lunedì 13 febbraio 2023

Mezzaluna fertile

da wikipedia

Vi parlavo l'altro giorno del movimento turistico in generale e di quanto questo nel tempo sia stato influenzato contemporaneamente, dalle necessità pratiche e dalle mode. Scegliere una meta dove andare, non è mai frutto del caso, ma spesso ci sono condizioni pratiche alla base delle scelte. Naturalmente molto parte da qualche sogno che sta lì per anni riposto in angoli remoti del cervello e che è nato magari da casualità, piccoli ricordi, racconti di altri viaggiatori, bravi a divulgare, che ti hanno colpito e che sono rimasti lì, pronti a riemergere di tanto in tanto, come oggetti del desiderio, magari favoleggiati al di là del loro valore reale. Ricordo la figurina del Circasso che stava al centro di una pagina della raccolta Razze umane, che tanto mi faceva sognare da ragazzino, unita allo scarso interesse reale di quel paese che al momento delle mie visite era ormai completamente adagiato sul realismo sovietico, oppure a contrario i racconti di amici che mi descrivevano quasi con stupore e meraviglia i paesaggi e le città fatate dello Yemen e che ritrovai forse ancora più magiche. Altri racconti invece, che avevano creato in me propositi e progetti, da perseguire sicuramente nel mio futuro prima o poi, il Mali e la falaise de Badjangara, l'Afganistan da Bamjan ai laghi di Band-e Amir, le isole Mentaway al largo di Sumatra, per motivi vari e sopravvenute impossibilità tecniche, rimarranno per sempre nel cassetto dei sogni, itinerari accuratamente preparati e pronti destinati a languire come desideri inespressi, anche se mai dire mai. Poi ci sono le possibilità pratiche e organizzative, che cambiano profondamente nei decenni. 

Quando ero giovane e mi affacciavo alla scoperta del mondo, c'erano rotte aperte a tutti e anche facilmente percorribili come tutto il nord Africa, praticamente quasi senza frontiere o la via delle Indie, nella quale tanti ragazzi si buttavano con una 2CV, mentre altre aree del mondo come l'oltrecortina o il sud est asiatico e varie parti dell'estremo oriente erano assolutamente interdette, mentre adesso avviene esattamente il contrario. Insomma le cose cambiano, il mondo muta profondamente e i desideri sono destinati ad essere realizzati o meno, soprattutto da situazioni estranee alla nostra volontà. Certo rimangono i richiami della fantasia, letterari o logistici, come l'area indo-asiatica, Salgari e le tigri di Mompracem, la Cina di Pearl Buck, Chatwin, Melville e le mille balene bianche da inseguire nei nostri sogni. La situazione attuale, comunque, in cui bisogna ormai convivere sotto diversi punti di vista, fa comunque da discrimine invalicabile per ogni scelta, anche di pancia, a cominciare, perché no da quello sanitario, che anche il Covid ci ha messo lo zampino, a quello economico, che a causa del lievitare del prezzi, comincia a rendere alcune mete off-limit, almeno per chi, come me, è abituato a fare viaggi a basso impatto sul portafoglio e a quello politico che, con i rivolgimenti più recenti, ha chiuso per chissà quanto molte aree e altre continua a mantenere serrate a doppia mandata. Dunque diciamo che scegliere diventa sempre più difficile anche se il mondo rimane grande e ce n'è sempre molto ancora a disposizione. Così diciamo che questa volta vorrei passare dal richiamo ancestrale dell'origine della specie a quelle aree, in cui sono assente ormai da moltissimi anni, dove si sono accesi i punti cardine della nostra civiltà occidentale che con buona ragione possiamo anche considerare mondiale. 

