lunedì 28 aprile 2025

M2 - Un po' di storia non guasta

Mauritania - febbraio 2025

 

Insomma così l'idea è nata dall'opportunità, come si suol dire, e poi la voglia di andare a buttare l'occhio in un posto poco frequentato, mi attizza assolutamente di per sé, anche se ogni anno che passa questo diventa sempre più difficile, visto che il turismo di massa è molto invasivo e, pagando, ormai ti portano anche a cavalluccio in cima all'Everest. Ma tant'è bisogna farsene una ragione e quindi il viaggio, ancorché breve l'ho preparato con cura, informandomi sul web sui luoghi da non perdere, sulle curiosità e sugli eventuali problemi che sarebbero potuti insorgere, mai pensando che quelli più probabili e possibili sono anche quelli che ti possono capitare scendendo sotto casa, se vai a prendere il latte. Abbiamo dunque detto che, in apparenza, la Mauritania è un territorio molto neutro, apparentemente povero di storia, vista la sua collocazione e soprattutto la sua natura completamente desertica e desolata e di conseguenza pochissimo abitata, essendo l'ultima propaggine occidentale del Sahara, che attraversa tutta l'Africa settentrionale come una fascia rovente e nemica dell'uomo, che in generale gli nega ogni possibilità di vivere decentemente; ma come spesso abbiamo detto, l'uomo è una brutta bestia che riesce ad adattarsi in un modo o nell'altro anche alle condizioni più estreme e qui parliamo di oltre 50°C di giorni e anche sotto lo zero di notte. Non è un bel vivere dunque, vista anche la quasi impossibilità di coltivare e la conseguente carenza se non spesso totale assenza di acqua. 

Cosicché sulla sua superficie di oltre un milione di chilometri quadrati, più di tre volte l'Italia, vivono meno di 5 milioni di persone, la maggior parte delle quali nella fascia sud del paese ormai parte del sahel, che fruisce dell'acqua del fiume Senegal, confine naturale con l'omonimo paese del sud. Questo ne fa un paese oltremodo interessante proprio a causa di questi spazi infiniti in cui la vita si perde e il nord sembra talmente lontano da figurarsi come irraggiungibile. Tuttavia questa situazione di paese privo di gente che ne popoli la maggior parte degli spazi, non deve ingannare e farlo ritenere come un territorio privo di storia, anzi al contrario, gli avvenimenti che per millenni lo hanno attraversato sono oltremodo interessanti per la loro assoluta particolarità e avendo caratterizzato il territorio, le genti che lo abitano attualmente, costituiscono parte importante dell'attuale paese e ne arricchiscono la visita che non deve quindi assolutamente essere considerata come principalmente naturalistica, insomma una meta per gli amanti dei raid nel deserto, emuli di quella Parigi-Dakar che aveva qui il suo itinerario principale. Intanto bisogna considerare che le temperature erano diverse negli ultimi diecimila anni e quindi questi territori erano più accessibili a popolazioni neolitiche dedite alla pastorizia e poi all'agricoltura, tanto che nelle valli tra le montagne degli altipiani dell'interno al confine con Algeria e Marocco, si possono trovare molti siti che conservano discretamente graffiti e pitture rupestri, oltre che ritrovamenti di pietre risalenti al neolitico, macine e punte di frecce. 

In pratica sul territorio si creò una mescolanza di popolazioni melanoderme di pastori semi stanziali, genti berbere arrivate da nord ed etnie locali di cosiddetti Mauri. Tuttavia non bisogna confondere questa area con la famosa Mauretania dei Romani ed identificata come provincia dell'Impero, comprendente le attuali parti settentrionali del Marocco e dell'Algeria, identificate appunto dai geografi Latini come Mauretania Tingitana e Cesariense. Successivamente, nei primi secoli dell'era cristiana, la zona fu popolata da popolazioni di agricoltori provenienti da nord, i Bafours, che nel XI secolo riuscirono ad evolversi, da piccola tribù ad un grande e relativamente ricco impero, quello dei Soninke che raggiunse una grande estensione che andava dal Ghana, al Mali, a parte del Senegal ed appunto della Mauritania. Questo fu uno dei principali e potenti imperi africani che riuscì a opporsi con alterne fortune, per secoli all'islamizzazione forzata Almoravide che nel frattempo aveva conquistato tutto il Magreb, quantomeno resistendo fino a metà del 1600 durante un'ultima guerra, durata trenta anni e conclusa con la definitiva sconfitta dei Soninke e la completa conquista araba. Tuttavia per almeno cinque secoli questo impero ricco soprattutto grazie ai commerci che ne facevano, grazie alla posizione strategica in mezzo al deserto, il crocevia inevitabile di tutti i traffici incrociati che partivano da Marocco e Algeria a nord ed il sud del Senegal del resto dell'Africa nera con l'immensità dei territori ad est che si traversavano fino a raggiungere Timbuctù e poi la Mecca, trasportando oro e preziosi, sale, datteri e derrate e facendo di alcune città carovaniere dei grandi centri ricchi di cultura oltre che di beni materiali. 

Sorsero così le famose biblioteche di Cinguetti, di cui avremo modo di parlare e che rappresentano un incredibile centro di sapere sconosciuto e misterioso. Per oltre cinquecento anni le armate arabe tentarono l'islamizzazione di questo territorio che riuscì completamente, come vi ho detto, solo alla fine del 1600, periodo in cui i Mauri, vinti, si sedentarizzarono e si misero successivamente, data la loro natura di predoni e di guerrieri, al servizio mercenario dagli Almoravidi stessi, che avevano imposto la loro dominazione. Ma preso arrivò fino alle coste mauritane, l'ingordigia delle potenze coloniali, dai portoghesi agli olandesi e poi inglesi e francesi per impadronirsi del monopolio della tratta degli schiavi e del commercio della gomma arabica. Dal 1900 questi ultimi rimasero unici padroni di questo protettorato, che considerarono parte della cosiddetta AOF (Africa Occidentale Francese), anche se incontrarono sempre una certa resistenza armata. Questo stato di fatto perdurò fino al 1960, anno in cui il paese ottenne l'indipendenza, attraversando poi tutta una serie di situazioni altalenanti tra colpi di stato e momenti democratici, con l'ingombrante presenza di movimenti ispirati ad Al Qaeda, che ne condizionarono la tranquillità, con colpi di mano e rapimenti di stranieri, specialmente nelle zone al confine con il Mali, al punto che proprio per questo fu sospesa la famosissima Parigi-Dakar che ne attraversava il territorio. Al momento la situazione sembra piuttosto tranquilla e tutto il territorio è continuamente presidiato da punti di controllo di militari che mantengono sulle strade una viva attenzione. 

