martedì 30 maggio 2017

Malaysia 31 - Gli orang utan

Gertrude




Femmina di orango
Ma l'orango è un animale o un uomo, piuttosto bruttino che parla poco, totalmente fruttariano, abitudine alimentare piuttosto di moda in questa epoca newage e a cui piace stare sugli alberi? E' una bella domanda che non puoi fare a meno di porti quando ti trovi davanti a questo strano essere dalla faccia (e la chiamo intenzionalmente così) triste che ti guarda interrogativamente sbocconcellando una banana. Secondo Marco Polo non ci sono dubbi. Lui infatti nel capitolo 161 del Milione, parla proprio di uomini selvatici che vivono nelle foreste delle isole delle spezie:
...e dopo 500 miglia a mezzodie si truova un'isola ch'à nome Pentain e che è molto salvatico luogo. Tutti i loro boschi sono di legni odorosi... ed io Marco Polo vi dimorai 5 mesi per lo mal tempo che mi tenea e ancora la stella di tramontana non si vedea, né le stelle del maestro (Orsa Maggiore)... In questo reame sono uomini ch'ànno coda grande più di un palmo e dimorano ne le selve de le montagne; le code son grosse come di cane e àn molto pelo.
Il racconto è abbastanza chiaro, mi sembra e anche il nome di questi animali parla chiaro. Infatti Orang nella lingua locale significa proprio Uomo e Hutan vuol dire Foresta, quindi uomo dei boschi, proprio come lo aveva percepito il nostro connazionale viaggiatore. 

Una femmina
Detto questo vorrei sfatare anche un altro mito che attualmente va per la maggiore nella foga, tutta italiana di demonizzare l'olio di palma, quello che venga attuata in Malaysia una deforestazione selvaggia che porta gli oranghi all'estinzione. Da quello che ho potuto constatare in loco, non solo qui la deforestazione è molto controllata e come già detto, negli ultimi anni, la superficie forestale è addirittura aumentata, ma questi animali sono tra i più protetti tra la fauna selvatica mondiale, sia attraverso leggi draconiane che prevedono prigione e multe impossibili, sia per l'ormai comune sentire che ha ben compreso come, visto l'interesse mondiale, la protezione del wilderness sia fonte di ottimo business e posti di lavoro. Attualmente il Borneo malese ne ospita circa 3.000 sui 20.000 esistenti, circondati da tutte le attenzione possibili al fine dal proteggerli da ogni eventuale pericolo. Ecco infatti sorgere in molti luoghi, strutture che fungono da cosiddetti centri di riabilitazione per animali rimasti orfani o feriti, che vengono amorevolmente curati e poi resi abili a ritornare allo stato selvatico nella foresta circostante. Uno dei più noti è il Semenggoh Rehabilitation Centre che ne ospita qualche decina. Evidentemente non è la stessa cosa osservare uno di questi animali nella foresta oppure all'interno di questa area protetta. 

Scoiattolo
Certamente diversa è l'emozione del girare per ore in un ambiente selvatico e difficile da percorrere e scorgere in alto tra i rami la macchia pelosa marrone che si apre un durian puzzolente, divorandoselo di gusto e lasciando cadere a terra le bucce. Qui invece cammini sulle passerelle appositamente preparate per non rovinare, camminando, la delicata superficie del sottobosco, e assisti comodamente seduto al pasto preparato ad un'ora fissa. Un addetto carico di ceste di frutta, le scarica su una apposita piattaforma e subito senti un movimento di frasche spezzate da qualche animale in arrivo. Dopo pochi istanti ecco arrivare un paio di femmine di orango con i piccoli abbarbicati al collo o sulla schiena. Si siedono comodamente e cominciano a sbucciare banane e papaye, mangiandosele di gran gusto. Anche i piccoli approfittano del bengodi, poi si aggirano per un po' finché si sentono sazie e infine coni lunghi arti anteriori si appendono ai rami più bassi e riguadagnano le cime degli alberi scomparendo alla vista. Rimangono solo i grandi scoiattoli fulvi dalla gigantesca coda ad aggirarsi attorno ai resti alla ricerca di qualche cosa di utile. Lo spettacolo è apprezzatissimo dai visitatori che sparano foto a getto continuo, vista la vicinanza agli animali. Puoi infine passeggiare negli spazi consentiti su comodi sentieri e incontrare magari altri animali oltre ad un gran numero di uccelli coloratissimi. 

