lunedì 8 settembre 2025

Seta 35 - Tra le mura di Xi'an

Le mura di Xi'an - Shaanxi - Cina - Giugno 2025
 

Coslayers

Ero già stato a Xi'an, circa 25 anni fa. Il ritorno in un luogo. ti porta sempre una ventata di nostalgia, forse perché allora andavo in giro con un altro passo e magari con più entusiasmo, con un sacco di voglia di imparare e di sperimentare. Allora divoravo qualunque cosa mi proponessero. Ho mangiato e ho dovuto mangiare (per non fare brutta figura coi clienti) di tutto, serpenti, scarafaggi fritti, cavallette, coccodrilli, bile di serpente, sciolta nell'alcool di riso, che diventa bello verde come il genepy Ottoz e fa tanto bene al fegato e ad altro, ma lasciamo stare. Una volta mi proposero una specie di frittata, tra l'altro mi sembrò buonissima e quando chiesi all'amico Ping che cosa fosse, mi rispose senza turbamenti: - Mangia se ti piace e non chiedere! - Con l'età sono diventato più selettivo e se mi privi dei gusti a cui sono abituato, soffro, così eccoci qua all'interno della città vecchia alla pizzeria Napoli, che fa pure una Margherita decente a 59 Y, con una buona birra Tsintao, o sarà la lontananza da casa a farla sembrare così. Un amico mi diceva che quando sei lì e le ragazze ti sembrano belle, vuol dire che è ora di tornare a casa, ma in fondo non è mica così, adesso girano un sacco di belle ragazze, ne ho visto un paio sulla metro tappate da Cosplayer, che attiravano l'attenzione di tutti. 

La Cattedrale

Intanto poi a stomaco calmato, nella via WuXing vicina alle mura, passiamo davanti alla bella chiesa cattolica TianShuiJing o Cattedrale di S. Francesco che conserva una bellissima facciata originale dell'inizio del '700 e anche se l'interno è pesantemente rimaneggiato successivamente l'ambiente a tre navate mantiene una bella e raccolta atmosfera. Diversi fedeli transita e pregano, segno che i rapporti tra governo e Vaticano si sono molto ammorbiditi ultimamente, forse di grane ce ne sono già abbastanza tra fanatici del Falungong e minoranze rumorose, mi sembra che si cerca di smussare al massimo i contrasti evitabili. Certamente la tradizione cristiana da queste parti non è una novità, visto che Già Marco Polo faceva continuamente cenno ai Nestoriani e alle molte chiese di questa variante cristiana che sorgevano con sua sorpresa da queste parti. Intanto proseguendo, mi ritrovo a girare il mercato della città vecchia che sicuramente sarà cambiata nel tempo, ma l'anima del suk pieno di giargiattole rimane comunque e anche il nostro Marco si sarà fatto molti giri in città, per farsi un'idea di cosa ci fosse di bello e di conveniente da scambiare, da comprare o da vendere. Allora, alla fine dello scorso millennio (mamma mia, mi sembra di parlare di secoli fa), mi portava in giro l'amico Chen che, dopo le visite ai clienti, aveva capito che mi piaceva dare un'occhiata intorno per capire meglio il paese che mi stava ospitando e che doveva offrirmi opportunità di business. 

Montone
Certo anche vedere le pagode dell'Oca o la foresta delle Stele aiuta ad assorbire il mood di un paese, la sua cultura e comprendere come in fondo per i cinesi noi siamo sempre stati dei barbari stranieri da educare, non certo esempi da seguire. La sbornia degli anni '90 e seguenti, in cui l'occidente era per i loro giovani un faro ammiccante da imitare, è durata poco, mi sembra, certo abbiamo lasciato degli strascichi da Pizza Hut, a KFC e McDonald, ma anche questi sono stati subito cinesizzati, assorbiti e trasformati, senza lasciare troppe tracce, mentre oggi, lo vediamo bene, l'orgoglio nazionale è tornato a privilegiare il criterio che il mondo deve imparare da loro. E credo che anche il mio amico Chen, non si fosse lasciato affascinare più di tanto dalla nostra cultura, anzi ha sempre mantenuto un atteggiamento molto orgoglioso e conscio di cosa è stata la Cina nel passato. "Il rosso è il colore del corallo, è il colore della gioia, della bellezza. Di questo colore devono essere le labbra di una donna. E deve avere la bocca piccola, gli occhi rotondi e delicati piedi minuscoli." Questo mi ripeteva sempre, a Xi'an, quando andavamo a cena tra le bancarelle del mercato notturno. Guardava le ragazze, dietro i banconi con l'occhio pensoso del mandarino che sceglie le concubine per il figlio. 

