venerdì 20 settembre 2013

Trenini e soldatini.


 

Ci sono cose strane al mondo e non facili da spiegare. Alcune poi seguono regole contorte ma che si muovono sempre nella medesima direzione. C’era quello spiritosone che affermava, ad esempio che le tette le avevano inventate per i bambini, ma poi alla fine ci si divertivano soprattutto i papà. In effetto sono cose che succedono di frequente. Prendete per esempio il modellismo, di cui in questi giorni c’era una bella esposizione qui a Mentone  nel Palais de l’Europe. Davvero singolare che a passeggiare tra i molti banchi, ripieni fino all’inverosimile di soldatini di ogni specie, dimensione, arma ed epoca, modellini di auto, aerei, navi e treni, plastici di città fantasy con creature mostruose e ogni altra cosa che vi può venire in mente, non ho visto neanche un bambino. Eppure vi assicuro che c’era da rimanere incollati ai banchi per osservare da vicino, anche con apposite lenti in alcuni casi, tanto erano minuscole le opere esposte, una serie di oggetti che definire capolavori non è esagerato. Invece ecco una serie di personaggi di ogni età pencolare attorno, ammirando, commentando, facendo richieste del come, del quando e soprattutto del quanto. Vi assicuro che c’erano soldatini tanto minuscoli da guardarli con la lente, ussari prussiani, generali napoleonici, ulani con le lance in resta, truppe austriache ed inglesi, dipinti così perfettamente e minuziosamente, che potevi contar loro gli alamari o rimirar le medaglie appuntate sul petto ad una ad una. Aerei di ogni tipo, con i portelli semi aperti così che se ne potessero apprezzare i particolari interni fino alle cinture di sicurezza mollemente slacciate. 

Velieri maestosi, con la tolda ricoperta di minuti oggetti, botti, materiali, sartiame come malamente abbandonato e invece messo apposta con cura minuziosa che avrà necessitato di ore e ore di attento e paziente lavoro. Il capolavoro assoluto era in un banchetto il cui espositore presentava tutti mezzi bellici che parevano abbandonati alla incuria del tempo. Legno corroso e spezzato, lamierini contorti e rugginosi, reti consunte e ruote ormai sgonfie ed affondate in quello che pareva fango di palude. Davvero straordinari. Ma come mai gli uomini sono attirati da queste cose? Da piccolo non avevo mai desiderato il famigerato trenino elettrico. Appena ho avuto una figlia, mi sono precipitato comprarne uno, unico sodale in famiglia, mio suocero, con cui abbiamo concordato forma dimensioni, percorso delle rotaie e naturalmente numero e forma dei vagoni. La scatola troneggiava al posto d’onore sotto l’albero di Natale. Cercammo di finire in fretta e furia il pranzo natalizio con gran disdoro delle femmine di casa che come ovvio ci tenevano al menù approntato in giorni e giorni, per buttarci subito nel montaggio che durò quasi tutto il pomeriggio. Quando finalmente la locomotiva coi vagoncini al seguito cominciò a fare il suo mestiere, rimanemmo estatici a rimirarcela, quasi ci dimenticammo di chiamare mia figlia, che aveva seguito distrattamente di lontano tutto quell’armeggiare. Lo guardò per un attimo, poi se ne andò via subito, annoiata, verso la casa della Barbie.


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2 commenti:

Martino ha detto...

Enrico,
se non vado errato, tu, da piccolo, il trenone ce lo avevi a vapore ;)

Enrico Bo ha detto...

@marty - beh mio papà faceva il ferroviere...

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!