domenica 31 luglio 2022

Depression

dal web


Insomma è tutto il giorno che il pc fa le bizze e non si collega e adesso che ha deciso di farlo, è tardi per impostare un pezzo, ma poi, diciamo la verità, è solo una scusa, perché non ho mica voglia di sparare scemenze, con quello che si legge sul giornale e con quello che si apparecchia inevitabilmente nel paese. Non so, neanche io, se usare la tattica del soldato iracheno, di fare un buco sotto la sabbia e rintanarcisi fino a quando non sia passato l'esercito nemico e poi al limite arrendersi, oppure sparale il più grosse possibile e poi utilizzare i social per chiedere qualche aiuto che so io, un bonus colazione fisso per quando vado al bar la mattina. No, sono un po' depresso, perché il mio amico di Mosca mi chiede se deve prendere le pillole contro la depressione, il medico (a pagamento, che lì tutto si paga a peso d'oro) gli ha detto che in occidente tutti le prendono e fanno tanto bene, quindi figuriamoci come mi devo sentire io visto il prevedibile andamento delle prossime elezioni. Diciamo che adesso tiro fuori gli appunti del giro fatto a maggio lungo la penisola e cerco di finire con le puntate che ancora mancano, così mi passa tutto, al pensiero dei dolci mangiati in Costiera e delle bistecche divorate nel Chianti. Tanto prima o poi bisogna che vada alla fine, quindi se una cosa va fatta, facciamola. Cioè, magari comincio domani che oggi è domenica e non ne ho mica tanta voglia e in più anche la Ferrari, la voglia te la fa passare, quindi avrete capito che oggi marca storta e allora è meglio se passiamo direttamente a domani che magari mi sveglio col piede destro. Un abbraccio.


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venerdì 29 luglio 2022

Borsa e ignoranza

Break out, testa e spalla rovesciato

 L'ignoranza è una brutta cosa, ovviamente e chi è ignorante dovrebbe tanto per cominciare, tentare di informarsi, invece di lamentarsi che non capisce una fava. Tuttavia, accidenti, anche se so di non sapere, non riesco a sentirmi saggio, almeno in certi argomenti e badate che per un tuttologo come me, è già una bella ammissione di umiltà. Comunque questi sono giorni difficili, il mondo, almeno negli ultimi tempi, non è mai andato così male. La guerra si è ormai cronicizzata e si continua ad ammazzare allegramente la gente e la cosa interessa poco, ma si va avanti; l'epidemia poi, procede tra alti e bassi senza problemi e non pare abbia voglia di scomparire; la fame comincia a colpire i paesi più poveri e le materie prime scarseggiano in tutto il mondo; l'inflazione, che addirittura una intera generazione non ha mai conosciuto, è esplosa con una virulenza mai vista (quasi al 10%) ed erode risparmi, salari e pensioni senza pietà, anche se alla gente sembra importi meno che se gli alzano le tasse dell'1%; il clima mostra sempre di più episodi che dovrebbero cominciare a preoccupare anche chi pensa che tanto non sono affari suoi: il nostro paese, che dopo anni aveva messo al governo (anche se circondato da idioti) una persona degna e soprattutto capace di fare il proprio lavoro, quando glielo lasciavano fare, si trova allo sbando totale ed in preda alle camarille che, pur di andare al potere, sono ben contente di sfasciare tutto, ma state tranquilli che le vincete 'ste benedette elezioni, poi potrete ricominciare con l'olio purgativo, smettendola di tritarci i cabbasisi anzitempo.

Eppure pare che tutto sia regolare. Con una situazione del genere per l'indice più sensibile del sentiment di queste cose, i mercati e le borse, dovrebbe essere il diluvio globale, la morte nera, il disastro annunciato e invece così non pare, almeno a quanto sembra. In generale infatti, quando marciano i cavalieri dell'apocalisse come nel nostro caso, l'oro e i beni rifugio, ad esempio, dovrebbero salire alle stelle, invece calano (l'oro da 2000 $ a 1700$). Se i tassi vengono aumentati per arginare l'inflazione come è avvenuto in questi giorni, le borse precipitano, invece stanno aumentando (tutto già digerito?). Titoli che sulla carta avevano fondamentali solidissimi erano precipitati del 50% (esplosione della bolla?), ma in una settimana di mancanza di governo e quindi di disastro economico annunciato, hanno ripreso il 20%. Il mio amico grande esperto di mercati borsistici, essendo un graficista dai baffi lunghissimi, mi invia continuamente curve e studi come quello che vi ho messo in cima al post, facendomi toccare con mano come secondo la legge del Tale o del Talaltro, non ci siano dubbi che siamo decisamente entrati in una indubbia fase di rialzo, anzi se il MIB sfonderà quota 23.300, la curva si impennerà alle stelle. Lui dice che a monte c'è il ciclo generazionale bullish, quindi...  Anche se non riesco a capire perché, data la merda in cui navighiamo, sono convinto che abbia ragione piena, gli esperti sono esperti e parlano con cognizione di causa e se lui è convinto che sia così, con le informazioni e le conoscenze che ha, non può avere che ragione. Siamo in vista di una fase fortemente rialzista che potrebbe proseguire non si sa ancora per quanto tempo. 

D'altra parte è verissimo che il mercato italiano è uno dei più penalizzati ed è a meno della metà di quanto stava prima del 2008. Allora? Tutto vero, ma io ho sempre una vocina che mi sussurra dietro la testa e mi ricorda una legge che mi suggeriva un altro guru del settore, un vecchio volpone da parco buoi, una quarantina di anni fa. Tu senti il parere dei migliori esperti, ma che siano i migliori, i più bravi, i più informati e poi fai esattamente il contrario, sempre e incondizionatamente. La Minchioni SpA sta per avere una performance spettacolare, è da comprare a piene mani, tu vendi subito; la Piciumol Indistrial, va male è meglio alleggerire e vendere il più possibile, tu compra subito e senza paura. Fai sempre così, nella media alla lunga, guadagnerai tu. Ma questo perché gli esperti sono stupidi o non sanno fare il loro mestiere? Al contrario, loro la sanno lunga veramente e vedono quello che può accadere secondo la logica più corretta, tuttavia il mercato e la borsa sono sempre condizionate da eventi assolutamente imprevedibili e anomali, che nessuno è in grado di indovinare, neanche Nostradamus e che quindi capovolgono le predizioni corrette degli andamenti logici. E questo avviene continuamente, non una tantum per sbaglio. E' la norma ragazzi. Oggi c'è il sole e domani arriva il disastro meteorologico. L'economia si tira su e dei dementi fanno cadere un governo; l'orizzonte si rasserena e invece ti tirano le bombe e salta tutto e questo accade un giorno sì e un altro pure. Dunque voi fate come volete, io intanto vado alla Rosa a prendere un marocchino col cacao, tanto di risparmi da investire non ne ho e tutto questo rimane un discorso teorico, giustamente da bar. Ma fatemi sapere voi cosa ne pensate della curva che il mio amico mi ha segnalato, così tanto per capirci qualche cosa, anche io. 