Insomma direi, nel complesso, una storia molto interessante e che ha lasciato tracce varie nel paese e che, anche per questo, propone punti di interesse particolarmente stimolanti. Bisogna quindi dire che il paese è oggi completamente islamizzato (oltre il 98 % di sunniti) e considerato sulla carta un paese rigidamente islamico, anche dal punto di vista legislativo, che ad esempio punirebbe con la morte l'omosessualità, anche se la stessa pena di morte non viene in effetti applicata da quaranta anni. Tuttavia l'esercizio di altre religioni è tollerato e sembra non subisca discriminazioni; inoltre la situazione della donna appare come decisamente meno costretta alle regole religiose di altri paesi correligionari e la maggioranza delle donne lavora e ha parte attiva nella società. Attualmente il paese è in notevole crescita demografica dovuta in parte all'alto tasso di natalità, ma anche (guarda caso) al notevole afflusso di immigrati dai vicini stati dell'Africa nera, in cerca in parte di lavoro, ma anche perché questa è considerata una delle strade per attraversare il Sahara, come lo è stato da sempre, per raggiungere il Mediterraneo e tentare il cosiddetto Salto, miraggio di molta gioventù in cerca di speranze e di opportunità, pronti per questo ad affrontare concrete possibilità di morire o quantomeno di subire trattamenti inumani di torture e schiavitù. Questa della schiavitù, non è poi una situazione propria di tempi passati, ma è stata sempre presente anche nella prima metà del secolo scorso, anche se più volte proibita ufficialmente per legge e considerata capitolo chiuso. In realtà, sembra che nonostante tutto ancora oggi oltre mezzo milione di persone vivano nel paese in stato di semi schiavitù se non peggio. Comunque sia, bisogna considerare che questo stato, sebbene sulla carta moderno ed evoluto, rimane uno dei più poveri dell'Africa, dove una larga percentuale di popolazione sopravvive con meno di due dollari al giorno. Insomma diciamo che di spunti di interesse, senza considerare una natura particolarmente avvincente, come vi ho detto nel post recedente, ce ne sono davvero tanti, che stimolano l'organizzazione di un viaggio conoscitivo laggiù.


Adrar - Mauritania - Festa popolare


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domenica 27 aprile 2025

Recensioni : Ancora mostre a Torino


 Alla fondazione Accorsi, una bella selezione di un centinaio di opere che rende omaggio a Carol Rama, artista torinese a dieci anni dalla morte. L'artista che io, nella mia ignoranza artistica, specialmente per quanto riguarda il 900, non conoscevo, viene raccontata in tutte le fasi e gli interessi che l'hanno accompagnata nella sua lunghissima vita, quasi 100 anni, a partire dai primi licenziosi e segreti acquarelli degli anni '30, profusi da una potente carica erotica che l'ha accompagnata per tutta la sua geniale e sregolata vita, come recita il titolo della mostra, e per lungo tempo rimasti nascosti, per poi passare al periodo espressionista degli anni '40 e alle suggestioni cubiste della lezione picassiana e poi informali dei '50. Segue il periodo dei cosiddetti bricolage, collage fatti di sfumature, occhi di bambola inquietanti e altro, poi le gomme degli anni '80 per le quali raggiunse la tarda notorietà, fino ad arrivare alla ultima produzione più recente col ritorno ad una vena figurativa e al tema della mucca pazza che la interessò e che le valse il premio alla Biennale di Venezia del 2003. Interessanti anche la serie di foto realizzate da Ghiotti nella casa dove lei visse per 70 anni in via Napione oggi piccolo museo visitabile su richiesta. Ecco, anche se io non sono una grande estimatore dell'arte moderna, perché non ne conosco abbastanza per comprenderla a fondo, queste sono le mostre che apprezzo e gradisco, organizzate presentando un congruo numero di opere dell'artista in oggetto che te ne fanno ripercorrere il suo pensiero artistico nella completezza e che quindi, riescono a farti capire qualche cosa dell'artista presentato, non quelle costruite attorno ad un quadro e tanta fuffa di contorno, come le due di cui vi ho parlato ieri, fatte per acchiappare il pubblico con un nome e basta e questo non per fare polemica gratuita. Basta così. Poi devo darvi conto della bellissima mostra di fotografie presentate alla galleria Camera - Centro italiano di fotografia, che presenta oltre 160 opere del grande fotografo Cartier-Bresson e che raccontano il suo rapporto privilegiato con l'Italia attraverso i lavori dei suoi numerosi viaggi nel nostro paese, dalla sua rusticità del dopoguerra, agli aspetti di un meridione quasi favoleggiato nei suoi momenti di esotica primitività, arrivata al resto del mondo dopo la notorietà avuta da Cristo si è fermato ad Eboli, per passare poi alle viste degli anni successivi, con la Roma dell'elezione di Giovanni XXII e la dolce vita, e poi quella successiva di Pasolini e delle periferie. Una completa espressione di amore per il nostro paese continuato per decenni. Ecco quindi un'altra bella mostra di quelle che mi piacciono ed emozionano e che alla fine, vale il prezzo del biglietto.



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venerdì 25 aprile 2025

Recensioni - Mostre a Torino


 

Eccomi come sempre ad approfittare delle mie scorribande torinesi per dare un'occhiata alle tante opportunità di mostre in ogni caso interessanti che offre questa bellissima città. Parto dalla prima che ho visto: "da Botticelli a Mucha, bellezza, natura, seduzione". La mostra parte dall'esposizione del capolavoro botticelliano reduce da qualche anno di studi e di approfondimenti tecnologici eseguiti con ogni serie di moderne strumentazioni, che hanno permesso di poterne apprezzare i disegni sottostanti, i ripensamenti e le variazioni soprattutto dei capelli. Inoltre l'opera viene messa a confronto con analoghi come la celeberrima nascita di Venere e un'altra opera del grande artista che espone la sua celeberrima modella di profilo. Il dipinto viene poi appaiato alla Venere di Lorenzo di Credi che arriva dagli Uffizi. Tutto il resto una  serie di disegni o di opere cinque-seicentesche messe insieme soprattutto per giustificare la mostra e tirate fuori dai sotterranei dei musei reali, sul tema della bellezza femminile, le Tre grazie, le Muse e così via. Quindi tranne qualche cosa del Bernini e di Bistolfi e la serie finale sempre molto gradevole di Mocha artista art nouveau, dalle linee sempre molto attrattive, poco altro da vedere. Per fortuna a coté, ospite d'onore, un magnifico disegno leonardesco, una testa di fanciulla, studio per l'angelo della Madonna delle rocce, che ti riconcilia con l'esborso subito. 

