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Il tempio Er Lang - Pingyao - Shanxi - Cina - gigno 2025 - (foto T. Sofi) |
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Le mura |
La capovagone, come mi aveva promesso, viene a controllare se ci siamo svegliati, con una buona mezz'ora di anticipo, ma noi eravamo già in piedi, lavati e vestiti, come meglio si è potuto, già da un'oretta, quindi dopo i dovuti ringraziamenti, con tanto di inchini rispettosissimi, scendiamo con calma, tanto i treni lenti, non hanno nemmeno fretta di ripartire subito come quelli veloci o peggio ancora, velocissimi, che si fermano al massimo due minuti. La stazione di Pingyao invece non è certo come quelle a cui siamo abituati, anzi sembra decisamente sgarrupata. Vecchio stile insomma, anzi il problema è che non ci sono tracce di scale mobili e trascinarsi il valigione su è giù per le lunghissime scale che hanno gradini di cemento piuttosto corrosi, in cui non vorrei inciampare, comincia a diventare un problema, visto che ho un solo braccio utilizzabile, l'altro, vi ricordo solo che è ancora sofferente per la rottura dell'omero in Mauritania, per cui mi sarebbe sconsigliato di portare pesi. Per la verità, le scale hanno previsto una specie di scivolo laterale, ma questa rampa è così ripida e malandata che tirare su la valigia ancorché ruotomunita, diventa un vero supplizio. Alla fine optiamo per sollevarla in due e portarla di peso, accidenti che brutta la vecchiaia!
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Una via |
Alla fine di riffa o di raffa riusciamo ad uscire dalla stazione, che per fortuna è vicinissima alle mura della città vecchia, non più di 200 metri e data l'ora, non vedendo taxi a portata di mano ci avviamo a piedi, trascinando zaini e bagagli, visto che il nostro hotel dovrebbe essere solamente a qualche centinaio di metri, proprio in una delle vie principali, la North street, che si incrocia nel quadrato perfetto della città, che ha la classica forma dell'accampamento romano. Entriamo da una delle porte di accesso, appunto quella a nord e ci avviamo lungo quello che potremmo benissimo chiamare il Decumano. In giro non c'è ancora quasi nessuno, anche se la città è una delle mete turistiche più frequentate, specialmente da Pechino. L'hotel dovrebbe essere proprio qui nella via principale, ma come sempre, nulla è chiaro in Cina, in particolar modo gli indirizzi. Di chiedere non se ne parla visto anche che non c'è nessuno in giro. L'abitato è costituito di antiche case, gli Hutong tradizionali che da un ingresso sulla strada immettono in un cortiletto circondato di camere a uno o due piani. Moltissime di questi sono stati trasformati in alberghetti tradizionali, che hanno un aspetto davvero allettante. In sostanza basterebbe trovare il nostro.
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Davanti all'albergo |
Alla fine, dopo un po' di girovagare improduttivo, abbiamo la sensazione di essere nel punto giusto ed entriamo in un negozietto appena aperto per chiedere informazioni. Guarda caso è proprio lì, il negozio è dell'hotel e la reception è una scrivania in un angolo. Visto che sono solamente le 7, ci fa lasciare le valigie e visto che le stanze saranno pronte tra qualche ora, forse non sono ancora neppure libere, per cui andiamo a fare un giro per la città. In effetti anche la città è ancora addormentata e non c'è ancora quasi nessuno in giro, cosa che ti fa godere la passeggiata senza la pressione della folla, di certo è il momento più bello per passeggiare lungo le strade e i vicoli semideserti. Questa è la classica cittadina antica, molto ben conservata, che è stata trasformata in attrazione turistica, dove converge la gente dalla grande città per vedere come si viveva un secolo o due fa. L'impianto architettonico è quello tipico tra le epoche Ming e Qing. Quindi devi aspettarti tutti negozi e locali preparati per i turisti, ma l'impianto dell'abitato è ancora molto godibile e le case malandate sono tutte in via di restauro, che non sia mai che non ci si possa ficcare un alberghetto o un negozio di souvenir, un po' come capita a Dali nello Yunnan o a Fenghuang nello Hunan.
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Un cortile |
Comunque ridendo e scherzando non abbiamo fatto colazione stamattina e qualcosa di caldo non farebbe dispiacere. Essendo ormai arrivati nella Cina moderna ecco che ci si para davanti uno Starbucks, tipico locale cinese direi. Chissà perché, l'Italia, che ha inventato il caffè ristretto, macchiato e altre 100 varianti oltre al cappuccino, il marocchino e chissà quante altre cose nel campo della caffetteria, non riesce a creare una catena specifica per poter diffondere nel mondo the Italian way of coffee? Ci ha provato Illy, mi sembra, ma con scarsi risultati mi sembra, eppure se ci riescono gli americani e anche con una certa facilità, dovrebbe essere un'impresa alla nostra portata. Vedremo, per adesso bisognerà contentarci. Aspettiamo un quarto d'ora, perché sembra che non sia ancora aperto, poi entriamo di forza e le ragazze addette al servizio accorrono festanti, anche se devono ancora tirare fuori i materiali di conforto che dovrebbero arricchire le vetrinette esposte davanti al bancone. Comunque noi ci disponiamo ordinatamente ad un tavolo e ordiniamo i cappuccini con occhi bramosi, poi penseremo eventualmente alle briochine.
