo alle montagne attraverso una serie di laghi alpini, non so come altrimenti definirli, di grande bellezza, che poi veramente sarebbero dieci, ma dalla strada se ne vedono solo sette, se non avete voglia di camminare troppo, sui sentieri da trekking che sono la gioia degli appassionati che qui arrivano da tutto il mondo. C'è infatti anche chi se lo fa tutto a piedi, vedete voi. Prendiamo quindi il lungolago nella direzione opposta a quella del circuito Chico che avevamo fatto ieri e ci godiamo tutto il grande braccio sudorientale del Nahual Hauli, il lago più grande che conferisce il nome anche al parco che si estende fino alle montagne circostanti. Qui c'è ancora abbastanza traffico ma la strada è larga e molto bella per cui, facendo attenzione ai limiti di velocità, che non vorrei trovarmi nei pasticci dato che i posti di polizia lungo la strada sono considerabilmente frequenti, arriviamo fino in fondo al braccio dove si trova la cittadina di Dina Huapi. Questi posti di blocco sono ben segnalati, la strada viene bordata di paletti, ci sono barre rumorose sull'asfalto per farti rallentare e un casotto al fianco dentro al quale dovrebbero stazionare le forze di polizia addette al controllo, il che mette sempre un po' di inquietudine, ma in effetti non esce fuori quasi mai nessuno e nei pochi casi in cui abbiamo avuto l'occasione di essere fermati, si sono sempre mostrati gentilissimi e desiderosi più di dare indicazioni che di fare osservazioni. 

Poi ancora qualche chilometro aggirando al fine del lago dove, attraversato il Rio Limay, entrando nella provincia Neuquen dopo aver lasciato quella di Rio Negro, dal Mirador di Limay hai una splendida vista dello specchio d'acqua mentre sulla destra scorgi chiaramente la cima innevata del Cerro Catedral. Sulla grande spiaggia senti subito il vento dei grandi spazi che privo di ostacoli e barriere, spazza via tutto e benché il paesaggio abbia davvero tanto in comune ai nostri paesaggi alpini, avverti quel senso di solitudine dei grandi spazi desolati del pianeta, senza abitanti e privi di comunicazioni, che scava in fondo al cuore una inquieta ansia si abbandono. Questo è certamente il fascino della Patagonia che si farà vieppiù forte man mano che procederemo verso sud, in direzione di luoghi sempre più lontani dalla presenza umana e per questo più magici. Adesso stiamo percorrendo la costa nord di questo braccio del lago e ormai le auto si sono diradate decisamente. Di tanto in tanto la strada sale tra curve e controcurve, penetrando foreste maestose alternate a piccole radure. Traversiamo la penisola Huemul che si inoltra nel lago per una ventina di chilometri, dividendo le acque fino a formare un altro braccio solitario che puoi ammirare molto bene dal Mirador del Paso Coihue. La sensazione di cui vi parlavo prima ce l'hai bene qui, quando ti fermi sullo spiazzo di terra al di fuori della strada, il lago sotto, senza neanche una casa in vista, non un auto e neppure un  baracchino che faccia un caffè. Se non ce lo hanno messo in un luogo così bello, è evidente che non ci deve passare moltissima gente, mi sembra. La strada prosegue poi da Punta Huemul passando sotto al Cerro Centinela a picco sull'acqua e attraverso Puerto Manzano arriva poi fino a Villa La Angostura, dove il Nahual finisce. Ridendo e scherzando abbiamo già fatto quasi 100 chilometri e questo è soltanto il primo dei nostri famosi sette laghi! 

SURVIVAL KIT

Friends  - Mitre 302 - Ristorante sala da tè con tutta una serie di offerte per pasti leggeri (ma non mancano bistecche, trote e milanesi, naturalmente. Ambiente giovane e piacevole. Prezzi adeguati, ma un po' cari. Per 4 con le bevande (che qui costano sempre molto) 35.500 pesos. 

