Binhakbiá chét guyedll
Ibi'chlloki,ka' yeo bill yabin nhák ke
Bál'ake, yeo'nhan ka' yózen
Zéj llnhiten, chét biyabillen
Lo' yix'kuan
Chét bi yechen tnhez,
lo'nhis'tao yalhanhe...
lo'nhis'tao yalhanhe...
Yel'yachnhan muslhas llíw ga'tezé.
L’acqua dei fiumi non torna indietro,
e neppure le lacrime.
I fiumi si vanno consumando a poco a poco,
nelle fenditure del terreno, nei laghi,
usati nelle semine
o in mare aperto,
oppure semplicemente vengono asciugati dal tempo.
Non posso e non voglio aggiungere altro. A domani.
6 commenti:
Ciao Enrico ....
Grazie per il tuo bel gesto, sono senza parole per ringraziare. ;)))
Può utilizzare tutto il materiale che no nel blog.
Un abbraccio.
Sill
* Posso chiedere un favore?
Per favore, può cambiare il mio nome, perché io sono Sill, non Gill. ;)))
Scusa ma è stato un errore di battitura, correggo subito.
Ciao Enrico,
davvero interessante la segnalazione. Lo hai detto: struggente.
Complimenti a Sill.
Bellissima la poesia (bravo nella traduzione!)
grazie Enrico,
g
Non sapevo che conoscessi il zapoteco. Ma da un tuttologo devo aspettarmi di tutto... (da un criminologo cosa mi devo aspettare?)
@Pop- Per la verità, come mi suggerisce Sill, la lingua è lo Yalálag, che effettivamente appartiene al gruppo delle lingue zapoteche, ma sono deluso dal fatto che tu, ormai conoscendomi un po', nutrissi dubbi sul fatto che non ne avessi una conoscenza sufficientemente approfondita; certo spiace un po' la tua meraviglia, anche se devo confessare in camera caritatis, che la presenza nel blog sopracitato della versione in portoghese ha fornito un piccolo aiuto per le sfumature, google translator ha dato la botta finale.
Ciao ...
Grazie.;)))
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