domenica 31 dicembre 2023

Considerazioni di fine di anno

 

E così siamo arrivati alla fine di un altro anno! Un altro S. Silvestro, un altro bilancio per un tempo che passa senza fermarsi e sempre più velocemente. Agli occhi dell'anziano, si sa, tutto sembra che vada malissimo, che peggio di così sia impossibile e che invece lo sarà indubbiamente. Leggevo il bilancio dello scorso anno e vedo che si è aggiunta una guerra devastante ed ancora più pericolosa per il futuro quanto a possibilità di contagio ed espansione nel resto del mondo. Che in tutto il mondo avanza sempre di più la destra estrema, con la sua protervia e la sia volontà di attizzare i portatori di odio, segno che questo sentimento è sempre più gradito e voluto dalla maggioranza degli uomini, altro che pace e buona volontà. Mi sembra che il mondo intero navighi in direzione contraria, preparandosi come avviene ciclicamente ad un nuovo grande e totale bagno di sangue per provvedere poi ad una rinascita ricostruttiva, in cui tutti si chiederanno come sia stato possibile, come fceva la gente a non vedere, ad accettare passivamente quello che stava succedendo, mentre in realtà lo accettava e lo approvava, come si desumeva facilmente dal voto che ogni volta esprimeva. E' così e dobbiamo accettare quello che ci succede, poi la ruota girerà un'altra volta anche se non riusciremo a vederla per ragioni anagrafiche. Il mondo andrà avanti comunque perché l'adattabilità della nostra specie è molto grande e come gli scarafaggi ed i topi è praticamente impossibile eliminarci. 

Meglio dunque rivolgersi al proprio particulare senza fare troppo casino, tanto non serve. Se qualcuno ti sta sodomizzando, non agitarti, non serve ad evitarlo e per lo meno avrai la soddisfazione di farlo godere di meno, si diceva ai miei tempi. Quindi i miei propositi per il nuovo anno, sono solamente di prendere quello che viene e di apprezzarne almeno la parte positiva, che a guardarci bene, c'è sempre. Negli anni scorsi questa era anche l'occasione per fare il punto sul mio inutile blogghetto, posto che serva. Lo sappiamo nessuno più scrive blog e soprattitto nessuno più li legge; è un po' come i dischi, le musicassette e poi i CD, insomma tutta roba passata di moda. Io ormai vado avanti per forza di inerzia e proseguirò il mio inutile e velleitario lavoro, proprio come queglianziani generali che passano il tempo scrivendo le loro importantissime memorie e anche perché ormai la maggior parte dei miei post riguarda la stesura delle mie false guide di viaggio che ormai sono diventate una specie di droga per me e che occupano oltre la metà dello spazio. Caposco che questo tolga interesse e che quindi chi mi segue a poco a poco si allontani. Abbiamo superato comunque il 1,52 milioni di pagine visualizzate  in totale provenienti da oltre 160 paesi, al 75% dall'Italia e ci mancherebbe, seguita dagli Stati Uniti col 14%, con quasi 100.000 utenti unici, che si fermano in media su ogni pagina per quasi 2 minuti, il tempo di leggerla tutta insomma, cosa rara ormai, visto che i miei post sono decisamente troppo lunghi, per come si dice vadano impostati per avere pubblico e follower, parola magica di questi tempi. 

Questo tra l'altro è il 4.283esimo, tanto per la cronaca, il 251esimo di quest'anno, cosa che potrebbe corrispondere dal più al meno ad un volume di circa 13.000 pagine con almeno altrettante foto miei o di mia moglie, mentre i commenti sono ormai sempre più rari, segno che l'interesse decresce continuamente. Anche perché il mio è un blog né carne, né pesce, lme ne rendo perfettamente conto, un po' di opinione, un po' travelblog, ma senza una specifica personalità che fidelizzi i possibili utenti. Ma non ho tempo, né soprattutto voglia di cambiare rotta, in effetti quello che mi interessa maggiormente al momento, sono i libri, che sono ormai arrivati a 26 editati, ma con altri già 10 pronti e quello sulla Corea del sud ad oltre la metà dell'opera e sarà, da quanto mi risulta, la prima guida di questo paese in italiano! Anche se le vendite aumentano alla velocità della lumaca, (siamo sulle 200 copie all'anno) non mi lamento troppo perché questo non è lo scopo principale del mio impegno, anche se certo mi piacerebbe molto trovare un editore vero. Tuttavia vi rendo noto che la grande novità di quest'anno sta nel fatto che è partita l'operazione internazionalizzazione con i primi due libri (Oman e Mozambico), pubblicati e disponibili in lingua inglese sui canali internazionali. E questa credo sia la mia più bella soddisfazione di quest'anno e su questa strada proseguirò di certo intensamente nel 2024. Poi vedremo! Nel frattempo tanti auguri a tutti.



