Domenica scorsa era Santa Lucia, ricorrenza molto sentita nell'estremo nord dell'Europa e anche nel nostro Sud. Stranamente anche Alessandria, città notoriamente schiva di festeggiamenti religiosi, agnostica e dubbiosa su tutto, figuriamoci su questi argomenti e solo da qualche anno trascinata su terreni non suoi, alla ricerca di ipotizzate ed inesistenti radici, ha sempre avuto attenzione a questa data, il giorno più corto che ci sia e compagnia bella. Anzi, da sempre, nella piazzetta dedicata alla Santa, davanti ad una piccola chiesetta sempre chiusa, pur essendo una delle poche pregevolezze architettoniche rimaste in una città di distruttori di memorie, si celebra la festa con le bancarelle che vendono dolciumi, torroni ed un particolare giulebbe chiamato "lacabòn" dal popolo (prometto che non userò mai più questa odiosa parola abusata dai peronisti di ogni provenienza per fottere la gente), con una parola forgiata dal dialetto (lecca-buono) ed illuminante sull'uso di detto dolciume. Si tratta di umili bastoncini di zucchero caramellato che i bimbi amavano succhiare passeggiando, attaccati alla mano della mamma. Un lollypop ante litteram di inizio secolo o forse precedente, che ancora oggi questi bancarellai producono seduta stante e che gli alessandrini acquistano in pacchettini avvolti da un foglietto di carta oleata, con struggente nostalgia e che poi nessuno ovviamente mangia, tanto meno i bimbi che in cambio di barrette varie rigonfie di Nutella e avvolte di tenera cialda, te li tirerebbero in testa immediatamente. Ma tant'è il richiamo del passato che non torna è uno dei topoi del marketing e anche in questo caso funziona perfettamente. Anch'io mi sono uniformato alla consuetudine e ho notato anche quest'anno che succhiando il bastoncino, subito appiccicaticcio, che immediatamente trasferisce la pasta zuccherosa sulle otturazioni, bloccando senza pietà gli interstizi dentali, si entra un po' in una macchina del tempo che fa emergere momenti di un passato lontano, magari usualmente dimenticati. Beh, proprio dimenticato non direi , almeno nel mio caso, perchè, proprio questo frangente fu occasione di una delle più grosse delusioni della mia vita. E' ovvio che quando hai 8 o 9 anni le piccole delusioni dei bambini ti sembrano ferite enormi ed insanabili, ma questa, vi assicuro deve essere stata veramente potente, se ancora oggi me la ricordo così vivida e con un senso di malessere. Dunque, io ho sempre avuto la ventura di frequentare ragazzini più ricchi di me o per lo meno con maggiori disponibilità familiari, venendo così spesso a contatto con oggetti del desiderio che non mi sarei potuto permettere. Proprio frequentando la casa di un mio compagno che, al tempo, mi pareva ricchissimo, venni a conoscenza di un oggetto tecnologico chiamato Viewmaster che mi affascinò immediatamente. Si trattava di una specie di binoculare di bachelite marrone in cui si inseriva un disco di cartoncino dove erano fissate una dozzina di doppie immagini diapositive che consentivano una sorta di visione tridimensionale. Una leva sul fianco permetteva di fare avanzare il fotogramma. I dischi in possesso dell'amico riguardavano le città del mondo, le razze umane, gli animali. Passavamo ore, a casa sua a fare avanzare quelle immagini magiche, le pagode di Bangkok, i grattacieli di NewYork, le piramidi, il Colosseo, il Fujiyama. Sarà lì che è cominciata la mia ansia di conoscere il mondo? Ho ancora perfetta nella mente la figura del Circasso, fiero con baffi, turbante e pantaloni alla zuava. Quaranta anni dopo, a Cherkiesk, la capitale della Circassia, l'ho cercata ingenuamente, quella immagine dai colori sbiaditi ma ancor più vivi del grigiore sovietico reale. Più volte mi è capitato di sovrapporre quei ricordi alla realtà, dai tempi di Tokio e al Gran Canon, valutandone la delusione o la rispondenza alla realtà, sempre più pallida del sogno. L'oggetto però, aveva un costo astronomico, che ricordo