I nostri amici Polo, che abbiamo lasciato tranquilli per un po', hanno superato Karakorum e i monti Altai e sfiorando il deserto del Taklamakan, chissà che caldo, e se ne vanno verso nord in cerca di strada più agevole. Non è ben chiaro se arrivano fino al lago Bajkal, che non viene citato specificamente, però di certo Marco descrive la regione circostante, l'attuale Burjatia, che era stata attravarsata durante la variante di viaggio di padre e zio, pochi anni prima.
Quando si dice esageriamo!
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Cap. 70...una contrada verso tramontana, la qual si chiama lo piano di Bangu (Burjatia) e dura ben 40 giornate, a capo del quale l'uomo truova lo mare Ozzeano. La gente son chiamate Mecricci (i Mekrit che vivono a sud del Bajkal, nella zona di Chita, paese conosciuto solo dai giocatori di Risiko) e son salvatica gente; egli vivono di bestie e 'l più di cervi. Non hanno biade ne vino; la state hanno caccia e uccellagione assai, di verno non vi stae né bestie né uccelli per il grande freddo....
Accidenti se faceva freddo su quella riva ghiacciata del Bajkal. -32°C, mi assicurava Valentin, scrollando la testa perchè non faceva più quel bel freddo sano di un volta, mentre mi mostrava la lunga pista percorsa dai camion sulla superficie di ghiaccio spesso quattro metri che attraversava diritta l'immenso lago da una sponda all'altra. Ci voleva vendere corna di cervo e bile di orso, cose che, forse si trattavano anche 800 anni fa. Per le pellicce c'erano dei giri loschi, tutta roba che aveva già le sue strade, al pari di diamanti, petrolio e compagnia bella.
Nel ristorante dell'albergo ci ordinò una Okha bollente (vedere qui la ricetta di Acquaviva), la minestra/zuppa di pesce di lago che qualcuno dei tanti puntini neri lontani, fermi per ore sul ghiaccio davanti a un buco nel ghiaccio verde, aveva pescato. Sul fianco una bottiglia di vodka e una trivellina per bucare la superficie. I pesci presi, di fianco, già belli che surgelati, una catena del freddo cortissima. In testa pesanti colbacchi di volpe o di ondatra. Questa, lo aveva già capito Marco, è terra di pellicce e l'amico Zhenja pensa ancora adesso alle magnifiche pantofole di pelle di orso che gli riscaldavano le serate moscovite davanti alla televisione. Terra estrema, selvatica e selvaggia, piena di mistero, dove l'estate dura un giorno, dove l'uomo non è contadino, dove è subito sera e le stelle sono difficili da guardare.
Cap. 70
...e vi dico che questo luogo è tanto verso la tramontana che la tramontana (la stella polare) rimane arietro verso mezzodie...
Quando si dice esageriamo!
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3 commenti:
Che bellezza qui, Enri!
Questo viaggio è affascinante. Ti proietta in terre fantastiche e sempre sognate. Sei bravissimo! Dovresti curare una pubblicazione. Mi sembra di avertelo già detto, tempo fa!
Molto bello anche il nuovo template.
Ti auguro un'estate fantastica come i tuoi racconti di terre lontane.
Un abbraccione.
annarita
...dimenticavo! Il link alla ricetta dell'Okha non funge! E mo' la voglio, mio caro! Eheheheheh!
Ciao Anna
Il link lo metto tra poco appena posta Acquaviva, lavoriamo in sincrono , ma quasi.
In effetti mi piacerebbe farne qualcosa di questo lavoro a due mani, quando tra un annetto sarà finito, ci penseremo.
Buona estate anche a te!
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