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sabato 30 dicembre 2023

Corea 31 - Il sud di Jeju, cascate e scogliere

Parco di Cheonjeyeon - Jeju - Corea del sud - ottobre 2023

 

Turiste

Come vi ho raccontato, Jeju è una splendida isola, dove la natura racconta tutti i suoi miracoli e i suoi aspetti più accattivanti. Dovunque vai ti aspettano paesaggi e fenomeni curiosi da vedere con attenzione e da godersi con gli occhi. Certo più la giriamo e più posso riconfermare che il modo ideale per sfruttarsela al meglio sarebbe la disponibilità di un'auto perché le cose da vedere sono moltissime e disperse per tutta l'isola, a distanza di pochi chilometri l'una dall'altra, cosa che rende difficile farlo utilizzando i mezzi locali che ovviamente ti portano senza problemi da un punto all'altro, ma di conseguenza ti perdi tutto quello che c'è in mezzo, magari non grandissime cose, ma che meriterebbero sicuramente una sosta più accurata per dare un'occchiata. Così ragionando, ci godiamo il paesaggio dal finestrino del comodo bus che traversa l'isola in direzione sud per arrivare fino a Seogwipo, il più importante centro abitato dela parte meridionale, un'area di recente sviluppo che grazie all'imponente sviluppo turistico degli ultimi decenni, ha visto sorgere innumerevoli strutture ricettive per rispondere ad una richiesta sempre crescente. Il bus percorre una delle tante strade che aggirano il rilievo centrale del monte Halla, circondato da un grande parco naturale di foreste. 

Roccia vulcanica

Questo è un vero e proprio polmone verde nel cuore dell'isola, meta di innumerevoli camminatori che percorrono i sentieri che conducono fino alla cima del vulcano spento zigzagando tra gli innumerevoli Oreo, bocche eruttive attraverso le quali la lava è scesa lungo le pendici della montagna nelle epoche passate. La costa sud è quella più spettacolare dell'isola, grazie alla sua ruvida scabrosita e si snoda in un seguito di frastagliate rientranze composte da rocce nere frutto di innumerevoli eruzioni sovrapposte che hanno riversato nel mare quantità gigantesche di materiali, che nei millenni l'erosione marina ha poi scolpito in meravigliose formazioni a picco sul mare che si alternano a calette ghiaiose e a strapiombi dalle forme fantasiose. Il bus percorre una strada sul mare costruita appositamente per collegare una serie di lussuosi honeymoon resort ai quali le coppie di sposi arrivano direttamente dall'aeroporto. Noi scendiamo al terminal e da qui raggiungere il trek lungo la scogliera è assai facile, percorrendo lunghi viali bordati di palme e costeggiando un grande museo etnografico dell'arte africana di recente costruzione, che ha la incongrua forma esterna della maliana moschea di Djenné, una vera curiosità, che probabilmente varrebe la pena di visitare.

Basalti colonnari della cost

Poi rimane solo il piacere di camminare lungo la scogliera alla ricera dei punti più coreografici per scattare qualche foto. E' una serie continua di piccoli promontori che si stendono verso il mare con una sequenza di basalti colonnari che formano veri e propri bastioni che appaiono come vere e proprie barriere artificiali di pilastri neri, scolpiti invece dalla natura. Scendono adagio verso le onde e dall'alto ti appare come un pavimento di piastrelle esagonali di grandi dimensioni, quasi fossero dei pontili che scivolano tra le onde. L'unico paragone possibile che mi viene in mente, è la scenografica Giant's causeway dell'Irlanda del nord, che si tuffa nel mare del nord, anche se laggiù la temperatura è abbastanza diversa. Di fronte, il mar Cinese Orientale si stende a perdita d'occhio. Sembra che ad est nelle giornate particolarmente limpide si riesca a vedere la costa giapponese di Nagasaki, lontana poco più di un centinaio di chilometri. Di certo questo è un punto spettacolere per il tramonto che lasciamo malvolentieri per raggiungere col solito taxi il parco delle cascate Cheonjeyeon (lo stagno del Dio del cielo), un bellissimo parco molto ben attrezzato che consente di percorrere diversi sentieri su comode passerelle di legno nella foresta per raggiungere i tre livelli della serie di cascate, di altezza variabile tra i 20 e i 30 metri. 

La cascata 2

Dato il nome molto simile, queste non sono da confondere con la vicina cascata di Cheonjiyeon (il Cielo connesso alla Terra), un po' più a valle, altro bel salto di 22 metri che si raggiunge attraversando una gola ricca di piante. animali ed essenze rare, da visitare soprattutto la sera grazie ad una romantica illuminazione. Subito all'ingresso bisogna varcare il vallone formato dal fiume su un curioso ponte metallico, lo Seinimjo, dalle barocche ornamentazioni orientali coloratissime, con le statue delle sette ninfe che la leggenda racconta scese dal cielo proprio qui a bagnarsi nelle acque dello stagno e qui rimaste per sempre, vinte dalla sua bellezza. E' l'unico punto dove è possibile bagnarsi in effetti, ma solo durante il festival delle ninfe a maggio e molti lo fanno, quindi ricordatevi il costume da bagno, se ci verrete in questo periodo. Poi scale, scale e ancora scale, come di consueto in questo paese, che percorrono una bella foresta di latifoglie alle quali il foliage incipiente conferisce una particolare attrattiva. Il giallo vivo delle Ginko si mescola alla gamma di marroni delle altre piante. Qualche ciuffo rosso vivo degli aceri coreani illuminano il bosco di fiammate vivaci. C'è una vecchina subito dopo l'ingresso che vende mandarini, ammucchiati in bacinelle rosse.

