martedì 9 settembre 2025

Seta 36 - L'esercito di terracotta

L'esercito di terracotta - Xi'an - Cina - giugno 2025


La colazione all'occidentale mi rasserena abbastanza e mi mette in pace col mondo, tanto che ci si ferma un po' di più, tanto per aver la sensazione di prendere fiato davvero e approfittarne fino allo stremo. D'altra parte Xi'an e il suo esercito dei guerrieri di terracotta, è una delle città cinesi più visitata dagli stranieri e quindi il fatto che anche gli alberghi tre stelle si siano attrezzati per accontentarli, ci sta completamente. Quindi diciamola tutta, mi strafogo una tantum, in vista di un pranzo leggerissimo o addirittura assente e poi si parte per la visita di una delle maggiori e più famose attrazioni cinesi. Anche se lo avevo già visto un quarto di secolo fa, che importa, questa è una cosa che, come il Colosseo o il Vaticano, mica te la puoi negare se ti capita di arrivarci una seconda volta, quindi via, secondo quanto programmato e capisco perfettamente l'eccitazione e l'aspettativa di quanti, con me, lo vedranno  per la prima volta. Allora taxi fino alla metro, poi due linee fino al capolinea e poi un altro taxi per arrivare all'area, ormai come prevedibile trasformata in un megaparco a tema, che deve soddisfare la visita di milioni di persone all'anno. Ovviamente benché anche gli occidentali in visita siano molti, in questa massa di visitatori locali si diluiscono in quantitativi omeopatici ed in effetti se ne vedono pochissimi. 

Ecco così giustificato il fatto delle apparentemente inspiegabili mancanze o quantomeno di carenza, secondo il nostro punto di vista, di indicazioni e di cartelli in inglese. Comunque, io non ricordo bene com'era 25 anni fa, ma qui mi sembra non ci fosse quella che mi sembra adesso una vera e propria cittadina, fatta di case, locali, ristoranti e negozi all'infinito di merchandising riferito ai guerrieri e alle altre cineserie varie, oltre ai moltissimi prodotti alimentari di ogni tipo che devono servire a soddisfare e nutrire questa massa smisurata di persone. C'è naturalmente il solito trenino per raggiungere la zona archeologica che comprende il sito del ritrovamento, col suo enorme capannone che ospita i guerrieri lasciati in loco, il museo che espone i ritrovamenti e tutto quanto riguarda il sito, volendo anche la tomba vera e propria di Qin Shi Huang, l'imperatore responsabile di tutto questo, che fu anche l'iniziatore della Grande muraglia, non è molto lontana. Oggi fa di nuovo molto caldo e con la ressa che c'è la temperatura sembra ancora più alta, per fortuna nel fabbricato sembra essere controllata, quantomeno si sta meglio. Bisogna dire che quello che vedrete pare essere davvero un colossale capannone industriale.


E non saprei come definirlo diversamente visto che proprio di una gigantesca costruzione col tetto ad arco in una sola campata grande più di un campo sportivo di calcio, si tratta, credo lo stesso eretto dopo la scoperta, che è davvero brutto, ma passi, allora le possibilità del paese e anche il concetto di eleganza era diverso da oggi e inoltre credo che sia stato tirato su piuttosto di corsa senza badare troppo alla raffinatezza del progetto. Comunque non ci sono dubbi che il colpo d'occhio dei più o meno 10.000 guerrieri che marciano compatti in file parallele di quattro o cinque uomini verso una battaglia immaginaria o più semplicemente per accompagnare il loro signore all'ultima meta, ha un impatto emotivo straordinario. Anche se già lo conosci e lo hai visto in mille fotografie, questa schiera compatta, semisepolta tra le trincee di terra giallastra, come fosse arrivata da uno straripamento del fiume e non, come è stato, disposta appositamente per seppellire l'intero esercito in una tomba destinata a rimanere segreta per millenni, sembra emergere da uno Stige maledetto come una orgogliosa falange di immortali sempre pronti a combattere, tutti con il viso sereno ed armonioso come a dimostrare la loro volontà di difendere il loro imperatore. 

