Così arrivammo di nuovo a Mosca. Una Mosca preoccupata, impaurita, dove si sentivano crescere le tensioni sociali e politiche. Per il momento tutto era stato sedato ed i carri armati erano rientrati, ma pochi mesi più tardi, ad ottobre, ci fu un tentativo di golpe, con i deputati, capeggiati da Kasbulatov, un ceceno e quindi, già di per sé stesso, malvisto, che si asserragliarono nella Duma, la Casa Bianca di Mosca, assediata per giorni e poi incendiata. I segni di quel rogo rimasero evidenti per molto tempo, fino a quando l'edificio fu dato in appalto ai turchi per essere ristrutturato, come si vede dalla foto. Elzin ed il suo gruppo prese definitivamente in mano il paese e segnò l'indirizzo economico e politico del decennio successivo. Appena arrivati a Sheremetievo, l'aereoporto internazionale, si capiva che la struttura organizzativa e le regole del precedente ordine costituito avevano ceduto di colpo. Appena si aprì il portellone infatti, la prima persona ad entrarvi, non fu il solito poliziotto, ma nientemeno che il nostro caro Zhenija che ci veniva ad accogliere direttamente dentro l'aereo, per occuparsi di persona dei bagagli. -Di questi tempi bisogna stare attenti.- disse con tono cospiratorio. L'autista del bus, dietro compenso, ci portò direttamente fuori dell'aereoporto alla macchina che ci aspettava, saltando tutti i controlli. Ma alla macchina, con nostro disappunto erano state svitate le targhe, in quanto giudicata in divieto di sosta, con una interpretazione molto fantasiosa. Era questo il sistema utilizzato dai GAY (la polizia del traffico) per riscuotere le multe. Andammo fino al baraccotto dei vigili a trattare la restituzione che ci costò una intera scatola di sigari Garibaldi appena arrivati dall'Italia a cui Ferox teneva moltissimo, ma solo in questo modo ci furono restituite targhe e cacciavite per poterle riapplicare. data la temperatura, però, il vetro era completamente ghiacciato. Ferox andò a comprare una bottiglia di vodka al vicino kiosk e la fece colare sul parabrezza con la perizia dettata dall'esperienza, tra l'orrore dei passanti che vedevano il prezioso liquido colare inutile nella neve. Ma la vodka allora costava circa la metà dell'antigelo, allo stesso kiosk ed era molto più efficace, come fu subito dimostrato. Ritornare in centro non fu facile. Piazza Majakovsky era chiusa, bloccata da un corteo pro-Elzin; lungo la strada già avevamo dovuto fare una lunga deviazione, davanti allo stadio, gli OMON in assetto antisommossa avevano sgomberato il popolatissimo mercato, pieno di gente del Caucaso, con la scusa dell'ordine pubblico da mantenere. Era già chiaro, ma allora nessuno lo capiva, che proprio nel Caucaso si sarebbero potuti individuare futuri nemici contro cui scatenare guerre diversive e da incolpare dei guai che si stavano abbattendo sulla Russia. Il giorno dopo me ne sarei tornato finalmente in Italia, a casa, dopo 43 giorni passati in una nazione completamente nuova, carica di problemi e con poche ricette e nessuna esperienza per risolverli. Era il primo di innumerevoli viaggi che avrei fatto da quelle parti, nei quindici anni successivi, una esperienza straordinaria per tutte le persone che ho potuto incontrare, per tutte le situazioni con cui ho potuto confrontarmi, per tutte le cose che ho cercato di capire, spesso senza riuscirci, ma che mi hanno arricchito come forse nessun altro posto o avvenimento ha potuto fare. Assistere ai grandi cambiamenti con l'occhio dell'estraneo è un privilegio che può capitare poche volte nella vita. Manco da qualche anno da Mosca e posso dire con sincerità che mi manca il suo clima duro, i suoi odori impastati di sudore degli ambienti troppo caldi, il morso del gelo sulla pelle che ti fa affrettare verso un luogo riparato, gli occhi tristi della gente che esce dalla Metro al mattino, le risate amare davanti alle bottiglie di vodka, i rumori attutiti nei parchi coperti di neve. Forse non avrò più l'occasione di vedere la stella rosso rubino sulla torre Spaskaja, allora mi farò bastare la possibilità di sentire ogni tanto gli amici che la possono vedere ancora anche per me.
mercoledì 23 dicembre 2009
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9 commenti:
Enrico,
te l'ho sempre detto che i racconti del tuo viaggio mi commuovono. Questo ancora una volta.
Non stento a credere che sia stata una straordinaria esperienza e fonte di arricchimento.
Buon Natale, Enrico,
auguroni a te e i tuoi cari.
g
Enrico,
te l'ho sempre detto che i racconti del tuo viaggio mi commuovono. Questo ancora una volta.
Non stento a credere che sia stata una straordinaria esperienza e fonte di arricchimento.
Buon Natale, Enrico,
auguroni a te e i tuoi cari.
Pop Copy'n'paste
(scusa Giovanna, ma il tuo commento era perfetto)
Ti mancano anche "... i suoi odori impastati di sudore..."??
Enrico,
Pop è tutto matto! :-)
Pop, grazie per avermi fatto sorridere! Fa così bene...
g
Un post da leggere come un pezzo di romanzo! Grande Enrico.
Buon natale!
Buon Natale Enrico e tanti auguri....
Grazie a tutti di cuore e Buon Natale anche a voi.
@Angy - Non ci crederai , ma sento un po' di nostalgia anche di quello (si sentiva specialmente sui treni).
@Pop - sei mitico.
Copio/incollo qui i miei auguri dal post precedente, che forse ti sono sfuggiti...
Qui sono sicura che li vedrai!:)
Ciao, Enrico. Ti auguro di trascorre un Sereno Natale con i tuoi cari.
annarita
Tanti auguroni anche a te cara Annarita !!!!!
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