con altrettanta precisione, 1350 lire, con inclusi 5 dischetti, come mi faceva notare con una certa malignità l'amico ricco. Non venitemela a menare sulla caduta dei valori di oggi, sulla odierna prevalenza dell'avere sull'essere. Queste bramosie sono una costante di tutti i tempi alla faccia della filosofia. Il desiderio di possesso assieme all'invidia, accompagnano l'uomo fin dalla notte dei tempi. Intanto, a grandi passi si avvicinava il Natale e io, ormai scafato dalla immanenza virtuale dei vari Gesù Bambini (allora non c'era Babbo Natale), facevo trapelare con cautela i miei desiderata alla famiglia, apparentemente sorda alle richieste, ma che io immaginavo attenta alla bisogna. Arrivò un bel giorno che la mia mamma, con fare complice mi prese da parte dicendomi: -Se finisci in fretta di fare i compiti, papà ti porta a comprare una cosa-. Mi si illuminò il cuore, altro che genitori sordi alle richieste, insensibili al mio bisogno vitale! Non resistetti e con l'occhio illuminato da gioia irrefrenabile, postulai:- Mi porta a comprare il Viewmaster.- In risposta ebbi solo uno sguardo interrogativo e totalmente avulso dallo sconosciuto oggetto del contendere. - Ma no, ti porta alle bancarelle di Santa Lucia a comprare il lacabòn!- Davanti a me si aprì una voragine di delusione e precipitai nel baratro di dolore del desiderio spezzato, neppure preso in considerazione, un nero abisso di bisogno assoluto insoddisfatto in cui mi crogiolai assaporandone ogni piega, soffrendone come di una ingiustizia incancellabile. Qualche tempo fa ne ho visto uno, sbrecciato da un lato, la bachelite era fragile, su un banchetto di robivecchi e ne ho subìto una stretta al cuore, un dolore-piacere quasi masochistico che si spalmava dentro di me mentre lo rigiravo tra le mani, come un tempo. Ci appoggiai l'occhio, bramoso come allora di carpirne i segreti, di provarne le meraviglie, di godere ancora di quella wunderkammer virtuale. Questa attrazione fatale per le novità tecnologiche mi è rimasta tal quale e mi condiziona ahimè, completamente. Direte, uomo fortunato se queste sono state le delusioni della tua vita. Concordo, pochi possono dire di avere avuto una vita più fortunata di me (fino ad ora, toccandomi). Poi arrivò Natale ed il mio regalo di quell'anno (se ne faceva uno solo a quei tempi) fu il vocabolario Melzi della lingua italiana in due volumi, come saggiamente indicato dalla maestra Fracchia, che mi voleva assai bene e pensava al mio futuro.
mercoledì 16 dicembre 2009
Lacabòn.
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6 commenti:
Ma vuoi mettere il vocabolario Melzi anzichè il Viewmaster?? Tse! molto meglio il vocabolario, no? :))
( povero, mi immagino la delusione!)
troppo dolci, non mi piacciono..... :-)
Angelo- In effetti il Novissimo Melzi, così si chiamava, ce l'ho ancora adesso e fa bella ed inutile mostra di sé in biblioteca, ma ha fatto la sua parte mentre il bramato viewmaster sarebbe già da decenni nella pattumiera, ma che botta ragazzi!
Bruno- in effetti un po' dolci , è zucchero...
Il tuo articolo di oggi è uno dei più belli che secondo me tu abbia scritto. Se vinco la Lotteria di Capodanno (c'è ancora?) apro una casa editrice per pubblicarti.
Pop detto da te mi fa rintanare nell'angolino buio, tutto rosso di emozione e di vergogna, ma non stai esagerando? Capisco che dire il più bello che hai scritto fino ad ora, non significa nulla ;), intanto so che il biglietto della lotteria non lo comperi, ma ci penso io con superenalotto! E poi oggi con Boopen o Lulu e una decina di euri ti togli la voglia e risolvi a questione.
Carissimo,
quella del lacabòn è veramente la più bella che hai scritto
c'è tutto il cuore, tutta l'anima, tutti i sensi, tutti gli affetti di un vecchio bambino alessandrino
c'è il Natale, c'è Gesù Bambino, c'è Santa Lucia
che belle sensazioni
che bei ricordi
che bello
ciao
alla prossima
G M
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