Madre con bimbo
Magari proprio vicino al centro di accoglienza trovi Gertrude, la decana tra gli oranghi del centro. Ha più di quaranta anni e si muove poco, trovando più comodo stazionare vicino all'ingresso del parco, dove è evidentemente molto coccolata. Ti guarda con occhio buono, mangia lentamente e poi si sposta appoggiandosi sulle nocche anteriore, come una anziana che si muove a fatica. Se ti fermi a guardarla con occhio disincantato, non puoi non riconoscervi origini comuni anche se lontane. Insomma una visita che ti permette di pensare oltre che goderti la vista da vicino di questi bellissimi animali. Ne hai tutto il tempo mentre riprendi la strada verso l'interno, dove la foresta diventa sempre più fitta fino al bivio di Serian, una cittadina di confine dall'animatissimo mercato. Molto ricca la parte che offre pesci, principalmente di fiume e quella che espone le verdure, molte delle quali a noi completamente sconosciute. Colpisce invece il fatto che, come in tutto il resto del paese, la frutta offerta non sia molta, pochi i banchi ancor menola scelta e a prezzi tutto sommato elevati, considerando il potere d'acquisto locale e poche le varietà disponibili che si limitano alle banane, agli ananas e a qualche sparuto mango e papaya, cosa in fondo anomala per una natura così rigogliosa che probabilmente dovrebbe permettere colture ricchissime. 

Giovane che fa evoluzioni
Evidentemente coltivare e mangiare frutta non rientra più di tanto nella tradizione. Dopo la città, la strada diventa un poco più piccola e tortuosa, inerpicandosi verso l'alto. Alle spalle del paese intravedi, ricoperti di foreste, i contrafforti delle basse colline della catena che separa il Borneo malese dal Kalimantan indonesiano, più povero e selvatico. Solo una strada si dirige verso un confine secondario, poi soltanto sentieri dove vedi file di donne con canestri e pacchi in equilibrio sulla testa. Provengono da poveri paesi al di là del confine che attraversano illegalmente e in due o tre giorni di marcia vengono a questo mercato certamente più ricco, per vendere le loro povere merci, ovviamente malviste o al più sopportate, come tutti coloro che arrivano da luoghi più disgraziati in cerca di opportunità, miseri concorrenti di una universale guerra tra gli ultimi. Una transumanza continua che trova sempre soltanto barriere da superare, confini teorici tra miseria assoluta e speranza di vita minima da conquistare ogni giorno attraversando muri teoricamente impenetrabili, nella realtà porosi come la tela all'acqua. Più in là anche la strada finisce, solo fiumi e foresta primaria. Rimane solo il tempo di andare allo spaccio tutto fare, fuoridal paese, per comprare i regali da portare al capo della longhouse di Batang Ai, la nostra meta di oggi. 

Zenzero

SURVIVAL KIT

Mangiandofrutta
Semenggoh Rehabilitation Centre - A circa 50 km da Kuching verso l'interno, questo è uno dei più vecchi e famosi centri dove gli oranghi vengono protetti. Inizialmente, dato l'uso di catturare piccoli nella foresta uccidendo le madri per venderli come animali da compagnia, qui venivano soprattutto ospitati piccoli per riabituarli a vivere nella foresta. Oggi essendo questa pratica, fortunatamente andata in disuso, ospita soprattutto animali trovati feriti o in cattive condizioni. Due volte al giorno (alle 10 e alle 15) gli animali vengono forniti di frutta su una piattaforma di osservazione. Ingresso 30 R più un ticket per macchine fotografiche. Una visita assolutamente imperdibile per la possibilità di vedere davvero da vicino questi animali. Si può mangiare in loco nel ristorante dentro al parco. E' una delle escursioni più gettonate da Kuching che tutte le agenzie offrono a prezzi attorno agli 80 R a persona, includendo anche la visita del bel mercato di Serian, o includendola al passaggio degli itinerari più lunghi per andare a visitare le longhouses degli Iban. Per chi vuole comunque si può anche arrivare qui con il bus da Kuching, in circa un'ora. Ultimo bus alle 17, comodo in quanto il parco chiude alle 16:30.

