E’ accaduto quello che tutti temevamo sarebbe successo e non avremmo mai voluto che succedesse. Si parte sempre così, due parole tra amici, ma certo, sicuro, ci vediamo solo così, tanto per stare assieme, facciamo solo una pasta e fagioli e poi via. La realtà è che i poveri B. e C. erano già ai fornelli dal mattino presto, coi fagioli messi a bagno nella notte, causa dimenticanza della sera precedente. Ubbidienti, ci siamo presentati alle otto con i nostri pacchettini di ordinanza in mano e subito abbiamo dato fuoco alle polveri. Un aperitivo, kyr di ribolla gialla di Cormons accompagnato da un’entrée di tartine di salmone e ricotta fresca insaporita all’origano, seguite da altre, ricoperte di salsine con diverse gradazioni di piccantezza. Ma non avevamo detto che si faceva solo la pasta e fagioli? Ma è tanto per rompere un attimo l’appetito; spazzate via in un istante. Il tempo di sederci a tavola, giusto per permettere lo stappo di un paio di bottiglie di Chambave Muscat valdostano che avevamo già precedentemente avvicinato e dal cui fascinoso bouquet eravamo già stati irrimediabilmente accalappiati e anche il delicato preantipasto di lardo dalla grande fascia rosata con marroni sciroppati e spennellati dell’ambrato miele di questa valle, ci ha lasciato orfani, ma per poco, perché il profumo che ci ha avvolto all’apertura del forno ci ha subito predisposti alla curiosità di investigare la natura dei fagottini dorati che lo hanno sostituito. E’ stato duro pazientare quanto bastasse a non subire l’offesa del calore nelle nostre gole ingorde, ma che piacere constatare l’equilibrio delicato che l’apertura della fragile e sottilissima pasta sfoglia ci ha regalato con il matrimonio tra un tenero radicchio rosso ed una morbida e vellutata crema di gorgonzola. Una vera delizia e anche se la previdente padrona di casa ne aveva forgiato un numero piuttosto elevato, conoscendo i suoi polli, anche qui, in poco tempo sono andati via tutti. D’altra parte pareva brutto avanzarne, come se non fossero stati graditi, nella maggior parte delle culture potrebbe apparire offesa e critica alla cuoca. Poi, e la colpa è stata data alla necessità di smaltire comunque la gran quantità di verdure di cui l’orto di L. ci ha deliziato per tutta l’estate, è giunta in tavola una splendida caponata tradizionale dal giusto mordente. Neanche il tempo di togliere da tavolo le bottiglie vuote ed ecco l’oggetto del desiderio per il quale avevamo affrontato la traversata del paese e che avrebbe dovuto essere l’unica attrice della piece che si stava rappresentando con così attenta partecipazione di pubblico e di critica, mai così concordi nell’entusiasmo: la regina della festa, una strepitosa, cremosa, densa, sapida e corposa pasta e fagioli. Un tocco di pepe e un filo di olio di fruttata fragranza di olive appena spremute quasi per decorare, se mai ce ne fosse stato bisogno quella perfezione. I maltagliati che il sapiente tocco della padrona di casa aveva prodotto nel pomeriggio complice il mattarello nuovo acquistato per l’occasione, si confondevano quasi con la presenza dei fagioli, parte dei quali ormai avevano perduto la loro forma originale, si potrebbe dire il loro eidolon fagiolifero, per formare un tutt’uno con la cremosità che avvolgeva il tutto, per cambiare la loro forma identificativa rendendo partecipe della loro essenza di fagiolità tutto il piatto nel suo insieme col fondersi completo di più strumenti in un unica indimenticabile sinfonia sonora, come ha da essere tra l’altro come conseguenza di questa preparazione. Qualcuno, non dirò chi per carità di patria, ha voluto un bis, complice il Morellino di Scansano, giusta morte di questo piatto sacro. Un assaggio, per chi ancora ne sentiva il bisogno da un principesco plateau de fromages che ospitava capra in tre differenti presentazioni, da un delicato fresco ad un gustoso stagionato, una toma profumata di fiori primaverili, un castemagno dalla bianca gessosità e un tradizionale gorgonzola per non omettere il posto dell'erbornato e infine delle patate al forno di René al profumo d’erbe; poi tutti abbiamo sentito la necessità di alzarci, di lasciare quella tavola imbandita che ci aveva regalato tante delizie, più che altro perché la torta veniva servita in salotto, giusta cornice a questa festa di fine estate. Una miscela di pere e sentori di cioccolato decorata con le insegne occitane che hanno fatto da cornice costante a questa vacanza, durante la quale il piacere più forte è stato quello di stare con gli amici più cari. Difficile è stato staccarci e riguadagnare le nostre case lentamente pensierosi, le gambe molli, forse per la sottile malinconia che precede la partenza, forse per le troppe bottiglie stappate. Ma non dovevamo fare solo una pasta e fagioli? E non ce l’abbiamo neanche più fatta a mangiare il gelato. Mi sa che toccherà vederci stasera per finirlo, vuoi mica portartelo giù in città!
venerdì 11 settembre 2009
Solo pasta e fagioli
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3 commenti:
10 e lode!!!compito eseguito alla perfezione.
Come cultore della maremmità ti devo correggere: Morellino di Scansano, uno dei frutti più pregiati della modernità enotecnica italiana: quando lo assaggiai a Saturnia trent'anni orsono era una imbevibile ciofeca, indipendemente dal produttore. Poi un miglioramento costante. Oggi è più buono del Chianti.
Certo Pop, avevo già avuto notizia dell'errore dal fornitore della delizia in questione, ma nel copia-incolla, me ne ero dimenticato. Comunque concordo con te, molto meglio di "certo" Chianti.
@Astro - però pare che a volte non funzioni!
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