Restaurante La Cazuela - Mitre 702 - Locale familiare frequentato da gente del posto. Piatti semplici con ampia scelta. Abbiamo provato i Tajarines e un dolce, con bevande e mancia a 66.000 in quattro, incluso vino. Ambiente gradevole. Cameriere molto comunicative e gentili. Consigliato

Circuito Siete Lagos - E' il tour più noto e probabilmente il più bello che si possa fare in macchina attorno alla zona di Bariloche. Naturalmente ci sono gite organizzate che lo propongono anche in due o tre giorni e arriva di norma fino a San Martin de los Andes. Calcolate almeno 400 km tra andata e ritorno senza troppe deviazioni, se passate dal Valle Encantado aggiungetene almeno un altro centinaio quasi tutto di sterrato, ma in ottime condizioni. Se lo fate con un taxi dovrete calcolare almeno una spesa di 280.000 pesos. Molto meglio quindi usare un'auto a noleggio. Le strade sono facili e ben segnalate. Si fa tranquillamente in giornata ma senza perdere troppo tempo. Quindi partite il più presto che potete, per avere più tempo per le soste. Considerate comunque che da novembre a febbraio le ore di luce sono molte.

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venerdì 17 gennaio 2025

Sudamerica 10 - El Circuito chico

Mirador del Circuito Chico - Bariloche - Argentina - novembre 2024


E così eccoci qua finalmente in questa Patagonia, che è la vera e desiata meta del nostro viaggio, lungo l'itinerario che ci porterà attraverso il cono sud dell'America, quella strada verso l'estremo sud del mondo che ci condurrà speriamo, a toccare la latitudine australe per noi massima, credo, a cui arriveremo nella nostra vita, lasciando a quelli con il cuore come Shackleton e con le finanze come Zuckerberg ad andare più oltre. Bariloche è all'estremo nord della Patagonia e da qui procedono le diverse vie per arrivare fino alla Terra del fuoco. Ma questa stazione è anche diventata nel tempo uno di quei luoghi di villeggiatura di prestigio, dove tra le altre cose vengono anche gli atleti europei dello sci per allenarsi fuori stagione. Quando parli con gli argentini di Buenos Aires, di Bariloche, tutti fanno subito gli occhi sognanti, come a citare una desiderata meta di sogno, senza dubbio ormai la località è diventata prestigiosa e quindi anche i prezzi ragionevolmente vanno di conseguenza. Noi gli dedichiamo due giorni pieni poi faremo la nostra traversata andina verso il Cile che indubbiamente avrà il suo fascino naturalistico e perché no psicologico. Per la verità, la zona da esplorare è immensa come tutto, del resto, quando sei a sud di Buenos Aires e le opzioni sono moltissime, quindi dopo lungo studio su mappe e resoconti di viaggio, opteremo come logico per gli itinerari più classici che evidentemente essendo i più famosi, saranno di certo i più meritevoli di esplorazione, pur certi che ne lasceremo molti altri anch'essi  degni di essere visti. 

Anche la decisione di come muoversi è stata oggetto di discussioni. Oggi abbiamo optato per un taxi consigliato dall'hotel, visto che il percorso è anche molto breve in termini di chilometri, mentre per il giro di domani affitteremo un'auto e procederemo in autonomia. Quello di oggi è uno dei classici giri brevi attorno alla città, il cosiddetto Circuito Chico, che si dipana lungo tutto il versante sud del lago Nahuel Hapi, procedendo circolarmente sulle alture alle spalle della città, consentendo una spettacolare visione della sponda opposta del lago e procedendo tra boschi e foreste che coronano l'abitato. Kevin viene a prenderci come d'accordo alle 9 e procediamo subito sul lungo lago per uscire dal paese. Non appena fuori però la riva continua ad essere contornata da ville e villette di un certo pregio, qualcuna con i classici appartamentini per affitti vacanzieri, altre decisamente più lussuose. Intanto, tanto per cambiare, è cominciato a piovere e la sponda opposta del lago è una riga di boschi verde scurissimo, mentre le montagne sullo sfondo sono avvolte da basse nubi grigie. Mannaggia li pescetti, certo il tempo condiziona sempre assai, ma diciamo che la pioggia disturba parecchio, specialmente se la giornata è imperniata su un percorso naturalistico. Il lago è grandissimo lungo, sul suo sviluppo principale, oltre i cento chilometri, ma ha una infinita serie di bracci laterali che si infiltrano tra le colline che si mutano subito in montagne, attraverso passaggi e penisole che li dividono e istmi che creano laghetti secondari nascosti, assolutamente deliziosi, 