Il ponte delle ninfe

Dice li ha raccolti direttamente lei nel suo frutteto, diciamo proprio dal produttore al consumatore, enormi, succosi, profumatissimi. ne prendiamo un  paio di chili a 5000 W e non resistiamo dallo sbucciarcene subito un paio sulle panchine davanti al ponte ad arco, proprio di fronte al tempio che si eleva sulla collina di fronte. Pausa premiata direte voi, eh sì ci voleva dopo tante scale. Le cascate però sono davvero belle, i tre salti formano piccole radure successive, con la foresta che li corona. Alle loro spalle spettacolari quinte di colonne di basalto altissime, perfette nella loro disposizione da sembrare artificiali anfiteatri di pietra. Profumo di foglie secche, grida di meraviglia delle ragazzine che si dispongono subito a favore di obiettivo, spalle alle cadute dell'acqua i cui zampilli suonano nell'aria. Bisogna considerare che la ricchezza delle cadute di acqua dipende dalla stagione, sicuramente saranno più imponenti in primavera ma anche durante le estati che qui sono molto piovose. In autunno quella della prima pozza è ridotta ad un rigagnolo, ma gli imponenti basalti dell'arco della caduta sono di straordinaria bellezza. Il più imponente è di certo il secondo salto di quasi trenta metri con un belvedere che arriva quasi sotto, in genere piuttosto affollato anche se i gradini per raggiungerlo sono tanto, tanti! Va bene lo spettacolo merita, per riposare i piedi e le gambe avremo tempo a casa.

Basalti


SURVIVAL KIT

Basalti della cascata 3

Zona sud di Jeju - Si arriva a  Seogwipo con il bus 600 dall'aeroporto in circa 3/4 d'ora (4500 W). Di qui potete seguire la costa lungo l'Olle trail n.7 che percorre il parco naturale costiero che propone i punti panoramici più interessanti sui basalti colonnari come Oedolgae e molti altri e sulle piccole isole che si susseguono (ingresso 2000 W) davanti alla costa. Oltre a questo ci sono, appena nell'interno, delle belle cascate come quelle di Cheonjeyeon in tre livelli (2500 W) o come la Jeongbang di 23 metri, l'unica che scende direttamente nel mare, di certo la più imponente (2000 W), da qui potrete riprendere il 600 fino all'aeroporto. Nei pressi della prima potrette raggiungere a piedi l'imponente giardino botanico (9000 W, ma vale assolutamente la pena) e tutta una serie di attrazioni, piccoli musei come quello della Cioccolata, quello di Teddy Bear, dell'arte africana, del Piccolo principe, altra grande passione dei Coreani. Se non avete l'auto propria, altamente raccomandata, spostatevi da un punto all'altro con i taxi (più o meno 4000 W ad ogni spostamento). Oltre a queste cascate, nelle vicinanze ce ne sono almeno altre tre notevoli. Il sistema di trekking dell'isola di Jeju (Olle trail) è composto di oltre 400 km di sentieri panoramici, diviso in 21 tratti principali e 5 secondari. Procuratevi la carta specifica che li indica con precisione, distribuita gratuitamente negli info point turistici.

Il tempio nel parco delle cascate


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La cascata 1




















giovedì 28 dicembre 2023

Corea 30 - Manjanggul tunnel

Il pilastro della caverna di Manjanggul - Jeju - Corea del sud - ottobre 2023


Formazioni

Sarebbe stato bello approfondire l'esperienza con la comunità delle donne Haenyeo, anche per le implicazioni avute nel paese durante il periodo attorno alla guerra mondiale. Mi riprometto di leggere un romanzo sull'argomento che mi ha segnalato un mio attento lettore: Le madri di vento e di sale. Comunque sia non mi aspettavo che la loro realtà fosse ancora molto vissuta e non fossero rimaste solamente come un residuo da proloco per i turisti. Mi sarei fermato volentieri in città a vedere il museo a loro dedicato e potendo, magari indagare più a fondo sull'argomento, ma dovendo sfruttare al meglio la giornata, ho programmato per il prosieguo il tunnel di Manjanggul, che però trovo difficoltà a raggiungere con un bus e devo piegarmi ad utilizzare un oneroso taxi visto che le grotte sono distanti parecchi chilometri nell'interno. Il tempo, il maledetto tempo a disposizione, riesce sempre a  condizionare tutto. Lasciamo quindi la costa, dopo aver dato un'ultima occhiata alla piccola isola di Udo che è a pochi minuti di traghetto di fronte al porto e che probabilmente proporrebbe altri interessanti panorami, percorrendone le baie verso nord e anche qui, basta buttare un occhio fuori dal finestrino, per veder spuntare dall'acqua le calottine nere e arancio delle donne pescatrici. Le epoche cambiano ma i mercati vanno riforniti in qualche modo. 

Lava

Comunque sia, poi pieghiamo verso la campagna, sfilando appezzamenti ordinatamente segnati dalle piante di mandarino, ormai spoglie dei frutti che fanno bella mostra di sé in ogni mercato. Davvero questo agrume è speciale e diverso dagli altri. Molto succoso e profumatissimo, si fa mangiare dilettevolmente, lasciandoti in bocca un gusto inusuale, dolce e ricco di oli essenziali specifici. Nei punti più cari lo trovi anche a 5 € al chilo, ma cercando bene in qualche negozietto ne trovi delle retine a 3 €. Comunque bisogna provarli assolutamente, se arrivate fin qui. Un'altra tipicità mangereccia dell'isola, oltre ai molluschi, sono poi i maiali neri di Jeju, che pare abbiano carni particolarmente sapide e tenerissime. Cercheremo di trovarne traccia in giro, in qualche modo. Intanto il nostro autista procede rapido verso il punto dove c'è l'ingresso al parco di questa meraviglia naturale, almeno quella più nota e visitabile, visto che, data la natura vulcanica dell'isola ce ne sono almeno una decina, ma questa è attrezzata per le visite. Infatti eccoci, dopo una ventina di chilometri al parco del tunnel di lava di Manjanggul, che fa parte del cosiddetto sistema dei tunnel Geomunoreum. Queste formazioni rocciose o tunnel di lava propriamente detti, si sono formate durante le eruzioni di almeno 200.000 anni fa.

