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mercoledì 22 settembre 2010

Previsioni facili.

Che il parere degli esperti sia da prendere con le molle è un dato di fatto. Ma, a mio parere, questo assunto non deve essere considerato una colpa o un indice di incapacità. Credo che sia invece insito nel concetto di previsione, che di norma viene fatta e calcolata basandosi su montagne di dati e di estrapolazioni scientifiche e logiche ineccepibili, mentra la realtà è fondata nella maggior parte dei casi su eventi del tutto casuali e imprevedibili appunto, fatto esiziale proprio per la categoria predittiva. Quindi non si dovrebbe imputare a ignoranza o incapacità del cosiddetto esperto, la previsione che gli si rivolta contro, ma anzi ciò farebbe parte insindacabilmente della sua assoluta volatilità.

Basta vedere come le previsioni, anche a breve, devono essere periodicamente riviste e corrette, qualunque sia il campo esaminato, dall'economia alla metereologia. Si può trarre utilità da questa populistica osservazione? In alcuni casi, e allora scatta comunque il desiderio della catalogazione dei fatti, propria dell'uomo che non si vuol rassegnare alla tenebra dell'ignoto, si può tentare di ottenere comunque un dato più credibile proprio utilizzando la coscienza dell'errore e qui la scienza statistica ci è maestra, con il suo utilizzo di tecniche che considerano appunto il dato scientifico dell'errore; in altri casi si può andare un po' più a naso, come quella legge ormai seguita da molti, che per investire in borsa, chiedono informazioni a più esperti e, considerato il parere dei più bravi, agiscono esattamente al contrario, comprando se il consiglio è di vendere e viceversa, considerato che la percentuale di previsioni sbagliate è sempre superiore al 50%.

E' un po' tutta questa storia che, come sapete mi ha decisamente affiliato al gruppo dei tuttologi, che si vantano di non sapere nulla, ma su tutto e di prendere poco in considerazione gli specialisti esperti, in particolare quelli più quotati e famosi. Basta dare un'occhiata valutativa a molte previsioni dei futurologi degli anni 60/70 per sottoscrivere quanto sopra detto. Come ricorda Messori, il petrolio e le altre materie prime dovevano essere irrimediabilmente finite prima del 2000; si stava andando verso una nuova era glaciale con iceberg a Venezia; il Giappone sapeva solo copiare e non avrebbe mai prodotto una industria tecnologicamente efficace ad esempio nell'automobilismo; nel '61, anno del centenario, si prevedeva che Torino avrebbe superato nel 2000 i due milioni di abitanti; sull'Espresso in una bella inchiesta si prevedeva che negli anni 80 l'URSS avrebbe superato in ricchezza gli USA.

Tutti i sociologi davano per quasi morte le religioni; prima del finire del secolo, il Cristianesimo si sarebbe ridotto a una nicchia, per non parlare dell'Islam per cui la scomparsa era ormai inevitabile, essendo una fede, questa, nata per i beduini e incapace di fare presa sulla modernità; in elettronica ci sarebbe stata una totale egemonia USA, con l'IBM unico produttore mondiale che si sarebbe accaparrato ogni brevetto. La Yugoslavia era ormai un blocco compatto ed indissolubile e futuro sereno anche per Israele, capace di far fiorire i deserti con i vantaggi economici che i vicini arabi non avrebbero potuto che apprezzare. La Cina invece non avrebbe mai potuto adattarsi al mercato, avendo ormai il marxismo trovato un ottimo adattamento alla mentalità cinese. E si potrebbe continuare a lungo.

Parlare è facile, ma la carne è debole e di tanto in tanto è facile cascarci per tutti: Chi non si avventura di tanto in tanto in previsioni che reputa certe, non tanto per la sua esperienza personale, ma soprattutto per la chiara evidenza dei fatti? Ricordo che verso la fine degli '80, comunicare non era così semplice. Si chiamava in ufficio tramite il centralino; era appena stato istallato in ufficio un voluminoso telex e le comunicazioni, anche quelle interne, si facevano con opportune lettere che arrivavano dopo un giorno o due. Ricordo che un giorno arrivò da me in ufficio un rappresentante di crocchette per cani, che portava appeso ad una spalla un pesantissimo aggeggio, alcuni chili almeno. Dopo averlo deposto su una sedia, volle mostrarmene le meraviglie. C'era, attaccata sul fianco una cornetta nera collegata con un filo spiralato. Dopo averlo acceso, passarono una decina di minuti per mettere in funzione il marchingegno, infine riusci a collegarsi e fece una telefonata dimostrativa per avere i dati di composizione del mangime per cuccioli di taglia grossa. Me ne magnificò l'efficacia e l'utilità, rimpiangendo solo i chili da trasportare a spalla e il problema che la batteria durasse solo un'oretta, oltre al fatto che si riuscisse a collegare solo in centro città, ma sembrava che l'anno successivo sarebbe uscito un modello un po' più efficiente. Quando uscì, ci lanciammo tutti un'occhiata commiserativa. Ma come poteva avere un futuro un apparecchio così balordo e inefficace? Di certo sarebbe finito presto nel dimenticatoio delle novità fasulle ed inutili. Certe previsioni sono proprio facili da fare.

Viva la tuttologia disincantata, viva sempre il dubbio e il relativismo.



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giovedì 1 ottobre 2009

Rosa confetto.

