venerdì 18 agosto 2023

Una notte a Varanasi



 La notte era scesa di colpo come sempre accade in città ed il forte acquazzone che aveva flagellato le case e le strade, aveva portato via, assieme all'afa pesante della calura estiva anche la puzza che saliva dai vicoli più oscuri e dai rivoli neri che incrostavano il centro dei viottoli contorti che scomparivano tra i muri scrostati. A poco a poco una brezza leggera ed un poco più fresca arrivava dal fiume alleviando quella fatica di vivere che sempre opprimeva la città, pesante per chi ci doveva vivere e penosa anche per chi ci veniva a morire. A poco a poco i rumori della vita del giorno si andavano attutendo e le attività si spegnevano ad una ad una, facendo scomparire, man mano che le fioche luci si andavano spegnendo come se anch'esse stessero esalando il loro attaccamento alla vita, secondo il discernimento della natura e l'essenza cosciente della città. Quando oramai su tutto era sceso il velo del sonno e si erano spenti da tempo i canti lontani che venivano dalla riva del fiume, Shanti chiuse l'uscio di assi malconce della sua casa e percorse il viottolo che dal centro del suo quartiere la conduceva verso la grande piazza che di giorno esplodeva di colori e delle grida dei venditori di frutta. Niente si muoveva ormai ed a terra, tra i banchi chiusi e gli spazi ormai liberi dalla folla della giornata, giaceva solamente un tappeto di materiale marcio o abbandonato perché invendibile. 

Anche i cercatori di qualcosa rimasto tra gli scarti, che ancora si potesse mangiare, se ne erano andati. Solo, negli angoli più bui, fagotti informi, avvolti in cenci dal colore incerto cercavano riposo, immobili al punto di suscitare dubbi e incertezze. Solo un cane si aggirava qua e là, annusando tra i rifiuti, muovendosi tra un monticello e l'altro, con l'aria e il modo di chi non avesse speranze di trovare qualche cosa di utile. Teneva la lunga coda bassa, anche lei conscia di quella fatica di vivere. Un abbaiare lontano destò la sua attenzione, quasi un richiamo come se qualcuno, altrove, avesse trovato qualche cosa di buono. Fiutò l'aria e caracollò piano in quella direzione, scomparendo nell'ombra delle siepi scarne e ossute che contornavano la piazza. Shanti camminò adagio, fino al fordo, dove le stradine che si formano cominciano ascendere verso il fiume e si diresse verso il basso senza guardarsi intorno, scivolando leggera lungo i gradini che la guidavano verso la superficie dell'acqua, di cui sentiva la brezza, anche se ancora lontana. Camminò ancora nel quartiere dei legnaioli, tra le cataste, da cui venivano profumi di sandalo e di nim, mescolati al fumo dei roghi ormai spenti della giornata appena passata. 

Poi arrivò alla gradinata bianca e con passo lieve scese verso il basso, arrivando fino ad una piattaforma larga e deserta dove si fermò un istante a contemplare il fiume immenso che sembrava fermo davanti a lei, i piedi nudi appoggiati sulla fredda pietra degli ultimi gradini, dove appena arrivava l'acqua a bagnarli, scura come petrolio, spessa come linfa di oltretomba. Si strinse le piccole spalle nel cotone stinto che la avvolgeva tutta e volse gli occhi spenti verso la riva opposta nascosta nella bruma notturna, invisibile eppure presente. Rimase a lungo immobile, minuscola statua di carne tenera ad ascoltare gli impercettibili rumori della notte, poi da sotto la dupatta chiara estrasse un piccolo contenitore di cartoncino marrone che tenne un poco tra le mani rivolte verso la corrente. Al suo centro un minuscolo fiore vermiglio del quale potevi indovinare anche da lontano il profumo forte e deciso. Poi, sempre lentamente, accese il lumino che conteneva e lo depose sull'acqua, con gesto minuto, quasi temesse di rovinarlo o di turbare quel movimento fluido che sfiorava l dorso della sua mano come una carezza benevola anche se imprevista.




Lo tenne ancora un attimo, pronunciando con un mormorio sommesso le parole previste, una invocazione, una richiesta, un obbligo privo di speranze, " Maha Dev... Maha Dev... Maha Dev...". La mano si aprì e la barchetta con il suo carico di intenzioni si allontanò piano, mentre la corrente portava verso il centro del fiume quella piccola luce fioca, conducendola verso il suo destino, tremolante e così minuscola che quasi subito divenne invisibile eppure certa, tanto che Shanti ne seguì ancora a lungo le evoluzioni a cui i piccoli gorghi la costringevano, finché più nulla fu più distinguibile e neppure immaginabile nelle pieghe della notte senza luna. Solo allora Shanti si voltò verso la cima della scalinata e ne salì i gradini ad uno ad uno, anche se il passo era diventato più pesante e affaticato e le picocle spalle della ragazza si erano fatte più curve, come a reggere un peso diventato d'improvviso troppo grande, fino a che anche lei non scomparve, trasparente figura di un sogno, tra i fumi dei roghi inceneriti.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Bellissima storia. andrò a Varanasi presto e questo racconto mi ha fatto sognare, sono stata varie volte in India ma non saprei esprimere a parole le emozioni che mi porto al ritorno, grazie

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