lunedì 5 febbraio 2018

Usa 39 - La sera a Boston


Il centro di Boston

Old State House
Quando scende la sera, i turisti si diradano anche nel centro, in linea con le abitudini americane. Qui si cena presto e poi ci si ritira, possibilmente. Il movimento rimane vivace ancora al Quincy market e nell'area del porto. All'interno della costruzione centrale è tutto un tripudio di offerte gastronomiche, che vanno dalle più classiche hamburgerie con colossali panini che debordano salse di tutti i tipi, ai giapponesi, ai tedeschi e perché no, anche con concessioni all'italian sound. Intorno, diversi oyster bar, hanno i banconi affollati di giovani rampanti incravattati, con in mano calici di vino californiano che pescano da vassoi dove i bivalvi sono ordinatamente disposti su un letto di ghiaccio tritato. Anche i negozi sono tutti rivolti ai visitatori e la paccottiglia si spreca. Bisogna considerare che questi edifici sono quelli in cui si è fatta la storia americana, a partire dalla Faneuil Hall, adesso invasa dai banchetti, luogo dove si sono tenuti molti dei discorsi dei più famosi patrioti che hanno fondato il paese. Mentre scendono le ombre tutto attorno cresce la presenza degli artisti di strada che cercano di approfittare della presenza degli ultimi drappelli di visitatori. C'è un gruppo di hiphop di una decina di atletici ragazzotti di colore, in canottiere colorate, nonostante il freddo piuttosto pungente, che si esibisce con acrobazie pregevoli e raduna subito un bel capannello di spettatori, rubati al tizio che poco più in là è invece letteralmente scatenato nell'utilizzo di un sistema di percussioni costituito da pentole, coperchi, barattoli e scatole varie che suona con cucchiaioni di legno. 

Le vie del centro
Sui marciapiedi circostanti però non puoi fare a meno di notare un gran numero di homeless che si preparano a trascorrere la notte. Ci sono neri corpulenti, ma anche giovani ragazze che chiedono aiuto con cartelli vergati a mano e lo sguardo spento, un contrasto non corretto in una società apparentemente opulenta. Vien quasi da chiedersi quale sia la sottile linea di confine che separa la possibilità di farcela ad avere una vita simile a quella che conosciamo, da quel precipizio dal quale non puoi più risalire, perché il tuo stato non permette più di accedere alla possibilità di mettere la testa fuori dalla merda. C'è chi dice che questa linea si stia alzando e che, non soltanto chi è privo di lavoro, pare sempre di meno, ma  addirittura anche lavorando ed avendo un qualche tipo di reddito  qualcuno non riesca ad avere la possibilità di permettersi un luogo dove vivere. Pare insomma che aumentino sempre di più, e bisognerebbe capire se è vero o no, coloro che pur avendo un lavoro retribuito regolarmente siano costretti a vivere e dormire in macchina. Insomma se fosse vero che neppure avere un lavoro vero, significa ottenere un reddito sufficiente a vivere, questo significherebbe avere cominciato la discesa verso una china molto pericolosa. Se neppure lavorando puoi avere una vita dignitosa, vuol dire che i nodi stanno arrivando al pettine e si stanno avvicinando momenti in cui le tensioni sociali alla fine prevarranno in modo violento. 