Al mercato


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Pentole di bambù

lunedì 29 maggio 2017

Malaysia 30 - Non di solo pane


Le aragoste del Top Spot



Al mercato
Questa Kuching, sarà pure la città dei gatti, ma in giro non se ne vede neppure uno e dire che neanche li mangiano da queste parti. Tuttavia la sensazione preponderante è l'aria di tranquillità e la mancanza di stress che leggi negli occhi di chi passeggia tra i negozietti del mercato o che staziona sulle panchine dei giardini di fronte al fiume. I vari gestori sono disponibili alla trattativa in modo rilassato e ti puoi guardare con calma la sfilata di cose vecchie, di provenienza in generale cinese, che stazionano su scaffali polverosi, come se da secoli stessero lì ad aspettare di essere portate via come da una tomba appena scoperta. Vasi e tazzine, monili artigianali e stoffe che parlano di un lungo lavoro su un telaio di qualche capanna nella foresta, strumenti musicali e fermagli per i capelli, stanno lì a guardarti e a crearti quella voglia di portarti via un pezzo di anima di un paese, di freezzare il ricordo e portartelo a casa e metterlo lì, a vellicare la tua voglia di museo e di collezione. D'altra parte se non esistesse questo tipo di pulsione verrebbe meno un business che è una mano santa per ogni paese in cui il turismo è una fonte importante di cespiti che contribuiscono a creare lavoro e benessere. Insomma ci sta e meno male che c'è anche questo aspetto, che contribuisce ad arricchire soprattutto il tuo viaggio. Cammini a lungo nel caldo umido del tardo pomeriggio, tanto i piccoli portici ripareranno comunque dagli eventuali scrosci di acqua che la nuvolaglia grigia promette con ammirevole costanza. 

Al banco 25
C'è tempo per riposare all'ostello. I gruppetti di ragazzi che arrivano da ogni parte del mondo si sentono a casa, a piedi nudi sui sofà della sala comune a chiacchierare ed a scambiarsi le esperienze. Ragazze australiane esuberanti e piccoli cinesi con le zazzere dai ciuffi improbabili, americani ipervitaminizzati che raccontano delle imbarazzanti appendici facciali delle nasiche  a minute ragazze dai veli colorati. Molti compulsano i loro tablet per organizzarsi i prossimi giorni o per comunicare con la propria casa lontana. Il gestore maestro di tatuaggi si fa vedere di rado, lasciando al donnone gentile che sta al banco l'ordinaria amministrazione. Al baretto sotto ti bevi un succo di ananas tanto per tirare il fiato e cerchi di organizzarti la serata, perché qualche cosa bisognerà pure mettere sotto i denti. Siamo rudi viaggiatori ma anche il corpo ha le sue esigenze e le calorie spese durante la giornata hanno fiaccato corpi esangui che chiamano aiuto per smaltire l'acido lattico accumulato nei fasci muscolari. Ma a Kuching c'è un luogo particolare, citato da tutti e che direi, è meglio non perdersi. Dunque tra una goccia a l'altra, giriamo tra le viuzze dietro casa, risalendo verso il centro alla ricerca del Top Spot, luogo di delizie magnificato da tutte le guide e dai racconti immmaginifici di altri viaggiatori. In un palazzotto anonimo sulla via principale, c'è un grande parcheggio di cinque piani, senza insegne. 