PS. Il mio esperto, dopo aver letto quanto sopra mi scrive (a testimonianza che non avevo capito nulla o quasi) e io riporto fedelmente:  - Ma io non ho mai sostenuto che se superiamo quota 23300 le quotazioni di impenneranno. Ho sostenuto che probabilmente ci andremo e che se romperemo la trend line ribassista che passa più e meno quella zona, ciò confermerà la fine dell'onda ribassista partita da 28000. Fatto di cui possiamo essere già certi per altre considerazioni. Solo il superamento di 25/26000 segnalerà l'entrata in crisi del trend ribassista di lungo termine. Credo che sia possibile ma fino ad allora non potremo essere certi che il trend di medio rialzista appena partito non sia un onda 4 del ciclo maggiore e non, come spero, una onda 1 di un nuovo Toro. Quello che tu dici è tutto vero. Ma anche la peggiore delle malattie può guarire e sul piano finanziario (rialzo del petrolio, delle materie prime ,del tasso d'inflazione) si sta correggendo o si è già corretto brutalmente un eccesso di fiducia durato anni. In fondo è sempre un problema di eccessi o da una parte o dall' altra . ( Shumpeter: euforia e panico sui mercati finanziari ) - Capito? Cerchiamo di seguire, eh, che poi interrogo.

Unicredit - doppio minimo ehehehe

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mercoledì 27 luglio 2022

Douce France 12 - Lyon


Lyon - foto T. Sofi


Le prime luci della sera ci accolgono in una Lione abbracciata dai suoi due fiumi. Una serata carezzevole e ancora non calda per sfidare il traffico della sera dei quartieri che si avvicinano al centro. Siamo più o meno nella zona di Part Dieu, che suscita in me lontani ricordi di una precedente visita. Certo che fare l'autista di pullman non deve essere cosa facile, specie quando giocoforza ci si deve imbucare in stradine strette e piene di macchine mal parcheggiate dove già procedere a passo d'uomo diventa un problema. Comunque proprio a pochi metri dal nostro albergo, una macchina in sosta in un punto palesemente vietato blocca senza scampo il nostro procedere già affannoso. Tutti naturalmente dicono la loro prodigandosi in consigli, si cerca il  proprietario ovviamente senza trovarlo, qualcuno propone di sollevare la macchina e spostarla a forza di braccia sul marciapiede, insomma le cose più fantasiose. Alla fine scarichiamo i bagagli e raggiungiamo a piedi la meta, anche perché si trattava davvero di pochi metri. Il povero bus invece non riuscendo a trovare altra soluzione si è dovuto sobbarcare a marcia indietro quasi 500 metri di strada sfiorando una fila di macchine infinita. Per noi solo il piacere di rassettarci e scendere a cena in una famosa brasserie, una delle più vecchie della città, in un salone dalle colossali dimensioni, che, in una saletta riservata ci ha completato la serata. Il giro della città della mattina seguente, parte invece dalla cima della collina dalla quale si gode la vista completa dei quartieri tra i due fiumi, la Saona e il Rodano che delimitano la Presqu'ile, con i quartieri più vivaci della città. 

Siamo giustamente sulla cosiddetta collina che prega, che si confronta a fronte con la collina che lavora, dove sorgeva appunto il quartiere dei lavoratori, la Croix Rousse dell'era industriale dove i Canuts, sfruttati e più volte insorti, crearono la seconda era della ricchezza cittadina con le loro sete ed i tessuti preziosi che producevano. Dalla terrazza al fianco della immensa basilica di Notre Dame de la Fourvière, puoi davvero apprezzare tutti i punti focali della città, dagli alti edifici di Part Dieu dominati dal Crayon, fino alla lontana Confluence dove sorge la parte più nuova e avveniristica della città. La Basilica ha un interesse storico e affascina comunque, anche se la sua somma di stili diversi la rende un po' kitch, ma si fa comunque apprezzare per i mosaici e le ricchissime decorazioni, in ogni caso la vista sulla città sottostante regala un panorama obbligatorio per tutti quelli che vengono in città. Il rimanente del tempo a disposizione è stato speso nel quartiere storico del Vieux Lyon, assolutamente affascinante con le sue vie parallele al fiume ricche di case rinascimentali, costruite dalle ricche famiglie fiorentine che si erano trasferite quaggiù e che costituirono il primo momento di grande ricchezza della città. Qui trovi davvero i negozi più interessanti della pasticceria lionese, i rinomati bouchons, i piccoli ristoranti cittadini che servono i piatti tradizionali, d'altra parte questa è la città di Bocouse, il grande maestro della cucina francese e soprattutto la curiosità che affascina tutti i visitatori, i famosi Traboules, i passaggi pedonali interni che permettono di passare da una via all'altra, passando in stretti passaggi tra cortili interni e scale nascoste, che mostrano punti di vista straordinari su architetture che risalgono al XVI secolo. 

Partono da porticine nascoste del tutto simili a normali ingressi, come il più lungo di tutti che parte dal n. 54 di rue Saint Jean e corre lungo quattro edifici o la Cour de Voraces o la tour Rose, con la sua scala ad archi, tra i più fotografati in assoluto. Un giro assolutamente affascinante che arriva fino alla cattedrale di Saint Jean, altra perla dell'architettura lionese. Giro da fare con una guida naturalmente che vi sappia condurre attraverso questo dedalo di cortili e strettoie, senza perdere i più interessanti e noi l'avevamo, brava e simpatica. Uno stop volante per ammirare le Fresque des Lyonnais, un immenso murales che occupa un intero edificio di cinque piani al n. 2 di Rue de la Martinière, sul lungofiume, che presenta una trentina dei personaggi che hanno dato la fama alla città, dagli imperatori Claudio e Caracalla a Saint-Exupery, ai Fratelli Lumière e così via in un immenso trompe-l'oeil davanti al quale tutti si fermano a ricercare i vari personaggi, che si affacciano da finti balconi. Insomma una bella passeggiata che ha occupato l'intera mattinata prima di tornare alla brasserie di cui vi ho detto e prepararci per attraversare di nuovo il tunnel del Freyus e riguadagnare i portici della nostra bella Torino che ci aspettava come una vecchia dama ottocentesca mollemente seduta su una dormeuse in attesa di andare a letto. E quindi arrivederci alla prossima e un ringraziamento alla Presidente Giacomina Caligaris e a Pier Luigi Bertotti di Easy Nite per la perfetta organizzazione e ovviamente a presto.