Dicono che il modo migliore per sopportare meglio il dolore fisico sia concentrarsi sui numeri. Così mi è venuto in mente di proporvi una mia riedezione di un vecchio giochino di logica-matematica che anche se conosciuto, è pur sempre simpatico. Soliti premi virtuali per chi pubblicherà per primo la soluzione. All'ultimo matrimonio a cui sono stato c'erano dei confetti buonissimi, tanto che al termine della ricca cena mi sono seduto ad un tavolo con un amico per guardare la bella sposa che ballava, portando con me tre ciotoline quadrate, ognuna delle quali conteneva uno dei tre tipi di confetti che avevamo prelevato dai bicchieroni. In una c'erano quelli al pistacchio, nell'altra alla mandorla, nella terza al cioccolato. Ma erano talmente buoni che tutti quelli che passavano di lì, ne prendeva qualcuno facendo finta di guardare dall'altra parte e alla fine nei tre quadratini ne sono rimasti proprio pochi. Allora quel furbone del mio amico mi fa: "Tu che sei un tuttologo, indovina quanti confetti sono rimasti di ogni tipo, ti do un indizio. Il prodotto dei primi tre quadrati è lo stesso che si ottiene moltiplicando tra di loro le tre quantità dei tre tipi di confetti rimasti". "Son tuttologo ma non astrologo, gli risposi, i dati non sono sufficienti, dammi qualche altro indizio" risposi io un po' piccato. "Hai ragione, ti posso allora aggiungere che se li conti tutti assieme, i confetti rimasti senza considerare il tipo, hai esattamente il numero di amici maschi della sposa che c'erano stasera." Feci un rapido calcolo mentale, ma dovetti arrendermi "Guarda che non ci arrivo ancora, non posso proprio trovare la soluzione." "Non hai tutti i torti- replicò lo sbruffoncello-ma adesso ce la dovresti fare: ne sono rimasti di più al cioccolato". A questo punto poichè, sono sì tuttologo ma non cretino, diedi la soluzione di cui vorrei che voi deste anche una spiegazione logica, se no son capaci tutti di andar per tentativi. E non barate, se vi ricordate la vecchia versione, evitiamo di fare i furbi, che tanto controllo e magari mi passa il mal di schieda.

mercoledì 16 settembre 2009

Elogio della tuttologia.

Uno dei motivi per cui alcuni miei amici mi disapprovano (vero Mariuccia?) è che il mio assunto principale recita: "Piuttosto che fare una cosa molto bene, preferisco farne molte male". Sarà pigrizia congenita, sarà incostanza cronica, sarà una curiosità genetica che mi spinge a sfarfalleggiare suggendo il nettare della conoscenza qua e là a piccoli morsi come per testare cucine diverse. Tanto per farvi un esempio, non conosco bene neanche l'italiano (come avrete notato spesso), ma per contro, mi sono interessato di penetrare i meccanismi di almeno una decina di lingue e di altre lo faccio ogni volta che ne ho la possibilità. Così mi sono iscritto alla benemerita congregazione dei tuttologi come avrà notato chi ha la bontà di seguirmi. Questa disciplina, negletta e vituperata, quando non derisa e disprezzata, mi affascina e mi conquista ogni giorno di più. Si è detto che lo specialista sa quasi tutto su quasi nulla, mentre la stupenda posizione del tuttologo è che non sa quasi nulla, ma su tutto. Questo lo mette in una straordinaria posizione di vantaggio, in quanto (se riesce ad essere anche intelligente e questo purtroppo non si impara) lo mette in grado, quando è in presenza di uno specialista, di poter ascoltare qualunque cosa, riuscendo, quanto meno a capire di cosa si sta parlando e potendo quindi fare al medesimo, domande pertinenti che lo rendono partecipe, mentre con gli incompetenti della materia può comunque tenere banco, certo (sempre se è intelligente e non si allarga troppo) di non dire scemenze. Può partecipare, con i suoi limiti a tutte le discussioni e questo fatto continuerà ad arricchirlo e a stimolarlo a guardare in altri pollai. Vi ricordo che comunque tutte le grandi teste dell'umanità sono stati enciclopedici, come si diceva un tempo. Oggi però, con lo sterminato aumento delle cognizioni possibili, l'appellativo di tuttologi mi sembra più calzante, proprio perchè data la mole di materiale disponibile bisogna contentarsi di sempre minori informazioni su ogni campo, visto che anche questi si moltiplicano a dismisura. Non dimenticate che il tuttologo è poi sempre il centro della festa, proprio perchè è in grado di parlare ma, soprattutto stare ad ascoltare tutti, virtù questa molto rara e quanto mai apprezzata in particolare dagli specialisti. Vi sarà capitato di chiedere ad un amico appassionato di montagna se preferisce arrampicare libero o in cordata e quello non vi mollerà più, se gli date retta mentre vi enumera le ultime novità tecniche e così via. Certo da un lato, questa esasperazione specialistica mi preoccupa, dall'altra mi consola. Chiedevo l'altro giorno ad un amico medico il nome di un buon angiologo, specializzazione assai specifica (consentitemi la tautologia) e lui di rimando, mi ha chiesto di precisare se mi interessava specializzato nelle vene o nelle arterie! Tra un po' sarà dura anche per noi tuttologi stare dietro a tutto. Comunque, uno dei maggiori difetti imputatici è quello di essere troppo prolissi e parolai, forse per coprire la nostra ignoranza e nascondere i nostri limiti, per cui la pianto di allungare il brodo, tanto avete capito tutti che oggi non sapevo cosa dire ma non volevo esimermi da questo appuntamento quasi quotidiano, d'altra parte sono o no il miglior blogger degli ultimi 150 anni di repubblica?

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 121 (a seconda dei calcoli) su 250!