Bago - Kyaik Pun Paya |
Naung Daw Gyi |
Uscire da Yangon al mattino presto è un pochino più agevole che
nelle ore di punta. Il flusso di traffico è più intenso in entrata, ma, in ogni
caso, ci vuole almeno un’oretta per raggiungere la periferia, tra vecchi
autobus che perdono le lamiere e baracchini carichi di umanità varia e caschi
di banane verdi. Subito sulla strada sulla destra, a Taukkyan, il cimitero di
guerra inglese, appare come un corpo di palese extraterritorialità, con i suoi
prati perfetti e le file ordinate di più di 6.000 croci bianche. Tutto intorno,
la confusione dell’estremo oriente corre verso il suo destino di crescita
vorticosa che gli compete, sfiorandolo come una bolla senza tempo. La strada
verso Bago invece è piuttosto trafficata. Camioncini carichi di monaci. Macchie
rosso mattone che sfrecciano veloci
verso nord. La strada si fa dritta tra boschi e risaie. Contadini isolati
camminano sugli arginelli lontani con le zappe di traverso alle spalle. Bago,
pur essendo una delle tante antiche capitali, è un grande paesone, affollato di
gente, motorette e baracchini che si muovono in tutte le direzioni. I tanti
templi sparsi per la città, pur essendo vecchi di secoli, sembrano tutti nuovi
di zecca in quanto continuamente restaurati e ridipinti di gialli smaglianti,
mentre le parti in bianco riflettono il sole come specchi lucenti.
Naung Daw Gyi |
Non siamo abituati a questo aspetto. Per noi il valore dell’antico
è dato da quella patina che il tempo lascia anno dopo anno, quel senso di
vecchio che dà valore a cose uniche, che non possono essere rifatte,devono
rimanere assolutamente intonse, che tolgono a priori il valore alla copia, anzi
la declassano immediatamente a cosa di scarto, volgare e pacchiana. Qui è il
contrario, il vecchio non dà rispetto al sacro. Nel momento in cui si avverte
la patina del tempo e al tropico basta poco, muffa e umidità deteriorano in
fretta ogni superficie, bisogna, se è possibile, rinnovare, ricoprire, rendere
ancora nuovo e rilucente per maggior gloria della divinità. Così si mostra l’attenzione
e la devozione del fedele. Il denaro e i lasciti servono proprio a questo, a
rifare di tanto in tanto i monumenti, se possibile rendendoli sempre più grandi
e splendidi.
Mahazedi Paya |
Ecco dunque il famoso Buddha sdraiato Shwethalyaung riparato dalle
intemperie da un tetto sostenuto da tralicci di metallo col suo cuscino di
mosaico di una cinquantina d’anni appena, l’enorme Naung Daw Gyi disteso per
oltre 75 metri appena ridipinto di giallo dorato, col bordo della veste che
risplende di tessere di vetro; i quattro enormi Buddha seduti della Kyaik Pun
Paya con il rosso delle labbra e il nero degli occhi appena ripassati, accanto
alla sala delle ordinazioni Maha Kalyani Sima con le nuove lastre di marmo
bianco o la gigantesca Shwemawdaw Paya, più volte abbattuta dai terremoti e
ogni volta ricostruita, più alta e superba nei suoi 113 metri attuali, la Mahazedi Paya, che
ingloba alla sua base una parte di quella in mattoni crollata al suolo nel 1917,
anche questa oggetto di devozioni come le mille e mille statue nuove e
coloratissime che le circondano, con aureole di tubi al neon lampeggianti in
questa Disneyland buddhista a nostro gusto pacchiana ed esagerata, credibile e
bellissima invece per le migliaia di fedeli che ogni giorno vi accorrono,
pregano, portano offerte, lasciano danaro, accendono incensi e si inginocchiano
con fervore ed entusiasmo.