Pesce
Basta però seguire la folla e dopo una bella coda agli ascensori riesci a raggiungere la terrazza dell'ultimo piano, dove ti si aprirà una visione del tutto esagerata. Una folla di molte centinaia di persone, agitata e rumorosissima prende d'assalto una serie di banchi disposti in cerchio attorno ad uno spazio centrale dove trovi una serie disordinata di tavoli che ospitano certamente più di mille posti a sedere, nel classico stile delle food court dell'oriente. Ogni banco è assediato da una fila di questuanti che si sbracciano per chiedere l'attenzione degli addetti che si aggirano come tarantolati tra i tavoli e scrivono compulsivamente su foglietti volanti che poi passano ad altri addetti. Ma la meraviglia si snoda sui banchi, letteralmente ricoperti da ogni tipo di pesce e crostaceo conosciuto ed edibile, suddivisi per tipo, dimensioni e categoria. Cassette ricolme di saraghi e branzini, orate, San Pietro e polpi, gamberoni di ogni dimensione, canocchie e vongole giganti, cozze grandi come una mano, ostriche e ancora tanti altri a cui non sai dare nome o proveninza. E allora all'assalto, segui la folla, ti avvicini al banco che ti ispira o che ti hanno raccomandato, ti scegli, munito di una bacinella, i pesci che più ti attizzano, oppure ti fai consigliare da un addetto se riesci ad accaparrartelo.  

Granchio in agrodolce
Tutta roba freschissima, che ancora guizza tra le mani e viene continuamente rabboccato man mano che se ne assottiglia la quantità esposta. La tua scelta viene pesata, ogni tipo ha un suo costo e poi basta dare al tipo il numero del tuo tavolo e come vuoi mangiare, se alla griglia o in agrodolce o brasato o in uno dei tanti modi che ogni cultore della cucina di mare conosce. Poi ti accomodi ed aspetti. Dopo poco ti arriverà direttamente un bel piattone con la tua scelta cucinata a puntino. Insomma qui puoi davvero toglierti la voglia di pesci, se hai questa brama. La cucina ha comunque una intonazione cinese che presenta i grandi pesci in umido o in agrodolce. Ma i tenerissimi grandi calamari grigliati appena appena o i giganti gamberoni tigre, per nonparlare dlle aragoste (queste attorno ai 100 R. al kg, ma per una volta...). Quando hai finito di strafogarti, vai alla cassa, dici il numero del tuo tavolo e paghi una cifra così ridicola che ti stupisce e ti fa soltanto almanaccare nel tuo programma, quando ti sarà possibile ritornare. Te ne esci satollo e soddisfatto a fare l'ultima passeggiata notturna per riguadagnare il meritato riposo. Vero che la cultura è sostanziale e che non di solo pane vive l'uomo, ma se mangi bene, affronti con un altro spirito le durezze e la fatica che il povero turista deve affrontare ogni giorno. Domani lasceremo la città per penetrare la foresta, il cuore vero di questa isola. Bisogna pur partire preparati.

Crostacei


SURVIVAL KIT

Ai tavoli del Top Spot
Top Spot Food Court - Jin Padungan, Bukit Mata Kuching - Classica food court orientale, ma di proporzioni davvero immense. Più di 1000 posti a sedere, ma spesso avrete difficoltà a trovare posto. Aspettate con pazienza e trovate prima il tavolo libero, lasciando uno a tenere occupato. Poi scegliete i pesci o i crostacei che volete mangiare al banco prescelto (vicino al vostro tavolo), lo stallo n. 25 è a detta di molti uno dei migliori. Se siete in confusione fatevi aiutare da un addetto per sapere i prezzi al kg o i pesci migliori. Lui ve li pesa e vi chiede come li volete cucinati, io suggerisco la griglia, ottima per gamberoni, pesci e seppie. Per il granchio ottimo l'agrodolce. Aragoste giganti! Per il bere vi verrà richiesto direttamente al tavolo. Terminato andate a pagare alla cassa col numero del vostro tavolo. Noi ci siamo stati tre volte, sempre pieno. Abbiamo speso all'incirca 30/40 R a testa ogni volta, mangiando ad esempio in due: un branzino da 1 kg circa, mezzo kg di seppia e due king prawns a testa oppure granchio sweet and sour, calamari fritti e red snapper e verdure brasate. Se prorpio non vi piace il pesce, c'è anche qualche banchetto che offre carne di montone e di pollo. Incredibile rapporto qualità prezzo. Davvero imperdibile.