Lava

A quel tempo l'isola era tutto un ribollire di vulcani che vomitavano torrenti di lava, che successivamente raffreddandosi hanno dato luogo a grandi tunnel sotterranei all'interno dei quali le fuoriuscite laviche successive hanno cominciato a scorrere, data la debole pendenza degli stessi, prolungandoli per chilometri e dando luogo infine a particolari formazioni rocciose chiuse, nelle quali si è creato un microambiente con creature sotterranee uniche al mondo, come il ragno di grotta di Jeju o un piccolo pipistrello (Miniopterus shreibersii), presente in gigantesche colonie di decine di migliaia di esemplari. Questo tunnel in particolare, è lungo più di otto chilometri e l'ingresso aperto al pubblico è rappresentato da una apertura in una zona di sprofondamento. Ancora scale naturalmente per raggiungere faticosamente il fondo della grotta. Da qui comincia un impegnativo itinerario quasi rettilineo, debolmente illuminato, cosa che lo rende piuttosto misterioso e affascinante. La temperatura è piuttosto bassa e ti devi stringere nella giacca a vento se hai pensato a portartela, anche perché lo sgocciolamento dall'alto e dalle pareti laterali è decisamente forte. Il soffitto del tunnel è abbastanza alto, da un paio di metri in su, allargandosi poi di tanto in tanto in grandi sale che arrivano a trenta metri di altezza.

Lava cordonata

Invece il terreno è molto irregolare dato che le cordonature della lava che scorrendo ad oltre mille gradi sul fondo hanno come corroso il percorso, lasciando poi masse di materiale che una volta solidificate rappresentano vere e proprie trappole per il camminatore incerto e privo di illuminazione. Comunque sia, procedere è piuttosto faticoso, anche le particolarità del luogo incuriosisce ed invita a percorrere il tunnel fino al fondo della zona aperta al pubblico. Si tratta di circa un chilometro da percorrere a piedi e il grande salone che si apre alla fine è sostenuto da un colossale pilastro di quasi otto metri, pare il più alto del genere al mondo. Devo confessare che ho fatto una certa fatica ad arrivare fin qui, a causa certo del percorso scivoloso ed irregolare e dall'ambiente buio che ti dà come una certa sensazione di mancanza di aria. Alla fine, cammina cammina, ci arrivi e c'è anche qualche panca di pietra naturalmente bagnata per riposare un poco mentre te la rimiri, anche perché non c'è molto altro da vedere, per dire, niente formazioni come nelle classiche grotte calcaree per intenderci, qui la curiosità è data proprio da questo foro, spoglio e rivestito dalle cordonature che i torrenti di lava hanno lasciato negli evi passati. Poi comunque bisogna pensare a rifarsi la strada all'indietro e qui non c'è neanche l'incentivo della famosa colonna che ti aspetta alla fine. 

Lava a placche

Dei pipistrelli neanche l'ombra, dei ragni manco a parlarne, ma pare che siano annidati nelle parti più profonde e misteriose dell'insieme dei tunnel. Alla fine rimaniamo fuori della scalinata finale sotto un grande albero a sbucciarci gli ultimi mandarini per riprendere fiato, anche per smaltire la delusione della vista della targhetta che riporta gli orari del pullman che ritorna a Jeju e che essendo appena partito, ti costringerebbe ad aspettare un'ora per il prossimo. Accidenti! Bisogna ricorrere di nuovo ai taxi, che fortunamente qui costano poco, per farci portare almeno fino alla costa a prendere un bus che ha una frequenza di passaggi più interessante. Così riusciamo a raggiungere l'aeroporto e infine l'hotel prima che cali la notte, in tempo per cercare un ristorantino dove finire la serata. Come abbiamo già visto ieri, non essendo in pieno centro, non c'è molta scelta, ma poco lontano dal nostro hotel ecco che vedo un specie di bettola con i consueti tavoli tondi con le piccole cappe in rame che scendono dal soffitto sulle griglie al centro. Il proprietario, però, ha un piglio da grande chef gourmet e si aggira tra i pochi clienti con fare molto sussiegoso, avvolto in un grande grembialone su cui campeggia il nome del locale. Colpo di fortuna, dando una scorsa al menù ecco che compare tra i vari tagli di carni offerte, il famoso maiale nero di Jeju. 


All'ingresso

Ne chiedo subito conferma allo stellato che mi assicura avere la miglior carne, del miglior maiale di Jeju, il più nero che ci sia. Scelgo subito un bel piattone di pancetta tagliata in belle fette spesse un dito circa ed un piatto di lonza più magra ma apparentemente succulenta e deliziosissima. Mi pare che le porzioni siano da 200 gr circa, la lonza è magra ma non troppo e la pancetta è riccamente contornata di grasso con una marezzatura che dice mangiami mangiami e quindi ecco che subito comincia la trafila del servizio delle decine di scodellini di appetizer, sui quali predominano come sempre i kimchi odorosi e rosso fuoco, che come tutti i rimanenti, rimarranno tutti nei loro piattini di portata, incluse le salsine insaporenti, sulle quali ne campeggia una di un bel verde pisello che nasconde di certo un bel misto di letale wasabi, dalla quale, particolarmente sarà bene tenersi alla larga. Subito dopo arriva la carne che il tipo dispone con grande stile e movimenti misurati, sulla griglia in bell'ordine, dopo averli ridotti in sottili striscioline con l'uso della forbiciona di ordinanza, dato che qui il coltello a tavola è assolutamente vietato dal punto di vista cukturale. Di solito, ti devi aggiustare da solo nella procedura di rosolatura, rivoltando al carne fino a quel punto che meglio ti aggrada, prima di portare il tuo boccone al tuo piattino e mangiartela.