Come sempre le mostre costruite attorno ad una sola opera, la cui spia è sempre il titolo: Da... a, nasconde una povertà di interesse generale, vista la costrizione di mettere insieme almeno un centinaio di opere cavate su dai sotterranei, ma così è la vita. Testimonianza ancora più sfacciata di questa affermazione è la mostra presentata al Mastio della Cittadella e pomposamente intitolata: Gauguin, il diario di Noa Noa ed altre avventure. In realtà il centinaio di pezzi presentati, comprendono un solo dipinto del maestro (tra l'altro pure attribuito e tra i suoi minori), un acquarello e qualche disegnino, suoi e di altri impressionisti minori. Foto, litografie, multipli e addirittura molti facsimili tra cui una serie di ritratti di Van Gogh, presentati come editati in poche copie, come se questo ne potesse accreditare maggior valore. Insomma una tornata questa decisamente deludente. A completare l'impressione (siamo nel campo appunto), il filmato che racconta la storia personale dell'artista, che è tutta uno scavare morboso sulle sue "perversioni sessuali" senza il minimo tentativo di contestualizzarle al periodo storico e la sua fine di malato di sifilide coperto di piaghe quasi come una punizione per le sue inclinazioni. Mi sa che stiamo sprofondando in un momento regressivo piuttosto preoccupante. Comunque direi non è il caso di venire a Torino apposta solo per questo. 



martedì 22 aprile 2025

Profumo di deserto

Sahara mauritano - Febbraio 2025


L'uomo è una bestia strana, se vive in città, sogna la campagna; ha casa in montagna, vorrebbe fare le vacanze al mare: si crogiola nelle comodità e vorrebbe avventure spartane nella natura. Siamo fatti così, ci piace e ci affascina quello a cui non siamo abituati, l'inusuale, l'incognito. Io sono il primo a cadere in questa dicotomia incongruente. Amo l'esotico e soprattutto il diverso da me, vorrei conoscerlo meglio e lo apprezzo anche se poi preferisco sempre il mio e quello a cui sono ormai abituato, a partire dal cibo, avendone assaggiato alla mia età, ormai, ogni declinazione possibile in giro per il mondo, ma alla fine mi manca sempre la mia cucina mediterranea in barba a tutto. E infine ho un'altra fascinazione che mi perseguita decisamente anche nella scelta delle mete che cerco di volta in volta, di anteporre alle infinite di cui purtroppo rimarrò privo, semplicemente per sopraggiunti limiti di età. Premesso infatti che sono amante della vita tra la gente, rimango cittadino per eccellenza e abitante assolutamente convinto dei condomini, dove, se vengono giù due dita di neve, puoi chiamare l'amministratore per sapere come mai non è ancora intervenuto per farla rimuovere, rimanendo al calduccio dei termosifoni a palla, senza che nessun vicino mi dia fastidio, per principio, alla faccia della casetta indipendente sogno di moltissimi, poi nell'intimo del mio animo, sono assolutamente affascinato dal deserto, dalla sua solitudine, dalla completa assenza di tutto, soprattutto la mancanza dell'uomo. 

D'altra parte come si fa a non rimanere presi da questo ambiente particolarissimo? La bellezza delle forme e dei colori, sia che siamo tra canyon di montagne scabre, rose dai venti e dalle escursioni termiche, sia che che abbiamo davanti quei mari di dune che si stendono all'infinito come un oceano sconfinato di cui non riesci neppure ad immaginare l'altra sponda. Le sfumature che le colorano, diversissime in ogni ora del giorno, cangianti nelle mille variazioni dell'ocra, ai gialli purissimi, al bianco candido come se fossero zucchero o neve, al rosso cupo, al viola quando scende la notte col suo mantello di velluto nero, accendendo una luminaria di stelle che non ha paragoni in nessuna altra situazione. Come si può poi, rimanere insensibili a quel senso di vuoto che ti prende non appena sei andato oltre il primo avvallamento e ti guardi indietro e non vedi più la pista o l'auto che ti ha condotto fin lì e subito ti chiedi se è possibile che tu ti sia perso per sempre, se riuscirai mai a ritrovaare la strada, i tuoi compagni, la via perduta del ritorno! O se guardi un cammello lontano che rumina qualche ciuffo di erbe secche seguendoti con la coda di un occhio azzurro cielo, con quello sguardo di superiorità che solo può avere l'unico essere vivente che conosce il centesimo nome di Allah. E quando incontri qualcuno in una tenda isolata nel nulla, che ti accoglie all'ombra della sera e ti prepara un tè alla menta rimestando il bricco e poi versando il liquido ambrato da un bicchiere all'altro per infinite volte, senza parole visto che se sei arrivato fin lì, avrai di certo avuto la tua buna ragione.

La splendida bellezza della solitudine e al tempo stesso dell'incontro, che è casuale ma mai banale, che regala il piacere del contatto umano a prescindere dall'interesse. Ed infine quello spazio magico che presenta ogni deserto, l'oasi, il punto di arrivo per eccellenza, la salvezza dallo spazio di morte, la presenza di vita, del verde che la protegge e che la permette, col dattero dono del cielo panacea di ogni male e nutrimento perfetto e con l'acqua che è patrimonio di tutti. Tra i nomadi di ogni deserto un discorso che riguardasse la diatriba avvenuta da noi qualche anno fa tra acqua pubblica e acqua privata, sarebbe un nonsenso incomprensibile e assurdo al tempo stesso. L'acqua nel deserto è "libera" per il diritto arabo e al tempo stesso di tutti. Insomma, abbiamo capito che il deserto è un luogo a sé stante che porta con sé tali e tanti spunti di riflessione da regalarti tempo per pensare e soprattutto, per rallentarlo questo pensiero occidentale vorticoso e veloce, in modo che tu possa fermarti ed apprezzare, per assaporarne la bellezza assoluta, delle forme e del pensiero stesso. Così, inseguendo questo languore, ho rimuginato per tutta la vita, non appena ho potuto, il tracciamento di itinerari che mi portassero a percorrere le piste di ogni possibile deserto del mondo. C'è stato un momento in cui sono stato addirittura lì lì per comprare una vecchia Land Rover, un cadavere che allora potevo comprare a qualche centinaio di mila lire, da rimettere a posto e che probabilmente mi avrebbe lasciato definitivamente a languire tra le dune, se mai mi fossi davvero avventurato in un deserto vero; proprio io che di meccanica non capisco nulla e ho la manualità delle creature prive di pollici opponibili. 

