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Itinerario cinese - maggio-giugno 2025 |
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Antica porta |
Di certo l'itinerario che abbiamo deciso di percorrere lungo tutta la Cina del nord è lungo e piuttosto impegnativo, ma i 26 giorni che ci siamo messi a disposizione per percorrerlo dovrebbero essere sufficienti, anche se tutto dovrà essere fatto un po' di corsa nella speranza che non sorgano intoppi che ritardino la marcia. La cartina orientativa che vi ho messo, illustra abbastanza bene il percorso che faremo in treno ed in bus, e vi assicuro che abbiamo scelto il sistema più efficiente, percorrendo dall'estremo occidente ad oriente il paese attraverso il Xinjiang, il Gansu, il Qinghai, lo Shaanxi, l'Henan, lo Shanxi e tutta la Mongolia interna fino al confine con la Mongolia vera e propria che attraverseremo a piedi (il confine naturalmente) per cominciare la successiva avventura. Più di 6000 km, che tuttavia confidiamo, i treni cinesi iperveloci ci consentiranno di percorrere rapidamente o almeno lo speriamo. Certamente la maggior parte di questa strada verrà compiuta attraverso le regioni più sperdute e desertiche della Cina odierna, quasi completamente spopolate e anomale rispetto al paese che fino a ieri era il più popoloso del mondo ed allo stesso tempo avremo modo di constatare che si tratta di territori culturalmente estranei alla cultura cinese propriamente detta e sinizzati, anche con una certa pressione solo in tempi recenti e anche questo sarà uno dei punti di interesse della nostra esplorazione.
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Finestre |
Intanto eccoci proprio qui a Kashgar, o come tengono a ribadire i Cinesi a Kashi, visto che così è stata ribattezzata la città, per riportarla il più possibile nell'ambito nazionale, il punto di partenza, come già abbiamo rimarcato, della via della seta cinese. La nostra ricerca di oggi cercherà appunto di trovare cosa è rimasto dell'antica città carovaniera che accolse per secoli i mercanti di tutto il mondo allora conosciuto. Infatti benché ci troviamo immersi in una città modernissima sotto ogni punto di vista, mentre intorno a noi sfrecciano nei controviali torme di scooter elettrici (quelli con motore a combustione non esistono più) che ti arrivano alle spalle come killer silenziosi e mortali e noi non ci siamo abituati, risulterebbe che ci siano ancora le vestigia della antica Kashgar, anche se occultati dalla selva dei grattacieli e dalla rete delle superstrade a sei corsie. Dunque mano a Didi, l'app collegata anche ad Alipay, che è il contraltare di Uber in Cina e ci dirigiamo proprio verso il quartiere della città vecchia che racchiude con le sue mura di terra quanto rimane della città vista da Marco Polo appena diciannovenne. In effetti siamo proprio al centro della città che circonda come un mostro tentacolare le vestigia di un tempo, oltre quattro chilometri quadrati di costruzioni, che testimoniano nonostante tutto abbastanza bene, cosa era questo luogo mille anni fa. Tuttavia non dobbiamo pensare ad una città di rovine, un sito archeologico da visitare in silenzio immaginando come potesse essere nel lontano passato, come fosse una Pompei da percorrere lungo strade antiche, mura scalcinate e acciottolati pericolanti.
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La mentalità cinese è molto diversa dalla nostra e vuole cose diverse. Questo sito, come tantissimi altri che già avevamo visto nello Yunnan anni fa, prima del Covid, addirittura interi paesi e cittadine, compresa l'importanza storica e la loro fruibilità turistica, sono stati presi in mano e con un lavoro colossale, sono stati restaurati secondo un concetto da noi aborrito, del rifacimento totale in "stile" antico ed i vari edifici, rimessi in ordine, pur con le caratteristiche originali, utilizzati per locali, bar, ristoranti e negozi di ogni tipo, ma anche musei e spazi culturali. Insomma la creazione di una sorta di parco tematico, che a noi non piace molto, anzi se portato all'esasperazione non piace affatto, ma di cui i cinesi vanno pazzi. Non solo, come vedremo in tutte le altre città e siti che visiteremo, anche qui è invalso l'uso, come già avevamo visto nelle città e nelle aree storiche coreane, specialmente per le ragazze, di vestirsi e bardarsi con costumi d'epoca, forniti da una miriade di appositi negozi che li affittano e provvedono anche ad un accurato trucco, per poi farsi fare un vero e proprio servizio fotografico in pose plastiche davanti agli angoli più suggestivi e pittoreschi del luogo. In particolare le donne appaiono molto sensibili a queste sirene e le trovi a dozzine con sguardi languidi e pose svenevoli appoggiate a serti di fiori e siepi potate secondo gli schemi della migliore arte topiaria, mentre le trine ed i ricami dei ricchi costumi formano un contrasto stridente con le scarpacce mastodontiche o gli ultimi modelli di Crocs, evidentemente tanto amate dalle teenager locali.
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per la città |
Qui non hai ancora modo di cominciare a vedere e ne avremo testimonianze molto pesanti in seguito, il pressante e ormai insopportabile fenomeno dell'overturism, che tutto divora, mercifica e tende a distruggere, perché, mai come oggi in Cina, ti rendi conto di quanta sia la gente che si ammassa nei luoghi considerati mete turistiche, adesso che il paese ha raggiunto un benessere medio assolutamente paragonabile al nostro ed il turismo interno sia diventato davvero un imponente fenomeno di massa. Al momento comunque passeggiare per questi vicoli tra le case dalle pareti di terra, anche se spesso appena rifatte, ma con cura e attenzione per carità, è cosa piacevole. I mattoni crudi, che emergono sotto l'intonacatura di fango e paglia, erano posti verticalmente e di costa e le intercapedini di paglia erano poste oculatamente per fungere da isolante. Bellissime appaiono le porte, molte originali e le schermature alle finestre di legni intrecciati con lo stile tipico turchesco dell'Asia centrale, nei mille bovindi e terrazze riparate. Ci sono vie dove ritrovi botteghe di antichi mestieri o i forni dove ancora vengono cotti i naan, i caratteristici pani a focaccia, tondi e ornati sulla superficie superiore con un certosino lavoro in punta di forchetta da parte dei panettieri che poi li appiccicano a mani nude all'interno dei forni passando dall'imboccatura superiore.
