domenica 10 dicembre 2023

Corea 19 - Il tempio Bulguksa

Bulguksa - I guardiani - Gyeongju - Corea del sud - ottobre 2'23


Monaco in preghiera

Questa mattina la prendiamo calma e complice l'ottimo caffé che offre la guestuose, partiamo belli svegli per fare il tratto, a piedi non poi così corto, per prendere il bus che porta fino al tempio Bulguksa, che significa la Terra del Budda, considerato il fulcro religioso del paese. Ma come sempre al mattino le forze sono ancora piene e questa gita fuori porta ci sta proprio a pennello. Il bus ci mette quasi un'ora per arrivare ai piedi della collina, in un bel quadro forestale che di certo tra qualche settimana dispiegherà i suoi colori più belli; adesso predomina solo il giallo vivo dei viali di Ginko biloba che qui in oriente sono frequentissimi. Alla fermata del bus c'è un bellissimo bar per rifocillare il turista demotivato e quindi approfittiamo di un dolcino alle noci a completamento di un delizioso ed abbondante cappuccino servito con una serie di sorrisi che ti fanno cominciare bene la giornata e in fondo costano uguale. Non rimane che salire fino all'ingresso del tempio, in fondo sono un cinquecento metri di sentiero nel grande parco che circonda l'area sacra, e che sarà mai! Alla faccia! L'erta è ripidissima e comincio a sbuffare ai primi tornanti e poco mi risollevano le facce allegra di quelli che già stanno scendendo dopo aver espletato le loro devozioni col cuore più leggero certamente, avendo messo i propri desideri nelle mani accoglienti del trascendente. 

Una sala di preghiera

Chi sale invece, ha ancora l'animo pesante di peccati da scontare e quindi la serie di mantra che pronuncia a mezza voce tra un respiro e l'altro in cerca di ossigeno, non sono del tutto consoni a guadagnarsi un posto in paradiso, qualunque sia la religione a cui ci si rivolge. Comunque alla fine si arriva nel grande spazio antistante l'ingresso del tempio, di certo forse il più bello del paese, costituito da tutta una serie di costruzioni e di sale che si susseguono sulle balze della collina inframmezzate da cortili, boschetti e piccole pozze d'acqua molto pittoresche e fotogeniche. Cetamente non si tratta degli edifici originari del VIII secolo, epoca durante la quale fu fondato. Come per tutti gli altri, queste strutture di legno sono soggette a un forte deperimento sia a causa degli agenti atmosferici, ma anche per incendi catastrofici che periodicamente fanno piazza pulita del vecchio lasciando spazio a nuove costruzioni, casuali o intenzionali che siano, a seguito di invasioni e della bestialità dell'uomo che nulla risparmia, soprattutto sembra godere se riesce a distruggere il bello per pura cattiveria. Tuttavia è pur vero che il concetto orientale e buddista in particolare non ha mai dato molta importanza al valore del pezzo antico in sé, ma è sempre mirato a considerare l'essenza di quanto l'oggetto materiale rappresenta, anzi se è nuovo o rinnovato è ancora meglio, in quanto questa forma esteriore, che si presume più curata, aggiunge rispetto e importanza al significato della idea immateriale che rappresenta. 

Una porta

Tre grandi sale si susseguono collegate da ponti e scalinate, tutte contornate da tappeti di fiori. Dai grandi portali aperti emergono le voci dei monaci in preghiera. Benché ci sia un po' di gente che circola, tuttavia l'atmosfera è molto compresa e piena di spiritualità. Chi è fermo a pregare, chi aggiunge le sue offerte, chi rimane in silenzio in ginocchio con gli occhi rivolti alle grandi statue benedicenti. Le voci dei monaci formano un sottofondo di basso continuo che appaiono come la perfetta colonna sonora di questo film. Amche i disinteressati all'aspetto religioso, non possono fare a meno di essere coinvolti da questa atmosfera e c'è poco da dire, i boschi che circondano i laghetti, i colori pastello dei fiori che avvolgono le costruzioni, gli odori degli incensi che inviano sottili volute di fumo verso il cielo, punteggiato di nuvolette a pecorelle, contribuiscono a mantenere una atmosfera irreale dove si perde la sensazione dello scorrere del tempo. Lo scandire del tocco acuto di una campanella percossa da un monaco nascosto alla vista, le cui onde sonore si moltiplicano nell'aria a lungo o il battere della mazzetta sull'oggetto di legno duro, vuoto all'interno, che provoca un suono ovattato e più sordo e segna il ritmo dei versetti cantati, ti tengono legato intimamente a questo luogo spiritualmente immateriale se pur segnato da costruzioni imponenti. 