Sono tonici e forti, i loro corpi eretti, i loro visi volitivi non tradiscono segno di fatica o turbamenti come di chi tema la battaglia che sta per arrivare. Anche i cavalli che a quattro a quattro tirano i carri da guerra, si muovono quasi scalpitando. La vista di insieme con le ultime schiere che si perdono nella penombra del fondo dell'immenso salone, è indescrivibile, rimani a guardare attonito girando gli occhi qua e là cercando di cogliere le espressioni particolari dei soldati, il gesto volitivo dei comandanti e quasi indovini il tremore delle froge dei destrieri. Poi sposti lo sguardo verso gli altri spettatori di tanta bellezza, almeno quelli che ti sono più vicini, ma sono quasi tutti stranamente silenziosi, come atterriti e senza parole nel cercare di interpretare questo spettacolo inusitato. Si percorre ovviamente l'intero giro attorno al capannone, lentamente cercando di stamparsi nella mente le immagini che si imprimono via via nella retina. In fondo c'è tutta una parte, in cui sono raccolte decine di statue in restauro, raccolte qua e là e trovate rotte o addirittura sbriciolate, che pazientemente vengono ricomposte e saldate al meglio per poter essere successivamente rimesse nel luogo del ritrovamento originale o esposte dove si riterrà più opportuno. 

Ma qual è il segreto del fascino di questo esercito muto di statue che aspetta i visitatori, accogliendoli con un leggero sorriso, quasi a prenderli in giro perché si sono disturbati a venire fino a qui? Intanto il costume di seppellire i grandi condottieri con eserciti di statuette di terracotta a simulacro di un esercito, è sempre stato noto e piuttosto comune nell'antichità di questo paese. Ma si trattava sempre di figurine di piccole dimensioni, venti, trenta centimetri al massimo e in numero di qualche centinaio, come del resto avevo visto non molto lontano in un altro museo. La tradizione delle statuette è proseguita poi nei secoli successivi ed in tutte le tombe si sono ritrovate un gran numero di figurine, di donne ad esempio, come le famosissime ed eleganti ancelle che accompagnavano i morti di epoca Tang.  Ma queste sono le uniche che hanno questa dimensione umana, anzi sovrumana, perché anche se non ce se ne avvede subito, sono leggermente più alte ed imponenti della statura consueta, oltre 180 cm, altezza inusuale per l'epoca, inoltre sembrano tutte diverse l'una dall'altra, anche se la realtà non è tale, come se ognuna volesse rappresentare la personalità del soldato raffigurato, uno coi baffi, l'altro con un ciuffo a lato della testa, un altro ancora con uno chignon e così via. 

Così ti sembra davvero di essere di fronte a uomini veri, guerrieri temibili ed invincibili, senza paura e pronti alla battaglia, che da un momento all'altro perderanno la loro rigidità, solo apparente, con la crosta di creta che si sbriciolerà da un momento all'altro, mentre loro riprenderanno la marcia interrotta da due millenni per scatenare finalmente la battaglia. Davvero indimenticabile questo esercito di terracotta. Ma bisogna sottolineare che si rivela molto interessante anche l'adiacente museo, con molte di queste statue prelevate dagli scavi, scelte tra le più particolari ed interessanti, che puoi quasi toccare da vicino e delle quali puoi apprezzare ogni particolare, ogni sfumatura e poi ancora grandi fossati preparati come se ancora fossero oggetto di scavo, con altri ritrovamenti e materiali come monili e attrezzature ritrovate nelle aree adiacenti. Qui sono anche raccolti tutti i materiali rinvenuti nel mausoleo del sovrano. E poi ancora filmati, modellini e altri aspetti oggetto di studio. Un particolare curioso è riferito al fatto che mentre per l'esercito, il ritrovamento fu del tutto casuale da parte di un contadino che arava il suo campo nei dintorni, circa cinquanta anni fa, della tomba a tumulo del re si conosceva l'esatta ubicazione.

Solo che il tentativo di aprirla era un assoluto tabù, durato per duemila anni senza che nessun ladro di tombe abbia tentato di penetrarvi. Così come nei tumuli tomba dei re Coreani che si trovano nella storica città di Gyeonju. Evidentemente l'Oriente per queste cose è un altro mondo e noi facciamo fatica a comprendere come sia possibile che schiere di tombaroli di ogni epoca non si siano precipitati qui a razziare ori e ogni altra cosa preziosa ci si immaginasse di trovare. Comunque sia non si può che concludere che questo è un luogo imperdibile per chi visiti la Cina, che poi questa sia anche la stazione terminale della via della seta, è fatto assolutamente casuale. Usciamo dal sito verso le due, perché il treno ci aspetta, ma ci mettiamo un sacco di tempo a percorrere la infinita fila di banchi alimentari che si deve preoccupare di sfamare questa folla di visitatori. Noi non abbiamo tempo neppure per un gelatino e comunque oggi ci siamo cuccati circa 25.000 passi. Usciamo in una zona laterale, dove non è molto semplice trovare un taxi con Didi, alla fine arriva e per uscire dal dedalo di percorsi obbligati, qui è tutto un tourbillon di auto, pullman, e taxi, compie una manovra che non deve essere completamente regolare, ci sarà stato qualche divieto di percorso che il nostro ignora.

