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venerdì 27 dicembre 2013
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sabato 16 novembre 2013
Haiku novembrino
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martedì 14 dicembre 2010
Il Milione 33: I ponti di Su Zhou.


Naturalmente il prezzo è quello che conta, se no che mercanti saremmo, ma passeggiare oggi per Su Zhou nei quartieri antichi di questa città, sui ponticelli di marmo rimasti, a guardare le barche che passano lungo i canali, girare nei mercati avvolti dall'odore delle spezie, questo oro del sud, che permea l'aria e cibi di questo paese, può farti innamorare. Nei piccoli ristoranti, dai banchi di strada, dove i grandi wok neri sfrigolano, sui tavoli traballanti dove arrivano le scodelle e i piatti colmi della ricchezza dei cibi, forti e profumati del sud, ti siedi, dopo aver attraversato i giardini ricchi di verde e di fiori, ad ascoltare il fluire pulsante della vita, a guardare i colori delle verdure e dei frutti, ad annusare il pungente sentore della spezia. Io ero lì nel periodo della zucca gialla, che si chiama appunto Nan Gua (la cucurbita del sud) e te la trovavi nel piatto facilmente, mescolata alle altre verdure con la sua dolcezza, magari negli involtini fritti con le consuete sottilissime sfogliatine di farina di riso, in cui la zucca mescola la sua dolcezza ad altre vedure come il porro e viene calibrata dallaCap. 147Suigni è una molto nobile città. Elli ànno molta seta e vivono di mercatantia e di arti; moltidrappi fanno e sono ricchi mercanti. La città gira 60 miglia e v'à tanta gente che neuno potrebbe sapere lo novero, che potrebbero conquistare lo mondo; ma elli non son uomini d'arme, ma savi mercatanti d'ogne cosa e sì ànno boni medici naturali e savi fisolafi. E sappiate che in questa città à bene 6000 ponti di pietre, che vi passarebbe sotto una galea. E ancor vi dico che nelle montagne nasce lo rabarbaro e lo zezebe (zenzero) in grande abbondanza e molto buono che per uno viniziano se n'avrebbe ben 40 libbre.


giovedì 25 novembre 2010
Il Milione 31: Tre fagiani per un soldo.

La Cina, lasciati i picchi innevati delle montagne più alte del mondo ed i deserti sconfinati dell'Asia centrale, diventa una immensa pianura solcata da grandi fiumi. Impetuosi e soggetti a piene devastanti, sono però la fonte di vita di questa terra che percorrono, irrorandola di linfa vitale, base di tutta l'agricoltura e di tutti i commerci. Fino a pochi decenni fa erano assieme, barriere invalicabili e confini netti ma, allo stesso tempo vie d'acqua insostituibili. Il Fiume Giallo divideva da millenni il Catai dal regno di Mangi a sud. Quando arrivi davanti a queste masse d'acqua, quando ne scorgi a mala pena la opposta riva lontana, rimani attonito per la dimensione, per l'impossibilità di passare dall'altra parte ancor prima che il flusso incessante si spezzi negli innumerevoli e popolatissimi bracci di delta sterminati. Anche i piccoli fiumi vicino a Pechino paiono enormi. Ma vediamo come li descrive Marco Polo, quando comincia a muoversi per la Cina come osservatore imperiale nel suo primo viaggio di ispezione.
Cap. 104
E il Grande Kane mandò per ambasciadore Messer Marco per quattro mesi verso Ponente. Quando l'uomo si parte da Cambaluc, di lì a dieci miglia si truova un fiume che va infino al mare Ozeano e quinci passa molti mercatanti. E su questo fiume àe uno molto bello ponte fatto di pietre che al mondo non à uno così fatto, lungo bene 300 passi che vi puote andare dieci cavalieri al lato; e è tutto di marmore e dal capo del ponte àe una colonna di marmore con uno leone e di sopra un altro, molto belli e molto ben fatti e dall'una colonna all'altra è chiuso di tavole di marmore perciò che nessuno possa cadere in acqua, sicch'è la più bella cosa da vedere del mondo.
Cap. 109E quando l'uomo va verso ponente dal castello di Caitui (Chiang Zhou) per 20 miglia, truova un fiume chiamato Carameran (il fiume Giallo, lo Huang Ho), ch'è si grande che non si può passare per ponte e va infino al mare Ozeano. Quivi son molti mercatanti ed artefici. Nella contrada nasce molto zinzibero e àcci tanti uccelli ch'è una maraviglia, che per uno viniziano danno tre fagiani.

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sabato 16 ottobre 2010
Il milione 28: Pane e cartamoneta.