Mi rivedo giovane, mentre stavo esaminando una grande carta Michelin, già, allora si usavano le carte, pensate un po', che di certo ancora ho da qualche parte e che aveva il confine tra Marocco ed Algeria sbagliati e che, si diceva, nei vari passaparola tra appassionati, non bisognasse fare assolutamente vedere al confine, pena appunto il sequestro. Allora sognavo le tre mitiche traversate sahariane, la via di Tamanrasset, la altrettanto famosa Bidon 5, con l'arbre du Tenerè che si ergeva unico e solitario in mezzo al Sahara e che fu abbattuto da un camionista ubriaco che percorreva quella pista nella notte, credo negli anni 70, un bel centro direi, ed oggi è sostituito da un monumento di ferro. E poi la terza via, detta la pista dei pazzi che percorreva tutto il confine algerino, di cui parlavamo nelle foreste della Lapponia con un dentista fiorentino che l'aveva appena fatta nell'inverno precedente. Quelle che adesso fanno i poveri disperati del sahel per arrivare al sogno mediterraneo e che tanti lascia per strada o nelle profondità di quel mare sognato. Così uno dopo l'altro ho cercato di farmeli tutti i deserti del mondo, uno dopo l'altro a partire proprio da quell'immenso Sahara, che ne racchiude tutti i tipi, il deserto di montagna come quello delle oasi tunisine, gli erg di sabbia dalle dune gialle al fondo delle valli marocchine a Zagora, le dune rosso fuoco di Timimoun in Algeria, i reg sassosi battuti dal vento implacabile che portano alle colline dello Mzab,  quelli variati egiziani, lungo il Nilo e zigzagando tra le oasi dove spuntano rovine di templi antichissimi. 

E poi ancora le dune sinuose ed altissime del Namib, che si perdono nell'Oceano ed i deserti punteggiati di arbusti dove riescono a vivere i popoli San. Ho percorso le strade della penisola araba, nel disumano calore d'agosto, nella fascia rovente della Tihama yemenita ed i deserti bianche delle sugar dunes e quelli rossi dell'Oman, senza perdermi le dune ormai parco giochi dei vari emirati o gli spazi severi dell'Arabia Petrea di sasso severo, che portano fino alle rovine di quella leggendaria città nella roccia. Né mi sono negato i deserti stepposi dell'Asia centrale, Uzbechi, Turkmeni e Kazakhi e più recentemente, quelli Patagonici. E ancora, la Valle della morte negli Stati Uniti, tra i più affascinanti, i lembi estremi dei deserti Australiani o quello indiano del Tar, con le sue suggestioni di pastori migranti coi turbanti dai mille colori ed estrema possibilità, non mi sono perso neppure le dune del deserto islandese a nord di Reikiavik e già ve lo annuncio ho già in tasca i biglietti che mi porteranno in quel famoso Taklamakan, il deserto da cui non si esce, con le dune che di notte chiamano i mercanti incauti che vi si avventurano, inseguendo Marco Polo in quella mitica via della seta che ancora oggi fa discutere gli sciocchi. Insomma sicuramente ho già fatto molto per appagare queste mie voglie insane, ma sicuramente c'è ancora tanto da fare e poi evidentemente questa è una malattia che non guarisce e che ti porti dietro come un virus che non passa mai una volta che ti ha infettato. 

Ecco perché, complice un amico di Fb, che mi ha passato un contatto, nel febbraio scorso mi ero preso un piccolo spazio, meno di un paio di settimane, per fare una scappata in Mauritania, una meta un po' desueta, ma di cui avevo già inteso parlare molto bene e che sicuramente meritava una scappatella per dare un 'occhiata, tanto per dire. Così ho contattato l'ormai amico Ahmed e dopo avergli raccontato un po' dei miei desiderata, abbiamo organizzato questa cavalcata nel deserto mauritano sulla traccia di quella che avevo progettato da giovane per raggiungere Cinquetti, una di quelle mete perdute in mezzo alle sabbie che a me fanno sognare, come Timbuctu del resto, dove credo non riuscirò ad arrivare, in questa vita per lo meno. Insomma un programmino low cost, apprezzabile nella sua ideazione che però ha subito mostrato un male oscuro dentro di sé, come se tutto fosse partito male fin dall'inizio e che la tempesta fosse lì in attesa di scatenarsi. Subito i cari amici che di solito ci seguono in queste peregrinazioni, hanno dovuto rinunciare, rimettendoci anche voli, come sempre presi al massimo risparmio e senza rimborso oltre a qualche acconto. Per fortuna senza altri problemi gravi, subito dissipati e a me, una volta partita l'avventura è capitato sul posto il problema che già sapete e che non spoilero ancora se qualcuno ancora non lo sa. Comunque ecco qua i preliminari di questa avventura del signor Bonaventura, così almeno recitava il Corrierino dei piccoli che la mia mamma mi comprava tutte le domeniche e che io leggevo con grande fervore.


Oasi di Cinguetti - Mauritania


domenica 20 aprile 2025

Buona Pasqua


 
BUONA PASQUA a TUTTI!!!

sabato 19 aprile 2025

Vigilia

Monviso (foto T. Sofi)

 

Buona Vigilia di Pasqua a tutti!!!



giovedì 17 aprile 2025

Sudamerica 51 - 75 motivi + 1 per andare a vedere la Patagonia

Parco Torres del Paine - Patagonia Cilena - novembre 2024


A conclusione del giro di sensazioni che spero di essere riuscito a trasmettervi sul Cono sud dell'America, entrando un po' più a fondo nei suoi aspetti storici, naturalistici e culturali, mentre penso che tra le righe sia passato il sottile e pervasivo desiderio di riuscire un giorno a visitare anche tutte le altre zone più a nord, che, per varie motivazioni, sono ancora assenti dal mio carnet e che indubbiamente  valgono la pena di essere più a fondo indagate, stimolandovi comunque al viaggio, vorrei fare, come al solito, un piccolo elenco di cose imperdibili di questa area o che, se la volete mettere giù in altro modo, valgono la pena di sobbarcarsi le ore di volo che sono necessarie a raggiungere quella terra non così lontana nello spazio, ma così differente ed intrigante.