La basilica

SURVIVAL KIT


Hotel Ibis la Part Dieu- 10, Pl Ranaudel - Lyon - In linea con lo stile semplice ed economico della catena Ibis, Camere essenziali, ma molto pulite, 62€ la doppia. Dotazioni buone, personale molto gentile ed efficiente. Wifi ottimo in camera, TV, frigo , AC. Posizione buona per andare in centro. 

Brasserie George - Di fianco all'hotel- Locale storico lionese fin dal 1836, con un grandissimo salone in stile belle epoque, sicuramente fascinoso e affollatissimo ad ogni ora del giorno. Cibi tradizionali, ma non esaltanti e birre ottime. Prezzi accessibili. Servizio inappuntabile

In un traboule

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martedì 26 luglio 2022

Douce France 11 - Ancora Limoges


S. Aurelien - Limoges - foto T. Sofi

Bene, archiviato anche il museo della porcellana, abbiamo ancora un po' di tempo per apprezzare il centro antico di questa bella cittadina che, come tante altre in Francia conserva una immagine davvero piacevole. In fondo non è che si possa dire che queste agglomerazioni urbane abbiano una connotazione particolare e identitaria che le differenzi tra di loro in maniera consistente; certo tutte hanno i loro monumenti e le loro peculiari caratteristiche dalle quali, se vuoi, puoi avere le indicazioni precise per riconoscerle, ma così di primo acchito, la costanza di questi centri storici, uniformi e ben mantenuti, anche se clima e posizionamento geografico, ne assimilano il colore di fondo, spesso dominato dalla pietra grigia, dagli acciottolati resi scuri dalla umidità o dalla pioggia, dalle file di case antiche ed i tetti anch'essi grigi che circondano chiese gotiche più o meno ornate dai ghirigori e dalle volute dello stile flamboyant e dai mille mostri e dragoni che ne ornano i tetti, i portali incorniciati dagli strombi che ne riducono l'entrata ad una porticina oscura, le alte vetrate, anch'esse grigie di fuori e piene di colore all'interno, gli immensi contrafforti che ne sostengono le pareti leggere, le rendono così simili che a volte, passeggiando lungo le stradine strette e contorte del reticolo tardo medioevale, hai la sensazione di essere certamente in Francia, ma senza sapere esattamente dove. Anche questa bella Limoges, non sfugge a questa legge, anche se le case a graticcio la riportano ad una tipologia più centro europea e la assimilano di più al nord del paese. Il quartiere detto de la Boucherie rappresenta perfettamente questo schema e passata la piazza delle Halles di cui vi ho già fatto cenno, si può proseguire verso la leggera discesa che porta appunto nella via omonima, dove trovate la sfilata delle case più antiche e su una deliziosa piazzetta, una delle più fascinose cappellette della città, quella di S. Aurélien, costruita verso la fine del 1400 che mantiene un bel tetto in scandole di legno ed un campanile a bulbo, posteriore e dedicata appunto al patrono dei macellai della città. 

L'interno è una vera bomboniera che raccoglie le reliquie del Santo e, nel piccolo altare barocco, tra le tante statue antiche conservate, spicca una Vergine col Bambino che pare metta in bocca un piccolo pezzo di carne, a testimoniare l'importanza che ha in questa zona questo tipo di produzione. Anzi pare che un'altra importante tradizione sia di casa da queste parti, infatti il terzo venerdì di ottobre, la Confraternita dei Petits Ventres, organizza una grande festa gastronomica dove si possono assaggiare tutte le specialità regionali che annoverano, oltre alla ottima carne degli allevamenti della regione, i famosissimi (o famigerati secondo altri) boudins noirs alle castagne, i paté di patate, le lingue di montone affumicate ed ogni tipo di salumi ed infine i famosi clafoutis, deliziose torte con la frutta, specialmente le ciliegie, affogate nella pasta. Insomma una festa molto gourmet che sembra richiami molti appassionati in città. Diciamo che tutto ciò, oltre ad essere cultura a tutti gli effetti, rappresenta un richiamo piuttosto forte al quale è difficile rimanere insensibili e pertanto, guarda caso, proprio sulla piazzetta della Cappella di cui vi ho accennato, abbiamo dovuto giocoforza approfittare per testare in loco, quanto è stato possibile. Così mentre dalle piccole finestre del primo piano, deliziosi anche gli interni di queste case medioevali, l'occhio girava sui tetti delle case che la circondano e sulla chiesetta che si affaccia proprio di fronte, abbiamo testato la deliziosa tenerezza di una bisteccona di Limousino cotta alla perfezione con tenere patate novelle ed anche il predetto clafoutis, che ho trovato davvero delizioso. Il bicchiere di sidro che è stato servito come aperitivo, è stato un tocco di delicata e apprezzatissima cortesia. 

Anche il vino servito, un Bergerac rosso, pur considerata la limitazione del tutto compreso, era ben bevibile ed ha accompagnato assai bene la carne servita. Insomma questi Petits Ventres sembra la sappiano lunga nel loro campo e quando ci siamo diretti al pullman tutti si sono detti pienamente soddisfatti e forse possiamo concludere che è stato il miglior ristorante di tutto il giro, includendo anche l'ambientazione, che secondo me, vuol sempre  la sua parte. Certo, lasciare la città senza buttare un occhio alla sua importante cattedrale, sarebbe stato un delitto, così, come lieto e graditissimo fuori programma, l'amico Pier Luigi, ci ha ritagliato una mezz'oretta per poterci gustare questo spettacolare monumento, che si erge su una collinetta non lontano dal centro. Al termine di una salitella ecco infatti la colossale costruzione che si erge contro un cielo bigio e gonfio di pioggia imminente che la nostra buona stella ci ha fatto in massima parte schivare. S. Etienne ha un'ingresso monumentale ma assolutamente insolito, in pratica, privo di una vera e propria facciata, con la semplicissima porta di ingresso che si apre in quella che poi si erge come una colossale torre campanaria, se pur tronca alla sommità e senza la consueta flèche acuta, essendo questa parte in stile tardo romanica. Si passa poi attraverso una sorta di grande pronao coperto e chiuso prima di accedere alle tre immense navate che proseguono fino alla maestosa crociera e successivamente in un lungo deambulatorio dietro all'altare maggiore. Il classicissimo gotico accompagna tutta questa parte dell'impianto, rendendo addirittura più maestosa e stilisticamente importante la  facciata secondaria del braccio sinistro del transetto, realizzata nel '500 e assolutamente elegante e mirabile, stretta com'è tra due slanciate torrente terminanti con una guglia a cornice del portale racchiuso in una slanciata ghimberga e sormontato da una elaboratissima polifora. Insomma un bellissimo pezzo che vi inviterei a non perdere se transitate da quelle parti. E poi via di nuovo, per cinque belle orette di strada fino a Lione, l'ultima sosta del nostro giretto.