Cap. 94E sappiate per vero che in Cambalu viene le più care cose e dimaggiore valuta del mondo, e ciò sono tutte le cose che vegnon dall'India, come pietre preziose e perle, che son recate a questa villa e ancora che son recate dal Catai e da tutte altre province. E più mercatantie qui si vendono e qui si comprano; ché voglio che sappiate che ogni die vi viene in quella terra più di mille carrette caricate di seta, perché vi si lavora molti drappi e ad oro e a seta. E bene d'intorno a 200 miglie vegnono per comprare quello che bisogna, sicché non è maraviglia se tanta mercatantia vi viene.
Cap. 95Or vi diviserò del fatto della seque (la zecca) e della moneta che si trova in questa città.Or sappiate ch'egli fa fare una cotal moneta dalla scorza di un albore ch'à nome gelso e di quella buccia fa fare carta come di bambagia e sono tutte nere. Così egli ne fa de le piccole che vagliono una medaglia di torneselli piccioli, l'altra un tornese, l'altra un grosso d'argento di Vinegia, l'altra un bisante d'oro e l'altra 2 e l'altra 5 e così fino a 10 bisanti. E tutte queste carte son suggellate dal grande sire e egli ne fa fare tutti li pagamenti in tutte le province e regni e nessuno osa rifiutare a pena della vita. E di questa moneta si paga ogni mercatantia e di perle, d'oro, ariento e di pietre preziose. E se a qualcuno si rompe o guastasi, il grande sire, incontamente gliene cambia, ma gliene lascia 3 per 100. E se qualcuno abbisogna di ariento e oro, va alla tavola e il grande Sire gliene da quanto vuole per queste carte.
Certo un sistema rivoluzionario, con tanto di oro a garanzia nei depositi di stato e cambio con tassi di commissioni, moderati tutto sommato. Che pacchia allora come ora, passare le giornate in questi mercati, osservando, valutando, contrattando. E che nostalgia, quel passeggiare tra le bancarelle sbocconcellando un panino dolce mentre il mio amico Ping se la ride sotto i baffi che non ha.

martedì 12 ottobre 2010
Il milione 27: Uova e signorine.

Cap. 94...e dentro la città non osa istare niuna mala femina che fa male di suo corpo per danari, ma stanno tutte negli borghi. E sì vi dico che femmine che fallano per danari ve n'à ben 20.000 e tutte vi abbisognano per la grande abbondanza di mercatanti e forestieri che vi capitano tutto die. Adunque potete vedere se in Cambaluc à grande abbondanza di genti, da chè male femine v'à cotante com'io v'ò contato.
Evidentemente questo particolare mestiere forniva un benefit, per così dire, piuttosto richiesto, da questa massa di uomini soli in giro per il mondo a far denari ed il giro delle escort veniva considerato come una imprescindibile necessità. Pensate un po' che mondo c'era a quei tempi. Nella Cina postmaoista il discorso della prostituzione si è piuttosto sfumato. Ufficialmente non c'erano, ma si sa che la realtà è sempre diversa da come viene dipinta, quindi di tanto in tanto, probabilmente quando era necessario mostrare rigore, ne acchiappavano qualcuna e veniva mandata in un Lao Gai di rieducazione a coltivare la terra. I cinesi ufficialmente sono molto prude, quindi di queste cose non si parla, ma già una decina di anni fa, quando bazzicavo i grandi alberghi di Canton, di tanto in tanto venivo avvicinato da esili signorine che, senza l'aggressività che si riscontrava negli Inturist russi, la prendeva alla larga, lanciando occhiate languide con la testa leggermente reclinata da un lato.

Credo che gli interessati abbiano sempre trovato con una certa facilità il materiale che cercavano. Oggi mi dicono che la globalizzazione stia uniformando anche questo settore commerciale che non ha mai conosciuto crisi. Figuriamoci in quella che si avvia a diventare la più grande economia mondiale. Lasciamo quindi i nostri mercanti sparpagliati nella miriadi di locande e nei ristorantini della città del commercio a chiacchierare con sottili allusioni, mangiucchiando qualche stuzzichino in attesa di andare a cena, magari con una tazziona di Mao Tai caldo e un piattino di uova dei cent'anni, ben disposte a fettine sottili, con l'albume diventato di un trasparente traslucido dal colore ambrato, col tuorlo rassodato quasi nero, dal sapore intrigante e misterioso. In realtà bastano sei mesi a farle, mi pare, dopo averle conservate con cura sotto uno strato di calce. Per saperne di più date un'occhiata da Acquaviva qui. Ma questo è un altro argomento e ne parleremo un altra volta.
martedì 3 agosto 2010
Il Milione 23: Latte di cammella.