Capisci subito che ci vorrebbero settimane per percorrerne i tanti sentieri e assaporarne tutti i punti panoramici che potrebbero essere adisposizione. Il nostro Kevin, intanto che usciamo dalla città, parte subito con un peana di lodi sull'amato presidente che, anche se le cose in economia vanno malissimo, per carità, e bisogna faticare più ore per guadagnare di meno, comunque bisogna dargli tempo e lasciarlo lavorare. Per carità, contenti loro, contenti tutti, è la democrazia bellezza, anche perché protestare non sembra essere così conveniente  di questi tempi. Comunque sia, il nostro amico si dà da fare e come seconda attività fa anche da procacciatore di affari per i cambisti, millantando cambi mirabolanti dei quali verificheremo poi l'inconsistenza. In realtà a Bariloche, data l'alta affluenza turistica, il cambio non è tra i più vantaggiosi, anche se riusciremo in città a trovare l'Euro attorno ai 1150. Forse il nostro amico faceva riferimento a quotazioni di quasi un'anno fa quando era arrivato a sfiorare i 1600, segno che è da un po' che di affari non ne combina poi tanti. Comunque lasciando a parte questa attività secondaria, arriviamo fino all'inizio del circuito vero e proprio, percorrendo la litoranea lungo il braccio del lago detto Campanario. Qui il panorama è davvero idilliaco e il contrasto tra le acque blu notte e il vede dei boschi fittissimi che costeggiano la strada non potrebbe essere più forte. 

Ci inerpichiamo nella foresta lungo una strada tortuosa che ad ogni radura propone viste spettacolari sul Nahuel da un lato e sul più piccolo lago Moreno dall'altro, visto che si viaggia spesso sul crinale di strette colline che delimitano specchi di acqua di ogni dimensione. Davvero un paesaggio piacevole. Arriviamo intanto a Puerto Panuelo, il punto dove cominciano le escursioni lacustri e da cui prenderà le mosse dopodomani, la nostra traversata andina. Il piccolo porticciolo circonda una stretta baia a due lobi divisa da una minuscola penisola arricchita da quattro case. In alto, sulla costa, giganteggia un grande Hotel, credo che sia il Panamericano, che vanta una vista sul lago davvero spettacolare. Intanto spunta qualche sprazzo di sole tra le nuvole, il che consente di dare un'occhiata un po' più serena all'intorno. Qui incontri continuamente gente in bici che si fa questo giro in letizia e sudore gelato vista la temperatura non precisamente estiva, che tra alti e bassi mi sembra piuttosto impegnativo e che soprattutto consente di inoltrarsi nel bosco per godere degli affacci continui sui bracci circostanti o per dare un'occhiata al passaggio al piccolo specchio di acqua del lago Morenito o della laguna Ezquerra. Insomma qui dovunque ti fermi e fai quattro passi nel bosco trovi luoghi deliziosi dove rimanere incantato a guardati intorno. I vari mirador lungo la strada sono ben segnati e servono da utile indicazione. 

Insomma di selvaggio non c'è nulla, salvo la vastità dell'area montana ed il susseguirsi di ambienti lacustri. Dopo il cerro Liao Liao, il circuito piega verso sud fino ad arrivare all'inizio di un altro braccio secondario del lago Nahuel detto Tristeza, vedete voi, nomen homen, e in effetti si presenta cupo e solitario, forse perché rimane perennemente in ombra a causa dell'incombenza delle montagne circostanti. Un cupo budello di acqua che sembra condurre verso l'Averno. E poi subito, scendendo verso il basso, si supera il ponte Arroya, punto di passaggio e di comunicazione tra i due laghi. Noi prendiamo un sentiero laterale che arriva in pochi chilometri ad una delle altre attrazioni della zona, la Colonia Suiza, una sorta di villaggio di casette di legno, ognuna delle quali ospita attività commerciali turistiche, soprattutto negozietti di souvenir e di cioccolato che, come ho detto, sono uno dei vanti della zona. In effetti pur essendo quasi le 11, tutti i baraccotti sono chiusi, non è chiaro se perché è ancora presto o perché è domenica o se infine siamo ancora fuori stagione. Si dà un'occhiata a quei pochi che hanno la porta spalancata, pare che l'orario di esercizio sia alle 12, ma in giro non si vede nessuno. Turisti non ce ne sono in vista, o dormono ancora o hanno deciso che i prezzi sono troppo cari. Ci aggiriamo ancora un po' più che altro per vedere l'esposizione di oggetti vintage e attrezzature per la montagna d'epoca, poi torniamo sul circuito principale. 

