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La venditrice di dolci |
Come temevo, la colazione al localino di fianco all'hotel era cinese al cento per cento, quindi ho preso solo le uova sode, finendo i biscotti che avevamo preparato come scorta per stanotte, quando è previsto l'ultimo treno notturno che concluderà la nostra avventura in terra cinese. Poi partiamo per dare un'occhiata a questa grande città, capitale di quella parte di Cina, meno conosciuta dal mondo, che presenta proprio per questo un suo interesse particolare. Uno spaccato di vita comune cinese, senza le interferenze del turismo che, dite quel che volete, ma contribuisce a cambiare e non di poco, aspetti e stili di vita di un luogo. Questa invece, capitale di quella Mongolia Interna, la provincia al di là della Grande muraglia, quindi per mentalità e storia, molto diversa dalla Cina classica, è una grande città industriale, che deve essere cambiata moltissimo con l'aumento esponenziale del benessere diffuso, che è esploso negli ultimi decenni. Pare infatti che si sia sviluppata da queste parti una filiera industriale notevole legata alla lavorazione della lana, d'altra parte la Mongolia, quella vera, è solo ad un passo e già ti immagini greggi infiniti di ovini e lane dalle fibre morbidissime da accarezzare con occhi sognanti. Le costruzioni sono in massima parte nuove, i palazzi pubblici nuovissimi ed avveniristici, gli spazi adeguati alle previsioni di crescita all'infinito che questo paese sembra sempre prevedere.
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Il tempio buddista |
A questo riguardo, il traffico non è ancora così caotico come le dimensioni cittadine farebbero prevedere. Dobbiamo poi considerare che la Mongolia interna, oggi cinese sotto ogni aspetto, non lo era certo come cultura precedente, anzi qui è rimasto molto forte l'influsso che i Tibetani, con la loro corrente religiosa del Buddismo tantrico, hanno portato da secoli, influenzando e modificando gli aspetti religiosi che precedentemente erano legati esclusivamente allo sciamanesimo delle steppe siberiane. Intanto una cosa curiosa che noti subito passando per le vie cittadine, sono le scritte delle insegne dei negozi, che oltre ai caratteri cinesi, sono anche vergate nel complicato alfabeto mongolo che ha la caratteristica di essere scritto in verticale. Cioè, le parole sono scritte verticalmente, poi vengono allineate da sinistra a destra, come si fa adesso con i caratteri cinesi. Così se non avete dimestichezza con il cinese, potete sempre leggerle in mongolo. Tenete presente che comunque Google riesce a tradurle fotografandole. Un bel vantaggio rispetto ad una volta, non vi sembra? Tuttavia la cosa veramente curiosa è che questa provincia cinese è l'unica al mondo dove potete vedere scritte ed indicazione nell'alfabeto mongolo, in quanto invece in Mongolia, sono passati dopo la dittatura filosovietica negli anni '50, direttamente e ufficialmente all'alfabeto cirillico e anche questa è una bella curiosità.
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Preghiere |
Comunque sono proprio i punti religiosi quelli da vedere in città, i quali sono, non solo ben conservati, ma dopo il 2000, che credo sia stato uno dei momento di rinascita economica della zona, sono stati restaurati di tutto punto, attività che continua tuttora. Il primo punto notevole è il grande chorten, detto anche Bao'erhan pagoda, che troneggia in una delle maggiori piazze del centro vicino ai due templi più importanti della città. Coi suoi 81,6 metri dovrebbe essere il più alto chorten in stile tibetano del mondo. E' stato messo a punto solo nel 2006 ed è ancora nuovo sotto tutti gli aspetti, tuttavia è fatto oggetto di grande venerazione da parte della popolazione evidentemente ispirata da questa variante religiosa del Buddismo. Già di prima mattina infatti è circondato da un gran numero di fedeli che fanno la cosiddetta Kora, girando in senso orario attorno ai lati quadrati del monumento e facendo compulsivamente girare, dove sono presenti, la sfilata di mulini di preghiera che si allineano incassati nel muro. Naturalmente, mentre proseguono il giro, continuano a pregare, come si può dire, anche oralmente e qualcuno fa pure girare vorticosamente con la sinistra quello che dovremmo considerare un piccolo mulino di preghiera da passeggio. Qualcuno prega invece in piedi, appoggiando la fronte e le mani ai muri di cemento e rimanendo immobile con il viso nascosto.
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Monaci |
C'è anche qualche donna, chissà perché sempre loro, che compie la kora gettandosi a terra in tutta la lunghezza del corpo e rialzandosi subito dopo per poi ributtarsi al suolo, "misurando" se così si può dire, tutto il percorso e facendo un minimo di tre giri attorno alla pagoda stessa. Se ci stacchiamo dalla parte di città che circonda il monumento, estraniandoci per un attimo dal moderno via vai del traffico urbano, sembra di essere a Lhasa, per lo meno questa sembra essere l'atmosfera così compresa ed intensa. Poco lontano sorge il grande tempio della lamaseria Da Zhao, che risale al 1500, da cui ha avuto origine la città. Anche qui è stato intrapreso un grande lavoro di restauro, molto significativo per quanto riguarda l'atteggiamento delle autorità verso lo sviluppo religioso del paese, mi sembra di capire che il senso sia, se state al vostro posto e non tirate fuori grane di autonomia e visioni politiche particolari, fate pure ciò che volete che vi diamo anche i soldi per attirare i turisti. Infatti tra i bei palazzi, le sale templari e le lamaserie, c'è un bel viavai di fedeli che pregano, fanno offerte e bruciano incensi davanti alle statue, tutte pittate a festa, che si sa che il turismo religioso è sempre quello più redditizio. Molte anche le sculture di burro e di tutta la gamma della simbologia religiosa tibetana.