Grigliata

Contrariamemte invece, qui il tipo prende in mano la situazione con viso serissimo e fa tutto lui, gira, controlla e poi dispone il boccone bel rosolato al margine della griglia a tua disposizione fino a quando non decidi di ficcartelo in bocca. Insomma un bel servizio completo. La carne è davvero buona, saporitissima e si scioglie in bocca, tant'è che, una volta pappata tutta, rimirando i piatti desolantemente vuoti vicino alle montagne di immangiabili kimchi, decidiamo di prenderne ancora una bella porzione in aggiunta, tanto qui i prezzi sono sempre accessibilissimi. Così quando finalmente riempiti a dovere, scolata fino al fondo la nostra solita birra Cass ghiacciata, chiedo il conto e subito leggo la strisciolina di carta con occhio stranito, pensando prima ad un mio errore di lettura, poi in un disguido del maestro di sala, che abbia battuto tasti sbagliati. Insomma lla fine le tre porzioni sono costate la bellezza di 158.000 W, cioè all'incirca 120 eurini, una cenetta da 60 € a testa, circa eh!. Chiedo spiegazioni alla meglio, ma con occhio severo lo chef della bettola, certamente multistellato, mi fa notare che il famoso maiale nero di Jeju, non è mica bau bau micio micio, ma un piatto di particolare rilevanza e quindi per naturale conseguenza di adeguato prezzo. Insomma chiedi prima, se non vuoi pentirti dopo. Pago e ringrazio prima di uscire con all'attivo una lezione in più. Comunque era davvero buono e allora, bando al braccino corto, facciamocene una ragione.

Pareti di lava

SURVIVAL KIT

Visitatori

Grotte di Manjanggul - Parco naturale formato da un sistema di tunnel sotterranei di lava che percorrono per chilometri il centro dell'isola. Sono di particolare interesse le formazioni di lava che li costituiscono, poche invece le formazioni tipiche delle grotte, come stalattiti e stalagmiti. Quello accessibile al pubblico è a circa 25 chilometri da dal porto di Songnan, più o meno all'altezza di Wolreongji beach, verso l'interno. Probabilmente ci si può arrivare anche con un bus che però non abbiamo trovato. In taxi in mezz'oretta 25.000 W. Dalla grotta poi c'è un bus ogni ora che torna all'aeroporto di Jeju. In mancanza farsi portare in taxi (10.000W) alla linea rossa 101 che percorre la costa nord. Ingresso libero: 9:00- 18:00. Si percorre all'incirca uno dei 9 chilomentri del tunnel, fino al pilastro della grande sala finale, dopo aver disceso circa 200 gradini all'ingresso. Temperatura costante di 12°C. Vestirsi adeguatamente. Calcolate almeno 2 orette e mi raccomando portatevi una torcia che vi permetterà di camminare meglio senza inciampare. 



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Il pilone















mercoledì 27 dicembre 2023

Corea 29 - Il vulcano Ilchukbong e le donne Haenyeo

Donne Haenyeo - Jeju - Corea del sud - ottobre 2023

 

Seonsang

Gli ospiti dell'albergo sono pochini, si vede subito nel grande salone delle colazioni, dove i tavoli occupati si contano. Evidentemente siamo ormai fuori stagione, questo intantonon è un mese da matrimoni, anche se i neo sposini si rivolgono soprattutto ai grandi resort a sud dell'isola, ma certamente è finito anche il periodo balneare che fa confluire qui un bel numero di bagnanti, anche se bisogna considerare che questa è una abitudine di recente acquisizione. Sta di fatto che anche le addette a rifornire i vassoi del buffet misto, coreano-western, sembrano piuttosto svogliate nel rabboccare i piatti. La fa da padrone il succo di mandarino, che, soprattutto in questa stagione è il vero re dell'isola, sembra che sia in effetti la sua produzione più nota in tutto il paese e dappertutto come noteremo nei prossimi giorni, verrà richiamato, nelle pubblicità ma anche soprattutto nei gadget a disposizione dei turisti. Così saremo spesso circondati da gruppi che calzano cappellini a forma di mandarino, magliette e addirittura vestiti a tema arancione. Avremo di certo modo di assaggiarne a volontà e poter giudicare alfine se questo è veramente speciale e diverso dai suoi succedanei nel resto del mondo come dicono. 

Il vulcano

Intanto bisogna fare un piano di battaglia, considerata la lista di cose da vedere, la mappa dell'isola per identificarne la disposizione geografica ed infine quale siano i bus da prendere per fare l'itinerario più sensato e non perdere troppo tempo. E' sempre questo il cruccio del turista, non perdere troppo tempo per non lasciare indietro troppe delle cose da vedere obbligatoriamente. E' sempre quel maledetto biglietto di ritorno che nella tasca pesa più di un macigno e ti fa godere le cose meno di quello che meriterebbero. Comunque appare sibito evidente che i bus che portano in tutte le direzioni fuori della città di Jeju, che è anche la capitale della omonima isola e che comunque ha circa mezzo milione di abitanti, la metà circa della popolazione, partono dall'aeroporto. Decidiamo di dividere l'isola in tre parti, i due estremi e quella centromeridionale per ognuno dei giorni che abbiamo a disposizione. Oggi ci tocca la punta orientale. Per guadagnare tempo andiamo in taxi fino all'aeroporto e di qui serve una bella oretta per arrivare al porto di Seonsang all'estremità dell'isola, dove ci aspetta una delle attrazioni più importanti per cui Jeju è famosa, il parco del Cratere. Già perché questa è un'isola totalmente vulcanica, siamo infatti nel pieno della cintura di fuoco del Pacifico.