Dal Mirador del circuito, situato quasi al centro dell'area, la vista è davvero spettacolare, Mi viene in mente il dedalo dei laghi finlandesi a sud di Kuopio, ma qui hai anche la cerchia dei monti che finalmente occhieggiano tra le nuvole, bianchi di neve non ancora sciolta e quando finalmente il sole decide di riappropriarsi di quanto gli compete, riusciamo a godere anche della vetta del Cerro Campanario in tutto il suo splendore. Insomma il luogo è davvero piacevole e il giro ancor di più, col sole poi è splendido e naturalmente questo diventa sempre più esibito quando siamo sulla strada del ritorno. All'ora di  pagare parte subito la discussione. Il misunderstanding è cominciato evidentemente con una incomprensione iniziale. Infatti io avevo chiesto una macchina che per fare il giro completo per circa 3/4 ore mi facesse un prezzo a pacchetto, che subito ci era stato proposto a 60.000, poi visto che oggi risulterebbe essere domenica e la tariffa è maggiorata (per i Taxi) siamo saliti a 75.000. Poi alla fine viene spiegato (ma all'arrivo) che quella era una cifra indicativa, ma la cifra esatta sarebbe stata quella del tassametro che naturalmente invece segna 98.000. La cosa mi infastidisce alquanto ma va beh, inutile stare a discutere, noi turisti siamo vacche da mungere e alla fine hai sempre torto tu che hai capito male. La ragazza della reception si scusa, ma questo non risolve l'esborso. Va beh, pazienza ci faremo più furbi domani. Intanto vediamo cosa fare questo pomeriggio.

SURVIVAL KIT

Come muoversi a Bariloche - La scelta sarà tra il taxi e la macchina a noleggio. A mio parere, se ve la sentite naturalmente, meglio la seconda soluzione, più economica e libera. Il costo sarà più o meno la metà e potrete muovervi a vostro piacimento. Non serve la patente internazionale e in Av. Mitre e dintorni, ci sono diverse agenzie dove è possibile noleggiare l'auto. Per una piccola da 4 posti comodi, andrete sui 50 € al giorno full insured con franchigia. 

Circuto Chico - Il più popolare tra i tour dei dintorni. Meno di 100 km totali nella riva sud del lago, da svolgere in circa mezza giornata. Consente belle viste sulla riva opposta e nella parte ovest si inerpica sulla montagna retrostante nel dedalo di penisolette e laghetti che stanno alle spalle della città. La strada ottimamente asfaltata traversa bordi e foreste con vista sui vicini Cerro Tronador e Cerro Catedral e porta fino al piccolo villaggio turistico detto Colonia Suiza, una serie di baracchette in stile chalet, di negozi di souvenir, attrezzatura di montagna e locali di ristoro. Il taxi vi costerà attorno ai 100 $

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giovedì 16 gennaio 2025

Sudamerica 9 - Bariloche

Bariloche - Argentina - novembre 2024


Già percorrendo la strada che dall'aeroporto ti conduce in città, capisci la natura di questo territorio, condizionata soprattutto dalla scarsità di abitanti. Non vedi paesini e neppure case sparse, nulla se non pascoli infiniti e boschi che si perdono tra le colline e di quando in quando una serie di laghi glaciali solitari che ti danno l'idea di un pianeta alieno spopolato e distopico. I bordi della strada sono però ricoperti di fitti cespugli in piena fioritura. Un giallo chiaro intenso che si prolunga per chilometri e rischiara il percorso fino al limitare delle rive dei laghetti. Si tratta dei rovi di calafate (Berberis microphylla) una pianta comunissima in tutto il Sudamerica che produce bacche blu e rosse molto simili ai mirtilli, usatissime per marmellate e succhi. Il tutto dipinge un quadro di severa bellezza e di certo questo avranno provato i primi arrivati da queste parti. Tanto per cambiare erano italiani della zona di Belluno che arrivarono qui dal Cile, la frontiera è vicinissima, negli ultimi anni dell''800, quando la zona era abitata solo da misere tribù di indios Mapuche e il nome attuale completo della città, San Carlos de Bariloche deriva proprio dal loro capo, certo Carlos, che costruì qui la prima casa e avviò una attività commerciale nei primi anni del secolo scorso. L'ambiente era di certo gradevole e per questa ragione nell'immediato dopoguerra, fu scelto come rifugio per i gerarchi nazisti tedeschi in fuga dalla Germania, proprio per la sua somiglianza alle nostre zone alpine, così che mentre prima (e ancora adesso) veniva chiamata piccola Svizzera, fu ribattezzata addirittura Naziland. 

