lunedì 8 marzo 2010

Natura amica e OGM. (Viva la patata!).

La delibera comunitaria che ha aperto all'introduzione di alcuni OGM, tra cui la famosa patata Amflora, ha dato la stura ad una sequela di commenti sui vari media che rasentano spesso il ridicolo, se non se non addirittura il grottesco. Capisco che, chi ha interessi specifici da difendere o aderisca ad uno dei tanti credi religiosi New Age, peschi nel torbido delle paure ancestrali, ma spesso anche sedicenti giornalisti, con la scusa di fare colore, agitano le oscure acque delle coscienze sporche con uscite disarmanti. D'altra parte, se Ministri dell'Agricoltura credono che la vite si semini, tutti possono dire tutto, che tanto va bene lo stesso. Allora vorrei solo fare una riflessione, per chi ha la bontà di seguirmi, sull'agricoltura in generale, lasciando il problema specifico degli OGM ad un altro post, o se volete dettagli tecnici più precisi leggete questo bel post di Bressanini o quest'altro di Lucia. Bisogna, secondo me, ficcarsi bene nella zucca che l'agricoltura è una attività umana completamente e assolutamente CONTRO NATURA. Se non si parte da questo assunto, tutto il resto viene travisato. In natura NON ci sono campi di grano o di granoturco, anzi non ci sarebbe neppure il grano o il granoturco. Queste sono ARTIFICIALI creazioni dell'uomo. Più o meno 10.000 anni fa un disgraziato abitante della cosiddetta mezzaluna fertile, aiutato dalle favorevoli condizioni del clima in quella zona (e imitato anche da qualche altro suo simile in altre parti del mondo con analoghe condizioni), dopo che un suo predecessore qualche migliaio di anni prima aveva capito che era più comodo tenere gli animali più docili, rinchiusi da uno steccato, vicino a casa, senza dover ogni volta andare a caccia nella foresta, ebbe la sciagurata intuizione che conservando i semi di quelle piante i cui frutti, la sua pigra donna, doverosamente bastonata di tanto in tanto, andava a raccogliere sempre nella foresta, lasciandoci qualche volta le penne, potevano essere messi nella terra per ottenere gli stessi frutti comodamente vicino a casa. Meno rischio e meno fatica, sempre uguale l'uomo, direbbe Brunetta, sempre la stessa poca voglia di faticare. Ma da qui è cominciato il disastro che ha consentito a questo essere sfaticato di avere a disposizione molto più cibo, per moltiplicarsi come le blatte e passare da pochi milioni a 7 miliardi in 10.000 anni appunto. Infatti, i suoi disgraziati discendenti hanno subito capito che più cibo si ha, più se ne può scambiare, con altri prodotti o con femmine dei villaggi vicini, dispostissime ad elargire i loro favori sessuali a chi potesse garantire un benessere tangibile. Di lì è cominciata l'escalation. Colpa della natura che ha fatto sì che nei vegetali le mutazioni genetiche fossero frequentissime anche se casuali, cosa che creava ogni anno su milioni di piante uguali, migliaia di individui diversi dalle piante originali. L'agricoltore, ormai, dopo che aveva preso a seminare i semi tutti nello stesso posto, ottenendo il primo innaturalissimo CAMPO COLTIVATO, furbacchione, notò subito questi Organismi Geneticamente Modificati e anche se non ne sapeva niente di genetica e di DNA, non era cretino e cominciò, ad esempio, a tenere per l'anno successivo i semi delle piante che erano più grosse, o più buone, o che avevano resistito meglio alla siccità, o che avevano più semi sulla stessa spiga. Così, con quella che si chiama selezione massale, creò a poco a poco nuove varietà che prima non esistevano affatto e le modificazioni genetiche erano così forti e frequenti che in pochi millenni furono create (selezionate) piante enormemente più efficienti (ma orribilmente negative per l'equilibrio naturale, che le eliminerebbe immediatamente se gli fosse lasciata mano libera) di quelle originali, che mai la natura avrebbe privilegiato nella evoluzione NATURALE. L'antenato del mais ad esempio aveva tre o quattro granelli utili sul pennacchio, mentre una attuale spiga ne conta quasi un migliaio. Col tempo, il furbone o meglio i suoi discendenti, perfezionarono sempre meglio la tecnica di attendere modificazioni genetiche utili (seppur casuali su cui avrebbe operato una scelta successiva, scartando la maggioranza inutile ai suoi fini) e comprendendo meglio il funzionamento della vita, scoprì la tecnica dell'incrocio per creare nuove specie (geneticamente modificate) e tecniche di selezione più sofisticate ed efficienti. Incrociando grani di provenienza giapponese con altri locali, si ottenne ad esempio la varietà Senatore Cappelli che diede una svolta decisiva alla cerealicoltura italiana nei primi anni del secolo scorso. E sì, perchè l'agricoltura non è una attività artistica e bucolica, ma una attività ECONOMICA da cui, chi la pratica davvero, non chi la racconta in televisione recitando poesie o perseguendo i suoi affari, si aspetta di ricavare un reddito come in tutte le altre attività umane e intende massimizzarlo in rapporto all'investimento (di tempo o di denaro) fatto. Anche questo è un altro assioma da tenere presente sempre. Questa spinta ad aumentare il più possibile l'utile di questa attività umana, ha spinto la ricerca a concentrarsi su quello che si chiama da oltre un secolo MIGLIORAMENTO GENETICO, cioè come cambiare attraverso la genetica (visto che è l'unica via) le piante in maniera utile all'uomo. Intanto si è scoperto il cosiddetto effetto del lussureggiamento degli ibridi che non starò qui a spiegare, ma soprattutto si è capita la necessità di aumentare le modificazioni genetiche al massimo, in modo da avere più ampia scelta tra le molte inutili che si sarebbero potute produrre. Si è quindi cominciato per tentativi a provocare queste modificazioni genetiche per via chimica con l'acido gibberellico e poi con bombardamenti di radiazioni gamma, al fine di rompere le catene di DNA ed ottenere ricombinazioni in grandi quantità tra le quali, del tutto casualmente, si sarebbe riusciti ad individuare quella modificazione utile che si andava cercando. Così ad esempio si è ottenuto negli anni 60 il grano duro Creso che ha rappresentato un miglioramento produttivo sostanziale. Col bombardamento radioattivo, pensate che orrore, direbbe la massaia di Voghera. In quegli anni a nessuno veniva in mente che queste tecniche fossero peggiorative (se no lo avrebbero chiamato peggioramento genetico, credo). Se il miglioramento di un carattere, ad esempio la produttività andava a scapito notevole di un altro, ad esempio la resistenza alla siccità o ad una qualità inferiore, era lo stesso mercato che escludeva la varietà tra le molte concorrenti. Ricordo bene una varietà di melone che aveva delle ottime caratteristiche per la raccolta meccanica, ma, come mi diceva un amico contadino, sapeva di morto, e durò una stagione, chi se lo sarebbe comprato? Ma la scienza è andata avanti e da un decennio e più siamo capaci di andare a fare la modifica genetica in modo molto più certo e mirato di prima, quando si sparava nel mucchio e su migliaia di modifiche si sperava di averne una casualmente buona. Adesso si sa con certezza che se ad una patata che produce circa 20%di amilosio e circa 80% di amilopectina tolgo un gene (quello che permette la formazione dell'amilosio), la nuova patata ottenuta produrrà il 100% di amilopectina, il che mi sembra molto utile per una azienda che ha bisogno solo dell'amilopectina per fare carta, non vi pare? Certo la stessa cosa magari la potevo ottenere causalmente in 50 anni di incroci casuali, ma non è meglio così? E quale è la pericolosità insita in questo metodo? Non riesco a capirlo. Il risultato è più sicuro e costa meno. Ma questo è male? Tenendo conto che stiamo discutendo di una operazione contro natura, fatta per guadagnare (l'agricoltura) è meglio farlo in modo più rapido, più certo e meno costoso e soprattutto più sicuro o fare il contrario, come si è sempre fatto? Se non vi piace filosoficamente questa sequenza, l'unica via di uscita è una riduzione numerica del genere umano o autoprodotta (abbiamo questa capacità senza problemi) o tramite un buon virus, che porti la presenza umana sulla terra a qualche migliaio di individui. In questo caso, in qualche generazione, si dovrebbero perdere le implicazioni economiche e sostanziali dell'attività agricola assieme alle conoscenza di base che la permetterebbero. Tutto il resto è fuffa.

