mercoledì 3 febbraio 2016

Rajastan 11- Mount Abu

Mount Abu - Mercato



Negozio di gazzose
Oggi è venerdì, ed ecco spiegata la coda interminabile di macchine che lascia l'autostrada verso nord e prende la strada laterale, malandata e tutta curva che, infilandosi nelle gole degli Aravalli conduce a Monte Abu. In massima parte arrivando dal Gujarat, un dry state, cioè luogo dove praticamente l'alcool è introvabile, se non illegalmente, si passa a questo luogo di vacanza cresciuto attorno ad un famoso santuario jainista, dove invece si può liberamente acquistare e bere tutta la birra che ti pare o anche il resto, di cui tu abbia voglia. Beninteso i negozi specializzati sono difesi da robuste inferriate ed anche loro hanno i cosiddetti dry days di chiusura, ma insomma è la pacchia per sfogare gli istinti bevitori di un popolo a cui la proibizione aumenta, come ovvio, di conseguenza il desiderio. Dunque traffico convulso che prende d'assalto la località montana, ufficialmente per fare pellegrinaggio al tempio, in pratica per godersi qualche giorno di libertà, oltretutto al fresco dato che il laghetto attorno al quale sorge la stazione è a 1200 metri di altitudine, è giustificata, non solo per la bellezza dei luoghi. Oltretutto siamo ancora nel periodo immediatamente successivo al Divali e la folla non è ancora smaltita del tutto. 

Prima di prendere la tortuosa stradina di montagna che risale verso l'alto, è opportuna una sosta per rifocillarsi in qualcuno delle decine di posti di ristoro che la pressione turistica ha fatto sorgere tutto intorno. Direte voi la solita sbobba, riso bianco o dal di lenticchie che ti cuoce la bocca, ma qualcosa devi pure buttar giù per non intristire, così stavolta si opta per un panir paratha, piadina al forno con all'interno un po' di quella formaggetta di villaggio che qui inseriscono anche nei menù vegetariani. Il bambino corre verso il retro fumoso facendo lo slalom attorno alle sedie di plastica rotte e urlando la comanda al cuoco che all'interno di sicuro si affanna attorno ad una cucina nera di fumo su cui è meglio non indagare. Sorpresa clamorosa, sarà per i quasi venti giorni di patimenti alimentari, ma quello che arriva nel solito vassoio di alluminio, si rivela come una croccante pasta calda che addentata fa fuoriuscire fiotti bollenti di delizioso formaggio liquefatto saporito e profumatissimo. Qui non vorrei incorrere in blasfemia, ma, ripeto forse a causa del lungo periodo di magra, mi sentirei di avvicinarlo ad una decente focaccia di Recco. 

Dal web -  ingresso al Vimal Vasahi
Oltre non mi voglio esporre, ma è con rinfocolata tonicità degli organi interni che ci si predispone a raggiungere la meta di oggi. Le strade intorno al centro sono piene di gente che passeggia chiacchierando, raggiungiamo così i templi di Delwara, una delle meraviglie dell'India. Qui, più dello splendore artistico, apprezzi l'incredibile capacità dell'artigiano. Sembra che, nell'edificio più antico, per 14 anni uno stuolo di maestri dello scalpello abbiano lavorato senza posa per ricavare questa delicatissima trina di marmo che avvolge ogni cosa senza lasciare libero il minimo spazio, colonne, soffitti, nicchie, pareti, archi, spioventi, ogni cosa è traforata nei minimi particolari per cantare le lodi di Adinath, prima thithankara (manifestazione) del Jainismo, la cui statua di marmo nero spicca come un pugno tra il candore abbacinante di cui è circondato. Nel tripudio di candido marmo rimani a guardare a testa in su o scorrendo le minuscole figure che puoi ammirare girando attorno ad un pilastro chiedendoti come sia possibile tanta abilità manuale. Si dice che gli scalpellini fossero pagati pesando la quantità di polvere di marmo che ogni giorno riuscivano a ricavare scavando il marmo stesso. 