Preghiere

Come in tutte le costruzioni antiche o supposte tali in oriente, un fascino aggiuntivo sta nel leggere i nomi che marcano ognuno dei luoghi attraverso i quali procedi, Grandi targhe nere dipinte a caratteri dìoro poste ad ogni ingresso, quasi seguendo una via per raggiungere una sorta di illuminazione interiore e questo, che è un po' la summa della religiosità coreana, non è da meno. Eccoci quindi entrare attraverso il portone della nebbia viola (e la porta stessa diventa costruzione monumentale a sé), attraversare il Ponte delle nuvole bianche e poi quello delle Nuvole azzurre, sostare davanti alle due pagode in pietra, quella dei Molti tesori e quella Senza ombra, che proprio perché costruite in questo materiale eterno, il granito bianco di cui è fatto il monte, sono rimaste le stesse del tempio originale, sostare nella sala della beatitudine, poi in quella della grande illuminazione, e infine in quella del Budda Vairocana dove un monaco giovanissimo sta officiando con compita concentrazione. Davvero qui l'atmosfera sovrasta la bellezza stessa del luogo e forse è vero che chi la cerca o sa come cercarla, riesce a trovare in questi luoghi, la pace. Ma tu, se sei arrivato fino a qui, non puoi sottrarti allo step successivo. Quattro chilometri più in su, il monte Toham si erge ancora un bel po' oltre il territorio del tempio. 

Laghetti

Il bus però, è appena partito e toccherebbe aspettare un'ora per il prossimo, così approfittiamo di un occhiuto taxi che sta lì appositamente per raccogliere gli orfani del trasporto pubblico, lasciando i penitenti veri ad affrontare il sentiero nella foresta, un'altra dura prova verso il raggiungimento del trascendente, propria di ogni pellegrinaggio che si rispetti. Una serie di sentieri duri da percorrere e scalinate di pietra dai gradini irregolari, che si susseguono senza fine, giustamente atti a mettere a prova la tenuta delle ginocchia e la fermezza della fede. D'altra parte la scala verso il paradiso è sempre erta e faticosa. Ma tranquilli lo spiazzo dove si ferma l'asfalto, che tu furbone infedele e irrispettoso delle regole, hai raggiunto con l'ausilio di inverecondi mezzi meccanici, ti consente di cuccarti ancora un bel quarto d'ora di strada a piedi per completare il tuo personale cammino verso la sacra grotta di Seokguram, il punto di arrivo irrinunciabile di questo personale cammino. La foresta ti lascia larghi squaci sulla valle, così che nel tuo andare, tu possa godere del paesaggio mirabile che si stende ai tuo piedi e se guardi bene, lontano verso est, visto che è una giornata dal cielo terso e limpido si vede il mare che gigioneggia sulla costa lontana e frastagliata, dove arriverai tra qualche giorno, un premio finale per il tuo progetto. 

La statua del Budda

Infine arrivi alla famosa grotta dove è necessario compiere l'ultimo sforzo, la salita di qualche successiva rampa di erte scale, perché il raggiungimento di queste mete sempre implica uno sforzo non solo interiore ma anche di sofferenza fisica, quasi a dover stremare il corpo per liberare la mente a più alti orizzonti e finalmente si raggiunge la grotta che contiene una grande statua in granito del Budda, un monolito di quasi quattro metri di altezza circondato da strette pareti scavate nella roccia e istoriate di figure rappresentanti tutta l'iconografia buddista. Al di là della imponente statua, devo dire che l'insieme è un po' deludente, anche perché disturbato dallo sciame di fedeli infedeli, che pensano di più ai selfie che alle orazioni, ma se arrivi fin quassù sarebbe davvero un peccato negarsi l'esperienza. Per fortuna, dopo un'ultima occhiata al mare lontano, arriviamo al piazzale giusto in tempo per saltare al volo sul bus che scende, lasciando con un palmo di naso il tassista che come un falco aspettava gli esausti pellegrini in arrivo dalla grotta. Così eccoci di nuovo a valle dove l'altro bus ci riporterà in centro città, dopo che la mattinata è stata risolta con bella soddisfazione, grazie anche alle indicazioni logistiche di chi ci ha preceduto ed ha avuto la bontà di condividerle con me, così come io le sto condividendo francescanamente con voi. 

Una pagoda di granito

SURVIVAL KIT

La sala principale

Bulkuksa temple e Seokguram grotto - Complesso templare molto famoso, forse il più importante della corea che sorge sul monte Toham fuori città. E facilmente raggiungibile con il bus n. 10 o 11 che partono dal centro, all'angolo con il parco dei tumuli, in circa un'oretta. L'ingresso al tempio costa 4000 W (gratis per i senior) e si raggiunge con circa 500 di salita dalla fermata del bus. Da qui in taxi o in bus (n. 12 che però passa ogni ora) potrete percorrere la strada che conduce alla grotta in cima al monte di 750 metri da dove potrete vedere la costa. Chi deve fare il pellegrino può anche salire a piedi attraverso un sentiero con scalinate di pietra di 2,2 chilometri che conduce al piazzale di arrivo del mezzi motorizzati. Di qui altri 500 metri per arrivare alla grotta (ingresso altri 4000 W, senior gratis). La statua è imponente e rappresenta il Budda Sakyamuni nella posizione padmasana, assiso sul fiore di loto, con il mudra delle mani detto bhumisparsamudra con una mano destra sul ginocchio che tocca la terra. C'è discussione se la statua raffiguri il Budda proprio nel momento di ricevere l'iluminazione, dato che l'aureola non fa parte della statua, ma è invece un rosonne sulla parete retrostante che ne dà l'impressione. Il restauro che chiudeva l'accesso alla grotta negli anni scorsi è adesso finalmente ultimato e la grotta, con le altre statue del corridoio di accesso, i cavaieri guardiani ed il grande Avalokiteshvara di quasi due metri, è libera alla vista. Questa gita fuori porta della città di Gyeongju è imperdibile e vi occuperà almeno tutta una mattinata se il tempo è bello. Prima partite, prima arrivate.