Gamberetti

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sabato 27 maggio 2017

Malaysia 29 - Bako national park


Beared wild pig (foto T. Sofi)


Imbarcadero al Bako (foto T. Sofi)
Una cosa è certa, il Borneo è soprattutto natura. Una natura rigogliosa e pervasiva, un tempo impenetrabile, popolata da animali strani, una flora nuova e diversificata e da genti abituate a convivervi o comunque a subirla. Conoscere questo paese, questo mondo significa penetrare foreste primarie per venire a contatto di chi le abita, lungo le uniche direttrici possibili da secoli, le vie d'acqua, i grandi fiumi che si sono formati grazie alle piogge torrenziali, subendo un clima difficile e faticoso. Non è cosa facilissima, bisogna insomma organizzarsi. Ovviamente basta pagare e ti portano in braccio anche in cima all'Everest, quindi nulla di impossibile, anzi. Quindi come prima cosa bisogna mettersi alla ricerca di chi si possa far carico di portarsi in giro questi pacchi vecchiotti e malandati, ma desiderosi, anzi pretenziosi di vedere tutto e di provare ogni sensazione da esploratore della domenica. Ovviamente ci sono le agenzie più note come la Borneo Adventure di certo più da fighetti, ma anche tutta una galassia di piccole realtà molto efficienti ed attente alla soddisfazione del cliente isolato. Turista fai da te, insomma, senza ahiahiahi. David della OooHaa (un nome, una garanzia) ad esempio è molto convincente e si rivela alla fine anche molto efficiente ed in grado di organizzare qualunque tipo di giro tu voglia fare. Insomma andatelo a trovare nel suo ufficietto del centro,  sia che abbiate già le idee ben chiare su quello che volete vedere, sia che vi vogliate mettere completamente nelle sue mani, dicendo solo quanti giorni avete a disposizione, poi fate una buona trattativa sui prezzi e infine preparate gli zaini. 

Il parco sul mare (foto T. Sofi)
Ganie è uno dei suoi uomini migliori. Di etnia Iban, il gruppo tribale originario del paese, i cosiddetti Dayaki del mare, un tempo pirati e tagliatori di teste, ha lasciato il villaggio da bambino quando la sua famiglia si è trasferita in città. Sposato e con figli, è ormai un uomo del nostro tempo, moderno e che sa apprezzare tutti i benefici del mondo attuale, ma che quando può ama ritornare alla longhouse da dove arriva la sua gente, perché il senso della famiglia e della vita tradizionale è per lui, ancora forte ed importante. Ha sempre un forte legame con la sua cultura che conosce molto bene ed è quindi una guida ideale se vuoi cercare di penetrare questo mondo. Ho già sottolineato che il Sarawak, come tutto il resto del Borneo è ricco di parchi che proteggono una bella fetta del suo territorio dall'ingordigia delle attività agricole. Certo la lotta tra contadini ed ecologi da salotto è diatriba infinita e difficile da risolvere, in quanto i secondi, che hanno ormai soddisfatto ogni loro bisogno alimentare e non, col grasso che cola dalle loro tavole, hanno la pretesa che quelli che fino a ieri morivano di fame, conservino per il resto dell'umanità che si è già divorato tutto il suo, quel che rimane, magari continuando a non mangiare o a non svilupparsi, spiegando loro, a bordo dei loro SUV, quanto sia bello vivere a contatto con la natura di un tempo, continuando magari adandare a piedi per non inquinare l'aria o remando sulla piroga. 