La prova provata

Jeju è emersa dal mare nella forma attuale, dopo l'esplosione di una gigantesca camera magmatica sottomarina solamente 700.000 anni fa, che ha continuato ad eruttare lava fino ad avere la forma attuale con la catena centrale del monte Halla di quasi 2000 metri, che rimane comunque il monte più alto del paese, fino a 25.000 anni fa, poi l'erosione delle forti precipitazione e l'azione implacabile dell'oceano sulle coste le hanno modellate in forme frastagliate e fantasiose. Questa terra di lava e basalto è così uno dei cosiddetti vulcani a scudo tra i più grandi del mondo e la sua superficie, è rimasta, come dire, butterata da oltre 400 crateri disposti attorno al rilievo centrale, le cui pendici sono oggi ricoperte da una imponente foresta di abete coreano, specie endemica di questa terra. Rimane quindi comunque un'isola tropicale dai panorami scabri e violenti, dalla roccia nera e tagliente, ma ricoperta da  una vegetazione rigogliosa e ricchissima, data la fertilità dei suoli, con una biodiversità enorme e un numero di forme autoctone elevato, data la sua relativa lontanamza dalla terraferma. Gli inverni rigidissimi, ho visto foto di questi giorni che la ritraggono completamente ricoperta di neve, conferendole un ulteriore aspetto straordinario, aumentano, se ancora è possibile la variabilità dei climi e degli habitat.

Panorama

Insomma un po' un unicum che presenta davvero tanti aspetti naturali interessanti. Così dopo aver percorso un bel tratto della costa a nord, eccoci nella cittadina orientale di Seonsang, dominata dall'imponente sagoma del cratere di Ilchulbong che si eleva di 200 metri sul mare come un'isoletta dai fianchi scoscesi legata alla terraferma da un istmo sottile. I fianchi della montagna sono ripidissimi e culminano in una cresta che borda l'area della caldera con una frastagliata seghettatura che ne protegge quasi l'accesso e sono verdissimi, ricoperti come risultano, da una vegetazione tropicale che durante tutta l'estate gode di robuste precipitazioni e temperature elevate e riesce così a nascondere la forte erosione che ha modellato i ripidi fianchi della montagna. Il panorama è bellissimo, ma adesso, bando alle chiacchiere, sei arrivato fin qui e ora bisogna salire fino in cima, in pratica è un obbligo morale e poi sono state predisposte una serie infinita di comode scalinate in legno che segnano la via per l'accesso alla vetta e la fiumana dei visitatori vi ci si dirige con orientale caparbietà e determinazione. Vuoi fare la barbina figura di rinunciare perché la fatica è troppa per le tue stanche gambe da vecchietto?

L'interno del  cratere

Accidenti, dal più al meno saranno circa 2000 gradini a salire e ça va sens dire, altrettanti a scendere che per le ginocchia è ancora peggio e non ci si può tirare indietro, visto che intorno a te si incamminano tutti verso l'alto, se pure a velocità diverse, ruderi di ogni gente e assieme ai baldi giovani attrezzati di tutto punto con scarpe da trekking e magliette teniche, ci sono anche anziani traballanti che lemme lemme, aggrappati al mancorrente, come ad un'ancora di salvataggio, seguono la loro personale via penitenziale che prima o poi li farà arrivare al traguardo. Insomma questa è una costante del paese, quasi tutte le attrazioni turistiche, naturali o storiche che siano, sono corredate da un numero imprecisato ma comunque enorme di gradini da salire e successivamene da ridiscendere, una penitenza obbligatoria che ti dice, se vuoi godere, devi soffrire e bere fino in fondo l'amario calice, se no, sei venuto fin qui e non hai visto niente. E allora vai. Le indicazioni puntuali recitano 40 minuti alla vetta, calcolati per visitatori non propriamente atletici e 40 minuti o poco più siano, che non si dica che siamo da meno. Ma è dura, accidenti se è dura. Ad ogni rampa, guardi al di là e te ne ritrovi un'altra che man mano che ti avvicini alla cima diventa sempre più ripida e faticosa, i gradini più alti e la montata più stretta. 

Verso la cima

A poco valgono i tempietti e le edicole poste sui punti più panoramici dai quali domini la valle, certo hai la scusa della foto per fermarti almeno un attimo e respirate profondo, inalare l'ossigeno che ti consenta di proseguire ancora e ancora. Se sei un arido, non te lo godi nemmeno il panorama e prosegui solo per forza di volontà lasciandoti dietro solo una sequela di mantra e di giaculatorie su chi e cosa te lo ha fatto fare, ma poi alla lunga insisti e insisti ancora e quando poi, superata un'ultima e faticosissima serie di gradini arrivi a scavallare l'ultima inaspettata barriera e ti ritrovi magicamente sospeso sul crinale ripidissimo dalle pareti quasi verticali, che circondano l'ovale perfetto del cono di tufo che appare da fuori quasi come le alte mura di un castello medioevale e dalla cima una innaturale valle circondata da un insormontabile vallo che racchiude lo smeraldo centrale, gemma inaccessibile incastonata sul fondo del cratere, non puoi che dichiararti esausto ma soddisfatto. Il nome significa appunto il Picco del sole nascente e credo che vedere da quassù l'alba che rischiara a poco a poco il cielo e colora di rosa le pendici per superarle alfine e rischiarare il buio della parte centrale fino a farne risplendere il verde acceso sia uno spettacolo assolutamente unico. 

