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venerdì 5 marzo 2010

Oggetto 6: il falcetto della raccoglitrice.

Sollecitato, chiarisco subito la natura dell'oggetto misterioso n. 6, prima di proseguire il viaggio. Dunque ci eravamo lasciati al mercato di Onukudelli alle prese con una graziosa fanciulla Donghria che girava per il mercato con un bambino pacioso con una vistosa thika scura tra le soppraciglia, in braccio. I tre anelli che le ornavano il naso le accentuavano la grazia forse propria dei suoi lineamenti invece dell'aspetto un po' più selvatico delle altre ragzze che la accompagnavano. Infilato nella grande crocchia di capelli neri, resi lucidi dall'olio, stava l'oggetto misterioso, un piccolo falcetto non più lungo di cinque o sei centimetri con un curato manico di filigrana di fili di ottone. E' un oggetto comune tra le Donghria, completamente fatto a mano da un artigiano del villaggio e pare una copia di quello (d'oro) di Panoramix, il druido che cerca le erbe magiche nella foresta dei Galli di Asterix ed ha più o meno la stessa funzione. Le ragazze lo tengono sempre con sé tra i capelli e quando vanno nella jungla in cerca di frutti e radici, lo usano per tagliare i germogli teneri, recidere gli steli delle erbe medicinali, i picciuoli delle papaye selvatiche e degli altri piccoli frutti. Ovviamente ha anche una funzione civettuola come gli altri ornamenti del capo, cosa che, assieme alla sua eleganza, lo rende un oggetto particolarmente attraente, per me, raccoglitore di curiosità varie. Lasciammo la ragazza con le sue amiche attratti da un gruppo di donne Bonda che si riparavano dalla pioggia con teli di plastica blu. Questa è forse la tribù più interessante dell'Orissa. Vivendo in villaggi estremamente isolati, i Bonda sono quelli che più hanno mantenuto tradizioni specifiche, assieme ad una pesante arretratezza che ha come conseguenza una mortalità infantile vicina al 40%. Le donne usano solo con un piccolo gonnellino in vita, ma si coprono quasi completamente con centinaia di fili di perline colorate, che formano anche una sorta di complesso e pesante turbante, mentre attorno al collo tengono una decina di larghi anelli di metallo cavo. E' una società matriarcale, dominata dalle anziane e le ragazze sposano ragazzini molto più giovani di loro, sugli otto o dieci anni affinché, con visione lungimirante, questi siano loro di sostegno alla dura vita delle montagne, fino alla vecchiaia. Tutti però fanno largo uso di ogni tipo di bevande fermentate, cosa questa che incrementa la loro proverbiale irascibilità, che manifestano scagliando pericolose frecce ricoperte di un veleno paralizzante, scoccate a quelle che possono parere blande provocazioni. Rimanemmo quindi alla larga dagli uomini che stavano accovacciati attorno ad una vecchia, circondata di grandi zucche gialle, contenitori da cui, con un altra piccola zucca che fungeva da mestolo, andava mescendo un liquido lattiginoso, che gli astanti attendevano con occhio già lucido e rotondo. Due o tre, già dormivano, russando sonoramente senza curarsi della pioggerella leggera. Le donne invece, conscie della loro fotogenicità, si mettevano in mostra, facendo ondeggiare gli enormi orecchini con piccoli movimenti del capo. Facemmo il nostro dovere di fotografi con una certa fretta, perchè, di tanto in tanto dal gruppo maschile arrivavano grugniti e grida che non parevano particolarmente rassicuranti. L'Ambassador bianca ci aspettava poco lontano e ce ne andammo lentamente per non rompere l'equilibrio del mercato.

lunedì 1 marzo 2010

L'oggetto misterioso n.6: Mercato a Onukudelli.

Il mercoledì è giorno di mercato a Onukudelli nel fondovalle tra le montagne Niyamgiri. Ad agosto, non c'è un turista in giro e ce lo si può godere con tutta comodità. Sarà forse per l'acqua che viene giù a secchiate, però è più divertente guardare e girare con calma che essere invece osservati e incanalarsi a gruppi togliendo spazio al mercato stesso. Qui vedi più colori che a Chichicastenango in Guatemala; in pratica, genti di tutte le tribù della zona convergono a scambiare i loro prodotti, a rifornirsi di quello che non si trova nella jungla. Bancarelle di Hindu che vendono materiali come pentole, attrezzi metallici, lame e vestiario di ogni genere; ampi spazi dove a terra, i locali, riparandosi con teli o con ombrelli di fortuna, dispongono prodotti, generalmente ortaggi e frutta, o piccoli animali, con ordine maniacale, radici di zenzero in piccole piramidi, papaye, zucche di ogni dimensione, fagioli, chilly rosso e aglio a mucchietti, cipolle e patate, altri vegetali estranei alle nostre conoscenze. E poi la gente delle tribù che si incontrano qui tutti assieme formando un mondo di varietà irripetibile. Khondh tatuati, Gadaba miti e schivi, le cui donne si nascondono alzando il lembo dei sari, Mallis acconciatissime che esibiscono grandi fiori rossi tra i capelli acconciati con cura, donne Bonda, la tribù più isolata dell'Orissa, scese all'alba da remote colline, piccole di statura e dai tratti australoidi, vestite in maniera assai succinta col petto ed il capo coperti solo da infiniti giri di perline e da decine di anelli metallici al collo. Un vero sollazzo per chi si diverte a fare foto. Ci passammo tutta la mattina, riempiendoci gli occhi di colori e di odori forti, prima di tornare a Jeipore nel pomeriggio sotto una pioggia sempre più insistente con la Ambassador bianca ormai completamente coperta di schizzi di fango. Ma prima di partire concludemmo anche una piccola transazione di quello che il nostro oggetto misterioso n.6 e che potete vedere nella prima foto. Beh non è certo difficile capire la categoria kantiana a cui appartiene, per cui vorrei che vi sforzaste di indovinare soprattutto le dimensioni dell'oggetto e dove lo teneva la graziosa, anche se con una dentatura inquietante, fanciulla Donghria che me lo cedette dopo breve trattativa. Soliti premi virtuali.














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