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13 commenti:

Angelo azzurro ha detto...

Hai dato buone argomentazioni. Devo rivedere la mia posizione sugli OGM quindi.

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

Concordo pienamente come fedele di Bressanini, anche se temporaneamente non praticante.
In ogni caso sempre viva la patata.

Anonimo ha detto...

E' inutile precisare che come agronomo condivido il 100% di quanto Hai cosi abilmente e pacatamente esposto.Quello che non riesco a capire é perchè autorevoli giornalisi e seguite trasmissioni televisive siano tutte schierate su posizioni retrograde e di retroguardia. Ciao GLM

Enrico Bo ha detto...

Accidenti , ma nessuno mi da contro? Addirittura una quasi conversione! calma Angi, non precipitare le cose. L'importante è avere una informazione corretta che riesca ad illustrare il problema nelle sue molte sfaccettature. Quindi informarsi, informarsi, informarsi, che è diverso dallo stare a sentire semplicemente quelli che hanno più visibilità, poi cercare di applicare un proprio giudizio critico, poi naturalmente fare quello che ci pare, come è più che giusto, ma senza pretendere che sia il Verbo.

lucia ha detto...

grazie per la citazione! arrosisco! anche da me é successa una cosa simile, alla fine del post i commenti erano "accidenti, non lo sapevo, interessante!"
si vede che forse allora tentar non nuoce. ciao!