Tegole votive

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Idee 

sabato 9 dicembre 2023

Corea 18 - I parchi di Gyeongju

Daereungwon tumuli park - Gyeongju - Corea del sud - ottobre 2023

 

Wolji lake

Non ci sono dubbi che Gyeongju sia la città più visitata della Corea del sud dopo Seul e Busan, dalla quale dista meno di 100 chilometri, cosa che rende possibile anche visite in giornata per i più frettolosi. Il motivo evidente è che questo vero e proprio museo a cielo aperto è assolutamente affascinante e ti invita continuamente a perderti nei suoi spazi verdi che sono parte attiva della città nata e cresciuta attorno a questo gigantesco cimitero reale, creato dalla dinastia Silla per perpetuare nei millenni la grandezza evidente di questa regno che ha dominato per tutto il primo millennio dopo Cristo nella Corea centrale e che, dopo aver contribuito alla unificazione dell'intera penisola nella parte centrale dello stesso, ebbe ameno tre secoli di splendore massimo e di relativa pace, che contribuì ad un grande sviluppo delle arti e della cultura coreana, fornendo così alla penisola la sua dimensione di appartenenza nazionale che dura fino ad oggi. L'unico paragone che mi sento di fare è con alcune città tombali etrusche, che raccontano certo in dimensioni più ridotte le medesime storie. Comunque sia, la città invita a camminare ed a perdersi nei suoi spazi per gustare le sensazioni che regala la storia, l'ambiente e la capacità conservativa di questo popolo amante della bellezza. 

Uno spiovente

Appena fuori del museo di cui vi ho parlato, ecco un grande spazio costituito da una serie di padiglioni e palazzi disposti attorno ad un lago, nei quali si specchiano graziosamente e che erano luogo di piacere per i sovrani e la nobiltà di quel tempo, che come tutti i loro pari nel resto del mondo amavano trascorrere il tempo in questi luoghi di piacevole bellezza ad occuparsi di arte o perché no, di intrighi vari. Si tratta dell'Anapji pond, detto anche Wolji lake (lo stagno che riflette la luna), un vastissimo e articolato specchio d'acqua circondato da boschetti e radure e che in questa stagione e non dubito anche nelle altre, ricchissimo di fioriture che abbelliscono tutti i prati circostanti. Il giardino coreano infatti non è generalmente costruito come da noi, in serie di aiuole definite e disegnate secondo uno schema a diverse regolarità e recinti, ma, un po' seguendo il concetto del giardino inglese, deve dare l'apparenza del finto selvaggio, in altre parole di una bellezza non costruita ma naturale, creata come tale dalla natura e non dalla mano dell'uomo, Ecco quindi che le fioriture prosperano in veri e propri campi privi di contorni o recinzioni, mentre al contrario ed a contrasto, in alcuni punti le macchie di colore sono date dall'assembramento di piante in vaso, che vengono avvicinate in modo talmente fitto da apparre come un tappeto naturale e che comunque possono essere facilmente sostituite integralmente con altre al mutare delle stagioni. 

Le scarpe d'oro del re

Così ragiono passeggiando tra le costruzioni in legno del Donggumg palace, che si specchia nelle acque al calar della sera formando riflessi cangianti nell'ultimo sole che filtra basso tra la rada nuvolaglia. Non ci sono dubbi che questa sia una delle stagioni migliori per vedere questo paese. Intanto l'assenza quasi totale di pioggia è cosa impagabile che ti consente di passeggiare a tuo piacimento in questi larghi spazi godendotene la delicata bellezza, oltre che la temperatura dolcissima che aiuta ad apprezzare il tutto senza tremor di membra e battito di denti. Qui appare chiaro che l'architettura del paesaggio era già cosa nota ed osservata quindici secoli fa e che questa attenzione ad una progettualità che va ben al di là del semplice oggetto fisico, ma che contempla un concetto complesso di cose, costruzioni e ambiente che le circonda, sono frutto di culture articolate che hanno il tempo di svilupparsi solo in lunghi periodi pacifici, nei quali non bisogna applicare i propri pensieri alla difesa o alla prevaricazione di altri popoli vicini e nemici. Intanto sta scendendo la sera e le sue ombre avvolgono le collinette artificiali dalle quali le cascatelle scendono verso gli angoli nascosti dello stagno. Rimane il tempo di raggiungere il complesso delle tombe reali di Daereungwon Tumuli park, la parte più famosa del gigantesco parco cittadino, recintato da un basso muro che sorge proprio a fianco del centro. 