  • Perdersi nell'immensità dell'aeroporto di San Paolo , ma alla fine riuscire a prendere l'aereo e arrivare a Iguaçu
  • Guardare i capibara che brucano nei prati del parco
  • Godere delle meraviglie delle cascate dal lato Brasiliano
  • Ammirare i Koati che scorrazzano sotto le passerelle
  • Osservare gli uccelli più belli e colorati del Sudamerica alla Casa des Aves
  • Chiacchierare coi tassisti sulle condizioni dell'economia e sulla politica sudamericana
  • Essere circondati dal rigoglio della Mata Atlantica
  • Passare attraverso il traffico del Ponte dell'amicizia per arrivare in Paraguay
  • Stupirsi per la potenza del Salto Monday
  • Sorbire un tereré sentendo il rumore della cascata vicina
  • Girolare per i centri commerciali sterminati di Ciudad de l'Este
  • Gustare specialità paraguayane da Chipaja de mi Abuela
  • Visitare l'immensità della diga di Itaipu su Paranà
  • Traversare la frontiera con l'Argentina 
  • Prendere il trenino per arrivare alle cascate del lato argentino circondati da sciami di farfalle
  • Visitare ogni rivolo secondario delle cascate tra arcobaleni e pesci che saltano nell'acqua
  • Passare la serata tra frullati di bacche rosse e bistecconi sugosi
  • Meravigliarsi del primo paesaggio patagonico che ci accoglie tra i laghi di Bariloche
  • Ammirare la bellezza del lago Nahuel Huapi percorrendo il circuito Chico
  • Mangiare tavolette di cioccolato speciale passeggiando lungo la via principale della città
  • Assaporare il Mulbec di Cordoba con una ribeye da mezzo chilo tenerissima
  • Stare sotto il Cerro Tronador e visitare il villaggio Suizo
  • Perdersi tra siepi infiniti di fiori gialli sulle rive dei laghi
  • Visitare l'antica cattedrale in riva al lago
  • Percorrere colli e foreste tra laghi solitari lungo il circuito dei Siete Lagos
  • Passeggiare sulla riva del lago a San Martin de los Andes 
  • Cercare tra le montagne el Valle encantado
  • Passare di lago in lago tra montagne innevate col la traversata del Cruce Andino
  • Arrivare al monumento della moto del Ché che ricorda la sua traversata delle Ande
  • Passare la frontiera e scendere in Cile lungo la strada dei vulcani che si specchiano nel lago Llanquihue
  • Girare l'isola di Chiloè per tutta una giornata passando da un paese all'altro e leggendo di antiche leggende e di personaggi fatati
  • Visitare antiche chiese in legno, mercatini artigianali e palafitte con case colorate
  • Mangiare il famoso Curanto con cozze giganti e mariscos
  • Sorvolare i ghiacciai più estesi del Sudamerica ed ammirare il fiume di ghiaccio dall'alto
  • Esplorare i supermercati della città osservando le difficoltà di pagamento dei clienti
  • Far comunella con ragazzi rasta nell'ostello di Puerto Natales amanti dei trekking
  • Percorrere la Carretera n. 5 che finisce tra i ghiacci della Patagonia cilena
  • Girare per tutto il parco delle Torres del Paine ammirandone le vette tra una nube e l'altra da ogni mirador
  • Rimanere a sentire i gorgoglio della cascata del rio Paine nella mata patagonica
  • Fermarsi a fotografare guanachi e chulengos vicino al lago Sarmiento
  • Vedere i fronti dei ghiacciai lontani dai miradores sui laghi
  • Esplorare la famosa grotta del milodonte tra i ricordi di Chatwin
  • Fare la seconda traversata andina in pullman fermandosi alla frontiera in mezzo al nulla
  • Perdersi nelle sconfinati orizzonti della steppa patagonica inseguendo i choiké che corrono per mettersi in salvo
  • Passeggiare per El Calafate tra ristoranti e negozi di souvenir
  • Godersi tutta una giornata al Parco de los Glaciares
  • Fare la crociera sotto il fronte del  ghiacciaio Perito moreno sul lago Argentino
  • Aspettare di vedere le cadute delle masse di ghiaccio dalle passerelle
  • Visitare una estancia sulle rive del Brazo Rico e bere un mate parlando di agricoltura e cercando di capire lo spirito della Patagonia
  • Guardare i condor che planano sul lago
  • Percorrere la famosa Ruta 40 per arrivare a El Chaltèn 
  • Fermarsi alla Leona, il punto di sosta storico dove il Perito Moreno fu azzannato da un puma
  • Guardare da lontano le cime del Fritz Roy e del Cerro Torre
  • Girare per il parco attorno alle montagne più famose del mondo ripensando ai loro scalatori
  • Percorrere piste isolate tra cascate e cime coperte  di neve
  • Camminare fino al mirador de los condores senza vederne uno , ma ammirando magnifici paesaggi
  • Mangiare empanadas nel paesetto ammirando le cime intorno a noi
  • Godersi le centinaia di uccelli acquatici alla  Laguna Nimez
  • Andare alla ricerca di graffiti preistorici che si vedono appena a Cueva Walichu
  • Fotografare guanachi morti appesi ai fili spinati
  • Percorrere in catamarano il canale di Beagle intorno al faro de la fin del mundo tra leoni marini e pinguini dell'isola Mirtillo
  • Scendere a terra su spiagge deserte dell'ultima isola della terra del Fuoco
  • Girare per Ushuaia in cerca della Centolla, il granchio patagonico
  • Girare a tarda sera per il parco della Terra del fuoco senza pagare il biglietto tra castorere, torbiere, laghi e foreste fino alla frontiera cilena per arrivare al punto di partenza della Ruta n 3 che va a Baires
  • Percorrere piste solitarie tra i boschi della mata patagonica fino a Puerto Almanza per gustare un ottimo salmone a la plancha
  • Tentare di raggiungere il ghiacciaio Martial senza riuscirci
  • Percorrere la costa del lago Econdido fino a laguna Bombilla cercando di scorgere i castori tra le dighe
  • Arrivare fino alla costa Atlantica per vedere da vicino i cinquanta urlanti
  • Mangiare un gelato a Tolhuin davanti al lago Fagnano
  • Visitare il meraviglioso museo Paleontologico appena aperto a Trelew
  • Traversare tutta la penisola di Valdez per vedere elefanti marini, pinguini e leoni marini sulle coste selvagge
  • Girare nel golfo Nuevo su uno Zodiac in cerca di balene e quasi accarezzarne una 
  • Guardare le orche marine che corrono lungo la costa
  • Andare fino a punta Tombo per vedere la più grande pinguinera del Sudamerica con mezzo milione di pinguini
  • Visitare Gaiman e le case della immigrazione gallese
  • Vedere le immense spiagge ancora deserte di Puerto Madryn e di Rawson
  • Fare un giro per il centro di Baires, tra le vie pedonali e dello shopping
  • Trascorrere una serata ad uno spettacolo di tango
  • Girare per la città per vedere i palazzi ed i punti più importanti passando nei quartieri di Palermo, di San Telmo di Recoleta e della Boca 
  • Mangiare sempre in ogni paese attraversato, la migliore e la meglio cucinata carne del mondo
  • Traversare il mar del Plata per raggiungere Montevideo
  • Visitare i punti ed i monumenti più interessanti di Montevideo accompagnati da persone care
e infine
  • Trascorrere una serata con amici parlando del Sudamerica e dell'Italia lontana


