| Carcoforo |
Il 24 ottobre si è svolta l’ultima giornata di istruzione
del Museo dell’Agricoltura del Piemonte organizzato come di consueto dalla
nostra infaticabile Presidente Giacomina Caligaris alla quale va il nostro
ringraziamento, sia per l’interesse della visita proposta che della qualità
degli accompagnatori, con in testa il Sindaco Bertolini e la signora Maestrini,
comunicatrice del territorio in uno splendido vestito tradizionale Walser dai
ricami delicatissimi ed altri non meno gentili ed appassionati, che hanno
consentito al gruppo di soci partecipanti di apprezzare appieno il sito
proposto. Per riassumere la giornata non si può non far cenno alla meravigliosa
zona nella quale abbiamo percorso l’interessante itinerario. C’è infatti questo
tratto della Valsesia in cui la montagna sembra custodire ancora un legame
antico con l’uomo, fatto di legno e pietra, di pascoli e silenzi, di lentezza e
ospitalità genuina. È la Val d’Egua, e al suo cuore si trova Carcoforo, un
piccolo borgo walser a 1304 metri di quota, considerato tra i comuni più
suggestivi dell’arco alpino piemontese. Arrivare qui è già un’esperienza: la
strada sale dolce, costeggiando il torrente e il bosco, fino a quando il
paesaggio si apre e il paese compare incorniciato dalle cime. Prima di entrare
tra le case, una struttura in pietra e legno dà il benvenuto ai visitatori: è
l’Arco della Buona Accoglienza, costruito nel 1734 sulla mulattiera che un
tempo rappresentava l’unico accesso al villaggio. È un simbolo antico, quasi un
portale sospeso nel tempo, che invita chi entra ad assumere un passo diverso:
più lento, più attento, più rispettoso. Carcoforo non è un museo a cielo
aperto: è un paese vivo, seppur piccolo, fatto di case in legno scurito dal
sole e tetti pesanti in piode, cortili raccolti, minuscole vie che si
intrecciano. L’impronta walser è evidente nelle architetture rurali: i “torbe”,
tipici fienili in legno eretti su basamenti in pietra, raccontano un passato
contadino che ha saputo dialogare con l’ambiente senza alterarlo. Nel centro
sorge la chiesa parrocchiale di Santa Croce, consacrata nel 1618 e
successivamente ampliata nel Settecento. All’interno, stucchi e affreschi
barocchi dialogano con la sobrietà esterna, offrendo al visitatore un piccolo
scrigno d’arte alpina, fuori si affastellano le case, alcune dalle facciate
dipinte, dalle architetture complesse e legate alle necessità agricole del
territorio. Poco fuori il borgo, l’oratorio della Madonna del Gabbio aggiunge
un'altra tappa di quiete e spiritualità, immerso tra prati e antiche
mulattiere. Carcoforo si trova in un territorio di grande pregio ambientale, ai
confini del Parco Naturale Alta Valsesia. È una meta perfetta per chi ama
camminare: dal centro del paese partono numerosi sentieri, tra cui quello che
sale al Colle d’Egua e incrocia la Grande Traversata delle Alpi. Per i più
allenati, questo è l’inizio di splendide escursioni verso laghi, creste
panoramiche e alpeggi ancora in attività; per chi preferisce un ritmo più
tranquillo, la piana attraversata dal torrente Egua offre passeggiate dolci tra
prati e larici. Come ci hanno confermato i nostri accompagnatori, con
l’inverno, la stessa valle si trasforma in un piccolo paradiso per lo sci di
fondo: il silenzio della neve, le orme degli animali, la luce limpida di quota
rendono l’atmosfera quasi fiabesca. Tuttavia la parte più interessante e che è
stato anche il fulcro della visita, essenziale per chi vuole comprendere meglio
la storia locale è stato il Museo Naturalistico del Parco, ospitato in
un’antica “torbe” walser restaurata. Qui pannelli, oggetti e ricostruzioni
mostrano il rapporto millenario tra l’uomo e l’ambiente alpino, un equilibrio
oggi più che mai da preservare. La seconda costruzione recuperata, quasi al
centro del villaggio, che risale addirittura al 1365, contiene quello che
possiamo annoverare come un “Museo del fieno” che tende a porre l’accento sul
prodotto chiave che ha consentito fin dai tempi passati la prosperità della
valle, raccontando tutte le fasi della produzione e della raccolta esposte in
maniera filologicamente perfetta e appassionante, con la descrizione e
l’esposizione degli strumenti e del loro uso. Una visita nella sala del comune,
un tempo sede della vecchia scuola elementare condotta da una storica Maestra, ci
ha mostrato l’erbario e la possibilità attraverso un microscopio elettronico,
di osservare le piantine nella loro più precisa evidenza. Infine arrivare al
“Frassio dal vote” pianta storica appena sopra al paese, ha dato a tutti
l’opportunità di godere della splendida vita su uno dei più begli affacci
montani di questa parte delle Alpi con la vista della prima neve che coronava
le cime vicinissime. Ma una visita a Carcoforo non può essere staccata da un
avvicinamento a quelli che sono i sapori della tradizione- Infatti Carcoforo è
anche gusto: la piccola ristorazione locale offre piatti di montagna autentici,
dai formaggi d’alpe a salumi aromatizzati alle erbe, sino alle polente robuste
e ai dolci della tradizione. Il pranzo quindi non è stato soloun momento di ristoro,
ma parte integrante dell’esperienza di viaggio, con l’opportunità che abbiamo
avuto di assaggiare le miacce e gli sparöi, le deliziose crespelle, che
rappresentano i piatti tipici della valle. Possiamo così concludere che ci
sono paesi di cui si ricorda un monumento, una piazza o un museo. Di Carcoforo
si ricorda qualcos’altro: l’atmosfera. È una sensazione fatta di luce pulita,
di leggera solitudine, di un ritmo senza fretta. Chi arriva non trova folle, né
turismo aggressivo: trova un pezzo di Alpi intatto, capace di riconciliare, per
qualche ora o qualche giorno, con il lato più essenziale della montagna.
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