venerdì 18 dicembre 2015

Kota

Kota - Jagmandir Palace


7 Wonders Garden
Kota è a poca distanza da Bundi e ci arrivi in un attimo. Questo angolo di Rajastan poco affollato di turisti è davvero interessante, soprattutto per la tranquillità con cui ti puoi gustare forti e palazzi in quasi completa solitudine. Anche il senso di trascuratezza e di abbandono che si porta con sé la mancata appetibilità turistica fanno premio se cerchi atmosfere di un passato recente di un'India che l'arrivo della globalizzazione non ha ancora cancellato. In fondo Kota è una città di un milione di abitanti, eppure ci cogli soprattutto un senso di strapaese affollato e di massa umana in perenne movimento che riempie gli spazi come se una sorta di horror vacui fosse costantemente presente nel DNA del paese. In fondo il Rajastan non è uno stato ad alta densità di popolazione, più o meno ha gli abitanti dell'Italia su un territorio più grande, tuttavia il fatto che ci siano larghi spazi desertici, fa sì che i luoghi abitati diano una sensazione di affollamento notevole. Le vecchie città poi, che hanno mantenuto una viabilità pensata per un traffico limitato agli animali, sono ingorgate dalla motorizzazione brutale che l'ha invasa ed è in continuo aumento. Penso che per un occidentale sia impossibile guidare in una città indiana. Saresti costantemente impossibilitato a muoverti per il timore di sbattere contro chi si infila in ogni spazio agibile o di far cadere le decine di mezzi a due ruote che fanno lo slalom tra i quelli più grandi che si muovono a passo d'uomo. 

Traffico locale
Oppure rimarresti bloccato negli ingorghi di camion fatiscenti mentre gruppi di vacche o altri animali rimangono a testa bassa occupando completamente la carreggiata. Già, sembrano essere un problema queste vacche sacre che resistono implacabili in ogni parte della città, manifestando una netta preferenza a fermarsi o a sdraiarsi completamente di traverso sul manto stradale, senza curarsi minimamente di quello che capita loro intorno. Questa però deve essere la mentalità giusta per affrontare l'India ed i suoi problemi. Mucchizzarsi, farsi bovino nell'atteggiamento e nella sensibilità, non lasciarsi smuovere da quanto ti circonda, senza preoccupazione, alla fine tutti ti passano intorno senza danno, ogni problema rimane al di fuori di te. Mantenere un occhio tranquillo e tumido; la vacca è priva di ansia, non si agita, ha raggiunto uno status di serenità che la rende magicamente immune dai problemi del mondo e questo insegnamento deve guidarti sempre mentre ti danni a trovare la strada giusta per arrivare al palazzo e rimani incastrato in un vicolo del bazar, circondato da risciò, biciclette e moto che strombazzano con clacson multitonali mentre la sagoma incombente di un camion Tata, carico di canna da zucchero si appoggia al tuo paraurti. I conducenti non sbraitano, né litigano tra di loro, al massimo fanno un cenno con la mano fuori dal finestrino ruotandola con degnazione o scrollano la testa, che non significa neppure disapprovazione. 

City Palace
Se proprio bisogna, suonano un po' il  clacson tanto per far capire che sono in marcia verso qualche posto. Sul bordo del lago, al cui centro spicca il solito Jagmandir Palace, un giardino con i più famosi monumenti del mondo in miniatura. Vicino al Taj Mahal c'è anche una torre di Pisa pendente, siamo conosciuti anche da queste parti. E' pieno di studenti in gita scolastica che ci corrono intorno, qui si fanno di domenica queste scampagnate, per non perdere preziose ore di studio, sotto l'occhio di professori accigliati che sorvegliano il movimento dei ragazzini vocianti come in tutti i paesi del mondo. Il palazzo all'interno del forte, invece è praticamente deserto, eppure come i tanti suoi omologhi in questo che, per sua stessa denominazione, è il paese dei mille Raja, è bellissimo e grande. Gli addetti girano in tondo affannati, presi di sorpresa da questi visitatori mattinieri e aprono in fretta e furia gli ingressi e le porte che danno sui vari ambienti. Anche qui corridoi interminabili, camere di piacere e spazi dove il re riceveva in udienze pubbliche o private; luoghi di riposo e camere da musica. Specchietti, ornamenti, archi complessi, dipinti sbiaditi e sculture che il fantasioso e barocco stile indomoghul semina dappertutto per arricchire la bellezza degli ambienti. In pratica ognuno di questi palazzi è diventato un museo dove esporre la storia della famiglia che ha regnato sulla città. 