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mercoledì 16 aprile 2025

Sudamerica 50 - Come spostarsi in Patagonia

Bus turistico - Patagonia - novembre2024
 

Se decidere per un viaggio in Patagonia, una delle cose di cui vi dovrete interessare in prima battuta, sono gli spostamenti, infatti gli spazi che dovrete attraversare per compiere un itinerario il più possibile completo ed esaustivo, insomma, che non vi faccia tornare a casa avendo lasciato indietro punti importanti, visto che probabilmente in quei posti non ci tornerete più, sono vastissimi ed i chilometri da percorrere molti. Quindi è necessaria una attenta pianificazione se volete fare un viaggio in completa autonomia. Intanto in Sudamerica dovrete arrivarci, cosa che comporta anche una ricerca accurata per minimizzare i costi. Datemi retta soprattutto per questo punto cominciate a pianificare e a guardarvi intorno almeno sei mesi prima, senza aspettare che i costi dei voli lievitino man mano che il momento della partenza si avvicina. Di norma il punto di accesso che sceglierete sarà Buenos Aires e in questo caso Aerolineas Argentinas, sarà la compagnia che offre una tariffa discreta, l'anno scorso era attorno ai 1200 € AR, ricordatevi che il vantaggio di scegliere questa compagnia sta soprattutto nel fatto che per tutti i voli interni potrete scegliere la stessa compagnia per un biglietto multitratta in cui vi sarà consentito un peso per il bagaglio in stiva di 23 chili invece che 15 e questa non è una cosa da trascurare. Tuttavia esplorate il web e può essere che troverete altre combinazioni che consentono risparmi importanti, magari anche sfruttando la combinazione delle vostre tappe. Solo a titolo di esempio, per noi che intendevamo vedere anche Iguaçu e Montevideo, abbiamo potuto sfruttare un volo di andata che arrivava direttamente alle cascate, via Sao Paulo, con Latam, mentre per il ritorno abbiamo usato Iberia direttamente da Montevideo via Madrid, evitando di andare avanti e indietro da Baires con aumento di costi e perdita di tempo. Infatti in questo modo i voli intercontinentali sono costati poco più di 1000 €. 

Poi bisogna considerare gli spostamenti interni ai vari paesi, anche questi da valutare in base al vostro itinerario. Sempre a titolo di esempio, noi avevamo scelto di fare tutte le tappe ritenute più imperdibili del classico giro patagonico e cioè: Malpensa(A) - Iguaçu(A) - Bariloche (crociera lacustre) - Puerto Montt (Chile) (A) - Puerto Natales (Chile) (P) - El Calafate (A)- Ushuaia (A)- Puerto Madryn (A) - Baires (Traghetto) - Montevideo (A) - Malpensa, un itinerario che implica tappe molto lontane tra di loro anche migliaia di chilometri. Queste possono essere fatte in aereo, con un costo medio di 100 € a tratta all'incirca, che è a mio parere il metodo più comodo come tempi e alla fine quasi il più economico in quanto la soluzione dei pullman a lunga percorrenza, che sono assolutamente comodissimi, implica un gran consumo di tempo ed i costi non sono per niente convenienti, almeno al momento. Così vi ho segnalato tra parentesi (A aereo, P- pullman) il mezzo da me scelto in base alla convenienza costo/tempo necessario. Chi ha molto tempo potrebbe considerare anche la possibilità, almeno per le tappe più brevi e più interessanti la possibilità del noleggio di un auto, soprattutto se si è in quattro cosa che minimizza al massimo i costi. Tenete conto che il rent a car costa al giorno tra i 50 e gli 80 € full insured, chilometri illimitati con franchigia, in genere attorno ai 500 €. Tuttavia alcune tratte sono così lunghe da rendere la cosa poco proponibile. La traversata andina da Bariloce, può essere fatta con una cosiddetta crociera, costosissima ma molto scenografica che vi conduce per tutta una giornata attraverso tre laghi in battello e tre pullman di collegamento, mentre per l'altra da Puero Natales suggerisco il pullman che in cinque-sei ore vi porta fino a El Calafate. 

C'è poi chi sceglie di fare il raid motociclistico o peggio in bicicletta, ma queste sono imprese epiche che non mi riguardano direttamente e per le quali vi rimando ai siti che se ne occupano. Tra Baires e Montevideo dovete invece traversare il Mar del Plata e per farlo si deve utilizzare un costoso traghetto con due opzioni, quello più caro porta direttamente a Montevideo in 2:30 ore, mentre un altro fa la tratta più corta fino a Colonia, che è situata proprio di fronte ed è anche molto interessante da visitare e poi con il pullman fino a Montevideo, dipende dal tempo che avete a disposizione. Rimane la scelta di come spostarsi dalle varie città fino ai punti interessanti da vedere, parchi naturali, aree storiche o paesi e centri vicini. Anche qui le opzioni sono diverse. Le escursioni di gruppo sono costose e verrete intruppati in modo da essere poco autonomi ovviamente, mentre quelle individuali hanno costi molto elevati. Se siete in quattro potete sempre optare per contattare un taxi per tutta la giornata che vi accompagni per il giro che vi siete programmati. Anche qui se il percorso chilometrico non è lungo la soluzione è conveniente, ad esempio per tutta una giornata a Buenos Aires in giro per la città o nei dintorni di Ushuaia, sempre attorno ai 100 USD alla botta, diversamente il metodo migliore, è quello di affittare una macchina. 

Guidare è semplice, il traffico pochissimo e potrete veramente gestirvi al meglio secondo le vostre voglie. Vi sentirete liberi e potrete spingervi anche dove non avete pianificato il percorso, tanto vi costa solo la benzina. Ci sono molte piste sterrate al sud, ma sono sempre molto ben tenute e percorribili senza problemi, considerate solamente che se andate in un fosso e avete un guasto possono passare anche molte ore prima che passi qualcuno e in molte zone i telefoni non prendono, ma state tranquilli che non sarete divorati dai puma. Portatevi dietro acqua per la giornata e preoccupatevi almeno di saper cambiare una ruota bucata. Per affittare le auto in Argentina non occorre la patente internazionale. Passare da uno stato all'altro con l'auto  in affitto, ad esempio da Argentina a Chile, teorica mente si può, ma occorre un permesso non ottenibile immediatamente e comunque costa parecchio, quindi lo sconsiglierei in linea di massima, meglio il bus. Vi allego qui sotto i numeri di telefono/whatsapp dei tassisti che ho utilizzato nei vari posti e con i quali mi sono travato molto bene, visto che alla fine fungono anche in un certo modo da guida e che potete quindi contattare direttamente dall'Italia, per prenotarne i servizi. 

El Calafate - +54 9 2966 63-1990 - Eugenia  oppure +54 9 3329 31-3344 Santiago Taxi

Ushuaia - +54.9.2901 640130 oppure 2901 588525 -Ezequiel Gonzales

Buenos Aires - +54 9 11 5096 5197  Cristian Martinez

Diversamente rivolgendovi all'albergo dove sarete vi potranno dare sempre buone indicazioni. Se poi volete farvela in moto o in bicicletta, auguri!