Ci fu anche una ipotesi complottista che individuò una estancia nei dintorni della città come l'ultimo rifugio di Hitler fuggito con Eva Brown e qui rimasto fino al 1960, ma si tratta di bufale senza seguito. Tuttavia lo stile della cittadina soprattutto nel centro dove sorgono ancora le case che hanno formato il nucleo iniziale del paese è molto indicativo, ti sembrerà in effetti di trovarti in un paese delle nostre Alpi, affacciato sul grande lago Nahuel Huapi, attorno ai mille metri di altitudine coronato da alte cime. Tuttavia avverti sempre un senso di spazi vasti e non costretti come le nostre valli strette e scavate a V dai fiumi che si precipitano dalla corona di montagne, ma invece larghi e dalle curve dolci e raccordate caratteristiche per l'erosione costante e delicata durata milioni di anni dai ghiacciai che limano i declivi senza le asperità rose e puntute che sono proprie invece della furia delle acque. La cittadina, che al momento è diventata forse  il centro turistico più importante dell'Argentina per quanto riguarda gli sport della montagna, sci compresi, si è sviluppata parecchio negli ultimi anni e quella che era la periferia si è allargata notevolmente prolungandosi sulle rive del lago con un susseguirsi di ville e villette di un certo pregio dove i ricchi portenos vengono a trascorrere le loro ferie invernali o estive secondo  il loro punto di vista. Il nostro albergo è stato scelto oculatamente nella zona centrale, ma fare il check in rappresenta subito un problema, dato che nel mondo moderno ormai, anche nei posti più isolati del mondo, tutto funziona solo  più col telefonino. 

L'anziano, si sa, di fronte a queste situazioni entra subito in panico e comincia a smanettare coi suoi ditoni abituati a maneggiare strumenti senza tasti e cominciano gli smadonnamenti più coloriti. Vedremo come andremo a finire quando Musk deciderà di spegnere tutti i suoi satelliti! Questa è la frase che ricorre di norma, ma alfine poi tutto con calma si risolve, anche con l'aiuto della gentilissima addetta, evidentemente abituata a queste scene. E' chiaro che si troverà continuamente di fronte a questi analfabeti digitali e che quindi conosce a menadito la strada per uscire dalle paludi in cui ci caccia la tecnologia. Però alla fine l'hotel si rivela una ottima scelta e ci tocca pure una suite, probabilmente perché ai primi di novembre è quasi mezzo vuoto, Le torme di sciatori sono ancora di là da venire oppure bisogna dedurre che la svalutazione ha costretto anche i gaudenti a più miti consigli. Sembra infatti che gli addetti al settore abbiano un po' le ali basse per come stanno girando le cose. Intanto ci organizziamo il giro per domani poi vedremo come vanno le cose e se optare per taxi o auto a noleggio. Intanto abbiamo tutto il tempo per fare una passeggiata nella Avenida Mitre, che è la via centrale che percorre per il lungo tutta la città. In realtà l'abitato è stretto e lunghissimo, predisponendosi lungo tutta la riva rettilinea del lago a linee parallele, mentre la risale per poche vie, non più di cinque o sei, così rimane anche facilissimo orientarsi. 

