mercoledì 16 dicembre 2015

Jaipur di notte


Il palazzo sul lago

Il lato B del Palazzo dei venti
E' la terza volta che sono a Jaipur e anche se il ricordo delle prime due, ormai disperso nelle nebbie del tempo, è davvero lontano, non mi sembra che i cambiamenti che, come ovvio, la città ha avuto in questi trenta e più anni, siano così importanti da farne degenerare l'anima. Certo sarà aumentata la confusione, ma la personalità della città stessa rimane apparentemente uguale. Antiche mura che guardano il mondo che muta, turbinare di attività che solo apparentemente sono diverse, turismo di base che porta i residenti a abituarsi alla presenza dell'europeo per le strade senza stupirsi più di tanto. Ci sono, è vero, le auto nuove e i compulsanti telefonatori, ma resistono le sputacchiere negli angoli, i suonatori di strada con le marionette, i venditori di betel. In effetti qui non sei oggetto di ossessive attenzioni come in altri posti dove diventi merce rara e a volte colpo di fortuna insperato. Così girare per i mercati diventa un piacevole momento di osservazione di un mondo parallelo e anche gli spazi al di fuori dai punti più topici, sono percorribili con interesse. Niente illusioni naturalmente, esistono sempre i grandi negozi che in ogni luogo forniscono merce da turista. 

Lavorazione delle gemme
Lì glieli portano direttamente, complici le grasse prebende concesse agli autisti, che ci fanno gran conto, così come i loro datori di lavoro che approfittano per dare loro solo stipendi nominali, sapendo degli arrotondamenti lungo la strada. E' un rapporto strano in cui tutti sanno e fanno finta di non sapere, siano pietre che tessili o giargiattole che verranno pagate con un congruo sovrapprezzo, tuttavia accettato. I più teneri sono i venditori che si affannano a magnificare in ogni lingua possibile, il loro prodotto, presentandolo come il top assoluto della qualità e della convenienza. Tutte le arti della vendita vengono utilizzate per blandire il probabile cliente che alla fine comunque qualcosa lascia sempre. Prima ti offrono thé o altre bevande, per metterti in uno stato d'animo di obbligo, poi ogni tipologia di merce viene sciorinata cercando di interpretare la tua intenzione di spesa totale in modo da offrire solo quel target di oggetti. Inutile dire che sei sloveno o calmucco, tanto le parole chiave le conoscono anche in quella lingua e subito vengono fuori biglietti da visita e negozi del luogo che hai denunciato come provenienza, dove ci sono decine di clienti felici e soddisfatti o negozi convenzionati che saranno ben contenti di ricevere la tua merce, di qualsiasi peso e dimensione e consegnartela in patria. 

Venditrice
Pagare è l'ultimo dei problemi. Sfuggire non è facile, meglio se il negozio è affollato e l'attenzione degli addetti si disperde, soprattutto verso i supposti americani o anche i ricchi orientali, merce sempre più gettonata. Così, in presenza di altra fauna più promettente, tu riesci a scivolare verso l'uscita rinculando con mille ringraziamenti anche dopo aver avuto le più intense ed interessanti dimostrazioni pratiche di abili artigiani, che davanti ai tuoi occhi hanno annodato tappeti, levigato e incastonato pietre, intagliato legni e battuto l'argento o stampato tessuti con formine di legno. Per tutto c'è una tecnica insomma, tanto dopo un po' fai l'abitudine anche all'occhio triste del tuo accompagnatore che ti accoglie senza pacchetti e capisce di aver fatto un giro a vuoto. Appena fuori città un grande lago che si avvia al periodo di secca, ospita al centro uno dei consueti palazzi di piacere dei tempi andati. Anche lì, sulle rive, vicino all'imbarcadero, gruppetti di venditori procurano ai gitanti della domenica qualche cosa per rendere piacevole la loro scappata fuori porta. Dolci, samosa, zucchero filato, ingenui o più sofisticati giocattoli per i più piccoli o fiori per le offerte per qualcuno dei mille luoghi di culto, sparsi ad ogni pié sospinto che la multiforme religiosità indiana offre alla convinta superstizione di ognuno. 