Il sarcofago nella tomba del cavallo alato

Questo parco, curatissimo, con l'erba rasata come un campo da golf, contiene 23 grandi tumuli, il piu grande dei quali arriva a 25 metri di altezza, circondati da vialetti illuminati e da un magnifico giardino attraverso il quale puoi perderti e trovare la pace, senza essere infastidito dalla presenza dei pur moltissimi visitatori. Specialmente quando è sceso il buio e solo la fioca luce delle lampade illumina i vialetti che si insinuano tra le ombre nere delle alte tombe, l'aria di mistero scende e contribuisce a rendere questa visita davvero unica. Seguendo le indicazioni si arriva fino all'ultimo tumulo, che è anche l'unica tomba mantenuta aperta e visitabile all'interno, quella di Cheonmachong, la tomba del cavallo celeste, appartenuta ad un re sconosciuto del V secolo, nella quale sono esposti gli straordinari oggetti ritrovati nel sarcofago ligneo sul corpo del re ad attorno, oltre allo straordinario dipinto di un cavallo al galoppo con le ali ai piedi, uno dei pochi esempi di pittura rimasti di quell'epoca, che orna una sella di corteccia di betulla. La visita nell'interno della tomba a cui si accede attraverso uno stretto cunicolo è particolarmente affascinante e la visione del tesoro esposto, dalle armi, ai gioielli ed a tutto il corredo reale incanta e stupisce. 

Fregio d'oro

I tumuli, alcuni dei quali arrivano fino a duecento metri di diametro, sono ricoperti di erba, qualcuno da qualche albero cresciuto naturalmente su di essi e variano aspetto e colorazione durante il cambiare delle stagioni e hanno molte rassomiglianze con le tombe scito-iraniane tipiche della Russia centrale, dimostrando così i contatti culturali che c'erano tra le varie culture asiatiche dell'epoca ed erano costituite da una camera centrale che ospitava il sarcofago in legno e da una grande cassa contenete gli oggetti che avevano contraddistinto quel re. La cosa interessante che distingue questa parte di mondo da tutte le altre è che nessuna di queste tombe è mai stata violata da predatori o altri soggetti, benché queste sorgessero sempre in luoghi densamente popolati e che la loro apertura avvenuta in massima parte nella seconda metà del '900, le abbia trovate complete in ogni loro parte e con corredi funerari di decine di migliaia di oggetti ognuna, in oro e pietre preziose. Ormai è scesa la notte, la tomba del cavallo sta per chiudere, usciamo lungo il vialetto percorrendo il muricciolo con la sommità ricoperte di tegole nere. Al di là un intero quartiere di case antiche o supposte tali, ospitano locali, bar, ristorantini. Il grato profumo delle griglie, non soggiocato dalle piccole cappe in rame che sovrastano ogni singolo tavolino, invita ad entrare. Un piattino di carne di maiale, correttamente marezzata di bianco e sapido grasso ventrale, ci chiama con malia irresistibile, seicento grammi di pura bontà da dividerci in due ed i kimchi li lasciamo a loro. La carne non ingrassa e rasserena dopo una giornata impegnativa. 

Antiche case

SURVIVAL KIT

Fregio del tetto

Donggung palace e lago Wolji - Si estende davanti al Museo nazionale e viene detto anche Anapji pond, "lo stagno dove le oche possono correre in pace", è un lago artificiale in un'area di quasi venti ettari che comprendeva il palazzo reale di epoca Silla, distrutto e ripreso in epoca Joseon e poi caduto in roviana per secoli fino agli scavi iniziati nel 1975, che portarono alla luce una serie di oltre 26 edifici e altre costruzione, oltre al ritrovamento di oltre 30.000 manufatti, i più interssanti dei quali esposti nel vicino museo nazionale. Partcolarmente bello al tramonto, quando si possono apprezzare i riflessi colorati degli alberi, delle collinette e delle costruzioni che affaccciano sulle acque. Aperto fino a tardi. Ingresso 3000 W. Senior gratis. Potete dedicarvi almeno un'oretta o anche tutto il giorno.

Il cavallo alato

Daereungwon Tumuli Park - E' la parte più importante e per questo recintata del complesso dei parchi cittadini contenenti le tombe reali. Contiene molti tumuli di varie dimensioni, la più grande di 25 metri di altezza e l'unica tomba aperta e visitabile, quella appunto del Cavallo celeste. Pieno di gente anche in costume tradizionale che si fa fotografie tra le tombe, rendendo lo spazio molto attrattivo visivamente. All'interno del parco non ci sono punti di ristoro e non si può portare cibo o bevande, ma appena fuori è tutto un susseguirsi di locali di ogni tipo. Inoltre attorno pullula di negozi per affitto di biciclette ed ogni altro mezzo di locomozione per aggirarsi tra i vasti spazi dei parchi cittadini (fino a 30.000W l'ora per maccchinette elettriche scoperte a sei posti). I tumuli, come anche tutti gli altri sparsi nell'area, sembrano incustoditi, ma non azzardatevi assolutamente a cercare di salirvi sopra, cosa vietatissima, come risulta dai cartelli specifici, che indicano anche i milioni di won di multa a cui verranno condannati i trasgressori, prigione inclusa. C'è sempre chi controlla, telecamere comprese. Ingresso 3000 W, altri 3000 W per la tomba aperta. Senior gratis, Chiude alle 22. Assolutamente imperdibile.