Una nasica (foto T. Sofi)
In realtà il senso di conservazione sembra però abbastanza sentito anche qui e nella pratica, vaste porzioni di territorio, sempre maggiori, sono protette con un certo rigore, fino a formare parchi nazionali che mantengono una conservazione attiva per la biodiversità della particolare flora e per la fauna assolutamente unica del paese, con una consapevolezza ormai conclamata ad ogni livello che tutto questo significa soldi freschi ed attività turistica intensa e posti di lavoro qualificati,  aspetto questo che oggi, in tutto il mondo, è molto considerato. Il parco nazionale di Bako è il più vicino alla città di Kuching ed è un ottimo esempio di questa situazione. Una porzione di foresta pluviale che occupa per intero la penisola a nord della città ed arriva fino al mare. La barca scivola lenta lungo la corrente del fiume, ormai grande e poderoso data la vicinanza al suo abbraccio finale con l'oceano. Come tutti i suoi compagni, scende dalle alture che formano la dorsale centrale che attraversa la grande isola, che vi ricordo è sempre la terza del mondo come dimensioni, ingrossandosi a dismisura, man mano che gli affluenti uniscono a lui le loro acque marrone scuro, cariche della terra scavata nei fianchi del monte e poi nella terra rossa tenera e fangosa che si lascia portare via facilmente in questo abbraccio inquieto. Ti rendi subito conto di come sia questa la via vera per muoversi in questo habitat difficile, di come sia semplice così percorrere spazi e raggiungere uno dei tanti approdi lungo le rive boscose, apparentemente impenetrabili. Subito infatti si capisce come le tracce di sentiero siano difficili e faticose da percorrere. 

I meandri del fiume Kuching (foto T. Sofi)
Radici scivolose e fanghiglia sdrucciolevole fanno dell'avanzare nella foresta una fatica dura, una insidia continua che mette a dura prova chi li percorre, coperti di sudore che inzuppa le magliette e scioglie gli strati di spray antizanzara di cui ognuno tenta di cospargersi abbondantemente prima di affrontare questo ambiente tuttavia ostile. Però basta che compaia tra gli alberi un grosso maschio di nasica, con quel suo naso esagerato a forma di proboscide che lo fa sembrare corrucciato e poco incline a fare amicizia, che rimani lì col naso all'aria, cercando di spannare le lenti degli obiettivi che l'umidità ha reso opachi. Anche le grosse vipere verdi che penzolano dai rami, in fondo non fanno paura, Ganie del resto assicura che il loro veleno non è fulminante e che, di solito si riesce ad arrivare vivi fino all'ospedale della città. La foresta arriva fino alle spiagge selvagge e deserte della punta rocciosa della penisola, che le onde dell'oceano hanno scavato in forme bizzarre. Gli animali arrivano fino alla riva in cerca fose di residui abbandonati dal mare. Ai margini della foresta è facile vedere i babiroussa giganti, che qui chiamano beared wild pig, ma io, che volete, non riesco a distaccarmi dalle riminiscenze salgariane, con il lungo muso ricoperto da una spessa peluria che simula una barbaccia ispida, che grufolano qua e là in cerca di cibo. E poi ancora uccelli colorati e alberi giganti, dai dipterocarpus di 80 metri, alle spesse distese di mangrovie che occupano le lagune, camminando tra cespi di felci che nascondono gli ingannevoli calici pelosi delle nepentes, di cui si possono vedere una grande varietà di specie, trappole colorate in cui insetti sconosciuti vanno a perdere la loro breve vita. Insomma un'orgia di vitalità selvatica che ti mette subito di fronte a cosa sia l'anima di questa terra.


SURVIVAL KIT

Vipera del Borneo (foto P. Procchio)

Ooo Haa Tours & Travel
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Main Bazar - n. 40 - 1° piano - Kuching- Responsabile Sig David (vedi su Fb) - Molto valido ed economico. Disponibilissimo a farvi itinerari su misura ed a trattare sui prezzi. Lo abbiamo utilizzato per varie escursioni sia nel Sarawak che nel Sabah e tutto è funzionato molto bene. Puntuale e senza inconvenienti, lo suggerisco tranquillamente a preferenza di altre agenzie più titolate. A Kuching cercate di farvi assegnare la guida Ganie, molto esperto per le visite alle longhouses degli Iban. Contattabile anche dall'Italia per la preparazione delle escursioni. Con questa agenzia ho organizzato molte altre escursioni in Borneo, come: 3 gg nelle longhouses Iban, parco Kota Kinabalu, 3 gg nel Kinabantan river, sempre ottimamente organizzate.