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martedì 15 aprile 2025

Sudamerica 49 - Considerazioni finali

Ghiacciaio Perito mOreno - El Calafate - Argentina - novembre 2024


Questa volta la pausa di riflessione che di solito mi prendo per buttar giù spunti di ripensamento sul viaggio appena compiuto, è stata decisamente più lunga del solito, a causa anche di avvenimenti fastidiosi che sono arrivati imprevisti e mi hanno impedito di scrivere le cosiddette impressioni a caldo che di solito riesco a stendere entro i tre mesi dalla fine del viaggio. Ormai di mesi ne sono passati quasi sei e penso che questo lasso di tempo abbia contribuito a far decantare ancora meglio le sensazioni maturate durante il percorso, a farmi apprezzare ancor di più e meglio gli spunti positivi, a farmi attenuare e diminuire l'importanza delle eventuali difficoltà avute e a farmi tirare le somme in modo accettabilmente equilibrato. Come prima cosa possiamo dire che è stato un viaggio lungo, di quasi un mese e, anche per questo, complicato da organizzare e che mi ha impegnato moltissimo tempo per raccogliere le informazioni, deciderne le tappe in maniera corretta, effettuare tutte le prenotazioni, scegliere le soluzioni migliori per gli spostamenti e definire tutti quei particolari che alla fine fanno scorrere il tuo giro senza troppe sorprese e soprattutto con il minor numero possibile di imprevisti. Poiché si è trattato di un viaggio completamente autogestito, ho dovuto mettere un'attenzione un po' maniacale nel cercare di prevedere ogni cosa e questo contrasta un poco il piacere del viaggiatore che dovrebbe andare incontro alla sua avventura con una certa leggerezza e senza farsi troppi problemi; certo sarebbe bello nella teoria, ma quando ti trovi poi di fronte agli imprevisti lontano da casa, la tranquillità e la leggerezza ti passa di colpo e maledici il momento in cui ti sei detto, ma sì, vedremo poi quando saremo là. 

Iguaçu

Detto questo, quando hai cercato di prevedere il possibile, bisogna concludere che si tratta di un viaggio facile e che non presenta particolari difficoltà, tenuto anche conto che ci si capisce facilmente e anche la vicinanza culturale facilita il tutto. Ma veniamo subito al punto dolente, che può farti andare di traverso tutto quanto di positivo ti puoi portare a casa, come esperienza totale. L'ho rimarcato più volte, in questo periodo (e questa è una situazione che come nessun altra cambia nel tempo e anche velocemente) i costi per viaggiare in questo paese sono assolutamente esagerati, ingiustificati e diciamo pure offensivi. Questo ovviamente è dovuto al particolare momento economico che il paese sta attraversando e che in questo anno ha visto un combinato disposto di svalutazione interna molto consistente e al contempo una stabilizzazione verso l'estero che ha fatto migliorare il tasso di cambio, due dati che giocano entrambi a sfavore di chi si reca in Argentina, trovando i prezzi triplicati e nel contempo il cambio diminuito. Inoltre a causa della particolare situazione politica, sono state prese misure che sfavoriscono il turismo con l'aggiunta di tasse piuttosto alte e sono stati diminuiti stanziamenti verso molte attività dello stato, cosa che ha costretto ad un ulteriore aumento di prezzi, ad esempio per l'ingresso dei parchi e stiamo parlando di livelli di 50 dollari a botta, tanto per capirci. Quindi concluderei questo aspetto, dicendo che questo non mi sembra il momento migliore per visitare questo paese, in quanto i costi finali sono decisamente esagerati rispetto alla maggioranza dei paesi concorrenti. Si tratta credo di fluttuazioni che sono sempre successe e quindi il mio consiglio è quello di rimandare questo itinerario a tempi migliori che sicuramente prima o poi arriveranno. 

Tango argentino a Baires

Per quanto riguarda il resto possiamo certamente dire che questo è un viaggio che vi porta al centro di una natura selvaggia e particolare, un itinerario naturalistico che vi condurrà attraverso ambienti straordinari, molti conosciuti certamente, ma che visti direttamente in prima persona, presentano una spettacolarità comunque straordinaria e sempre superiore alle attese. Insomma ogni luogo sarà comunque una sorpresa in positivo e vi restituirà emozioni forti. Sicuramente comunque per questo aspetto, non sarà il paese più bello in assoluto che potrete vedere nel mondo, ma di certo si porrà tra i primi e già questo fa sì che sia messo nella lista dei luoghi che vale la pena di vedere almeno una volta nella vita. Certo qui troverete poco per quanto riguarda gli altri aspetti che condiscono i viaggi nelle altre parti del mondo, arte. cultura, etnografia, storia e tutte quelle cose insomma, che arricchiscono i viaggi in Asia ed in Europa, ma direi che certamente tutti gli straordinari spettacoli naturali che questa terra offre, sono di per sé una attrattiva sufficiente a renderlo memorabile. Spettacoli come le cascate di Iguazu, il Cerro Torre ed il Fritz Roy, le Torri del Paine, le spiagge della penisola di Valdez e gli animali delle sue coste, sono assolutamente appaganti ed indimenticabili, oltre ad essere unici nel loro genere. Tutto si esaurisce in questo? Direi di no. Infatti, quello che rende tutta la parte meridionale del Sudamerica, decisamente diverso e che nessun altro luogo della terra può vantare, è il senso assoluto di quello che potremmo definire, il fuori dal mondo, il lontano da tutto, il dimenticato e quasi irraggiungibile che con buona ragione infatti, ricorre continuamente lungo le strade infinite che filano diritte verso quella meta, idealizzata da molti, proprio come la fin del mundo. 

Elefanti marini in lotta

E questo è un aspetto che non avverti da nessun altra parte, in particolare quando arrivi proprio in quella Terra del Fuoco, che poi non ha particolari esagerate bellezze da esibire, se non questa sua solitudine misteriosa e malinconica, fatta di immensità non reclamata da nessuno, se pure molti sulla carta desideravano raggiungere. Un senso di vasto e di selvatico, che rimane comunque sempre inconquistabile, una terra destinata a rimanere proprietà di se stessa e non di chi forse occasionalmente la abita o peggio ci arriva solo di passaggio. Queste pianure infinite, queste steppe aride ed inospitali, che sono tuttavia piene di vita, di animali, che ne sono alla fine i veri proprietari. I radi uomini, arrivati fin qui, spesso in fuga da altre situazioni, altre difficoltà e disperazioni, ne sono solamente ospiti solitari e forse malcontenti, che ci sopravvivono, la maggior parte per sempre. Questa è di certo la sensazione che cogli percorrendo gli spazi esagerati della Patagonia, addentrandoti tra i migliaia di chilometri di valli nascoste della parte terminale della catena andina, di certo non fatta dalle vette più alte, non per questo da giudicare minore, ma dai suoi angoli più segreti e sconosciuti, percorsi da ghiacciai maestosi, da fiumi brevi ma violenti, nella loro ansia di raggiungere quegli oceani che su queste coste battute dai venti, mostrano tutta la loro forza ruggente, che non ha uguali, per noi in particolare, che siamo avvezzi alle onde carezzevoli del Mediterraneo. E poi il vento, il vento teso ed implacabile che spazza la piana, piega i radi alberi, che tentano di resistergli, che con la sua presenza costante, non concede tregua neppure ai gruppi di guanachi che brucano i radi steli secchi mentre i batuffoli della pelliccia tremano impauriti, anche questo disegna in modo indelebile questa terra unica e affascinante. 