Donna Hui

Aveva conosciuto la fame, Chen; era piccolo durante la grande carestia maoista che uccise in Cina più di trenta milioni di persone e mi raccontava di sua madre che andava lungo i fossati, in campagna a cercare erba e radici da far bollire per dare una minestra alla famiglia, catturando se aveva fortuna, qualche rana o altro che si muovesse tra le canne. Erano stati anni terribili, per questo guardava con occhi sereni e compiaciuti l'abbondanza di cibi e di merci che traboccavano ieri e oggi, da tutti i mercati cinesi. Era magro, con le guance incavate e gli occhi lievemente inespressivi, imperscrutabili. La fame antica non lo aveva reso vorace come capita a molti che hanno avuto questa esperienza di vita, ma mangiava poco e lentamente, senza il consueto rumoreggiamento di risucchi; guardandosi intorno, osservando, apparentemente indifferente, con le labbra sempre atteggiate ad un leggero sorriso. Orgoglioso, ma pacato, con un atteggiamento di nobiltà nei modi e nella postura che non si impara, ma ci si porta dalla nascita. Parlava un italiano perfetto, con termini ricercati e precisi ed una pronuncia inusuale per un cinese, senza confondere la r con la l, imparato di certo in una dura scuola di partito e proseguita in anni trascorsi all'Ambasciata in Italia con compiti sfumati. 

Sceglieva le parole con cura e le diceva a voce bassa e suadente, guidandomi nella tortuosità dei contatti e dei complessi schemi di cortesia del suo paese. Rideva, ma sommessamente, dei miei tentativi di compitare qualche semplice carattere o mentre modulavo le diverse tonalità della pronuncia cinese. "Hai detto cavallo, non madre, signor An Li Ke." e mi correggeva con delicatezza cercando di smorzare i miei tentativi di apprendere qualche cosa della sua lingua, come se non ne valesse la pena o comunque volesse mantenere per sé quella che a tutti gli effetti è un'arma di potere. Sembrava sorridere della mia frustrazione di aver speso giorni in una estenuante trattativa per un impianto per produrre yogurt non andata a buon fine. Era come estraneo alla concitazione del business ed alla furia affaristica che percorreva allora il paese. Troppo nobile per farsi coinvolgere, troppo Tao per agitarsi per gli insuccessi. Lo turbava solo la bellezza delle foglie giovani del bambù, la nebbia azzurra che saliva sulle colline lontane, il pallido sole del tramonto, le carpe dalle scaglie dorate del lago, il rosso corallo delle labbra ed i piccoli piedi delle ragazze. 

Frutta 

Pareva un principe di epoca Tang, quando mi conduceva in giro per i mercati, guardando da lontano i miei sforzi per ottenere uno sconto o pareva sorridere quando mi vedeva impegnato in una trattativa serrata per comprare un souvenir, forse allora le classi superiori non si sporcavano le mani col denaro, men che meno trattavano i prezzi, roba da servitori. Una sera mi portò a vedere uno spettacolo di ballo tradizionale, con cantanti e musicisti che usavano strumenti antichi e di certo si stupì di come mostravo interesse a quelle loro antiche tradizioni. Per un anno circa si prestò a cercare clienti per impostare trattative commerciali, ma senza ottenere successo. Gli passavamo 500 $ al mese per le spese e il suo compenso. Nella mia ultima visita, dopo avermi portato in una famosa ravioleria di Xi'an, mi disse che voleva rinunciare all'incarico, non tanto per la difficoltà, che evidentemente trovava nel lavoro, ma perché il fatto di non avere risultati gli facevano pesare quei 500 $, che non riteneva di meritare e non se la sentiva più di sopportare quel macigno sulla coscienza. Usò proprio queste parole. Così tornò ad occuparsi di turismo e noi lo perdemmo di vista. Aveva mani lunghe e sottili, Chen di Xi'an. 

Il drago fumante

Passeggiando tra i negozi, oggi così belli, sfavillanti e ricchi, continuo a pensare a lui e a come sarebbe bello incontrarlo davanti a questo meraviglioso magazzino che trabocca di giade che vanno dalle dimensioni più mostruose, a piccoli gioielli e pendenti di misure quasi invisibili eppure lavorate con la stessa cura. Ragazze bellissime ti mostrano braccialetti o pendantif in controluce per farti ammirare la purezza della pietra che tu fingi di vedere e capire, mentre al più puoi apprezzarne l'artistico lavoro. Un enorme drago d'argento è appeso all'ingresso e vomita fumo dalla bocca per invitare i probabili clienti ad entrare, a guardare, a toccare con mano gli oggetti bellissimi, le venature delle pietre che formano disegni naturali eppure apparentemente provocati da chissà quali artifici, che tanto piacciono ai Cinesi. C'è da perdersi, tra brocche verdi intagliate con precisione, animali fantastici che si offrono nella torsione immobile della pietra o paesaggi minutamente scolpiti utilizzando le differenze di colore. Sinceramente comprerei tutto, solo che non ho la competenza di capire come mai un pendente di giada costi 5 $ ed un altro che mi appare quasi uguale ne costi 5000. Brutta cosa l'ignoranza, Chen sorriderebbe di certo. 