Bako national park - Uno dei parchi più conosciuti del Sarawak. Una escursione di un giorno che comprende il raggiungimento del parco in auto (circa 50 Km), ingresso, barca, pranzo e trekking nella jungla con guida, può costare attorno ai 250 R a testa per 3/4 persone. Si possono vedere le nasiche in libertà assieme a molti altri animali selvatici, insetti e uccelli. Imperdibile per cominciare ad avere un primo contatto con la natura del Borneo.

Il parco (foto T. Sofi)


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Attenzione ai cocco....(foto T. Sofi)



27 - Verso il Borneo

venerdì 26 maggio 2017

Malaysia 28 - Kuching


Il tempio  Tua Pek Kong


Vendita dolciumi

Ma guarda un po'. Questa Kuching non è un insieme di baracche sul fiume come forse avevi idealizzato. E' una città normale in fondo, di,quasi mezzo milione di abitanti, sdraiata pigramente sulle sponde di un grande fiume limaccioso, come tutti i corsi d'acqua del Borneo. Un centro di palazzi nuovi di vetrocemento come vuole lo sviluppo moderno, una zona tradizionale in stile chinatown come si conviene ad una città nata dai commerci che contiene almeno metà della popolazione di origine cinese, negozietti per turisti, una moschea moderna sulle rive del fiume da cui partono le river cruise alla sera e gente che come in tutte le parti del mondo, si muove, lavora e non fa caso agli scrosci di acqua che il cielo manda giù con violenza anche se con una certa regolarità nei pomeriggi verso sera, quando sembra che non si possa più resistere al caldo umido e che quindi vengono sempre accolti come una sorta di liberazione che fa respirare per qualche ora, raffreddando un minimo la temperatura, prima che l'equatore vicino ricominci a pompare un calore cattivo che fa fumare la terra umida.  E' chiaro che qui sei un un altro stato, certo è sempre nominalmente Malaysia, ma qui cambia tutto, a partire dalla composizione etnica e dagli stili di vita. Siamo in una confederazione nata artificiosamente, lo capisci subito all'aeroporto dove scali all'internazionale e non ai voli domestici e ti timbrano il passaporto come se arrivassi da un paese straniero e quaggiù si sentono davvero molto lontani dal continente, sono coscienti ed orgogliosamente diversi e come ovvio ce l'hanno con la centralità della capitale che si prende tutti i soldi. 

Il monumento ai gatti
Kuala lumpur ladrona insomma. Ma possibile che davvero tutto il mondo sia così simile nei sentimenti e nelle inclinazioni, specialmente le peggiori? Kuching vuol dire gatto e pare ci siano gatti dappertutto, in carne ed ossa e raffigurati nelle varie maniere a partire dal monumento nella piazza centrale, per finire addirittura nella ghisa dei tombini delle strade. Deve essere interessante essere qui nel periodo della festa dedicata a questo animale. Comunque i negozietti del centro sono divertenti e pieni di mercanzia a prezzi accettabili, insomma lo sfogo del turista è assicurato. Anche le trattative sembrano più rilassate, quasi che il clima incida sul carattere e sulla bonomia di chi ci vive. Questa sarà anche stata terra di pirati sulle coste e di tagliatori di teste nell'interno, ma i nipoti di questa gente ha larghi sorrisi e il contatto umano sembra davvero improntato alla bonomia, sarà che alla fine tu sei sempre un portatore di moneta, parte della quale lascierai in loco. Il piccolo tempio di Tua Pek Kong è un momento davvero piacevole di sosta. I suoi colori violenti brillano esagerati, rossi, blu, verdi carichi e decisi che evidenziano pareti, tetti e statue che sfilano sui portali e nell'interno con la vivacità naif che contraddistingue quella religiosità fatta essenzialmente di superstiziosa accondiscendenza. Anche se non è un giorno di festa molte persone entrano, fanno offerte e si fermano a pregare davanti alle statue o nei grandi vasi dal fondo coperto di sabbia dove si infilano i bastoncini di incenso. Altri stazionano davanti alla vasca piena di piccole tartarughe offerte al tempio come speranza ed augurio di longevità. 