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Una porta |
Dai visi sgomenti che accolgono la nostra ordinazione capiamo subito che c'è qualche cosa che non va, eppure questa dovrebbe essere la consumazione più frequente in questo locale e poi, in un angolo, eccola lì, la grande macchina con su scritto appunto Cappuccino in caratteri romanici. Dopo essersi assicurate che questa è proprio la nostra ordinazione, le due addette vanno alla macchina e cominciano a trafficarci davanti con movimenti approssimativi e almeno apparentemente piuttosto maldestri. La cosa non deve essere così semplice, forse bisognerà caricarla e poi accenderla, quindi ficcargli dentro il caffè o la polvere di latte, posto che non ci sia già dal giorno prima, che so io. La cosa si protrae per un po', poi una delle due corre via e va a chiamare qualcuno, evidentemente un suo superiore pratico nel risolvere queste situazioni, che dopo un po' arriva, palesemente assonnato e si mette a trafficare anche lui, ma con un'aria da "ma guarda cosa mi tocca fare con queste due incapaci". Fatto sta che dopo un po' di tramestio, dai beccucci non scende ancora niente. Allora cambia di colpo il mood; tutti cominciano a telefonare non si sa bene a chi, eventualmente per chiedere lumi, ma con poco risultato pratico, visto che rimaniamo sempre allo stesso punto.
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In una casa |
Dopo un altro quarto d'ora di sguardi disperati e ogni tanto una occhiata di sottecchi verso di noi per capire se eravamo spazientiti o se il nostro ridacchiare era solo una reazione isterica e non offensiva, sembra che non si riesca ad arrivare ad una soluzione. Ma ecco la svolta, arriva un altro tizio con aria trionfante con in mano un libricino. Niente di meno che il famoso Ming Shu (Il libro della luce) che poi sarebbe niente altro che il nostro libretto di istruzioni, quello che l'uomo italiano non deve leggere mai, ma il Cinese invece legge con cura e attenzione, smanettando attorno alla macchina, staccandone pezzi e cercando poi di rimettere insieme il tutto. Intanto sono passati circa tre quarti d'ora, c'è ancora un po' di confabulare sottovoce, poi una ragazza viene mandata al nostro tavolo e con aria contrita ci comunica che al momento il Ca pu ci no, oggi non è disponibile. Usciamo disperati ed in un negozietto vicino prendiamo un paio di dolcini secchi secchi, che non vanno né su né giù e poi cominciamo a girare per il paese, che oltre alla bella sfilata di case vecchie con i negozi che cominciano ad aprire, propongono anche di tanto in tanto vere case antiche di particolare rilevanza trasformate in museo e piccoli templi mescolati tra le case.
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Vasi |
Ci sarebbe un biglietto collettivo che consente di visitarne un certo numero, ma visto che l'anziano non paga, entriamo in tutte quelle che ci capitano a tiro ed effettivamente ne vale la pena. Ti sembra di essere trasportato in una Cina tra il '700 e l'800, tutte le camere sono riccamente arredate con mobili e suppellettili d'epoca, cosa che ti consente di vedere la vita di quel periodo come se gli abitanti fossero appena usciti di casa. Molte le fotografie d'epoca alle pareti e sui mobili è esposta una ricchissima serie di ninnoli e oggetti artistici, vasi, oggetti d'arte, quadri, piccole sculture, e naturalmente attrezzi di uso quotidiano. Ogni casa è diversa, ma ne ravvedi lo stile comune più o meno ricco a seconda se la famiglia che la abitava era solamente ricca o se ci viveva qualche sapiente, uomo di legge o un insegnante con una ricca biblioteca. Le camere da letto poi, sono deliziose addobbate perfettamente con in letti a nostra vista di piccolissima dimensione, in realtà come da noi nel medioevo, si dormiva quasi seduti, appoggiati a montagne di cuscini ed il letto era una sorta di scatola dalle pareti di legno completamente intagliate con scene di vita, in cui si entrava di fianco, oppure la massa delle coperte era disposte sul kang, un supporto di mattoni molto alto, sotto il quale dall'esterno le domestiche immettevano carbone per scaldarli, visto che le temperature invernali qui sono piuttosto rigide.
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Disegno |
Insomma ogni parte delle case presentano molti aspetti interessanti da vedere con calma. Anche i templi sono molti belli e ricchi di opere artistiche notevoli, statue, legni intarsiati, dipinti e affreschi che colorano splendidamente ogni ambiente. Naturalmente non manca vicino alle mura una chiesa cattolica, visto che anche qui erano presenti anche nel medioevo quei famosi Cristiani Nestoriani a cui fa spesso cenno Marco Polo, anche se in questo caso siamo rientrati nei canoni del Cattolicesimo. Ma la chiesa, piuttosto antica, è in restauro e non ci si può entrare per il momento. Al centro sotto una splendida torre antica, c'è il cosiddetto tempio del Dio della città, particolarmente ricco di opere d'arte e poco più in là il tempio confuciano, come sempre molto più semplice e solamente con i simboli della cultura, ornato unicamente con pannelli e dipinti che riportano le frasi del maestro. Qui puoi apprezzare l'eleganza della semplicità che si esprime con linee pulite e spazi lasciati senza ornamenti e orpelli barocchi come in quelli taotisti o buddisti. Insomma proprio una città gradevole da girellare, anche adesso che comincia a popolarsi di turisti che a poco a poco mettono il naso fuori degli alberghetti che li hanno ospitati durante le notte. Noi torniamo intanto in hotel, posto che lo ritroviamo a riposarci un paio d'ore visto che la notte in treno lascia sempre degli strascichi di stanchezza.
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Negozio
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l'albergo |
SURVIVAL KIT
Red Lantern Inn - 35, North Street, Ancient city - Pingyao - Hutong tradizionale, molto carino. Camere disposte attorno al cortiletto interno. Colazione inclusa ma solo cinese. Camere semplici ma con AC, TV, letti king. Il wifi non funzionava nella nostra camera. Comunque molto carino e molto comodo perché all'interno della città vecchia, quasi nel centro. La doppia sui 150 Y seconda delle date.
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Soffitto
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