I famosi truck
Come si può leggere in un interessante articolo del Sole 24 Ore, se si arriva a questo punto bisognerà rivalutare la schiavitù, sistema forse criticabile per le fruste e le catene, ma che aveva quantomeno il vantaggio di garantire vitto, alloggio e vestiti a chi si trovava in questa condizione, forse migliore se paragonata a certa contrattualistica odierna. Comunque le vie antistanti che portano fino alla Old State House ormai chiusa sono ancora abbastanza frequentate da gente in cerca di qualche cosa con cui rifocillarsi. Anche noi ci aggiriamo valutando le varie offerte, che tra l'altro sono piuttosto numerose, diciamo pure, una dopo l'altra, ma un fatto salta subito all'occhio. Praticamente non trovi un ristorante cosiddetto"normale", anche se questa parola è suscettibile di molteplici contrastanti interpretazioni. Girando per le strade di questo centro, ricco di negozi e di gente che passeggia guardando le vetrine, noti subito che la ricchissima offerta di ristorazione è costituita unicamente da catene di fast food di diversi livelli qualitativi. Trovi il messicano, il giapponese, l'americano di diverse tipologie, il turco, il greco e così via, ma se cerchi un posto dove vieni servito da camerieri al tavolo, scegliendo patti vari da un menu, non lo trovi assolutamente o per lo meno fai una grande fatica. Ne troviamo uno dopo aver galoppato per un'oretta e le cose che si mangiano sono discrete, per carità, ma si pagano a prezzi di affezione. Poi, anche se sono solo le nove, viene l'ora di tornare a casa. 

Contrasti tra antico e moderno
Jack è un nero atletico che guida per Uber una Hyundai, una utilitaria per gli standard americani. Chiacchiera volentieri e si dichiara subito soddisfatto della sua situazione economica, di certo appartiene alla categoria degli ottimisti. Per cinque giorni alla settimana lavora dalle 7 alle 15 come car valet in un albergo del centro, raggranellando, grazie anche ad una congrua fetta di mance, una cifra che gli consente di pagare un affitto, poi ogni altro momento libero, domeniche comprese, lo trascorre a bordo della sua auto trasportando gente in giro per la città, cosa che gli permette di mantenere, non chiarisce a che livello, la sua famiglia. Ridacchia, l'opzione è restarsene a casa sul divano a guardare la TV. L'idea calvinistica del sacrificio è dunque abbracciata anche da una fetta di popolazione che tradizionalmente vediamo rivolta in altre direzioni. Quello che non riesci a capire è se questo è uno status, un livello in cui si sopravvive senza possibilità di emergerne o se lo sforzo può farti accedere all'ascensore sociale qui, la terra delle opportunità per eccellenza, o se questa possibilità è unicamente transgenerazionale, devi massacrarti in toto per sopravvivere e al limite mettere in gradi i tuoi figli di uscirne, se se lo meritano e si fanno il mazzo a loro volta. Sarebbe interessante capire come sia la situazione reale, molto difficile valutare da queste poche sensazioni che tocchi solo superficialmente in questi pochi contatti episodici. Alla fine però anche l'ottimismo scema e anche Jack ammette che la vita è molto dura, anche abitando in periferia dove poi vive la gente reale. Intanto arriviamo alla casetta in fondo alla nostra via deserta. Jack assicura che questo è un quartiere tranquillissimo e decente, così siamo più sereni ad onta di quello che sembra ad un osservatore europeo, anche se qualche casa ha le finestre chiuse con assi inchiodate per impedire l'ingresso di estranei abusivi. Deve essere roba pignorata dalle banche dopo la crisi dei mutui e se ne vedono parecchie. La nostra casa e anche quelle circostanti, sembrano deserte e tutto è silenziosissimo, per cui dormiamo tranquilli, per il resto tomorrow is an another day.

Il Quincy market


SURVIVAL KIT

Back Deck - 2, West str. - Ristorante in centro. Cucina classica americana con concessioni internazionali. Servizio rapido e corretto. Piatti non esagerati ma buoni. Noi abbiamo avuto una ribeye pittosto piccolina ma saporita e cotta correttamente e un salmone teriyaki, due buoni dessert e due coke per 90 $ con tasse e mance. Certo non regalato, ma se esci dalla logica fast food questi sono i prezzi correnti.


In coda al bar





Se ti è piaciuto questo post, ti potrebbero anche interessare:

Nessun commento:

Where I've been - Ancora troppi spazi bianchi!!! Siamo a 114 (a seconda dei calcoli) su 250!