Dal web - Soffitto del tempio
La sala anteriore del tempio poi è completamente occupata da una serie di elefanti bianchi alti come un uomo che sembrano sfilare in processione per onorare il dio. Mentre la folla di fedeli si accalca per arrivare al centro del sancta sanctorum dove fare le offerte di rito, odi un salmodiare di sacerdoti e profumi di fiori e di incensi che fumano. Rimani quasi rapito dall'atmosfera e forse neppure rimpiangi il divieto assoluto di portare qualunque strumento fotografico telefonini compresi, oltre naturalmente a scarpe, a calze ed ogni altro particolare in pelle animale o cuoio, cinture comprese. Parimenti, la prassi lo richiede, è inibito l'ingresso alle signore durante il ciclo, che renderebbero impura tutta l'area costringendo i sacerdoti che ne venissero a conoscenza ad interminabili rituali di purificazione, ma non mi è sembrato che vi siano stati controlli particolarmente mirati. Così, guardi soltanto tentando di mandare a memoria il più possibile e cercando di assaporare un'atmosfera, piuttosto che un immagine destinata a svanire in poco tempo. Nel vicino Luna Vasahi, nello stesso stile ma quasi di duecento anni più tardo, la raffinatezza della scultura, ancora più perfetta, fa apparire alcuni particolari delle statue e degli ornamenti ricavati nel marmo quasi trasparenti e lattiginosi tanto sono sottili e delicati, quasi esiti a sfiorarli nel timore di spezzarne la fragilità. 

Giovani turiste
Fuori, torme di scimmie cappuccine si accalcano in cerca di cibo, venditori di henné e di collane di fiori si affollano lungo il vialetto che conduce al parcheggio, la folla è enorme, è una festa popolare che prosegue verso il centro della cittadina attorno alla riva del lago Nakki, nato si dice dall'unghiata del dio nella profondità della terra, ma che rimane tale grazie all'opportuno sbarramento artificiale che ne chiude un lato. La passeggiata romantica che lo circonda è un classico per innamorati, mentre la folla si accalca sulla riva a cui si accede dal bazar, in una ridda di divertimenti da luna park di strapaese e venditori di zucchero filato rosa e palloncini colorati.  Le bancarelle di friggitori di strada si susseguono, ma non mancano moderni emuli dei fast food più famosi dove i giovani dell'India rampante mostrano il loro desiderio di modernità, sul bordo del lago, la Toad Rock, la roccia del rospo che incombe con la sua curiosa forma sulle acque grigio azzurre, mentre la sera cala su un mercato pieno di luci, di colori, di neon aggressivi. In alto su tutto, dalla cima del monte campeggia il palazzo della Jaipur House, dove avrai la più bella vista di tutto il monte, del lago e della cittadina col suo brulicare di vacanzieri e di coppiette in viaggio di nozze che si accalcano per salire su una delle barchette a forma di cigno che si aggirano sulla superficie triste.

Mount Abu - Trasporti urbani

SURVIVAL KIT


Negozio al mercato
Jaipur House Hotel - Doppia dai 40 ai 60 Euro. I prezzi variano molto secondo i periodi, caldo, festività, fine settimana. La posizione è la migliore della città dominandola dall'alto. Bellissimo giardino e corpo centrale, ma le camere sono piuttosto deludenti, piccole e trasandate, per lo meno quelle in basso a circa 100 metri dal corpo centrale e che, spero costeranno di meno, ma che potendo scegliere eviterei. Le dotazioni ed i servizi del bagno decisamente scarsi. Colazione nella magnifica sala con vetrata sulla valle con buffet dove si cena anche. La bellezza della posizione e della vista ha come contropartita il fatto di essere piuttosto lontana per arrivare in centro a piedi. Personale comunque gentile. 
Turista

Dilwara temples - Serie di 5 templi jainisti di marmo bianco di periodi diversi a partire dall'anno 1030. Il lavoro degli artigiani scultori è di una raffinatezza straordinaria e tutti i templi sono completamente lavorati minutamente. E' tassativamente vietato introdurre nel tempio apparecchi foto e telefonini, oltre ai soliti divieti religiosi, scarpe calze, oggetti in pelle e donne mestruate. Il Vimal Vasahi, il più antico dedicato ad Adinath con sala degli elefanti davanti e il Luna Vasahi dedicato a Neminath a fianco sono i più interessanti dal punto di vista artistico. Straordinaria l'ornamentazione del soffitto del tempio principale su un pavimento di piastrelloni di marmo bianco e nero alternati.


Le scimmie del tempio
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