martedì 17 aprile 2012

Il taccuino di viaggio.


Il viaggio ha molte componenti. C'è il momento della preparazione, con l'assunzione di informazioni e la preparazione psicologica a quando si vuole o si spera di vivere. Un modo di accostarsi all'esperienza che spesso è fondamentale per condizionarne la riuscita, con la costruzione di aspettative e la formazione del corretto background necessario a poter "vedere" veramente quello che ci passerà davanti agli occhi e per poter tentare davvero di comprenderlo, cosa spesso molto difficile, condizionati come siamo dalla nostra particolare esperienza spesso gonfia di preconcetto. C'è poi la fase dello sviluppo vero e proprio in cui il nostro progetto trova attuazione, con i suoi giusti momenti di tensione e rilassamento, con i suoi auspicabili imprevisti appaiati alle conferme delle aspettative create, aspetti entrambi indispensabili a creare il giusto mix di piacevole scoperta. Infine deve esserci il momento della riflessione, in cui tutte le informazioni sensoriali acquisite, unite alle sfumature psicologiche ed alle sensazioni mentali godute, si devono sedimentare, essere metabolizzate, comprese e diventare parte integrante di noi stessi, compiendo quella funzione di arricchimento che sarà il premio della nostra fatica/piacere. 

Molti sono gli strumenti che aiutano questi processi, oggi più che mai l'utilizzo della rete che ha reso facile e molto divertente tutto questo, assieme a tutti gli strumenti esistenti per catturare suoni ed immagini e portarceli con noi in maniera più oggettiva e sicura di quanto non permettano le nostre labili sensorialità, consentendoci anzi, di lasciare loro più spazio nel cogliere sensazioni e sfumature emozionali che forse sfuggono più facilmente quando si è più concentrati a vedere e sentire le cose. Un tempo i viaggiatori avevano con se una matita ed un piccolo album su cui fissare scorci e immagini, per catturare in qualche modo la bellezza che li stordiva e portarla con sé. Io ho l'abitudine di avere con me un calepino, un piccolo taccuino di viaggio su cui appuntare dati, momenti, ricordi, fatti ed emozioni perché al termine del percorso, possa darmi la possibilità di rimetterli in fila con ordine, richiamarli alla memoria per approfondirli, sfruttarne appieno la loro avvenuta esperienza amplificandone la portata. 

Il mio è un piccolo libricino di sottile e solida carta giapponese che un amico mi ha regalato assieme ad un pennarello nero e sottile, quasi uno stilo antico, che mi da un sottile piacere solo a toccarne le pagine bianche. E' davvero una grande soddisfazione, sfogliandolo, ripercorrere il sentiero compiuto, con le sue tappe e i suoi momenti topici; riconsiderare incontri ed immagini che sono passate in un attimo e sono rimaste lì, nascoste dietro ad altre e considerate  dai meccanismi cerebrali automatici, come meno importanti; riviverle nuovamente afferrandone spesso nuove sfumature sfuggite nell'affanno del momento. Porta con sé, nella sua materialità, il senso di quanto è avvenuto. Poco importa se è ormai consunto, se i bordi dei fogli e gli angoli sono ormai arricciati da improvvidi bagni nell'acqua in cui è stato lasciato cadere, se le parole sono a volte solo più macchie di umidità e gli spigoli sbocconcellati dall'uso. 

Anzi, ogni volta che lo rigiri tra le mani, ogni occasione in cui ne apri le pagine appiccicate o quando ne scosti la sottile fettuccia rossa per portare avanti il segno della tua attenzione, il filo del ricordo, ti si riapre un mondo di sensazioni che il tempo trascorso ha arricchito e reso fruibile. E quale cumulo di emozioni quando ti torna tra le mani uno dei vecchi taccuini del passato. Quasi un pescare tra i momenti trascorsi, rimestare il proprio vissuto accarezzandone le sfumature dimenticate, i ricordi che si sono trasformati inconsciamente nei mattoni della tua complessità. Poi lo riponi, con cura, per consegnarlo ad un altro tempo, quando, ripreso saprà ancora darti nuovi sapori e profumi, come quei vini sapientemente affinati che ad ogni piccola scossa tra le pareti di un bicchiere di puro cristallo, sprigionano un nuovo ammaliante e ancora sconosciuto bouquet. 

Notazione per l'amico Leo, ne avrei bisogno di uno nuovo.


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7 commenti:

il monticiano ha detto...

Chissà quanti calepini avrai per tutti i viaggi che hai fatto e per
quelli che farai, una biblioteca.

ParkaDude ha detto...

Non sono mai riuscito a tenerne uno per multipli viaggi, anche se spesso mi annoto gli appunti su fogli volanti, quaderni destinati ad altro uso o il retro delle fotocopie di articoli scientifici. Poi tanto, mi dico, metterò tutto online. Regolarmente perdo parte degli appunti prima di trascriverli.

Sono sempre stato affascinato dai diari di viaggio fatti a mano, in uno stile antico, quelli per dire intervallati da ritratti e mappe. Manco della costanza e della competenza artistica necessaria. Ritratti a parte, i miei appunti sono pieni di mappe e indicazioni, ma di solito sono nomi di locali, numeri di telefono o emails scribacchiati sui margini, in ordine non temporale, senza note. O mappe fatte male, arrangiate velocemente con una penna che macchia tra i sobbalzi di un autobus, e fanno schifo.

Anonimo ha detto...

paresseuse de nature ou l`horreur de la page blanche , je me satisfais de dizaines de petits papiers entre les pages du Lonely , dans les poches du sac , des habits ,jamais relus......évidemment!!!Et c est pour ca que j aime tant tes textes sur les voyages , j'y retrouve mes plaisirs oubliés.
Jac.

Enrico Bo ha detto...

@Monty - Parecchi e mi piacerebbe farne tanti ancora , ma l'anagrafe è spietata, caro Aldo!

@Parka - Certo mi piacerebbe saper disegnare in questi casi, purtroppo mi devo contentare , per fortuna che hanno inventato la macchina foto.

@Jackie - Merci des beaux mots. J'ai bien plaisir de les entendre.

Adriano Maini ha detto...

Da un po' di tempo rimpiango il fatto di non avere mai preso, viaggi o non viaggi, nota di tante persone e cose interessante che pur mi é capitato di incontrare e vedere. Il tutto per mera intima soddisfazione. L'avessi avuta, quell'abitudine, forse oggi potrei anche un po' avvicinarmi con la mia scittura alla tua, sempre significativa.

Simona ha detto...

Viaggio anch'io con un piccolo diario. La sera annoto i luoghi visitati e qualche considerazione e sensazione. La parte più bella poi è quando torno e riscrivo giorno per giorno le mie esperienze, perchè rivivo quei momenti e mi emoziono moltissimo.
Complimenti per il tuo blog, per quello che scrivi e come lo scrivi.

Enrico Bo ha detto...

@Adri - Ma dai, fai cose bellissime e di grande interesse anche.

@Cicco - Ho notato che è un'abitudine che hanno in molti.
Mi piace molto il modo in cui hai impostato il tuo blog, molto interessante , anche per i contenuti naturalmente.

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!