Immediatamente un poliziotto ci ferma agitando un manganello luminoso che rotea minaccioso nell'aria e con un'ira decisamente inquisitoria, comincia a fare il cazziatone al nostro povero autista che non sa più come discolparsi. Noi cerchiamo di prendere le sue parti implorando pietà in tutte le lingue conosciute, ma rimaniamo totalmente incompresi, tanto che temiamo che alla fine il nostro poveretto venga addirittura fermato. Alla fine il cerbero ci fotografa la targa, pare che si faccia così per fare le multe e poi ci caccia via con movimenti bruschi delle braccia, visto anche che aveva bloccato completamente il resto del traffico. Il nostro autista ridacchia però e non sembra particolarmente preoccupato della eventuale multa, si vede che si trattava solo di minacce senza seguito. A  questo punto il tempo comincia a stringere, due metro, prima la 6 poi la 3 (quasi un'oretta), poi il taxi per recuperare le valigie in hotel, poi di corsa di nuovo la metro, ancora la 3 ma in direzione opposta e poi la 2 per le ultime 14 fermate e finalmente la colossale stazione dove saliamo al terzo piano per prendere il nostro treno ad alta velocità che sta per partire. Stavolta appena in tempo, senza neanche farcela a comprare un paio di bottiglie di acqua al chiosco. Direi che cominciamo a prendercela un po' troppo calma, mi sembra. 




SURVIVAL KIT

Parco dei Guerrieri di terracotta - Scoperto nel 1974 a circa 30 km da Xi'an, si tratta di un esercito a grandezza naturale che replica si dice esattamente quello del primo imperatore Qin e seppellito nel 248 a.C. ad un paio di chilometri dal suo mausoleo: Al momento sono state riportate alla luce circa 8000 statue di guerrieri , 20 carri di legno e 100 cavalli. Si ritiene che ci siano ancora seppellite altre 6000 statue. Le figure, che in origine erano colorate e laccate  (alcune mantengono ancora qualche traccia di pigmento), sono disposte in 8 fosse delle quali la numero 1 contiene circa i 6000 pezzi del corpo principale. Nelle altre sono state rinvenute anche le ossa di centinaia di cavalli sacrificati oltre a vasellame e ad altri oggetti funebri. L'esercito è disposto secondo le norme strategiche dettate dall'Arte della guerra di Sun Tzu. La diceria vuole che le statue siano tutte diverse, in realtà si è appurato che si trattava di una vera e propria catena di montaggio con cui le parti del corpo teste, braccia e parti del corpo, erano prodotte con 8 calchi differenti che venivano  poi assembrate e montate in modo da creare molte combinazioni differenti. 

Si dice all'opera abbiano partecipato 700.000 artigiani e ogni statua è "firmata" dal responsabile come garanzia di qualità. Le armi invece non erano riproduzioni ma originali. Pezzi forti del museo, i due carri di bronzo con 4 cavalli e finiture in oro composti ciascuno da circa 3400 pezzi,, i meglio conservati di tutti i tempi. Il sito è oggetto anche dimolte leggende rivelatesi poi infondate come quella che voleva seppellite nella tomba anche riproduzioni di palazzi, guardini e fiumi di mercurio che si muovevano sottoterra, di cui però non fu mai trovata traccia, così come delle mirablanti difese contro i ladri ditombe che parlavano di sistemi di balestre pronti a scattare e a trafiggere gli eventuali profanatori. Invece molto chiacchierate furono le spedizioni presso musei di tutto il mondo di alcuni guerrieri per esposizione, che poi pare si rivelarono copie, con la successiva giustificazione che per i Cinesi la copia non ha un valore sminuito rispetto agli originali. Il parco che contiene anche il museo, il mausoleo e molte altre strutture si raggiunge con la metro n. 6 fino al capolinea, poi taxi per un paio di km. Ingresso 120 Y (anziani gratis) + 15 Y per il trenino (massimo 65.000 al giorno).





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