Strani negozi


Ristorante Les Petits Ventres - Limoges
SURVIVAL KIT

 Les Petits Ventres - 20, rue de la Boucherie - Limoges - Delizioso ristorante nel cuore del quartiere vecchio, circondato da negozietti e di fronte alla Cappella più bella della città. Cercate di pranzare nella sala superiore al secondo piano, dalle cui finestre avrete una bellissima vista sulla piazzetta antistante. Il servizio è davvero gentilissimo e professionale. Qui vengono serviti piatti tradizionali. Noi, con menù concordato, abbiamo avuto una magnifica e gustosissima bistecca di manzo limousino, di dimensioni maestose e il dolce tipico della zona, clafoutis alle ciliegie. Vino Bergerac buono e assaggio di sidro. I menù proposti sono sui 27 €, che scendono a 18 se scegliete il plat du jour, cifra direi assolutamente congrua per la location e per quanto si mangia. Molto consigliato.



Cattedrale di S. Etienne

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lunedì 25 luglio 2022

14 anni

Forte di Frenestrelle

 Dunque nel mese di luglio di 14 anni fa, cominciava l'avventura di questo blogghetto. Strano che ancora resista, visto che i blog sono praticamente morti per mancanza di lettori e di seguito, molto più comodo mettere una fotina si Istagram e contare i like, che sbattersi per scrivere scemenze che alla fine, purtroppo e dico purtroppo, nessuno neppure ti contesta. Eppure vi confesso che tutto questo ancora mi diverte e pertanto continuerò a pestare coi due diti) indici su questa benedetta tastiera, parlando del nulla fino a quando continuerò a divertirmi. E' un modo come un altro per esorcizzare la vecchiaia e tra l'altro, visto che quasi nessuno mi risponde, anche se so che comunque qualcuno legge, sì, ci sono ancora i lettori, un modo piacevolissimo di sparare le proprie caxxxate senza contradditorio, cosa che per l'anziano, sempre meno incline alla discussione ed al confronto, ogni giorno più protervo e perentorio, è ottima soluzione. Altra cosa strana è che abbia resistito così a lungo, proprio io che ho sempre avuto tempi limitati per le mie passioni che difficilmente superavano il decennio, qui invece pare che si continui senza troppi cali di tensione. Quindi dopo avervi dato assicurazione per il prosieguo del pippone, fino a che morte non ci separi, almeno così si dice, poi nei fatti le cose vanno come vogliono andare, voglio solo riportarvi, per mera curiosità, quanto avevo scritto quel primo giorno di vita del blog, tanti anni fa e che con mia enorme soddisfazione, aveva avuto subito il suo primo lettore, anzi lettrice, la mia carissima amica, che, se potessi, abbraccerei di cuore e che di certo, se da qualche parte può ancora vedere quanto scrivo, mi rifarebbe il commento di allora. Grazie, cara Adriana. Ed ecco dunque quanto dicevo allora alla vigilia della prima serie di anni difficili, che mai avrebbero previsto come così profondamente peggio si sarebbe potuti andare:


3 luglio 2008 - Cominciamo:

Intanto cominciamo a vedere se riusciamo a dare una conferma a quanto enunciato nell'assioma: ci sono più scrittori di blog che lettori degli stessi. Inoltre non sono tanto pratico quindi, il blog nella sua forma definitiva, si formerà dopo le vacanze (formalmente io sono in vacanza tutto l'anno). Se qualcuno vuole aggiungere qualcosa, sono molto interessato ad ascoltare. Noi tuttologi, siccome non sappiamo quasi niente, ma su tutto lo scibile umano, siamo molto portati ad ascoltare. Intanto perché Il vento dell'Est? In un'altra epoca, in uno storico bar di Alessandria, i cattivi studenti passavano le ore a giocare a Ma jong. Credo che fosse l'unico posto d'Italia dove si conosceva e si praticava questo gioco cinese. Chi, dei 4 giocatori aveva la posizione del vento dell'Est governava il gioco da una posizione di vantaggio. Chissà se da lì è nata la mia inclinazione per l'oriente, incluse arti marziali, cultura e anche lavoro... Comunque il vento dell'est, il Dong Fang soffia leggero ma costante e non accorgersene e non volere tenere conto dell' ineluttabilità del suo soffiare è, a mio parere, un errore che non bisogna commettere.

E un mesetto dopo, ormai lanciatissimo, il 13 settembre 2008 scrivevo questo pezzo: Il Maratoneta:

Ma siete sicuri? Ma siete veramente sicuri? Ogni giorno rimango stupefatto dalla tranquilla certezza di chi mi circonda, dalla assoluta mancanza di dubbio, dall'accettazione dell'informazione come assioma. Ma siete sicuri che la plastica sia più inquinante del vetro? Ma siete sicuri che i cibi "biologici" (che aggettivazione idiota) siano più sani degli OGM? Perché devo sentirmi guardato con occhi stralunati e sospettosi se manifesto insofferenza riguardo ai commenti malevoli dei nostri giornalisti inviati alle olimpiadi cinesi, per cui ogni fatto è stato sottolineato solo nei suoi aspetti più negativi (che ovviamente ci sono anche) con una acredine ed un astio difficili da giustificare (evidentemente solo da me). Ma siete sicuri che l'autodeterminazione dei popoli sia un dogma e quindi ok subito al Kossovo indipendente; ma siete proprio sicuri che i Tibetani vogliano in maggioranza l'indipendenza (ma tanto adesso non c'è un politico che si ricordi se il Tibet è in Asia o in Africa, forse non l'ha mai saputo) e allora come mai siete sicuri che Ossezia e Abkazia non abbiano lo stesso diritto? e allora la Tansnistria e il Donbass? Qui vi volevo, siete sicuri? Adesso tocca a loro e bisognerà prendere posizione prima che i comportamenti degli altri vi dicano come la dovete pensare!