Ce la facciamo tutta fino in fondo dove c'è la piazza originaria di quando è stato fondato il paese nel 1895, con gli edifici dell'epoca, compreso forse il primo ufficiale, tutti in pietra ed i tetti spioventi e con la torre con l'orologio. Sembra proprio, guarda caso, uno di quei paesini svizzeri in riva al lago. Qui ovviamente si viene per gli sport invernali, dei quali la stazione principale è sul vicino Cerro Catedral, che incombe alle spalle, ma anche nei mesi più caldi, gennaio e febbraio, le spiaggette si riempiono di aspiranti bagnanti ed alla fine sembra che qualche coraggioso approfitti pure delle acque del lago, che comunque ricordo, ha una temperatura media attorno ai 14°C, tanto per capirci. Se no, un'altra grossa opportunità è data dalla pesca e infatti nei ristoranti si trova il piatto principe, trote o  salmerini, come se piovesse. Anzi direi che adesso si è messo davvero a piovere decisamente perché qui sotto le montagne il clima è molto ballerino e dopo un po' di sole vedi arrivare velocemente dal Cile fasce di nuvoloni neri che poi fanno il loro dovere, se no come ci potrebbe essere tutto questo verde che si stende fin sotto le nevi della montagna? Abbiamo appena il tempo di passare per l'agenzia del Cruce Andino che tra tre giorni ci porterà in Cile per confermare la prenotazione e per prendere le indicazioni della logistica, visto che si tratta di fare un vero e proprio check in con bagagli e compagnia bella e poi torniamo riparandoci sotto le grondaie dei negozi della Mitre, rendendoci conto della verità di quanto appena detto. 

Bariloche tra le altre cose è anche il paese della cioccolata, sarà forse per confermare questo suo legame di immagine con la Svizzera. Uno dopo l'altro ecco sfilare negozi all'apparenza titolati che espongono cascate di cioccolatini di ogni tipo, offerti nelle confezioni più eleganti da pochi pezzi, a scatole con chili di prodotto. La vista è impareggiabile, effettivamente sembra trattarsi di una produzione da maitres chocolatiers di un certo livello, almeno controllano il prezzo, siamo attorno ai 50 € al chilo e più, non poi così lontano dalle nostre eccellenze torinesi. Comunque è un bel vedere. Nei bar offrono il cosiddetto submarino, per il quale con un bicchiere di vetro riempito di schiuma di latte bollente, ti viene consegnata una sbarretta di cioccolata fondente da far sciogliere dentro e poi quando la soluzione diventa schiumosa sorbirselo un po' come il torinese Bicerin, che per carità è tutt'altra cosa, ma tanto per farvi capire. Comunque qui è ora di andare a cena, se no la Lina si sente piegare le gambe e le si appannano gli occhi. Decidiamo per un bel ristorante elegante all'apparenza. Juan Pablo accoglie i clienti con grande savoir faire a partire da un delicato amuse-bouche preliminare, suggerendoci poi di accompagnare lo storico bisteccone da 500 grammi con un calice di Maubec invecchiato. Ora l'assaggio del vino argentino è quantomeno obbligatorio oltretutto per uno che si picca di seguire il settore con una certa attenzione e l'enologia argentina è nota nel mondo per quantità prodotta ma anche per qualità e devo dire che il consiglio non delude. Un bicchiere davvero suadente, degno accompagnamento della miglior bistecca che mangeremo durante tutto il nostro viaggio. Pesante il prezzo ma che ci volete fare la qualità si paga.

SURVIVAL KIT

Hotel Soft - Calle Mitre 683 - Bariloche - Tre stelle con molte camere a disposizione ottimamente situato sulla via centrale. Nelle vicinanze innumerevoli locali e ristoranti. Prenotazioni, check in e pagamenti solo elettronici, non si toccano più i soldi. La camera è una piccola suite con cucina, forno e tutto quello che occorre per un soggiorno familiare di vacanza. Bagno funzionale e pulito, TV, AC, wifi e riscaldamento, cassaforte. La doppia 45 € +2 di tassa turistica. In alta stagione (Dic-Feb) i prezzi salgono a 75 €. Controllate le offerte che sono abbastanza ballerine. La struttura nel complesso è un po' datata ma accettabilissima. Personale gentilissimo e prodigo di info. Mi sembra una ottima soluzione. 

Caliu restaurant - Av. Mitre 633 - Bariloche - Ristorante elegante nella via centrale. Cucina un po' fusion con sguardo all'internazionalità dei piatti, serviti con un occhio alla presentazione. Servizio molto curato. Menu corto ma con piatti tutti notevoli. Oltre ad un mezzo antipasto a testa abbiamo provato la rib-eye da mezzo chilo e il cordero patagonico asado, il tutto preceduto da un gradevole amuse-bouche gentilmente offerto. Il tutto, con un calice di vino, per 160.000 in quattro mancia inclusa. Un po' caro ma adeguato al locale. Il proprietario Juan Pablo si prende cura dei clienti con molta professionalità.


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