Albert House Museum
Tutti hanno qualche cosa da chiedere al sovrannaturale, in fondo non si sa mai, si dice. Quando scende la sera la situazione diventa ancora più suggestiva. Le luci più fioche contribuiscono ad aumentare il senso misterico che accompagna tutti i credi popolari. Al tempio Biddi di Shiva, non trovi l'atmosfera della mura antiche, ma anche lo splendore del marmo bianco illuminato da una luce verde forse per dare quel tocco di sovrannaturale che serve ad aumentare la credibilità del luogo, colpisce a fondo, come anche la sua spoglia semplicità solo intaccata dalle sculture dei pilastri e delle pareti. Alle sue spalle le mura del tempio più antico, illuminate di giallo contrastano spietate dall'alto della collina. Vecchio e nuovo a confronto, ma nella scelta tra il camminare tranquilli tra le aiuole del giardino e percorrere le lunghe scale della devozione, si vede subito quale sarà quella trionfante per tutti i futuri eserciti armati di telefonini nellaa mano, anche se la mobilità di questa viene dal passato uso dello sgranare rosari. In fondo ai sacerdoti interessa alla fine l'entità globale delle offerte, più che far soffrire i fedeli nella salita. Le luci ammiccanti dell'Albert House Museum che delineano la sagoma del suggestivo palazzo, con la sua architettura indo-saracena, sono forse allora quelle che meglio rappresentano la città, un sogno di un passato che resiste in maniera conturbante al nuovo che avanza.
Biddi Temple


SURVIVAL KIT

Hotel Libra - Opposite Bhawani Niketan SchoolJaipur  Credo che la doppia sia sui 50$ ma non sono sicuro.- Piuttosto nuovo e ordinato, comparandolo con lo standard indiano. Camere spaziose e pulite, frigo, TV, complimentary acqua, cassaforte. Unico neo No wifi. e lontano dal centro quindi necessaria un auto (1200 R andata e ritorno se fornita dall'hotel). La colazione è sopra la media. Possibilità di cenare. Ristorante valido anche non veg. Piatti sui 300R. Buffet indiano 550 R. Consiglio il pollo ben cucinato e tenero. Piatti abbondanti. 

Il tempio superiore
Copper Chimney Restaurant - Opposite G.P.O. - Citato dalle guide a mio parere un po' sopravvalutato nei giudizi. Offre anche piatti continental e di varie cucine orientali. E' un locale decisamente per turisti, infatti i clienti sono per la maggior parte stranieri. La cucina è quindi impostata in questo senso e forse per questo è piuttosto caro rispetto alla media. Abbiamo provato Pollo Tikka e Biryani, il thali veg, riso e noodles. piatti attorno alle 4/500 R. Tutto abbastanza buono. Inutile aspettarsi piatti indiani poco speziati, anche se lo richiedete espressamente, ma questa è caratteristica comune in India. Disponibile anche vino indiano, una curiosità da provare eventualmente. La birra è convenientemente fresca.


Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

6 commenti:

Juhan ha detto...

Vero che googlando si trovano ma "giargiattole" la Berta (la mia prof di 'taliano) non l'avrebbe fatta passare. Poi va da sé che OK, per me è OK (non sarebbe passato neanche questo "OK" e poi ripetuto). OK, sono fuori tema, non leggete questo commento.

Enrico Bo ha detto...

mi meraviglio, è una tipica espressione piemontese di grande spessore e cito la Stampa : Torino sette del 2014/06/27 e La repubblica del 10/05/2010 in cui si cita l'arrivo a Milano del negozio di Marc Jacobs - Casa del gadget e della giargiattola pop (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/05/10/il-vento-snob-che-rianima-milano.html)Sono documentato , neh!

Pierangelo ha detto...

Mi piace come scrivi e come descrivi, con una piccola aggiunta del tuo modo di vedere.
Nel lessico piemontese vi sono svariate espressioni che i fini dicitori della lingua italiana aborriscono, d'altronde questo si verifica in ogni dialetto e derivati.
Un grosso saluto a tutti ed un grazie per tutto quello che ci regali delle tue esperienze, dei tuoi ricordi e dei tuoi modi di interpretare alcuni fatti della vita.

Juhan ha detto...

Non vorrei che adesso sembrasse che io sono contro l'uso di questo o quello; anzi sono il primo ad abusarmi, senza genarmi neanche una frisa. Ecco, vedi, il correttore mi sottolinea ma who cares come avrebbero detto i nostri vecchi.

Unknown ha detto...

A jaipur ci sono stata tanti anni fa e ne tengo un bellissimo ricordo... mi manca l'India ..

Enrico Bo ha detto...

Grazie Pier

@Juh - tranquillo anche a me il correttore segna, ma noi perseveriamo perché abbiamo la zucca dura

@Enzo - Io non so resistere, per me è la decima volta!

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!