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Qui risplende la gloria di tutta la belle epoque, quando Mentone era la meta agognata dalla nobiltà russa ed inglese, famosa per il suo clima ritenuto miracoloso per guarire la tubercolosi. E poi rimanevano qui nel piccolo cimitero a guardare per sempre questo mare di cui si erano innamorati. Fanciulle di venti anni, ecco Olga, Natasha, Irina, Hellen, Mary e le tombe dei principi, Trubetzkoy, Volkonsky, Urussof, gli zii di Roosvelt, Ellis il creatore del rugby ed una interminabile fila di uomini e donne che non hanno saputo resistere al fascino di questo luogo e sono rimasti qui a guardarlo per sempre da queste terrazze incantate, circondati dalla bellezza, dai profumi del Mediterraneo, così forti come vengono dai cespi di rosmarini e di erbe odorose, dai colori degli oleandri che risalgono la collina. E’ stata un’epoca straordinaria, la fine di quel secolo, così piena di eccessi, di bellezza, di idee, di arte e di cultura. E chi poteva la voleva avere negli occhi fino all’ultimo questa bellezza, illudendosi forse di poterla conservare anche dopo la morte. Quando scendi fino ad arrivare sul sagrato del Parvis S. Michel con i suoi minuti ciottoli bianchi e neri, con le chiese barocche che fanno da quinta e gli antichi palazzi a lato, devi fermarti per forza, prima della grande scalinata all’italiana che scende verso il mare, a guardare da questo palcoscenico l’azzurro davanti a te, mentre sale l’odore di salso e di mare.
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