Mi sembra che in queste poche parole di apertura, ci fossero già i prodromi di tanti avvenimenti che poi sono accaduti, che ne dite?. Va bene, meditiamoci sopra e magari ci risentiamo domani.


domenica 24 luglio 2022

Douce France 10 - Limoges

Limoges - La piazza delle Halles - foto T. Sofi


Così satolli e contenti con le nari vellicate dagli aromi dei brandy più conosciuti al mondo, riprendiamo la via attraversando i boschi e le rive della Charente e correndo verso il centro di questa meravigliosa Francia, così teneramente rurale e apparentemente tranquilla, fino a raggiungere la bella Limoges, ai piedi del Massiccio Centrale, in quel Limousin a sua volta ricco di mandrie dai manti aranciati come il sole al tramonto. Tutte queste città raccontano di un passato antico che fa riferimento ad antiche tribù celtiche, in questo caso i Lemovici, travolti anch'essi dall'arrivo delle legioni romane che proprio qui instaurarono un accampamento, creando il nucleo di Augustoritum, che solo nel VI secolo prese il nome di Limoges in ricordo dei vecchi abitanti e formando il nucleo medioevale che ancora oggi la rende una cittadina di estremo interesse turistico e monumentale. Se a questo punto ci mettiamo il carico da undici dell'essere diventata una delle capitali mondiali della porcellana, ne sottolineiamo ancora meglio l'importanza che porta a farne una comoda tappa  obbligata, posta com'è sulle rive della Vienne, altro fiumiciattolo oleografico che richiama subito ai pittori d'accademia di fine settecento. Dunque arriviamo subito al nostro hotel fuori città, ma immerso nel verde, proprio a conferma di quanto ho appena detto. Il prato verde, la vista sul laghetto antistante, ti invita subito a prenderti un po' di tempo per te e ad arrestare la corsa del turista che si muove vorticosamente da un punto all'altro, per poter completare il programma, senza indugi. Così il tardo pomeriggio abbiamo potuto dedicarlo ad una piacevole passeggiata attorno a questo specchio di acqua, tra passaggi, ponticelli, rivi gorgoglianti e alberi fronzuti che, dite pure quel che volete, aiutano a mettere a posto i pensieri, che di questi tempi sono sempre in disordine e perché no a predisporre i succhi gastrici in vista della cena. 

Poi quando sorge il nuovo giorno, anche se un po' uggioso per una pioggerella incombente, ma non si può pretendere di avere sempre bel tempo, giunge l'ora di fare un salto in città. Per la verità siamo in largo anticipo per l'apertura della nostra metà principale, il Museo della porcellana A, Debouche, che apre alle 10, per cui abbiamo una bella oretta per dare un'occhiata al centro storico, decisamente gradevole, specialmente per la parte attorno a rue de la Boucherie, ricca di vecchie case a graticcio. Per la verità, pensavo di vedere molti negozi delle famose porcellane così note e famose nel mondo, ma o sono da qualche altra parte oppure stanno ben nascosti alla vista dei turisti solo in giro a curiosare e senza la volontà vera di comprare qualche cosa. In effetti alla fine passiamo quasi tutto il tempo a disposizione a dare un'occhiata alle Halles, il tipico mercato francese belle epoque, con la sua struttura in ferro che racchiude il meglio del mercato alimentare. In effetti i banchi sono davvero belli da vedere, con le loro cascate di prodotti esposti, divisi per categorie che mettono in risalto il meglio della gastronomia francese, dal pesce, ai frutti di mare, alle carni ed infine frutta e verdura. Ci sono molti clienti in giro e la gente compra molto. Il banco dei paté è davvero ricco di proposte e quasi quasi ti vien la voglia di mettere mano al portafoglio, ma poi passa subito visti i prezzi di affezione. Comunque a me piace molto dare un'occhiata ai mercati, in ogni luogo dove vado; trovo che sia un interessante spaccato del paese che vai a visitare e comunque un bella vetrina sui prodotti del posto e anche sullo stile di vita di un paese. Comunque, come si dice, il tempo a disposizione è terminato, via fino al palazzone del museo, per dare una occhiata alle meraviglie per cui è famosa la città.

Bisogna dire senza dubbio che il museo è di grande interesse, le collezioni ricchissime e la disposizione della visita, molto ben progettata. Comincia con un percorso che illustra la tecnologia della porcellane fin dai suoi inizi, con ricca documentazione di materiali ed iconografia e prosegue con una ricchissima esposizione di pezzi che raccontano tutte le provenienze delle fabbriche di porcellana più famose al mondo a cominciare da quelle delle varie epoche cinesi, elencate per le varie dinastie e quindi quelle di tutti i più famosi nomi europei e mondiali a partire dalle più antiche, a quelle medioevali italiane e a tutto il resto che vi viene in mente. Infine tutta l'ultima sezione è dedicata alle porcellane di Limoges delle varie epoche fino ad arrivare ai pezzi più moderni, firmati dagli artisti più importanti. Ti fermi davanti alle vetrine, ammiri il pezzo antico oppure ti innamori dell'oggetto in sé, dell'idea dell'artista, della capacità, è vero, artigianale, ma di grandissimo spessore che puoi goderti facendo il giro dell'Europa intera, da Meissen a Delft, dai pezzi di Lalique, ai Ming o ai vasi giapponesi. Diciamo assolutamente una visita da non perdere, se passate da queste parti, anche se un altro sassolino dalla scarpa me lo devo proprio togliere. All'uscita, ho chiesto ad una addetta dove potessero essere collocato, visto che mi era completamente sfuggito, qualche pezzo di Capodimonte, a rappresentare forse la più famosa provenienza italiana conosciuta in tutto il mondo. La gentilissima signora, dopo che le ho fatto lo spelling accurato della parola che non aveva mai sentito nominare, ha provveduto alla ricerca sul computer e mi ha desolantemente confermato che di quella provenienza, evidentemente qui sconosciuta, non è rappresentato nulla all'interno del museo. L'ho trovato un po' strano, ma ho preso atto e per carità va bene anche così.

Banco dei crostacei - Halles

SURVIVAL KIT

Novotel le Lac - 2, Av. D'Uzurat - Limoges - In linea con lo standard della catena. Situato in bella posizione nel vicino parco. Certamente silenzioso e piacevole, anche se scomodo per il centro, di fronte ad un riposante laghetto. Camere ampie, pulite e silenziose. Check rapido. Camera doppia sui 110/120 € a seconda delle offerte. Possibilità di cenare in loco, con buon menù. Colazione a buffet abbondante e con molta scelta. Wifi e park gratuiti. Buona soluzione se non avete tempi da forzare, se no meglio scegliere una soluzione in centro, per sfruttare anche il dopo cena per dare un'occhiata alla città.

