domenica 11 luglio 2010

Il milione 19: Samarkanda.


Questi giorni vacanzieri, ci hanno fatto completamente perdere di vista la carovana dei fratelli Polo, che superate le montagne del Pamir, sta ormai percorrendo le vaste pianure ed i deserti del Turkestan allora chiamato grande Turchia. Devono aver vagabondato un po' da queste parti, avanti e indietro, perchè a quei tempi c'era parecchio traffico e commerci da queste parti. Le carovane si muovevano portando merci preziose lungo rotte apparentemente sicure e tranquille.

Cap. 55

…è provincia della grande Turchia ove il fiume mena diaspido e calciadonio e portalle a vendere au Catai…
Da alcuni decenni infatti, tutta l'area era stata conquistata dalle orde di Gengis Khan che aveva imposto una pax mongola piuttosto severa e i commerci prosperavano attorno a quella che era la città simbolo dell'Asia centrale.

Cap. 51

Samarcan è nobile cittade ove son cristiani e saracini...
Il fatto che il nostro Marco poco aggiunga mi aveva lasciato perplesso, mentre digerivo lentamente il sofakli palov che ancora si trova nei ristoranti della città, forse non troppo diverso da allora (per la ricetta passate da Acquaviva), ricordando lo splendore monumentale che la rende unica, ma a guardar bene, quando ci passò il nostro, la città doveva essere molto diversa. Infatti quasi cinquanta anni prima, quando era caduta, si era provveduto a raderla al suolo e sopravvisse solo una minima parte della popolazione, inoltre pochi anni dopo subì un secondo sacco che la devastò completamente. I mongoli non andavano tanto per il sottile quando volevano esportare la loro way of life. Il buon Gengis amava ricordare che "nulla è più bello che vedere il tuoi nemico ai tuoi piedi, violentare le sue donne, uccidere i suoi figli e rubare i suoi cavalli" in ordine di importanza naturalmente, chè il cavallo è la vera ricchezza del nomade, quindi tutti si sottomettevano volentieri e pagavano tributi. I Polo giunsero quindi in una città stremata e distrutta che però manteneva il suo ruolo chiave come crocevia dei commerci.

Solo due secoli dopo Tamerlano decise di renderla splendida come oggi la si può vedere. Muoversi nella grande spianata del Registan, sotto i timpani decorati delle madrase, sovrastati dalla grande cupola blu, ti lascia basito perchè la bellezza è universale e forse è vero che è l'unica cosa che può salvare il mondo. Anche i regimi più crudeli, quando hanno lasciato spazio al pensiero e all'arte, si sono via via ingentiliti ed è poi questo che è rimasto a testimoniare quanto è grande l'uomo. E' sempre la sua furia mentale, il suo climax creativo che generano i capolavori, sia che la falsa motivazione sia religiosa o l'ossequio al potere. Questo alla fine è quello che rimane, per secoli. Tu calpesti le antiche vie ciottolose che portano all'osservatorio e ti senti orgogliosamente parte di questa specie, che distrugge con la crudeltà di pochi, ma che sa costruire sempre per i molti che alla fine si sanno sempre adattare per sopravvivere.



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3 commenti:

Enrico Bo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

En fait,un hors d'oeuvre que ce billet "Samarcande" sur les traces de Marco Polo.Le plat principal dans deux mois et alors là,quel régal!!!Je ne parle pas du Plov....
Merci Enrico
Jackie

Enrico Bo ha detto...

Bien sur Jackie et bon voyage la-bas, mais faites attention au Plov et aux ses mouches, qu'elles l'aiment beaucoup (on les échange avec les raisin sechés) et àpres on connait la raison du fait que tout les plus terribles epidemies sont arrivées par l'Asie centrale!

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