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La sala della preghiera del tempio |
I tetti dorati risplendo come nuovi, le sale di preghiere interne sono completamente foderate dei damaschi e dalle sete che pendono dai soffitti; in qualcuna, gruppi di monaci salmodiano i loro mantra sfogliando uno dopo l'altro le lunghe pagine rettangolari dei libri di preghiera, mentre nell'altra mano fanno risuonare le campanelle fuse nei sette metalli della tradizione, il cui battito è così terso e perfetto da diffondersi lontano in tutti i cortili adiacenti. La simbologia del buddismo tibetano è ovunque, non ti puoi confondere, tranne che davanti a quasi tutte le scalinate di accesso alle varie sale, dove, al posto delle statue di guerrieri feroci che proteggono i templi dall'ingresso dei demoni maligni, fanno la loro costante comparsa le più classiche coppie di Cani di Po, forse a rimarcare che la presenza cinese è comunque quella che appone il marchio finale di garanzia e che è sempre meglio non dimenticarla, A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina, diceva quel maligno. Naturalmente, gira gira, non riusciamo a trovare la famosa statua d'argento di cinque tonnellate, ma pazienza, fa anche un caldo porco, d'altra parte siamo o no nel deserto del sud della Mongolia?
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Statue nell'area pedonale |
Il mio braccio intanto pulsa sinistramente, visto che oltretutto è il sinistro, certo, e quindi mi metto all'ombra aspettando che qualcuno venga a ritirarmi dopo aver visto tutti gli angoli più reconditi del tempio. Poi, basta attraversare la strada e eccoci all'altro tempio più minuscolo, lo Xilitu Zhao costruito durante la dinastia Qing che, benché anch'esso sotto restauro, non sia mai, conserva ancora molti tratti originali che distingui bene in quanto non ancora ricoperti dagli squillanti colori moderni. Sono sfinito, un po' per la temperatura snervante, che per il mio acciacco particolare che tento di mantenere nell'anonimato più assoluto. Tuttavia costringo la compagnia a fare una sosta mangereccia in un McDonald soprattutto per rifornirmi di una bella borsata di ghiaccio che messa sul polso è davvero una mano santa e mi dà una sensazione di intenso benessere, guarda un po' tu cosa mi tocca fare. Certo potevamo scegliere uno dei tanti negozi e bancarelle che offrivano cibo e souvenir vari, nella zona pedonale all'uscita del tempio, ma così diciamo che si è unito l'utile al dilettevole. Siamo su una grande piazza piena di statue di bronzo a grandezza naturale che raffigurano vari personaggi del mercato tradizionale. Un sacco di bambini ci giocano attorno con biciclette, pattini e ogni giocattolo normalmente in uso nell'infanzia di tutto il mondo.
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La sala di preghiera della moschea |
Se non fosse per il taglio degli occhi potresti pensare di essere in una qualunque città europea. Poi ci sediamo sulla strada e dopo aver fatto man bassa di frutta secca varia tra cui deliziose albicocche, aspettiamo l'apertura della moschea, un altro complesso storico di notevole valore. Un baracchino offre succo di melagrana che invita molto visto la temperatura soffocante. La moschea apre alle tre e facciamo un giro tra i diversi edifici in stile islamico Hui, un bel misto tra le classiche forme cinesi e le influenze islamiche dell'Asia centrale. Dietro l'edificio più nuovo e moderno che rispecchia di più i canoni della moschea, nei cortili interni c'è una sfilata di bellissimi palazzi grigi, ma impreziositi da ricami coloratissimi di piastrelle e da classiche iscrizioni decorative; dalle porte si intravedono le grandi sale di preghiera e al di fuori i piccoli minareti che potresti a tutta prima confondere con piccole ed eleganti pagode. Sotto una tettoia laterale, c'è una lunga esposizione di antiche stele che forse raccontano dei vari personaggi che si sono alternati alla guida del complesso. Distingui le varie lingue, cinese, mongolo, arabo, a raccontare del melting pot che evidentemente c'è sempre stato da queste parti. I tetti curvi con le tegole invetriate rispecchiano invece la più classica forma cinese, nell'insieme davvero un bel complesso.
Rimane da vedere il famoso museo della Mongolia interna, di recente realizzazione che dicono essere piuttosto interessante. Il taxi ci porta su una collina dove sorgono, sopra una spettacolare scalinata, una serie di edifici avveniristici. Ci aggiriamo un po' intorno cercando di orizzontarci, ma ci accorgiamo subito di aver sbagliato target, questo è infatti un insieme museale, che mette insieme l'Opera, e altri musei tra i quali quello del Futuro, ma non quello che cercavamo. In realtà il nostro è quasi tre chilometri più in là, in un altro grande parco verde, che presenta un notevole affollamento di persone. Infatti sono quelle in visita al museo stesso, che stanno gradatamente uscendo perché ormai sono le 16 ed è chiuso. Dispiace un po' perché dicevano che è piuttosto interessante, vuol dire che ci contenteremo di apprezzarne la struttura esterna, anche questa magniloquente. Veniamo poi imbottigliati in un traffico di pullman, auto e mezzi di trasporto di ogni tipo che stanno abbandonando la zona, ma finalmente riusciamo a trovare un mezzo che ci riporta in albergo. Poi, salutatissimi dalla schiera di bambini della casa che ci accompagna fino al taxi per sorvegliare che le operazioni di carico dei bagagli avvengano in maniera adeguata, andiamo alla stazione per aspettare la partenza del nostro ultimo treno cinese, quello che ci porterà domattina, dopo la nostra ultima notte ferroviaria, alla frontiera con la Mongolia vera.
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Museo della Mongolia Interna |
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Il tempio DaZhao |
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