Enrico Bo ha detto...

@Lucia - Secondo me se le cose si dicono con calma e con correttezza è facile che essere convincenti e complimenti per il blog.
@GLM- cosa vuoi è così facile fare dell'ironia sulla patata Frankenstein!

Anonimo ha detto...

a proposito di patate... il misconosciuto scopritore della patata in piemonte è stato Giovanni Virginio morto il 5 Maggio 1830 povero e dimenticato, all'ospedale Mauriziano di Torino, una lapide ora scomparsa lo ricordava ed il Comune gli dedicò una picolissima via ma in zona centrale tra via Po e via Verdi esistente ancora oggi ma che nessuno conosce pur passandoci sempre. Passò gran parte della sua vita a dire che era buona, nutriente, economica, e tutti lo prendevano per matto.
Raffaele

Anonimo ha detto...

Gli OGM non mi bastano, voglio che spingano sull'acceleratore della ricerca: pensa alla patata con già il sapore di polipo o di fiorentina, il tutto protetto da una buccia come quella della banana, che si pela in un amen...
Dottordivago
P.S. Ora, per inviare il commento, mi tocca scrivere "vishedec"; per rispetto non dico niente ma ricorda che, per uno "snafuz", una volta ho mandato a cagare Misterpinna...

noi ricchi ha detto...

Il primo limite che vedo negli OGM è la rapidità con la quale si possono ottenere specie ibride con le quali invadere il mercato e per gli effetti poi vedremo; possiamo permetterci questo rischio? Il secondo limite che vedo è la protezione degli OGM tramite brevetto; possiamo permettere l'esclusiva sugli alimenti? Possiamo accettare il monopolio sul "cibo"?

Enrico Bo ha detto...

@Doc - alla patata col polipo non avevo pensato, ma intanto risolveresti il problema della difficle cottura dello stesso , a me viene sempre un duro. Ieri per commentare da te ho dovuto scrivere addirittura "sputol" pensa un po'!

Enrico Bo ha detto...

@Noi ricchi- Non credo che gli OGM, data la pesantissima resistenza e cattiva informazione esistente , riescano a diffondersi rapidamente, anche perchè vengono sottoposti ad una serie infinita di capziosi controlli sotto cui non passano le altre varietà parimenti geneticamente modificate, ma del tutto simili, ottenute coi metodi tradizionale (incrocio, ibrido, bombardamento con raggi gamma, immersione in acidi). Di norma però le cultivar, se hanno caratteristiche valide si sono sempre diffuse molto rapidamente (per fortuna)sostituendo quelle peggiori. Il problema dei brevetti è interessante. Io penso che se uno investe tempo,denaro e ingegno per scoprire una cosa debba ricavarne qualcosa, perchè di norma nessuno lo fa per la fama, ma come lavoro. I brevetti ci sono sempre stati anche sulle normali sementi usate negli ultimi 50 anni. Il buono dei brevetti è che dopo 10 anni scadono e tutti possono riprodurre le stesse cose se ne hanno le capacità tecniche. Sicuramente sarebbe meglio che la ricerca fosse agevolata (non ostacolata come adesso , specie verso gli OGM) in modo che la facessero ancjhe organismi pubblici anzichè solo i privati nelle nazioni che lo consentono, i brevetti sarebbero inferiori. Qualche decennio fa quando la ricerca sementiera in Italia pubblica e privata era molto attiva le varietà ottenute avevano diritti di brevetto irrisori (mi sembra sui cereali 1500 lire al quintale di semente ad esempio)e adesso tutte quelle varietà sono a disposizione di tutti. Senza i brevetti, nessuno le avrebbe selezionate e saremmo ancora al Gentil Rosso. La tecnologia per gli OGM tra l'altro è abbastanza semplice e non molto costosa, molti istituti potrebbero farlo senza grandi investimenti. Tra l'altro penso che nuovi OGM resistenti a malerbe o parassiti vari, o arricchite di vitamine, o meno bisognose di fertilizzazione sarebbero la benedizione per le colture sedicenti bio, che potrebbero ridurre a zero l'utilizzo di questi prodotti fornendo finalmente culture con qualcosa di valido oltre alla fuffa.

Anonimo ha detto...

Cosa???
Anche da me si deve scrivere la parolina?
Non lo sapevo: chiamo subito il guru informatico e, se si può, la faccio togliere.
Dottordivago

Enrico Bo ha detto...

caro Doc, con si può togliere

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