Tramonto sui tumuli

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specchi sul lago







porticato



venerdì 8 dicembre 2023

Corea 17 - Gyeongju, la città museo

Museo nazionale - Gyeongju - Corea del sud - ottobre 2023

 

Giardini

Avevo programmato una mattinata tranquilla in attesa di prendere il pullman di mezzogiorno, ma alla fine se ne va tutta in perdite di tempo. Al Mammoth c'è una coda fuori di almeno  un'ora, evidentemente i famosi panini al formaggio fanno talmente gola che tutta la città si affolla qui davanti prima che siano finiti. Detesto le code, figuriamoci se devo rimanere in piedi per fare colazione! Così facciamo un giro in centro per trovare una soluzione alternativa, anche se meno glamour. Tuttavia con mia meraviglia è tutto chiuso e va bene che non sono ancora le nove, ma qui la gente si sveglia tardi evidentemente, eppure è lunedì, ma qui non si lavora? Alla fine ai margini del centro troviamo un Paris Baguette, l'altra catena che la fa da padrone in questo campo ma qui ci incorniamo subito nella addetta più antipatica che mai potevamo pensare di incontrare in questo paese dagli occhi gentili. Fa fatica a rispondermi e sempre con gli occhi bassi, finge di non darmi retta affaccendata come vuol far sembrare nel disporre i vassoi che stanno arrivando dal retro. O si è svegliata col piede storto o ha litigato col moroso, tertium non datur. Comunque niente briochine tanto per partire male, allora prendo un paio di muffin al ciocclato asciutti come la segatura e quando noto che alla richiesta dello zucchero per i cappuccini (qui devi sempre chiederlo se non non te lo danno) mi ha dato solo una bustina, cerco di averne altro ma mi fa aspettare di nuovo il mio turno. 

Nel museo

Si sarà offesa perché non ho voluto la cannella. Mi contento comunque gli occhi ammirando la spettacolare sfilata di torte coloratissime che fanno bella mostra sugli scaffali e vado oltre. Comunque alla fine espletiamo la pratica e usciamo per tornare in albergo a far su i bagagli. Intanto la giornata si dispiega e andiamo a prendere il bus che va fino alla stazione, dove arriviamo con  largo anticipo. Così quando parte con puntualità svizzera alle previste 11:50, la mattinata se ne è belle che andata. Affondo il corpaccio già esausto nell'imperiale e comodissimo sedile lux e mi consolo con il paesaggio che, complici le bellissime giornate di sole, diventa sempre più bello man mano che procediamo verso sud. L'autostrada serpeggia nei fondovalle e le colline diventano montagne sempre più alte, circondate dai terrazzamenti delle minuscole camere delle risaie. Sembra un paesaggio balinese per la verità e non disturbano neppure le piccole mietitrebbie semiautomatiche che cominciano il loro lavoro negli spazi piuttosto ridotti come dimensioni e ormai privi di acqua. Arriviamo a Gyeongju in perfetto orario come qui è consuetudine e vado espletando subito la pratica con l'acquisto in stazione del biglietto per la tappa successiva, sistema ormai collaudato e che funziona perfettamente. Anche il taxi ci porta all'hotel in un attimo, siamo vicini e su un corso di grande scorrimento. 

Il parco dei tumuli

Purtroppo, come di consueto per questa categoria di sistemazioni, la struttura non è presidiata 24 ore e il tizio tuttofare (responsabile, gestore e sistematore delle stanze nello stesso tempo) arriva, come previsto, solamente alle 15, quindi tocca aspettare nella hall, prima di sistemarci e decidere il programma per il resto della giornata. I tempi morti sono il nemico principale del turista disorganizzato e ti mettono subito di cattivo umore perché vorresti sempre sfruttare al massimo la giornata e un'ora persa è una cosa in meno vista, anche se poi, stare un po' seduti a tirare il fiato, computanto carte e app, per organizzarsi al meglio non è poi un gran danno, oltretutto sorbendosi un delizioso espresso fornito gratuitamente dalla macchinetta a disposizione degli ospiti. La cosa per cui la città è nota e turisticamente praticatissima, che la fanno definire un vero e proprio museo a cielo aperto, sono le famose tombe a tumulo della dinastia Silla che si trovano dappertutto in giro e nei dintorni della città stessa ed in particolare nel grande parco che occupa quasi tutto il centro della città ed è meta oltre che di torme di visitatori anche di tutti gli abitanti che qui vengono a trascorrere le giornate festive o passeggiano alla sera a godersi la bellezza delle fioriture stagionali e i magnifici tramonti. 