La baia sottostante

Il luogo stesso non ha imitatori da altre parti essendo sorto dalle acque con una eruzione idrovulcanica di cosiddetto tipo Surtseyano, dal nome dell'isola islandese conosciuta per questo tipo di generazioni dal mare che prende origine da una esplosione di lava e acqua marina ribollente e ridotta in vapore, che produce in pochissimo tempo una elevazione notevole, ricoperta subito da ceneri e altri prodotti vulcanici che ne determinano l'elevazione. Terminata la fase di climax con la quale si forma la ripida forma dell'isola. subito comincia l'opera distruttiva del mare che la circonda, che col tempo ne eroderà via via le pareti. E qui il fattaccio è avvenuto solamente 5000 anni fa circa e quindi possiamo apprezzarne ancora tutta la potenza vitale fuoriuscita dalle viscere della terra attraverso la superficie del mare. Uno spettacolo che ti fa pensare al classico, mi son fatto un mazzo tanto, ma ne valeva la pena accidenti! Anche perchè pare che di vulcani di questo tipo in questo stato di conservazione, non se ne conoscano altri. Vale la pena di rimanere qui seduti in po' a godersi lo spettacolo delle ombre che mutano continuamente man mano che il sole sale e disegna i fianchi interni della caldera, incentivando le tonalità dei verdi in mille sfimature diverse. 

L'erosione sulla spiaggia di cenere lavica e tufo

Quasi quasi mi mangio un mandarino di Jeju, di cui saggiamante la mia gentile compagna di fatiche, ha fatto scorta prima di salire anche se costano un botto, ma capirà, la qualità si paga e assaporare il profumato succo di questo agrume unico nel suo genere, davanti all'esplosione dello spettacolo naturale, come si dice non ha prezzo e l'unione delle due sensazioni, sono certo contribuirà a cementare nella mia ormai flebile memoria, questo momento. Quando decidiamo di scendere sembra troppo presto ed invece è già passata un'ora e la scalinata prosegue in torno lungo la scogliera alla base del cono. Siamo ormai nella zona d'ombra dello stesso e la baia che si è formata alle pendici della montagna è battuta dalla furia delle onde in lotta perenne per erodere, scavare, rompere, finalmente abbattere quell'orgoglioso insulto al loro dominio. E qui sotto, un gruppo di casupole mostrano la straordinaria capacità opportunistica della nostra specie, quella capacità di adattamento che l'ha portata a conquistare nel bene e nel male, ogni tipo di ambiente naturale per quanto ostile si presentasse, piegandolo ad una situazione che ne permettesse l'attecchimento e la sopravvivenza. 

Donne Haenyeo

Queste abitazioni di pescatori, oggi naturalmente piegate alle esigenze di un turismo che ne compensa molto più proficuamente l'esistenza, raccontano una delle situazioni tradizionali proprie di questa parte dell'isola. Qui vive una etnia di abitanti del mare, le cui donne, le famose Haenyeo, pescano a mani nude nelle profondità delle baie lungo la scogliera, molluschi di vario tipo, da certi enormi conchiglioni puntuti e multicolori ai più noti abaloni, i grandi bivalvi carnosissimi dalla conchiglia madreperlacea verde iridescente e con una curva di buchi e poi dopo un attento lavoro di pulitura, vendono sulla spiaggia da mangiare al volo crudi o sottoforma della famosa zuppa di abaloni, notissima e pluricitata in tutti i k-drama che si rispettino. Ce ne sono diverse qui attorno e la cosa che ti colpisce immediatamente è che l'età media è molto alta e a meno che non sia davvero l'usura di un lavoro duro e difficile oltre che, credo molto pericoloso, sembrano tutte avere almeno più di sessanta anni, se non settanta. Sulla riva rocciosa camminano a fatica, con le gambe arcuate che fanno impressione, avvolte in mute nere e arancio spesse, datatissime, le teste racchiuse da calottine nere che le renderanno riconoscibilissime quando si immergono nell'acqua tra le onde e le rocce. 

Alla pesca

Calzano maschere di colore rosa, altrettanto spesse e senza boccagli che non servono, in quanto dopo qualche bracciata insufflano il massimo di aria possibile e si tuffano giù. Un attimo in cui i piedi, che indossano corte pinne palmate, sgambettano fuori dall'acqua per spingersi verso il fondo e poi spariscono anche per cinque minuti consecutivi, quando poi emergono di colpo, con le prede staccate dalla roccia del fondo a fatica, racchiuse nelle retine che si stringono alla vita, emettendo un suono, un grido, una specie di hoooi, prendendo aria per un paio di minuti prima di rituffarsi di nuovo. Una vita incredibile per queste donne, che tuttavia alla pari delle loro omologhe giapponesi dette Ama, le pescatrici di perle e di ostriche, proprio perché sono sempre state l'effettivo sostentamento delle famiglie, hanno una loro totale autonomia economica e di posizione nella società che in queste zone ha assunto una struttura familiare semimatriarcale dalla quale gli uomini sono abbastanza esclusi, creando una specie di casta completamente autosufficiente. Si dice che molte superino gli ottanta anni facendo questo lavoro e la tradizione pare risalga a quasi duemila anni fa. 