Taukkyan, il cimitero di guerra inglese |
Turiste thailandesi squittiscono felici tutto intorno. Qualcuna vuole
essere fotografata, qualche altra fotografare te, se sapesse fare funzionare il
suo smartphone nuovo. Poi corre ad accendere bastoncini di incenso e si
inginocchia compita. Le sue ciocche bionde e mogano scendono innaturali attorno
alle orecchie e nascondono la sottile linea di confine tra devozione e
superstizione. Lasci Pago un po’ sconcertato, con gli occhi pieni di colori e
di luce e le tante statue che apparivano prive di valore e un po’ scontate ed
insignificanti dal punto di vista artistico, cominciano a cambiare senso, ad
assumere una valenza diversa e più pregnante. La strada da dritta comincia
nuovamente a diventare tortuosa e le colline sinuose e ricoperte di foreste
dello stato Mon sembrano sempre più vicine. La natura si fa più rigogliosa.
Attorno alla strada, capanne ed alberi, banchetti improvvisati che offrono
pomeli giganti. Ne compro uno. E’ maturo e perfetto. Stacco la spessa buccia
che ne protegge il corpo come un morbido cuscino impenetrabile. Le fette
carnose hanno sottili sfumature rosate. Le libero dall’involucro e le addento
infine ingordamente, la bocca inondata di gusto lievemente amaro, mentre un
bouquet di profumo di sud e di oriente mi riempie le narici. Dolce, amaro, appena
acidognolo, fragrante, quante sensazioni in un solo morso! Che buono!
Shwemawdaw Paya |
SURVIVAL KIT
Taukkyan –
Cimitero di guerra inglese – entrata libera, sulla destra sulla strada
principale. Molto ben curato e suggestivo
come tutti questi luoghi simili in ogni parte del mondo
Da Yangon a Bago – Circa 2 ore di auto. Ingresso a tutti i monumenti 10.000K (più
ticket per macchina foto 300K). I monumenti ed i templi sembrano tutti nuovi e
appena ridipinti e possono apparire deludenti, ma bisogna entrare nell’ordine
di idee. I principali sono:
Shwethalyaung –Buddha disteso
di 54 metri riparato da una costruzione più moderna, Particolare l’appoggio
della testa, ricoperto di mosaici lucenti.
Shwemawdaw Paya- pagoda dorata di 113 metri,
14 in più di quella di Yangon. Ricostruita l’ultima volta nel 1930. Alla base i
resti di quella abbattuta dal terremoto del ‘17. Particolarmente affollata dai
fedeli e circondata di banchetti di souvenir.
Kyaik Pun Paya – 4 statue
sedute di 30 metri del 1400 che guardano ai 4 punti cardinali. Uno dei
quattro è crollato nel terremoto del
1930 e ricostruito a nuovo, secondo la leggenda che ne prevedeva la caduta nel caso che una delle 4 sorelle a cui erano dedicati
si fosse sposata, come in effetti successe.
Naung Daw Gyi – Buddha
sdraiato di 75 metri del 2002, molto popolare per la sua dimensione e le sue
proporzioni, circondato da un bel giardino pieno di statue e di tempietti
minori.
Mahazedi Paya – Una delle
pagode più suggestive della città con una lunga scalinata che conduce fino alla
cima dello stupa.
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2 commenti:
Mi fa quasi paura di una paura che non mi so spiegare, questo movimentato e instancabile immobilismo culturale che, non a caso io credo, non lascia riposare i suoi Budda e non dà loro la pace di invecchiarsi come ogni cosa che assomigli all'uomo; ed i suoi smarts acquisiti che la ripetono — banale ed appropriandosene di un nuovo che non è mai mai nuovo — d'un infinito al portaccasa piccolo da sapiens
Un saluto
@Paolo - Buddha riposa sazio, immobile con sorriso intonso ed immutabile. Formiche impazzite corrono intorno ebbre di necessità immanente, superstizione fedele, voglia di fare e credo di immanente, sazietà di tradizione antica, dovere innato di massa pecoresca ma atterrita dall'incognito domani.
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