Corredo funebre

Decidiamo comunque di cominciare con il museo archeologico che è un'altro dei vanti cittadini e probabilmente il più ricco della Corea. Dopo una bella ed inutile sgambata per arrivare al parco, cediamo di schianto e approfittiamo di un taxi per non fare ancora altrettanta strada, visto che il tempo non è molto. Il museo è davvero ricchissimo e molto bello, evidentemente progettato con moderni criteri, gli oggetti esposti con begli spazi e non affastellati e con una illuminazione coinvolgente, come si conviene ai criteri moderni. Mi ricorda molto l'Egizio di Torino. Molti pezzi, specialmentie in pietra o per le loro grandi dimensioni sono esposti nel giardino esterno che ti puoi gustare nelle passeggiate tra un padiglione e l'altro. ma è soprattutto nella spettacolare sfilata degli oggetti in oro massiccio, soprattutto gioielli, diademi e altri orpelli trovati nelle tombe circostanti, inclusi i finimenti dei cavalli reali sepolti con i loro padroni, che trovi la ricchezza straordinaria di queste esposizioni e che raccontano bene, con la loro raffinatezza senza pari, il livello artistico raggiunto da questo popolo tra il 600 ed il 900 dopo Cristo. Opere di estrema precisione e risultato di oreficeria finissima, filigranata in particolari da apprezzar con l'uso di una lente, frutto diel lavoro di artigiani artistia a tutto tondo che lasciano senza fiato. 

La campana

Tutto attorno, quasi a contrasto, i prati ricoperti di un tappeto di umili fiorellini viola pallido ti immergono in una atmosfera magica, mentre percorri il ponticello che collega le due rive del fiumiciattolo che attraversa tutta l'area. Ti fermi sotto il tempietto che ospita la grande campana di bronzo e ti aspetti che da un momento all'altro il grande tronco legato al soffitto venga liberato per percuoterla con un dolce rintocco, che invece secondo la leggenda si muterebbe in lamento che si dice uguale a quello del bimbo sacrificato al momento della sua fusione. Storie terribili che vogliono raccontare momenti di un passato che si vuole sempre rappresentare come oscuro e feroce, quasi che il presente invece sia sempre un susseguirsi di piacevolezze. Ma da questa ombra triste vieni subito liberato se continui a passeggiara tra laghetti ed aiuole fiorite che ti danno continuamente la sensazione di stare in un luogo la cui gente ama la bellezza, quella gentile e non sguaiata, quella che si apprezza nelle piccole cose, poco appariscenti, ma scelte e disposte con cura, da sfiorare con le dita senza rovinarle, senza sporcarle. 

Nel museo

Ecco perché tutto intorno sembra sempre pulito ed ordinato anche se i cestini per la spazzatura sono rarissimi e non sai dove buttare i residui, ma anche tu come gli altri allora te li tieni in mano e te li porti a casa, perché l'esempio è contagioso, diventa una abitudine che tutti seguono, perché così si sta meglio, senza che sia una imposizione. E' questo sentire generale che migliora la qualità della vita, forse il più importante, anche se non solo questo naturalmente. Lo dirò spesso nel corso del mio raccontare, ma se dovessi definire questo paese con un solo aggettivo, questo sarebbe "piacevole". Ecco questa sensazione di tranquilla e gradevolissima piacevolezza ti accompagnerà sempre quaggiù, questo almeno è quello che ho provato io e che ti fa completamemte dimenticare che sei nei pressi preoccupanti di un confine tra i più incerti del mondo, con missili nucleari sempre puntati verso le tue città ed una situazione militare che dovrebbe al contrario generare inquietudine senza fine. Forse quaggiù la gente tutta, è ormai vaccinata contro queste contrarietà che vi assicuro, non tu non le conoscessi, non avvertiresti minimamente. 

Corredo funebre

SURVIVAL KIT

Corredo

Bus Gyeongju - Busan - 7.000 W a testa. Partenza alle 9:00 in pratica uno ogni ora. Bus 110 o 111, dal centro per la stazione in una mezz'oretta.

Hostel Dahyun - 12, Wonhwa-ro 340beon-gil, Gyeongju Molto nuovo e quindi pulitissimo. Struttura di tre piani posta in una strada laterale rispetto alla direttrice che porta al parco dei tumuli dove fermano tutti i bus. Molto silenzioso. Quindi abbastanza comodo anche se un po' fuori dal centro. Suggerisco di muoversi con i taxi per raggiungere i punti topici in città, che comunque stanno sempre attorno ai 5000 W, per evitare lunghe scarpinate inutili. Camera minuscola come al solito in linea con la classe di sistemazioni, ma immacolata e fornita di tutto. AC, TV, Frigo, wifi in camera, phon. Servizio molto apprezzabile, la disponibilità nella hall comune di macchinetta per caffé in diverse tipologie e come sempre di acqua gelata o bollente per il thè. Dato che al mattino la struttura non è  presidiata fino alle 15:00, orario del checkin, la hall dispone di appositi armadi con serratura dove lasciare i bagagli ed andarsene in giro; servizio gratuito molto comodo. Addetto molto gentile. Doppia con letto queen a 32 € a notte. Buona soluzione distante pochi minuti dalla stazione dei bus (in taxi 5700 W). Consigliato.