Limoges - Case a graticcio


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venerdì 22 luglio 2022

CRonache di Surakhis 98 - Depression

dal web


 Sono talmente depresso che non ho voglia di scrivere proprio niente. Avevamo il meglio su piazza e lo abbiamo buttato nel cesso come carta sporca; di più, avevamo quello che il resto del mondo, a torto o a ragione pensava fosse il meglio, ed è questo quello che poi conta, la credibilità, e lo abbiamo schifato come un cencio vecchio, dimostrando che era solamente sopportato a fatica, perché gli ignoranti, le bestie, i farabutti, mal sopportano chi è tanto, tanto meglio di loro. Questa gente è interessata solamente a carpire il voto dei semplici, con l'offerta di tasse da evitare, privilegi da regalare, nuovi debiti da calare sulla testa dei nipoti, tanto quelli adesso non votano mica. Come sommo spregio si sono anche assicurati il vitalizio perpetuo. Noi invece, quaggiù nelle profondità della terra, in fondo ai cunicoli delle miniere di pietra di Baum che raschiamo con le mani nude fino a farle sanguinare, fino a staccarci gli arti consumati, siamo esasperati, ma quando usciremo fuori, a respirare l'aria pura di Surakhis, certo un poco sfumata dagli effluvi delle centrali a merda che circondano la capitale, piena di ircocinghi feroci che azzannano i passanti che hanno il coraggio di uscir fuori dai cunicoli scavati nelle colline di immondizia e li divorano pezzo a pezzo, ci ricorderemo di quelli che hanno ucciso le nostre speranze e sapremo come votare. Anche noi aracnoidi di Rigel, che tutti disprezzate perché gli arti ci ricrescono facilmente, abbiamo un'anima e quella, purtroppo, non ricresce più, così almeno dice il nostro santo profeta che ci proteggerà per sempre. 

                                                          Azkuardh G. Kayanil - pensatore emerito degli aracnoidi di Rigel.


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giovedì 21 luglio 2022

Cronache di Surakhis 97- Al voto, al voto!

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 Che vergogna! non ci sono altre parole disponibili. Nella palude putrida da cui emergono solo il puzzo dei miasmi purulenti delle coscienze vendute, i coccodrilli asciugano le lacrime con rapidità (cit.) mentre applaudono nella standing ovation della ulteriore vergogna e intanto stappano lo champagne. Anche se tutto il popolo potrebbe vedere con chiarezza che è caduto il velo: la maggioranza più larga della storia, si è rivelata per quello che è, una malmostosa, rabbiosa, silente comunità politica che loda in pubblico il suo capo e complotta dietro le quinte per mangiarselo (cit. da L.A.). Adesso anche il popppolo, quello fatto di spiaggisti, tassisti, evasori grandi e piccoli e tutti i nostalgici del passato del braccio teso, fanno gran festa e incuranti della catastrofe economica che i loro luridi e indecenti rappresentanti (del resto giustamente votati proprio da loro) hanno approntato il servizietto su un piatto d'argento, d'altra parte è sempre stato così, tanto peggio, tanto meglio, ululano nelle piazze: al voto, al voto! Intanto intorno tutto sta per crollare, la borsa affonda, l'inflazione impazza, i soldi in arrivo svaniti come fumo, tra lo sgomento di tutta la galassia. Nessuno si capacita di come Surakhis si sia destinato da solo alla sua distruzione economica. 

Drakes è stato giustiziato pubblicamente e gli stessi vili boia, rendono omaggio al corpo decapitato e debitamente scuoiato ed esposto sulla pubblica piazza, tra la folla urlante. Paularius dall'alto della torre più alta del suo palazzo, sorride, mestamente però, che in fondo Drakes gli era sempre stato simpatico, ma tant'è la volontà popolare va sempre rispettata, soprattutto quando si dà le mazzate da solo sui testicoli. In fondo le cose potevano anche andare bene così. Con una bella svalutazione del 10.000% avrebbe risolto automaticamente il debito dello stato, il problema delle pensioni che si sarebbero quasi azzerate come potere di acquisto e anche gli stipendi che erano già i più bassi della galassia, una scodella di sbobba al giorno, sarebbero stati ancora più bassi se avesse potuto farli pagare in buoni di carta da culo, magari uscendo dall'Unione Galattica e tornando al Credito Surakhiano, unica valuta che valeva meno del rublo transnistriano. E pensare che questi imbecilli erano proprio quelli che festeggiavano di più. In fondo è un bene, il popppolo ha sempre quello che si merita, pensò mentre spediva la comunicazione per indire al più presto le nuove elezioni. Sul suo vecchio impianto stereo di antiquariato usciva una voce gracchiante: "Povera patria, schiacciata dagli abusi del potere di gente infame, che non sa cos'è il pudore. Si credono potenti e gli va bene, quello che fanno e tutto gli appartiene. Tra i governanti quanti perfetti e inutili buffoni...". Che divertimento, quasi quasi non serviva neppure chiamare quella multivulvata Aldebariana che gli aveva dato tanta soddisfazione l'ultima volta, bastava sentire le dichiarazioni dei resuscitati, ex ministri e esponenti politici vari, per arrangiare la serata.


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mercoledì 20 luglio 2022

Douce France 9 - Cognac

Cognac - La chiesa di S. Léger - foto T. Sofi

 Lasciamo Bordeaux per risalire verso nord, verso la Charente, nel paesaggio francese costantemente mosso e piacevole, con quel senso di campagna ordinata, sebbene poco popolosa. La cittadina di Cognac, anche solo a partire dal nome, evoca ore tranquille davanti ad un camino con la mano ciondolante che fa ruotare un bicchiere per riscaldarne un poco il contenuto, prima di avvicinarlo al naso e poi con calma assaporarne un piccolo sorso alla volta. Il paese che sorge al bordo del fiume si fa percorrere con piacevolezza, risalendone le strade dall'acciottolato grigio con una sequenza di case antiche e solide che portano fino al minuscolo centro con la grande chiesa di Saint Léger, col maestoso portale e il rosone gigante che lo sovrasta. L'interno è come per tutte le chiese gotiche, silenzioso e coinvolgente, con la sua luce fioca colorata dalle sfumature delle vetrate che la impreziosiscono. Mentre ridiscendi verso il fiume, ti accorgi che anche in questa cittadina, tutto ruota attorno al fulcro economico che le rende famosa, quel brandy che da qui prende il nome da oltre un secolo, facendola diventare la capitale mondiale delle acqueviti. Basta buttare un occhio attorno e subito i nomi più celebri saltano all'occhio: Camus, Otard, Martell, Remy Martin, Hennessy, tutte denominazioni che l'hanno resa famosa nel mondo e che ne perpetuano la ricchezza e il business. A noi tocca proprio quest'ultima, Hennessy, che ha da poco organizzato un bellissimo giro con tanti spunti multimediali che rendono la visita estremamente interessante. 