Una "donna che si immerge"

Le quattro che si stanno immergendo intorno alle baracche ristorante dove mi sono posizionato, in precario equilibrio sugli scogli scivolosi, vanno avanti per più di una mezz'oretta prima di tornare a riva con quanto hanno pescato, un paio di secchielli di plastica pieni, dai quali i molluschi vengono subito prelevati, puliti e serviti ai famelici turisti che altro non aspettavano, disposti attorno a panche piazzate alla bella meglio attorno a tavoli di fortuna. Dietro, nella baracca, dai fornelli, si leva il fumo della famosa zuppa. Il profumo è accattivante, ma il malinteso timore della giungla parassitaria che accompagna la leggenda del pescato crudo, mi impedisce di seguire l'istinto del cuore che mi avrebbe fatto volentieri far prendere posto accanto alle vecchie, tra l'altro apparentemente molto simpatiche e ridanciane, che uscite dall'acqua nelle loro tute grondanti, familiarizzano coi turisti come delle gentili nonnette che aspettano di essere riportate all'RSA. Una cosa assolutamente incredibile, direi miracolosa se non la avessi vista con i miei occhi. E non ditemi che è una turistata, perché uscendo di città, lungo la costa rocciosa, se ne vedono assai di questi gruppi di calottine, arancioni come i mandarini dell'isola, che galleggiano tra i flutti, alla faccia di tutto e di tutti.

Yoon
Yoon ride, mentre si leva le corte pinne e posa la maschera rosa che si è tolta dopo essersi scrollata di dosso l'acqua che sembrava non voler scivolare via dalla muta. E' piccolissima vista da vicino e un po' ingobbita forse arriva a malapena ad un metro e 40 e ha quasi 74 anni, almeno così dice, con una punta di civetteria. Fa questo lavoro da quando era una ragazza e la pelle del viso è come incartapecorita, piena di rughe come se di anni ne avesse mille, come se fosse uno di quei personaggi delle serie che qui adesso vanno tanto di moda. Dice che questo lavoro le ha sempre permesso di vivere bene e senza dover dipendere da nessuno e adesso che ci sono sempre più turisti, ancora meglio. Suo marito è morto tanti anni fa e non ha avuto figli, una vena di tristezza le attraversa lo sguardo, ma subito ride guardandosi attorno mentre comincia a pulire le grosse conchiglie colorate che lei e le sue colleghe hanno raccolto. Esegue il lavoro con cura e con l'esperienza dei tanti decenni. Dopo un po' un grosso piatto davanti a lei è quasi pieno. Yoon prende un grosso abalone che ha liberato della conchiglia e lo taglia con un affilato coltello dalla lama corta e larga. Me ne offre una fettina, assicurandomi che è buonissimo. Lo rifiuto anche se mi dispiace deluderla. Lei si stringe le spalle, forse capisce le mie perplessità, d'altra parte i clienti non mancano, così si gira e lo offre ad un gruppo di ragazze che stanno dietro. Ride ancora scrollando la grossa testa, strizzando gli occhi forse ancora umidi per la salsedine. Ai giapponesi no, con quelli non ride mai, almeno non ci riesce. Dopo tanti anni, tante immersioni, tante conchiglie strappate alla roccia mentre sembrano scivolare tra le mani, gli occhi non le bruciano
, dopotutto sono ormai tanti anni che non piange più.


Il pescato

 

SURVIVAL KIT

Il cratere

Parco di Seonsan Ilchukbong - All'estremità est dell'isola, si raggiunge dall'aeroporto con il bus 211 in circa un'ora, che vi lascia al porto. Di qui il sentiero comincia subito dietro le prime case e porta alla scalinata di accesso. Il cratere alto 182 metri, necessita di almeno 40 minuti, un'ora per la salita e apre un'ora prima dell'alba proprio per consentire l'accesso nel momento topico della giornata. Ingresso 5000 W. Ristori solo all'ingresso. Luogo Unesco assolutamente imperdibile. Tra salita, discesa e tempo per ammirare l'area dall'alto, calcolate almeno tre orette. Intorno al cratere di circa 600 metri di diametro, profondo un centinaio, che sorge su una specie di isoletta attaccata alla costa, parte anche il Coastal trail che dicono molto bello e che percorre un tratto di costa rocciosa spettacolare e battuta dalle onde. Possibilità anche di fare giri in barca attorno al cratere per vederlo dal mare (20.000 W)

Pesca finita

Le donne Haenyeo (le donne che si immergono) 해녀 - In particolare vicino al cratere e attorno alla cittadina di Seogsan, ci sono ancora molte comunità di queste donne pescatrici spesso anziane (l'età media è oltre i 60 anni) che munite di tuta si immergono tra le onde delle scogliere in cerca di molluschi che poi vendono al mercato o in improvvisati banchetti direttamente sul posto. Famosa è la loro zuppa di abaloni. Sembra che questa attività tradizionale non stia affatto scomparendo. Vicinissimo al cratere, nella scogliera antistante è possibile vederne alcune che si immergono tutti i giorni generalmente verso le 14 e se ve la sentite, mangiare nel ristorantino improvvisato. Questa pesca tradizionale è registrata con certezza dal 1600 ma è certamente molto più antica; in città c'è anche un piccolo museo che ne racconta la storia. 


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