Certo il fascino della scintilla primaria della specie umana, in quella Rift valley, che tante cose ha da offrire, rimane comunque quasi ineguagliabile, sotto il punto di vista di quel mal d'Africa, sia pur letterario, che genera quella malia magnetica che ti vorrebbe condurre a percorrere sentieri nascosti, dove si avventuravano esploratori arditi fino a raggiungere luoghi difficili, forse sulla carta pericolosi e ancora popolati da gruppi etnici isolati e mirabilmente interessanti, ma questa volta sono rimasto accalappiato, per motivi vari da quella mezzaluna fertile da cui la nostra genia è partita alla conquista del mondo. Lì, un po' più di diecimila anni fa, sui postumi dell'ultima glaciazione, stirpi varie di allevatori che conducevano greggi e mandrie per il mondo abitabile, fermandosi solo a raccogliere bacche, radici e semi da macinare alla meglio attorno a fuochi e caverne, per consumare le prede cacciate, e sempre più spesso comodamente allevate, qualcuno capì che proprio quei semi raccolti con fatica nelle pianure, se rigettati nel terreno, germogliavano, dando vita a nuove piante e moltiplicando all'infinito quella preda raccolta faticosamente ricercandola chissà dove e che invece poteva essere disponibile attorno a quel luogo che poteva diventare capanna e poi casa fissa, fino a far nascere agglomerati, paesi, infine città, lasciando il tempo per pensare, inventare, darsi regole, differenziare i compiti, vivere più facilmente, insomma. In pratica la nascita della civiltà, attraverso una forzatura definitiva della natura alle necessità umane. La mezzaluna fertile, grazie alle condizioni climatiche, creò la base per lo sviluppo delle idee, che la vicinanza di un mare facile ed amico come il Mediterraneo, contribuì a spargere più lontano, creando quella sana mescolanza di popoli e soprattutto di idee, che hanno provocato, rinfocolandosi le une con le altre, la definitiva nascita del nostro mondo. 

Per questo il Medio Oriente ha uno straordinario fascino e mantiene la capacità di mostrare vestigia tra le più antiche, che raccontano la nostra storia e ancora oggi è una delle aree del mondo che ne conserva un numero considerevole e degno di grande interesse. Negli ultimi anni direi che l'ho frequentato trappo poco, praticamente quasi mai per lavoro e purtroppo anche poco per il mio piacere, complici anche tutte le complicazioni geopolitiche che hanno limitato l'accesso a molte delle sue parti più interessanti. Di certo quando ero giovane era molto più facile, anche se forse più costoso, percorrerne le vie, al di là delle sempiterne beghe israelo-palestininesi, ma per il resto potevi andare dappertutto con una certa semplicità, dato che tutte le asperità religiose della galassia islamica, sonnecchiavano ancora sotto la cenere, senza palesarsi troppo. In Iran i Komeinisti erano appena arrivati ed erano ancora poco incisivi nella vita reale, l'Iraq con la Siria, sonnecchiavano da secoli, l'Afghanistan stava ancor aspettando di trasformarsi nel Vietnam dei Russi, Giordania e Libano sembravano paesi ormai volti al futuro e la Turchia mostrava di avviarsi sulle orme di Ataturk, verso una inarrestabile deriva di europeizzazione. Vedete bene come possono cambiare le cose in pochi decenni. Così sempre rimandando, dopo le mie scorribande anatoliche degli anni '80, avevo un po' lasciato da parte questa area, con sporadiche puntate, Giordania, Egitto, una toccata e fuga iraniana e più recentemente una interessantissima presa di visione di Israele e territori Palestinesi. Tutte cose di grandissimo interesse naturalmente, ma che hanno lasciato tante caselle da riempire, tanti spazi vuoti da marcare. Così è nato il prossimo breve progetto. Una necessità di muoversi finalmente, un'idea suggerita e raccolta con entusiasmo, un controllo di fattibilità concreto e finalmente, come si dice, la messa a terra del progetto definitivo, per riempire una nuova casella, un'altra figurina in quell'album che mantiene purtroppo ancora tanti, troppi spazi vuoti.


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