E poi lo stupore davanti all'infinita varietà dei mille tipi di frutta secca, dalle albicocche, ai caki, ai fichi e alle tante tipologie di uve sultanine e ancora i venditori di quella fresca, ciliegie, fragole e poi xiguà,西瓜, (la
cucurbita dell'ovest),le piccole e acquose angurie e gli hamiguà, 哈密瓜,i dolcissimi meloni tipici della regione il cui nome deriva proprio da una città di queste parti. Insomma anche qui, tutto è stato preparato per l'arrivo di moltissima gente, troppa, ma lo spazio è ancora così vasto che puoi perderti per vicoli e stradine secondarie, immaginandoti ancora all'epoca del nostro Marco, stupito di certo dopo migliaia di chilometri di sabbia e di rocce desolate, di trovarti in questa sorta di paese delle mille e una notte, mentre da una porta di legno traforato, delicati occhi a mandorla ti misurano dall'alto in basso, con uno sguardo languido e interrogativo, forse curioso di come uno straniero sia arrivato fin lì e a fare cosa. E comunque qui i cinesi sono solo turisti come te, chi si muove e popola il sito è invece una tipologia di genti diverse. In testa agli uomini vedi solamente la doppa, quella specie di caciottella bianca o ricamata degli Uiguri e sui menti rade barbette lunghe una decina di centimetri, che segnalano quale era la popolazione del posto e oltre a loro Hui, Tagiki, Kirghizi, tutti musulmani, solo da poco sovrastati dalla pesante immigrazione imposta degli Han, arrivati fin qui grazie a vantaggiosi privilegi concessi dal regime per popolare il territorio ed al contempo modificare pesantemente il rapporto tra etnie.
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La grande moschea |
Al di là del fiume c'è ancora una parte della città vecchia, dove l'opera di restauro, o meglio di rifacimento non è ancora arrivata e qui puoi vedere ancora le vecchie case in rovina, le pareti di terra dove scorgi i gialli mattoni di loess originali che si stanno disfacendo al sole, i soffitti crollati, l'intelaiatura delle abitazioni. C'è anche una serie di scale che, opportunamente disposte, ti consente, saggiamente, di vedere il quartiere dall'alto, per apprezzarne la complessa rete di vicoli e viuzze. Poi ritornando verso il centro, sbocchi davanti alla piazza della grande moschea di Id Kah che risale al XV secolo ed è tuttora la più grande della Cina con i suoi oltre 16.000 metri quadri e che potrebbe ospitare fino a 20.000 fedeli, tuttavia la mia impressione, forse sbagliata, per carità, è che il luogo sia stato praticamente chiuso e trasformato in museo. Nel senso, benissimo la fruizione turistica, ma a religione lasciamola un attimo da parte che è meglio, non andiamo a fomentare grane. Gli spazi all'interno sono immensi, dai grandi giardini circondati di alberi allo spazio della sala di preghiera, immensa con la selva di colonnine di legno che popolano lo spazio infinito antistante il mirhab, rivolto alla Mecca, dove avverti ancor più la solitudine assoluta che la avvolge, scandita dalle figure segnaposto del tappeto rosso fuoco, con i gul ottogonali che volevano assimilarlo ad un tappeto di fiori e orientare la preghiera, in un tempo ormai finito e da considerarsi, volenti o nolenti, ormai obsoleto. Comunque tanto per essere sicuri che le cose scorrano armoniosamente nella giusta direzione, nel 2014, l'imam della moschea, che nelle sue prediche veniva giudicato troppo anticinese, fu
accoltellato a morte poco dopo avere assolto alla preghiera del mattino. Questione risolta.
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Al trucco |
SURVIVAL KIT

Kashgar - E' la porta della via della seta cinese, popolatissima fin dall'anno 1000 e descritta da Marco Polo. Oggi, di quasi 1 milione di abitanti, presenta la città vecchia con tre quartieri, di cui uno completamente ricostruito fino alla piazza centrale con la moschea di Id Kah oggi museo, una parte ancora in restauro dove si può apprezzare la struttura autentica della città e il bazar mercato notturno, particolarmente vivace con il suo street food e mercato dell'abbigliamento. La domenica invece vivace mercato tradizionale e fuori città in periferia il 牛羊巴扎
(niúyáng bāzhā, che letteralmente significa “Bazar delle mucche e delle
pecore”). Qui potrete anche comprare una pecora o un cavallo o anche meglio un cammello, se intendete percorrere coi vostri mezzi un tratto di deserto. Per arrivarci ricopiate questa scritta e mostratela al tassista. Da vedere ancora in periferia, la tomba di Abakh
Khoja, il leader islamico di Kashgar vissuto nel diciassettesimo secolo, molto ben conservata. Naturalmente fuori città si possono fare escursioni nel deserto o arrivare ai passi che portano ai paesi vicini, connettendosi con la Karakorum Highway con panorami naturalistici spettacolari. Non ci vogliono permessi per stranieri, ma ricordatevi di portare sempre con voi il passaporto perché i controlli sono frequenti, anche per entrare nei musei e simili.
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La sala di preghiera |
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