Approfittando quindi di questa opportunità, ecco che si comincia con una bella traversata in battello, proprio sulla Charente, il classico fiume francese deliziosamente tranquillo, dalle acque verdi e quasi immobili che accompagnano il lento navigare del battello che lo attraversa per depositarci nella zona dell'azienda dedicata all'invecchiamento ed alla conservazione del prodotto. Ma uno dei capannoni è stato completamente riadattato per ospitare un interessante racconto che narra la storia del Cognac Hennessy e della famiglia che lo creò, la sua tecnologia di produzione e naturalmente tutto quanto gira intorno al mondo del Cognac. La visione dei filmati e di tutta la ricchissima parte iconografica è davvero interessante e coinvolgente come sanno essere ormai questi racconti che si giovano di magnifici artifizi tecnologici, tuttavia devo dire che una cosa mi ha dato un tantino di fastidio e il sassolino dalla scarpa me lo levo subito. I filmati approntati appositamente per i gruppi di visitatori che qui vengono numerosi è fornito ovviamente in francese, ma anche in inglese, tedesco, spagnolo, russo e cinese, capirete ormai bisogna aprirsi al mondo dei nuovi consumatori soprattutto disponibili alla spesa che in questo caso può anche essere importante, tuttavia che solo l'italiano (certo anche l'estone o il serbo-croato) fosse assente dall'elenco, non mi è sembrato una cosa bella, eppure sono certo che la clientela italiana sia piuttosto frequente da queste bande. 

Ma transeamus e godiamo invece della vista delle migliaia di barriques, dove l'acqua di vita dorme silenziosa per anni, in una fioca luce crepuscolare, in attesa di essere assaggiata, giudicata e infine definita per essere miscelata a questa o a quell'altra al fine di trasformarsi in un prezioso nettare, ammirato e gustato in tutto il mondo. Ed eccoci nella zona dove ogni giorno il gruppo di assaggiatori provano decine di flaconcini prelevati dalle varie botticelle, per decidere assieme al Maestro, quali saranno da destinare ad essere imbottigliati nella categoria VS, quali al superiore e più invecchiato VSOP e quali infine, rara avis, destinati ad essere parte del Paradis, la produzione di assoluta eccellenza che dopo lunghissimo invecchiamento sarà destinato a bottiglie che supereranno i mille euro o più, per gli amatori disposti a spenderli. Ricordo un ricco cliente russo che raccontava di questa visita in cui aveva voluto assaggiare questo nettare nella misura dei forniti 3 cc. al modico prezzo di 100 $, ma chi può, può. Infine ripassata la Charente, ecco anche noi al momento atteso della degustazione, accompagnata da una bella guida al sentire le sensazioni olfattive e gustative di un paio di cognac, lisci o sul ghiaccio e di un cocktail, che hanno permesso di vivere l'esperienza in maniera davvero completa. Devo dire che la visita mi ha soddisfatto e la consiglio assolutamente. Purtroppo ci è mancato il tempo per vedere il vicino museo del Cognac che di certo avrebbe aggiunto legna al fuoco della conoscenza di questo prodotto così raffinato e gradevole al palato. Suvvia un boccone e poi saltare sul pullman che di strada ce n'è ancora tanta per oggi.

SURVIVAL KIT

Restaurant La scala - 7, Rpe du Chateau - Italiano, appena più avanti della casa Hennessy. Buon ristorante-pizzeria con piatti italiani ben serviti. Arredamento e ambientazione all'italiana piacevole. Bella vista sulla Charente con possibilità di mangiare fuori vista fiume. Servizio gentile e pronto. Noi abbiamo avuto una sorta di cima, petto di pollo al parmigiano e tagliatelle, tarte tatin. Tutto buono. Calcolate attorno ai 40/50 € per un pasto alla carta completo. Pizze sui 15 €, vino anche italiano oltre che del territorio.

Le miscele

Degustazione Hennessy - Esperienza interessante da fare assolutamente e disponibile in diverse opzioni. Noi abbiamo avuto quella da 25 € che comprende la traversata del fiume in battello, la visita delle cantine di invecchiamento del Cognac, la presentazione multimediale e del piccolo museo e la degustazione di 4 cognac con spiegazione organolettica. Sicuramente da non perdere unitamente ad un giretto in città ed eventualmente in aggiunta al museo del Cognac, lì vicino.

L'assaggio


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martedì 19 luglio 2022

Cronache di Surakhis 96 - Dimissioni, dimissioni!

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 Da quasi un mese era calata la notte artica che sarebbe durata per altri cinque su una metà di Surakhis da quando l'asse del pianeta si era inclinato fino ad arrivare quasi all'orizzontale ed era cominciata la notte degli agguati, delle vendette, del regolamento di conti. Da quando agli abitanti, ormai ridotti in schiavitù totale dall'ampliarsi del debito individuale che a poco a poco era diventato familiare con l'opportunità di indebitare direttamente figli, nipoti e pronipoti ancora prima che questi nascessero, con l'obbligo e la convenienza di figliare il più possibile, era stato concesso di votare dei loro rappresentanti per formare una sorta di governo, i partiti si erano moltiplicati come i funghi ed i loro rappresentanti si battevano mani e piedi per promettere le cose più impensate al fine di ottenere il voto, dai minatori, ai contadini, ai produttori di organi per trapianti. La promessa più comune era la riduzione delle tasse, dalla Angurioni messasi a capo dei Cugini di Surakhis, una formazione che si richiamava al mitico dittatore del pianeta che faceva arrivare tutte le astronavi in orario, che proponeva tasse negative per tutti, distribuite casa per casa dalle sue Ciornie Rubachkie, assieme a bicchieri di oli peristaltici, fino al capo delle Gilde che puntava di più sulle mine spaziali per fare esplodere le astronavi carretta che portavano i disperati delle Nubi Magellaniche che tentavano di atterrare nei deserti del sud per andare a raccogliere i cactus veleniferi, mestiere che tutti ormai si rifiutavano di fare, da quando la scodellata di zuppa era stata garantita a tutti quelli che impegnavano i reni dei pronipoti (in linea paterna). 