Balena franca a Valdèz

Ecco direi che ancor più delle sue bellezze naturali è proprio questa incontrovertibile distanza dal nostro mondo a rendere questa terra, uno dei luoghi più imperdibili, da vedere assolutamente. Naturalmente ci sono anche altri punti che stimola l'interesse del viaggiatore. Di certo non ultima la cucina e tutte le sue delizie che ne fanno una gastronomia gradita ai nostri palati, al contrario di tante altre del mondo che secondo me ci sono invece nemiche, per abitudini ed istinto. Qui di certo troverete la carne migliore del mondo sia come varietà di tagli, che per capacità di cottura, senza trascurare di certo la quantità; c'è poi tutta la parte che attiene alle derivazioni italiane che qui hanno trovato una rivisitazione locale che le ha modificate senza stravolgerne l'essenza, ma offrendo nuove interpretazioni, per non parlare dell'enologia che di certo saprà offrire a chi gradisce queste cose, interessanti sorprese. C'è poi un altro lato molto interessante da considerare. Tutta l'America meridionale, negli ultimi due secoli ha avuto una storia molto particolare, fatta di continui rivolgimenti politici, colpi di stato a catena (proprio qui è stata coniata la parola Golpe), dittature feroci e guerre e guerriglie continue, con una serie di movimenti rivoluzionari e terroristici che non hanno uguali nel resto del mondo; di certo una delle cause principali del fatto che questa parte di mondo è stata sempre tagliata fuori dagli avvenimenti planetari, rimanendo comunque sempre marginale e non influente sui grandi scacchieri, pur considerando che si tratta di territori ricchissimi di risorse naturali, agricole e minerarie. Questa insita litigiosità, forse anche dovuta al fatto che la popolazione si è formata tramite l'afflusso di genti da tutto il mondo, abituata a farsi largo con la forza, è stata di certo causa prima della costante instabilità di tutti gli stati dell'America Latina, contribuendo a mantenerla in una situazione di subordinazione che ne ha minato nel tempo la prosperità a cui avrebbe potuto aspirare. 

Guanaco della Terra del Fuoco

Al momento infatti tutti questi stati versano in una situazione economica che definire precaria è un eufemismo e che provoca nella popolazione molta sofferenza e molte problematiche, in qualche paese meno, in altri come l'Argentina di più, creando situazioni estreme che continuano da decenni. Non ci sono dubbi che la causa di tutto è un continuo e persistente malgoverno che prosegue da decenni, da quando il populismo più terribile, ha preso mano in quasi tutti questi stati, con punte di follia che hanno prodotto dittature feroci e assassine, che li hanno completamente affossati e anche oggi questi problemi non sono affatto risolti e anzi, in alcune parti sembrano acuiti.  La gente in parte sembra prendere tutto questo con la filosofia di quelli che ormai sono abituati, ma le difficoltà si vedono e si sentono. La cosa che mi ha stupito è invece che molti, che apparentemente appartengono alle classi che più sono danneggiate e maggiormente stanno pagando queste politiche estremizzate, che da poco sono state impostate, non siano ferocemente arrabbiati con chi le ha emesse, ma anzi vogliono dargli tempo, quantomeno per vedere come andrà a finire, anche se le bastonate arrivano soprattutto sulle loro schiene. Forse questo dipende dal fatto che ne hanno viste già così tante, che soluzioni completamente nuove anche se apparentemente folli, rappresentano, un'ultima speranza, un voler pensare, ma sì proviamo anche questa, chissà che non funzioni. Probabilmente per noi è difficile comprendere le sfumature politiche di questi paesi, più complicati e quindi anche più estremi sotto questo punto di vista. Qui la passione politica è ancora piuttosto naif rispetto agli arzigogoli europei e forse meno brutale di quella nordamericana. E anche questo è un aspetto interessante che traspare quando riesci ad avere un contatto con le persone. Infine l'ultimo aspetto che rende piacevolissimo questo viaggio è il contatto con la gente, così facile e reso ancor meno problematico dal linguaggio quasi comune e dalla vicinanza latina. 

Troverete dappertutto persone gentilissime che si faranno in quattro per aiutarvi e darvi spiegazioni, oltre che molto disponibili a chiacchierare e a scambiare opinioni, cosa di per sé molto interessante se vuoi cercare di capire un mondo. La loro naturale allegria triste, non saprei come diversamente formulare questo ossimoro, renderà la gente che incontrerete, piacevole e pronta a passare del tempo con voi, raccontandovi i dettagli di quanto vi sta circondando in quel momento. Gente sempre con un sorriso che solamente alla fine mostra quella piega amara che racconta di condizioni difficili, di una vita dura, in cui ogni giorno ti porta a combattere una battaglia per una sopravvivenza dignitosa, che però si cerca di buttare alle spalle con una risata. Infine ancora un momento interessante è quello in cui si incontrano persone discendenti o esse stesse emigrate qui nel tempo, in cerca di opportunità di vita migliori. Avvertirete sempre un senso di famigliarità, di gioia commossa e di appartenenza, che vi farà sentire come tra parenti di cui si sente la mancanza. Si tratta di quasi una gioia nel sentirsi ancora in famiglia, quella di una terra ormai lontanissima e pure sempre pensata con una venatura di nostalgia, in cui tutto era bello e piacevole, che la distanza ormai lo fa apparire tale. Una distanza così grande che il distacco viene considerato ormai definitivo. Quando vai a Londra o a New York e incontri ragazzi che lì lavorano e hanno anche avuto successo, spesso riesci a sentire un desiderio, una speranza che prima o poi quando ci sarà un'occasione, verrà il momento di rientrare, di tornare a "casa". Qui no, questa è ormai la loro casa definitiva, dove sono riusciti a costruire il loro avvenire e anche se le radici sono fortissime e non si dimenticano certo, quel mondo lontano fa parte ormai della storia della loro famiglia. Anche questa è una delle tante sensazioni che se non sarete troppo sordi, riuscirete a portare a casa con voi, da questo che, comunque sarà un viaggio importante e ricco di emozioni, che di certo vi consiglio di progettare, magari tra qualche anno, però.

El Chaltèn


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