Tegole antiche


Gyeongju National Museum - Posto al confine del grande parco delle tombe reali, è uno dei più interessanti del paese. Ben disposto e in continuo ampliamento, racconta con reperti eccezionali tutta la storia archeologica del paese con particolare rilevanza ai ritrovamenti degli oggetti d'oro e della vita comune delle tombe a tumulo reali del periodo Silla, dove re e regine venivano seppelliti con ricchissimi corredi. Le statue maggiori e altri reperti sono anche esposti all'aperto, Ricchissima e molto ben fatta è la docunmentazione illustrativa ed i filmati che raccontano le collezioni. Dedicategli almeno un paio di orette che ne vale la pena. 10- 18, Gratuito.

Fioritura

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Antica pagoda

giovedì 7 dicembre 2023

Corea 16 - Intorno ad Andong

Aggiungere la pietra - Tempio BongJeongSa - Andong - Corea del sud - ottobre 2'23

Saòa centrale
Appena ritornati in centro, si tratta di decidere come utilizzare al meglio il resto del pomeriggio che abbiamo ancora a disposizione, calcolando che purtroppo non ci sarà il tempo di vedere tutte le cose consigliate dalle varie guide. Quindi bando al risparmio e contatto un taxi per vedere se può farci fare un giro al meglio ad un prezzo accettabile. Il tipo, a cui do fiducia perché mi sembra capire quello che dico e non è poco, comincia a fare calcoli e ragionamenti poi conclude che il prezzo corretto sarà 80.000 W per l'intero percorso che dovrebbe durare almeno 3/4 ore. Alla fine accetto anche perché ho ormai maturato la convinzione che qui non cercano quasi mai di fregarti e anche perché non vedo altra soluzione e partiamo alla volta del tempio BongJeongSa, altro patrimonio Unasco in montagna ad una trentina di chilometri dal centro. La strada si mostra subito tortuosa ed anche il traffico non consente un gran velocità e questo si rivela ottimo perché il paesaggio della montagna circostante è davvero bellissimo. Siamo in un grande parco forestale, con conifere nere che ricoprono i fianchi della montagna stessa inframmezzate dal verde pallido e ingiallito delle latifoglie e dal fiammeggiare degli aceri che si preparano a dispiegare tutta la loro violenta pennellata sul bosco. Di tanto in tanto nei minuscoli quadrettini piani incastonati tra i ripidi fianchi dellle colline, striscie di giallo delle risaie che farebbero invidia al Van Gogh provenzale. 

Pagoda in pietra

Davvero piacevole aggirarsi per questi boschi, si capisce bene come siano consigliate agli amatori dei percorsi di trekking da queste parti. Comunque sia arriviamo fino ad una strada laterale che segna il punto di entrata al tempio, uno dei più antichi e famosi del paese, visto che risale al periodo Silla del VII secolo. Una erta strada conduce alle costruzioni principali e con fatica la percorriamo seguendo i molti visitatori che la risalgono. I padiglioni che compongono il corpo principale non sono molto grandi e come per le altre costruzioni religiose del paese non sono neppure molto appariscenti o baroccheggianti come i tanti templi delle nazioni vicine, forse perché qui il confucianesimo, scuola molto rigorista anche nell'aspetto esteriore, ha mantenuto mentalità e forme decisamente lineari e semplici. Per la verità il padiglione centrale è in restauro, ma è una cosa che accade spesso in tutte queste costruzioni in legno, materiale di per sé deperibile e quindi di tanto in tanto, in particolare in questi climi particolarmente piovosi, ci sono travi o addirittura intere colonne portanti, che sono fatte con giganteschi tronchi, che vanno sostituite, quindi c'è un po' di confusione, ma basta lasciare lo spazio centrale e girare un po' tra gli altri edifici laterali, o dietro il gazebo che ospita la grande campana di bronzo per ritrovare la pace che contraddistingue questi luoghi. 

La campana

Le statue dei tre Budda guardano misericordiose i fedeli che si altrernano in preghiera o per deporre offerte di fiori o di frutta o infilare nella sabbia i piccoli bastoncini di incenso. C'è una grande pace all'intorno. Piccoli sentieri risalgono la montagna dietro al tempio e portano ad altri luoghi più appartati, spazi di meditazione, abitazioni dei monaci, piccoli sacelli e pagode. Come in molti altri templi coreani e in questo in particolare, sembra sia diventato assai di moda, per i turisti esperienzialisti (così li potremmo definire) venire a trascorrere uno o più giorni qui, vivendo la vita del monastero e partecipando ai suoi aspetti meditativi. Si dice tuttavia che la cosa non sia poi così appagante, oltre al fatto di svegliarsi nel cuore dlela notte e seguire la dieta monacale, alquanto povera, mentre per la fase meditativa si verrebbe un po' lasciati a se stessi, cosa che, per la verità, forse corrisponde concettualmente allo scopo stesso della ricerca. Comunque io, dato che credo di aver già dato in qualche mia vita precedente nella quale ero di certo un monaco disperso nella foresta in qualche tempio orientale, mi limito a fare il mio dovere di aggiungere la mia piccola pietra alla piramide di altri sassi che si è andata creando dietro la sala della preghiera, dove tutti prima di andarsene vengono a lasciare testimonianza della loro visita. Passo poi davanti alla piccola pagoda in pietra a tre balze del periodo Goryeo e risalgo ancora verso l'alto. 