Tutti si sbracciavano nei comizi, direttamente nelle miniere per non far perdere preziose ore di lavoro, come i rappresentanti delle dodici varianti risultate dalle varie scissioni degli Immobilisti Seven Stars. Cricket il loro ideatore e mentore le benediceva tutte, ricavando una buona prebenda da ognuno di loro, che ovviamente piuttosto che consumarsi nelle miniere di pietra di Baum, preferiva occupare un posto nel parlamento del pianeta, anche se lo stipendio se lo razziava tutto lui. Aveva solo tolto l'appoggio a al ministro Iunii, da quando gli aveva morso la mano, mentre lui gli buttava le ossa del pasto della sera. Al più se il governo resisteva ancora un paio di mesi, tutti avrebbero avuto diritto alla pensione perpetua del minatore, la famosa scodella di zuppone che veniva distribuita a fine turno, poca roba secondo alcuni, ma sempre meglio delle dodici frustate col nervo di kabù, che venivano inferte a chi non raggiungeva la quota di pietra scavata. I partiti minori invece avevano adottato un sistema meno comprensibile ma più astuto, promettevano tutto e anche il suo contrario, cosicché ognuno potesse trovare quello che gli piaceva nella loro proposta politica. Nella pratica, da quanto a capo del governo era stato messo Drakes, li teneva tutti per le palle, inclusi i multitesticolari aldebariani, che ne tenevano sempre qualche paio di riserva o gli aracnoidi di Rigel ai quali ricrescevano in ventiquattro ore anche se gliele strappavi alla radice. Gridavano un po', è vero, ma poi alla fine filavano via mugolando e mantenevano una certa obbedienza. 

Fatto sta che da quando era calata la notte polare, erano cominciate le vendette incrociate e gli agguati, complici le tenebre si erano moltiplicati. In realtà benché ogni formazione fosse ferocemente avversaria di tutte le altre, specie quelle ufficialmente alleate, tutte avevano poi uno stesso fine comune che le univa, quello di far fuori Drakes e togliere i loro zebedei dalla morsa in acciaio inox, leggera e non scomoda, infatti non impediva i movimenti, che il saggio banchiere aveva loro imposto e calzata di persona e che poteva far scattare a piacere con un semplice comando blue tooth, che teneva sempre a portata di mano. Infatti, dopo l'ultimo consiglio dei ministri tutti erano andati via con la coda tra le gambe, anche gli Aldebariani, che neanche ce l'avevano, dopo aver giurato eterna fedeltà, felici quanto meno di avere conservato le appendici riproduttive. Ma non appena usciti dalla sala capitolare, Earl the Loyar, radunati i suoi fedelissimi, aveva mandato una missiva all'antrace direttamente all'ufficio di Drakes annunciando di astenersi dal voto successivo, quando in aula si sarebbe dovuta approvare la costruzione di una nuova centrale a merda, per sfruttare meglio le deiezioni del popolo che diventavano sempre meno ricche man mano che lo zuppone veniva allungato. Anche se si era promesso di posizionarla in periferia e che le emissioni non sarebbero state più sgradevoli di quelle a diossina, la gente tritamarroni come sempre, non gradiva. Schivato il pericolo venefico, Drakes usava un gruppo di assaggiatori di messaggio, che cambiava non appena cadevano avvelenati, ma schifato per la mancanza di fedeltà, lui non sopportava chi si rimangiasse la parola, fece subito sopprimere dai suoi Sardar i primogeniti che i seguaci di Earl gli lasciavano come pegno, ma alla fine fu preso da un senso di sconforto. 

Se addirittura ormai la gente se ne fregava anche dei figli più cari, capisco venderne qualche organo secondario o doppio, occhi, reni, palle, voleva dire proprio che non c'era più la possibilità di fidarsi di qualcuno. Quindi mestamente salì sul colle delle immondizie che dominava la città dal punto più alto dell'acropoli per farsi ricevere da Bastonius (questo era il nome che adesso preferiva usare Paularius da quando aveva formalmente dato il potere al popolo), per rassegnare le sue dimissioni. Forse non aveva considerato, i problemi a catena che questo gesto avrebbe provocato anche in sede galattica, dato che aveva la stima di tutti i tiranni dell'impero e subito dopo che Bastonius gli respinse le dimissioni, rimandandolo a farsi sfiduciare dal popolo, la responsabile delle finanze dell'Impero, Madame La Guardia, un octopus di Arcturus capace di tenere in memoria tutti gli indebitamenti di ogni essere vivente della galassia e forse anche di quelle vicine, aveva fatto trapelare che in caso di rifiuto non avrebbe avallato il meccanismo salva spread che stava per essere varato per Surakhis. In pratica nel caso il debito medio individuale degli abitanti di Surakhis, superasse una certa soglia, sarebbe stato asportato automaticamente ad ognuno un arto a scelta da devolvere alla banca centrale degli organi. La cosa aveva molto infastidito Drakes, desideroso di ritirarsi su qualche luna secondaria di Deneb IV per dedicarsi alla caccia dei vermi mutanti delle paludi di Fobs, cosa che lo divertiva moltissimo, specialmente quando per sfuggire alla cattura accettavano qualunque incremento dei tassi (animaletti pelosi loro nemici naturali e molto crudeli). 

Soprattutto non è che fosse molto desideroso di sottomettersi nuovamente al giudizio di fiducia parlamentare, anche perché col nuovo sistema di democrazia diretta, il premier veniva issato con una catena al centro dell'arengo ed in caso di bocciatura, il gancio veniva aperto e il capo di governo ormai inutile veniva precipitato in un pentolone di olio bollente tra il giubilo della folla convenuta, alla quale non fregava minimamente nulla di quale fosse in quel momento il malcapitato di turno, ma gioiva soprattutto dello sfrigolio delle carni e delle urla del malcapitato, mentre le vecchiette in prima fila, smettevano per un attimo di completare i loro centrini all'uncinetto, per alzarsi ululando: "E vai, uno di meno". Insomma no, non gli andava proprio, ma l'ultima occhiata in tralice di Bastonius Paularius gli fece chiaramente capire che i suoi desideri personali, non avevano molta rilevanza nella decisione. Si trattava di una scelta di responsabilità alla quale nessuno si poteva sottrarre. Appena uscito lui, Paularius, fece uscire anche il quartetto di flauti da culo, che aveva scoppiettato un'aria di sottofondo e arieggiò la stanza, poi chiamò le le multilinguate di Rigel VI, per concedersi qualche momento lieto, cosa che lo rigenerava sempre dopo ogni tediosa seduta politica. Nei cunicoli più profondi delle miniere gli schiavi non si accorsero di nulla, anche se i multi schermi riportavano le novità del giorno a rotazione. Gli occhi abituati all'oscurità, non distinguevano più le variazioni di luce ed i colori, tantomeno i suoni che apparivano tutti desolantemente uguali. ma intanto nel più profondo della terra, la rabbia montava.

 

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