Naturalmente non illudetevi di trovare roba antica, ma curiosità e oggetti simpatici, sicuramente, inclusi fogli di carta su cui maestri calligrafi con grandi pennelli esercitano la loro arte. Una cosa noterete di sicuro, che la maggior parte dei banchetti è gestito da donne, decise e tignose nella difficile arte della contrattazione. Tutto questo deve far parte di un costume antico, tanto che il nostro Marco Polo lo registra puntualmente, quando comincia a descrivere i costumi dell’immenso territorio dell’impero in cui la carovana è appena entrata.
Cap. 68
…e sì vi dico che le loro femmine vendono e comprano e fanno tutto quello che alli loro mariti bisogna, però che gli uomini non sanno fare altro che cacciare e uccellare …
Questo fatto che le donne mongole e cinesi si occupassero di commercio, cosa tipicamente maschile per l’occidente, deve averlo lasciato assai perplesso, ma è solo una delle tante differenze di costumi a cui deve cominciarsi ad abituare e che comincia fedelmente a registrare nel suo racconto. Ecco infatti che subito dopo, la vita seminomade delle grandi tende mongole, ci compare identica a quella che si può vedere ancora oggi.
…li Tartari dimorano lo verno in piani luoghi ove ànno erba e paschi per loro bestie, d’estate in luoghi freddi ov’è acqua. Le case loro son tonde e coperte di feltro e portallesi dietro in ogni luogo ov’egli vanno ch’egli ànno ordinate sì bene le loro pertiche che troppo bene possono portarle leggermente e rifarle. E ànno carrette coperte di feltro nero che, per che vi piova suso, non si bagna nulla che entro vi sia. E fannole menare da camegli e ‘n su pongono loro femmine e fanciugli. Vivono di carne e di latte di giumente e di camegli.
Chissà quanto se ne sarà bevuto di kefir, di kumis nelle varie lavorazioni tradizionali e soprattutto di latte di cammella che sembra proprio la specialità della zona. Io invece questo famoso latte avrei dovuto berlo proprio quando da quelle parti non ci ero andato. Infatti, quella volta era toccato a due miei colleghi volare a Chimkient in Kazakistan, terra dove le facce squadrate degli abitanti raccontano bene il passato dominio mongolo. Io invece, a casa a guardia del fortino. Pare che i due poveretti abbiano dovuto trangugiare una tale quantità del bianco liquido dall’odore (non lo definirei profumo o aroma) caratteristico e deciso, che vollero a tutti costi non privarmi dell’esperienza e misero in valigia una bella bottiglia piena del prodotto cammelligeno.
Il piano era che, essendoli, io stesso andati a prenderli all’aeroporto, avrei dovuto, seduta stante, appena sbarcato, gustare il prezioso liquido dalle molteplici proprietà benefiche, anche se allora non aveva ancora preso piede il consumo di latte crudo. Così assieme aspettavamo ansiosi la valigia maledetta che finalmente comparve sul nastro trasportatore, con grande giubilo dei miei “amici”. Tuttavia si notò subito che intorno al bagaglio una vasta chiazza biancastra stava allargandosi velocemente. La valigia fu presa al volo mentre schizzi di colaticcio puzzolente ammorbavano i vicini che invano tentavano di scostarsi.
Purtroppo la bottiglia dotata di un tappo di scadente qualità aveva disperso tutto il suo contenuto, contaminando irrimediabilmente i vestiti ed in particolare un bellissimo colbacco di visone appena acquistato che dovette essere buttato assieme a tutto il resto. Il confezionatore della bottiglia, che non era il proprietario del colbacco, non fu mai più perdonato. Per quella volta, con grande rammarico, dovetti rinunciare all’esperienza.

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domenica 11 luglio 2010
Il milione 19: Samarkanda.

Cap. 55
…è provincia della grande Turchia ove il fiume mena diaspido e calciadonio e portalle a vendere au Catai…
Cap. 51
Samarcan è nobile cittade ove son cristiani e saracini...


mercoledì 24 marzo 2010
Guì Xìng.

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martedì 22 dicembre 2009
Riva lontana.

sabato 19 dicembre 2009
Vivere a Ufa.

venerdì 18 dicembre 2009
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giovedì 17 dicembre 2009
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Notte allo Spiektr.

mercoledì 2 dicembre 2009
Pompe baltiche.

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Patatine fritte.

domenica 22 novembre 2009
Tappi colorati di blu.

sabato 14 novembre 2009
Buchi nella neve.