Gunja Hanok

In effetti il tempio immerso nel bosco ha un suo interesse naturalistico, più che dal punto di vista architettonico, ma in Corea questo non sarà mai il punto di forza, quanto invece l'ambiente nel quale vive il sito. Il panorama, benché schermato in parte dal bosco, è davvero maestoso. Riscendiamo lentamente verso la macchina, all'ingresso ci hanno fatto segnare il nome come visitatori e controllato il passaporto, ma non sabbiamo dovuto pagare biglietti di ingresso; bravi i monaci. Riscendiamo verso valle e poi via ancora per colline e rigagnoli d'acqua, superando crinali e baratri scavati dalla forza delle acque. Il nostro guida piuttosto allegro, anche se è molto attento e quando vedo che rallenta vistosamente è perché subito sta per saltare fuori lungo la strada un radar del controllo velocità; qui pare siano piuttosto severi e i massimi sono piuttosto bassi. O conosce perfettamente la strada o il cruscotto della sua auto elettrica, più simile ad una astronave che ad un auto e che tiene tutta la parte anteriore sotto al parabrezza, segnala ogni cosa e lo induce alla prudenza. Dopo un'oretta circa comunque arriviamo all'Hanok di Gunja che mi sembra una vera chicca, dove non arrivano moltissimi visitatori essendo un po' defilato rispetto alle altre attrazioni di Andong e anche per il motivo che bisogna aver voglia di venirselo a cercare, disperso come è tra le montagne. Questo villaggio antico che conta solamente una ventina di case, ma perfettamente conservate, è posizionato in una località assolutamente anomala ed inconsueta per gli standar coreani in quanto il complesso sorge sui fianchi scoscesi della montagna, contrariamente alla tradizione che li prevede presidiare le resaie nel fondovalle. 

Il bar dii Gunja

La spiegazione è semplice in questo caso: una diga, infatti ha coperto completamemte la sede originale e le case sono state tutte accuratamente smontate e ricostruite in alto e ora sono tutte private e abitate da cittadini come seconde case. In una c'è pure un piccolo caffè disposto in un delizioso giardino dalle siepi e dai cespugli potati a forma di animali del bosco. Naturalmente fiori a profusione dappertutto che spuntano tra le pietre e le steli antiche e che fanno di questo luogo un oasi piacevolissima. In basso le frastagliate propaggini blu scuro del lago rartificiale, rendono ancor di più, se possibile, affascinante questa montagna. Non oso immaginarne la magia, quando sarà coperta da delicate spruzzate di neve. Meritava davvero spingersi fin qui per godere di queste sensazioni. Torniamo in città dopo tre ore e più e per malizia che altro, controllo il tassametro che era comunque stato messo in funzione alla partenza. Segna 78.000 W, diciamo che il nostro sa fare perfettamente i suoi conti. Breve sosta in albergo tanto ormai è buio, in città suonano da tutte le parti, ma a noi rimane la voglia di mettere sotto i denti un po' di costolette alla griglia. Capitiamo dunque in un ristorantino, quelli classici con  le cappette sopra ogni  tavolo rotondo con tanto di griglia centrale e ci facciamo un piatto di costine. Poche ma buone avrebbe detto il nostro compianto amico Vito, ma ormai siamo abituati a queste diete francescane ed è bene non appesantirsi troppo, alleggerendo nel contempo il portafogli. 

La foresta

SURVIVAL KIT

Il lago

Cose da vedere ad Andong -  Per concludere ricapitolo i punti imperdibili di questa cittadina e dintorni che necessiterebbero almeno di due giorni e mezzo pieni, diversamente dovrete tagliare qualche cosa. In ordine di importanza, il succitato Hahoe village con la Byeolsingut Talnori dance (una volta al giorno informarsi se alle 13 o alle 14) per almeno mezza giornata, il Tempio BongJeongSa, un paio d'ore più viaggio, l'Hanok Gunja (un'oretta più viaggio), il museo del soju con eventuali acquisti, la scuola confuciana di Dosan Seowon in riva al lago, dove c'è anche il padiglione Manjhueong del XVI secolo con cascata sottostante, reso famoso da un notissimo K-drama girato proprio qui, il folk museum, uno dei più completi della Corea, in centro, poi il ponte di legno Wollyeong-gyo, illuminato alla sera con eventuale gita in barca sul lago al chiaro di luna, classico luogo degli innamorati, il mercato coperto da vedere soprattutto di notte e dove mangiare qualche specialità locale. A questo proposito i piatti tipici di Andong sono: Il pollo Jyimdak (anche in versione non speziata, consigliata) soprattutto al mercato, ci sono 20 stalli che lo propongono a prezzi equivalenti, lo sgombro salato servito con 10 contorni e zuppe, lo Heotjesatbak, tradizionale cibo funerario, l'Andongguksi, zuppa con i noodles molto saporita, oltre al già citato pane bianco al  formaggio morbido di Mammoth. Provate naturalmente il soju in versione grappa forte o come soft drink più leggero. 


Tra le case


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