sabato 25 ottobre 2025

Carcoforo: sulle tracce dei popolo Walser

Carcoforo

Il 24 ottobre si è svolta l’ultima giornata di istruzione del Museo dell’Agricoltura del Piemonte organizzato come di consueto dalla nostra infaticabile Presidente Giacomina Caligaris alla quale va il nostro ringraziamento, sia per l’interesse della visita proposta che della qualità degli accompagnatori, con in testa il Sindaco Bertolini e la signora Maestrini, comunicatrice del territorio in uno splendido vestito tradizionale Walser dai ricami delicatissimi ed altri non meno gentili ed appassionati, che hanno consentito al gruppo di soci partecipanti di apprezzare appieno il sito proposto. Per riassumere la giornata non si può non far cenno alla meravigliosa zona nella quale abbiamo percorso l’interessante itinerario. C’è infatti questo tratto della Valsesia in cui la montagna sembra custodire ancora un legame antico con l’uomo, fatto di legno e pietra, di pascoli e silenzi, di lentezza e ospitalità genuina. È la Val d’Egua, e al suo cuore si trova Carcoforo, un piccolo borgo walser a 1304 metri di quota, considerato tra i comuni più suggestivi dell’arco alpino piemontese. Arrivare qui è già un’esperienza: la strada sale dolce, costeggiando il torrente e il bosco, fino a quando il paesaggio si apre e il paese compare incorniciato dalle cime. Prima di entrare tra le case, una struttura in pietra e legno dà il benvenuto ai visitatori: è l’Arco della Buona Accoglienza, costruito nel 1734 sulla mulattiera che un tempo rappresentava l’unico accesso al villaggio. È un simbolo antico, quasi un portale sospeso nel tempo, che invita chi entra ad assumere un passo diverso: più lento, più attento, più rispettoso. Carcoforo non è un museo a cielo aperto: è un paese vivo, seppur piccolo, fatto di case in legno scurito dal sole e tetti pesanti in piode, cortili raccolti, minuscole vie che si intrecciano. L’impronta walser è evidente nelle architetture rurali: i “torbe”, tipici fienili in legno eretti su basamenti in pietra, raccontano un passato contadino che ha saputo dialogare con l’ambiente senza alterarlo. Nel centro sorge la chiesa parrocchiale di Santa Croce, consacrata nel 1618 e successivamente ampliata nel Settecento. All’interno, stucchi e affreschi barocchi dialogano con la sobrietà esterna, offrendo al visitatore un piccolo scrigno d’arte alpina, fuori si affastellano le case, alcune dalle facciate dipinte, dalle architetture complesse e legate alle necessità agricole del territorio. Poco fuori il borgo, l’oratorio della Madonna del Gabbio aggiunge un'altra tappa di quiete e spiritualità, immerso tra prati e antiche mulattiere. Carcoforo si trova in un territorio di grande pregio ambientale, ai confini del Parco Naturale Alta Valsesia. È una meta perfetta per chi ama camminare: dal centro del paese partono numerosi sentieri, tra cui quello che sale al Colle d’Egua e incrocia la Grande Traversata delle Alpi. Per i più allenati, questo è l’inizio di splendide escursioni verso laghi, creste panoramiche e alpeggi ancora in attività; per chi preferisce un ritmo più tranquillo, la piana attraversata dal torrente Egua offre passeggiate dolci tra prati e larici. Come ci hanno confermato i nostri accompagnatori, con l’inverno, la stessa valle si trasforma in un piccolo paradiso per lo sci di fondo: il silenzio della neve, le orme degli animali, la luce limpida di quota rendono l’atmosfera quasi fiabesca. Tuttavia la parte più interessante e che è stato anche il fulcro della visita, essenziale per chi vuole comprendere meglio la storia locale è stato il Museo Naturalistico del Parco, ospitato in un’antica “torbe” walser restaurata. Qui pannelli, oggetti e ricostruzioni mostrano il rapporto millenario tra l’uomo e l’ambiente alpino, un equilibrio oggi più che mai da preservare. La seconda costruzione recuperata, quasi al centro del villaggio, che risale addirittura al 1365, contiene quello che possiamo annoverare come un “Museo del fieno” che tende a porre l’accento sul prodotto chiave che ha consentito fin dai tempi passati la prosperità della valle, raccontando tutte le fasi della produzione e della raccolta esposte in maniera filologicamente perfetta e appassionante, con la descrizione e l’esposizione degli strumenti e del loro uso. Una visita nella sala del comune, un tempo sede della vecchia scuola elementare condotta da una storica Maestra, ci ha mostrato l’erbario e la possibilità attraverso un microscopio elettronico, di osservare le piantine nella loro più precisa evidenza. Infine arrivare al “Frassio dal vote” pianta storica appena sopra al paese, ha dato a tutti l’opportunità di godere della splendida vita su uno dei più begli affacci montani di questa parte delle Alpi con la vista della prima neve che coronava le cime vicinissime. Ma una visita a Carcoforo non può essere staccata da un avvicinamento a quelli che sono i sapori della tradizione- Infatti Carcoforo è anche gusto: la piccola ristorazione locale offre piatti di montagna autentici, dai formaggi d’alpe a salumi aromatizzati alle erbe, sino alle polente robuste e ai dolci della tradizione. Il pranzo quindi non è stato soloun momento di ristoro, ma parte integrante dell’esperienza di viaggio, con l’opportunità che abbiamo avuto di assaggiare le miacce e gli sparöi, le deliziose crespelle, che rappresentano i piatti tipici della valle. Possiamo così concludere che ci sono paesi di cui si ricorda un monumento, una piazza o un museo. Di Carcoforo si ricorda qualcos’altro: l’atmosfera. È una sensazione fatta di luce pulita, di leggera solitudine, di un ritmo senza fretta. Chi arriva non trova folle, né turismo aggressivo: trova un pezzo di Alpi intatto, capace di riconciliare, per qualche ora o qualche giorno, con il lato più essenziale della montagna.


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