La moschea

Perlomeno, nella parte degli alimentari ci si può sfogare di più senza tema di commettere svarioni troppo grossi. La varietà di uvetta sultanina offerta è straordinaria e quantomeno si assaggia, prima di comprare, e poi ci si perde tra le giuggiole, che tra l'altro ho visto solo in questo paese e ho anche scambiato per grosse susine, i cachi secchi, le pesche, le prugne, i meloni e chi più ne ha più ne metta. Le spremute di melagrana scorrono come sangue vivo che sprizza da vene pulsanti e tutti ne bevono allegramente. In fondo al mercato, vicino alla torre del  Tamburo, la Grande Moschea antica, una delle costruzioni meglio conservate della città. E' sera e passeggiare tra i vialetti del giardino, grande oltre un ettaro, sfiorando magnifici  palazzi, è un itinerario affascinante. Tutte le sale e le costruzioni sorte in epoca Ming, sono perfettamente conservate e appaiono come templi buddisti, mancando di tutte le caratteristiche tipicamente islamiche come cupole e minareti. Solo da qualche scritta in calligrafia araba raccontano il luogo, poco popolato se non dai pochi fedeli Hui rimasti in città. E' l'ora della preghiera e non si può entrare nella grande sala in fondo al giardino, ma la gente è molto gentile, vede la mia curiosità e mi tiene aperte le porte per farmene soppesare l'imponenza e lasciarmi fare tutte le fotografie che desidero. 

Calligrafia

Musulmani magri e con barbette stitiche, si aggiustano la caciottina bianca che indossano sul cocuzzolo di capelli radi e lasciano le ciabatte all'ingresso e entrano per inginocchiarsi sul grandissimo tappeto verso il meraviglioso mirhab scolpito nella pietra sulla parete di fondo. Pregano con intensità, poi si fermano a meditare prima di uscire nel fresco della sera a chiacchierare seduti tra le panchine di pietra del parco. E poi porte, archi, pagode che traggono in confusione e ti farebbero pensare al Taoismo o ad un'altra religione d'Oriente. Esco pervaso dal forte senso di spiritualità che comunque emanano questi luoghi e così ci perdiamo di nuovo per il mercato fino ad arrivare alle mura. L'imponenza e la monumentalità di questa cinta muraria, anch'essa di epoca Ming è davvero unica. Vederle di notte, ha poi un fascino del tutto particolare. Facciamo un lungo giro per arrivare ad uno degli accessi, la porta sud. Questa cinta incredibile di quasi 14 km è una delle più antiche e meglio conservate della Cina e rappresenta una delle imperdibili attrazioni della città. Gli stessi numeri sono incredibili, 4 porte colossali principali, con palazzi alti 36 metri, muri spessi 15 metri e alti 12.

Ingresso alle mura

Il fossato antistante le mura, poi, è profondo 10 metri e largo 20, con 98 torri di guardia tanto per dare le dimensioni dell'opera e tanto per confermare lo stile usato dai Cinesi nei lavori pubblici, l'intera costruzione durò solo otto anni. Si può salire fino alle 22, ma le uscite sono aperte anche dopo quindi potrete rimanere fino tarda ora e godervele con calma visto che di sera c'è pochissima gente e percorrere dall'alto le mura merlate guardando la città dall'alto è una grande esperienza. Finalmente attraversiamo i grandi cortili interni di una delle porte della città e saliamo sul largo camminamento che si perde nella notte senza mostrare la fine, interrotto solo di tanto in tanto, dalle grandi torri di guardia, che sono tutte bordate da una luminaria colorata. Si potrebbe anche fare il giro in bicicletta, visto che agli ingressi le affittano, ma passeggiare al buio con la luna piena che illumina gli spalti non ha prezzo. Lontano seminascosta dietro gli angoli delle merlature, qualche coppietta in cerca di intimità, si nasconde timidamente. Le bandiere sventolano nel buio, orgogliose testimoni di un passato che non si dimentica, specialmente oggi. Scendiamo finalmente da una discesa laterale, la città sembra addormentata e andiamo a cercare un taxi che ci riporti alla realtà.

Una porta

La sala di preghiera
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