Camera da letto del Raja
Oggetti antichi e curiosità, miniature preziose e ritratti che riportano in vita la genealogia del raja di turno, animali impagliati, frutto della cacce favolose riportate in mille romanzi e tante fotografie d'epoca che raccontano gli avvenimenti della famiglia dove incombe come una dannazione inevitabile la presenza degli inglesi, pallidi epigoni di un impero lontano, figure esangui di cadetti o personaggi esiliati dal baffo prepotente che qui trovavano un ruolo di dominio e potere; donne efebiche fasciate in corpetti minuti e gonne ampie coi visi emaciati dalle febbri, riparate da ampli cappelli, tutti seduti al posto d'onore accanto al principe di turno che avevano onorato con la loro presenza. Gente probabilmente mal sopportata, quando non odiata, ma che lasciato un imprinting di comportamento assorbito morbosamente dall'establishment locale che lo ha poi eletto a modello di stile e di raffinatezza da imitare. Il thé delle cinque, il prato verde curato, assolutamente incongruo in questo clima, il cricket, i cavalli, la guida a sinistra e così via. Tutti questi musei interessantissimi soprattutto per quello che rappresentano, hanno in fondo questa impostazione di base, oltre al fatto di essere polverosissimi, cosa che li rende ancora più credibili nella loro iconicità. 

Uno specchio
Percorri i cortili deserti dove in qualche angolo sono abbandonate portantine o statue di cavalli da parata, alzi lo sguardo sulla fila di finestre occultate dalle grate in legno, opere d'arte esse stesse, nella loro complessità multiforme, che sbarrano la vista all'interno dello zenana, il luogo delle donne. Qualche ambiente rimane sbarrato da lucchettoni di ottone chiusi da tanto tempo quanto dimostra la loro stessa età, sono zone in attesa di un restauro che con ogni probabilità non potrà mai avvenire. Eppure qui risplendeva una vita rilucente di ricchezza e di sfarzi. Stuoli di servitori si affannavano al servizio della famiglia. Addetti il cui unico compito era quello di ravvivare un camino quando il raja arrivava per la notte oppure quello di battere un bastone con i campanellini per avvisare che arrivava la lettiga reale e la folla della strada doveva allargarsi e fare ala al passaggio, senza alzare lo sguardo. Stalle di cavalli o ancora più maestose, quelle degli elefanti. Fuori del grande portale del palazzo foderato di una serie fitta di puntali di ferro, proprio per impedire che gli elefanti da guerra del nemico assalitore cercassero di abbatterlo a testate, passano lenti i grandi cammelli che arrivano dal deserto. Rimuginano, la mandibola in perenne movimento, lo sguardo altero dalle lunghe ciglia che guarda il mondo dall'alto, con palese senso di superiorità. Ma c'è un motivo, il dromedario è l'unico essere vivente che conosce il centesimo nome di Hallah.

Portale d'ingresso

SURVIVAL KIT

Sala udienze
City fort palace - (ingr. 200R) Al centro della città, circondato dalle mura. Vale la pena assolutamente di essere visitato. Praticamente senza turisti potrete visitarlo in assoluta tranquillità. Molti spazi vi verranno aperti appositamente. Testimonianza della storia Rajput, bellissimi ritratti e iconografia fotografica, nonché gli oggetti storici del museo appartenuti alla famiglia. Il palazzo è un po' in decadenza, molo polveroso, specialmente il museo, ma gli affreschi di diversi ambienti sono ancora apprezzabili. La parte dello zenana è attualmente chiuso. C'è anche un negozietto di souvenir con miniature e marionette di legno a prezzi interessanti probabilmente grazie alla scarsità dei visitatori. merita comunque la deviazione.
Da Jaipur a Kota via Bundi (5 H - 260 km)

Kota - Città di circa 1mln di ab. a 40 km da Bundi. Interessante il centro caotico, il palazzo ed il lago su cui è usuale fare un giro di una mezz'oretta con apposite barche. Rimane comunque sulla strada verso Amedhabad.

Seven wonders garden - Giardino di nuova costruzione sulle rive del lago, in cui sono state costruite quelle che vengono giudicate le costruzione giudicate le 7 meraviglie del mondo. Tra queste la torre Eiffel, la torr di Pisa e ovviamente il Taj mahal. Sulla riva del lago possono rappresentare un momento di riposo. Gli alberi devono ancora crescere, per cui portarsi un cappellino per difendersi dal sole.




Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:



3 commenti:

Luisa ha detto...

Sul concetto di mucchizzarsi avanzerei una debole denuncia di paternità e di personale congruità...

Luisa ha detto...

:P

Enrico Bo ha detto...

Assolutamente, sono un assoluto sostenitore della liceità dei brevetti, solo che ormai anche io sono aderente alla setta, solo che non riesco ancora a mucchizzarmi completamente, a volte purtroppo mi incazzo.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!