Strani divieti all'Hostel Nomade
I fedeli si raccolgono a testa china e mani gunte e mandano la loro preghiera che quasi sempre è una richiesta verso quella parte trascendente che rimane sempre nel fondo dell'animo umano anche se più o meno nascosta. Spesso infatti accade che si sia smesso di credere in dio per poi credere a qualunque cosa dica il primo cretino che passa, ammantato da una credibilità di moda, un po' new age, un po' complottista. Gli arruffapopolo poi fanno il resto e ci lavorano sopra. Ci si abitua in fretta all'aria tranquilla e svagata di questa capitale che ti invita alla calma e a non prendere le cose di punta. Bisogna fermarsi un attimo a ragionare e a decidere cosa fare in questa terra dove la natura è preponderante su ogni altro aspetta. Certo c'è anche qualche grande albergo come si addice a quella che tutto sommato è una capitale, ma tutto attorna pullula di alberghetti e ostelli per saccopelisti e ragazzi che viaggiano a basso budget. Quello che ho scelto attirato dalla posizione e dal basso prezzo è uno di questi, del tipo di quelli che avrei dovuto frequentare quando avevo venti anni. In cima ad una scaletta ripida, c'è uno stanzone comune in stile vagamente hippy dove si accede rigorosamente senza scarpe, un po' per seguire lo stile locale, un po' perché fa molto figli dei fiori, anche se il sentore di formaggio aleggia birichino nell'ambiente, visto il numero di scarpe da ginnastica abbandonate sulla rastrelliera e la temperatura che fa ricoprire di sudore ogni superficie corporea. Sulla porta sono incollati segnali di divieto di difficile interpretazione anche se piuttosto curiosi, le pareti sono ricoperte dai graffiti di saluto dei clienti soddisfatti, la madame alla cassa è come sempre molto gentile e ti spiega le regole della casa prima di inviarti alla camera. E' una pacioccona dalle mani e piedi grandi, qui i tratti del'oriente cominciano a perdersi ed a confondersi con quelli dell'Oceania, della quale il Borneo è una delle porte. Risaliamo altre scale. Bisogna fare uno stop soprattutto mentale per abituarsi alla nuova terra ed organizzarsi su come affrontarla. 

Tessuti


SURVIVAL KIT

In attesa della camera (foto P. Procchio)
Kuching - Capitale del Sarawak. 500.000 abitanti circa. Ben collegata con diversi voli giornalieri a Kuala Lumpur, alle cittadine dell'interno come Miri e alle città degli altri stati del Borneo come il Sabah, Brunei o il Kalimantan indonesiano, sia con Air Asia che con Malaysia airline a prezzi modici. Rimane il punto dipartenza obbligato per visitare questa isola. Le strade nel Borneo sono poche anche se buone e le distanze sempre notevoli per cui l'aereo è una scelta coerente. Città tranquilla e gradevole, passaggio obbligatorio per la visita dello stato del Sarawak. Molte agenzie in cui organizzarsi le varie visite di cui parlerò nei prossimi giorni, che con grande difficoltà ci si potrebbe anche preparare da soli. I prezzi non sono bassissimi, ma alla fine si spende quasi la stessa cifra considerata la complicazione ed il disagio.  La città in sé si può visitare nei momenti morti tra le varie escursioni possibili nei dintorni. I vari souvenir sono qui a prezzi più accessibili che nella penisola. 

Tua Pek Kong temple - Piccolo tempio cinese buddista in centro sulla Jin Tunku Abdul Rahman. Ovviamente meglio se riuscite a visitarlo durante qualche manifestazione o festa. Diversamente bastano pochi minuti per osservare i fedeli che si aggirano nei vari ambienti.

Le Nomade Hostel - 3 Jalan Green Hill - Posizione centrale comoda. Ostello molto basico, stanze con bagnetto e doccia, ma con lavandino nel corridoio nelle camere più belle. 70 R con colazione. Disponibilità anche di letti in camere comuni senza servizi. Asciugamano, AC, free wifi anche nelle camere. Uso cucina anche per colazione. Ragionevolmente pulito, pareti di compensato quindi piuttosto rumoroso. Spazio comune. Ambiente giovane e cameratesco. Tutto compensato da prezzi molto ragionevoli.



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