mercoledì 14 agosto 2013

Recensione: Dipika Rai - Goccia a goccia nasce il fiume.

Romanzo di esordio di questa nuova voce indiana, colpisce duro per le situazioni che descrive. Un'India molto poco oleografica che si apre a mostrare i suoi lati più pesanti e dolorosi. Una realtà rurale ben lontana dalla crescita tumultuosa dei BRICS e dalla voglia di diventare un paese moderno. Il titolo originale, ben più calzante, Someone else's garden, Il giardino di qualcun altro, dipinge bene questa parte oscura, intrisa di tradizioni di un maschilismo violento e feroce dove padri, mariti e figli considerano le donne che stanno loro accanto meno di cose. Disgrazie alla nascita, impicci da mantenere e di cui liberarsi in qualunque modo al più presto, indebitandosi anche pur di mettere insieme una qualsiasi misera dote da dare alle mani voraci di chi se le porterà via, ne faccia quel che vuole, le picchi, le venda o le uccida, magari bruciandole se le ritiene ormai inutili. Le femmine sono il giardino di qualcun altro, dunque non ha senso prendersene cura. Una filosofia alla fine condivisa dalle donne stesse, che le donne stesse condividono, condannando senza pietà chi tra di loro non la rispetta. E' la storia di Matma, già vecchia a vent'anni e di tutta la sua odissea di figlia e poi di moglie che riesce infine a sfuggire al suo terrificante destino, pur tra sensi di colpa e difficoltà inaudite, tra le miserie dell'India più profonda e difficile, spietata verso i deboli, che devono scontare evidentemente e giustamente le loro colpe, maturate nelle vite precedenti, che pure esiste ed è così lontana dalla idea della tolleranza ghandiana a cui spesso si indulge, pensando a quel paese. Anche se il finale buonista e carico di quell'happy end caro agli indiani, disturba un po' il rigore del lavoro, il libro è comunque molto interessante per chi ama questo paese e ne ritrova sempre con piacere gli odori e  i colori. Le descrizioni attente degli ambienti e dei personaggi, vi faranno precipitare negli abissi più nascosti e dolorosi, per poi lasciare spazio ad una atmosfera alla Bollywood di cui questo paese non riesce a fare più a meno e che ormai sembra rappresentare un vero e proprio marchio di fabbrica. Direi da leggere.


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