Le scogliere di Marfa a Rdum i-Ahmar |
La cattedrale |
La parte più alta di questo capo proteso nel mare, quello di fronte alla lunga isola dove, secondo la tradizione sarebbe sbarcato S. Paolo portando il suo cristianesimo nell'arcipelago, è coperto dall'abitato di Mellieha, al centro del quale, più o meno nel punto più alto spicca decisa la sagoma di una chiesa. Questo è lo stilema classico di quasi tutti i paesini maltesi, una macchia di case basse ocra chiaro, dominate da un edificio di culto eretto nel '700 e negli anni successivi, dalle forme chiaramente esagerate rispetto alle reali necessità del numero di abitanti ai quali sottendeva, ma costruito quasi in competizione coi paesi vicini, facendo insomma a chi ce l'aveva più grosso. Quando sali al centro dell'abitato, dopo averlo ricercato attraverso una serie di vicoli e stradine in salita, arrivi ad una grande piazza spesso triangolare che ricorda tanto certi paesi della Sicilia sudorientale che si protende davanti alla facciata, che i raggi del sole quando tramonta rendono sfavillante, già che il miele della pietra si muta in oro, via via più scuro. Qui, dove il turismo vacanziero marino non arriva, senti la tranquilla e solitaria presenza di vecchi abitanti sulla porta delle case, di facciate anche importanti e solenni, di pilastri e bovindi in legno che caratterizzavano l'architettura del periodo d'oro dei Cavalieri. La chiesa di Mellieha intanto è chiusa a quest'ora del mattino e non rimane altro che ammirarne le linee eleganti di un barocco lineare e non sfarzoso che si sviluppa sul gioco delle luci e delle ombre date dagli spigoli e dalle rientranze.
La nuova Mellieha sulla baia |
Dalla balconata butti l'occhio sul mare blu scuro che occupa l'orizzonte lontano. Appena sotto, l'altra facciata più piccola e composta del Santuario della Madonna di Mellieha, luogo di pellegrinaggi e, pare, pieno di ex-voto. Dietro, in piccolo cimitero pieno di piccole lapidi bianche piene di cognomi dalle assonanze nostrane, Caruana, Camilleri e così via. Un paese, come i tanti altri che vedremo, pieno di silenzio e di sole, che d'estate immagini feroce e deciso, nel cuocere e calcinare la pietra, fino a sbriciolarla. Scendiamo poi le balze pietrose del monte, lasciandoci alle spalle le nuove case che sgorbiano la periferia del paese nuovo, il segno dello sviluppo che avanza inesorabile e cerca di erodere anche gli avamposti più isolati, in cerca di nuovi organismi da infettare e procediamo verso l'istmo che congiunge l'isola centrale alla penisola di Marfa, la parte rimasta più selvatica dell'arcipelago, forse solo perché un po' più lontana da raggiungere. E' un tratto di terra che si stende al di là della baia di Ghadira, dopo la Mellieha beach, con una costa contorta e ricca di rientranze e di rocce a picco sul mare. Appena a sinistra della strada, a segnalare il punto più alto e culminante della penisola, la Torre Rossa, nome che già da solo la rende inconfondibile tra le altre, un quadrato netto con le quattro classiche torri ai vertici, quasi un pezzo da scacchiera, dal colore inequivocabile che domina il territorio circostante.
La torre rossa |
La raggiungi attraverso la solita stradina piena di buchi che serpeggia tra i muretti di pietra. E' chiusa naturalmente, ma il paesaggio che si vede attorno appaga ugualmente, non sarebbero i pochi metri di dislivello che ci separano dalla cima della torre a cambiare di molto la vista. La stradina prosegue ancora lungo le scogliere fino alla punta più occidentale dell'isola, Ras il-Qammieh, dove puoi fermati un poco e andare, con cautela, a fare un giro a piedi fino a raggiungere il sentierino che corre lungo il bordo estremo. Calpesti cespi di flora mediterranea che ad ogni passo sprigionano profumi forti e pungenti, sentori di resine, di origano, di sud che mescola spezia magrebina agli odori del nostro meridione. Ogni passo ti aumenta il piacere di essere qui, in questo ombelico mediterraneo che pare assommare così tanti messaggi, tante culture. Gli strapiombi che scorrono al tuo fianco non sono che l'antipasti di ciò che continuamente ti aspetterà nei prossimi giorni, sempre diversi ad ogni passo che cambia prospettive e punti di vista. Il mare sbatte contro le scogliere con spruzzi bianchi alti e muti per la distanza. Senso di grandezza antica, di popoli che forzatamente in queste posizioni arroccate hanno dovuto considerare il mare come spazio di vita e non come limite, foriero di opportunità e allo stesso tempo di pericoli, da parte della natura ma anche di altri popoli, che per millenni arrivano da oltre l'orizzonte, per prendere il tuo posto.
La Madonnina a Dahlet |
Da questa punta a quella opposta ed est della penisola, ci sono soltanto cinque chilometri. Anche qui, una cappelletta e una statua della Madonna a segnalare l'estremità della punta di Dahlet ix-Xilep. Passeggiamo lungo il bordo selvatico della scogliera. Siamo aduna cinquantina di metri di altezza, cosa che ti fa considerare con un certo brivido lo sporgersi per ammirare sotto lo strapiombo e le sue insenature e le grotte profonde che le acque hanno aperto sotto la costa, facendoti guardare con un minimo di apprensione le fenditure sul terreno che percorri, attirato morbosamente dallo spingerti più oltre e respinto dalla paura che un frammento si stacchi e precipiti nel vuoto trascinandoti con sé, come è già accaduto, tra l'altro, come recita una lapide che incontri lungo il sentiero, per un ragazzo inglese. Tuttavia il colore alternato di zaffiro e smeraldo che l'acqua in basso mescola tra gli scogli, è una tavolozza irresistibile, che da sola vale il solitario aggirarsi tra questi eremi. Arrivi velocemente, distratto da questo paesaggio incantato fino ad Ahrax point, da dove si vede bene la sagoma della White tower, che funge da punto di riferimento. Sotto, una piccola baia popolata dai fantasmi di un campeggio ancora chiuso che puoi immaginare affollato tra qualche mese. Qui intorno è uno dei tanti paradisi per le immersioni e gli amatori si sprecano.
Marfa |
Come hanno osservato molti visitatori e guide, sembra una baraccopoli abbandonata, ma credo che agli amanti dei fondali questo poco interessi. Poco più avanti la Armier bay, che è dotata anche di una piccola spiaggia piena di alghe, anch'essa dedicata più che altro al diving. Ancora tutto chiuso nei baraccamenti bassi, che indovini ricoveri di attrezzature e barche in riposo invernale. Però in questa stagione, con un bel sole nel cielo che rischiara di luce forte una giornata comunque di aria piuttosto frizzantina, l'ambiente circostante è abbastanza magico dal convincerti a rimanervi più a lungo possibile, ad assaporare il piacere della bellezza ancora solitaria di un luogo, che forse in parte la perderà più avanti. Un casotto con una grande terrazza offre una zuppa di pesce, la aljotta maltese, saporita e molto brodosa, di soli frutti di mare, in cui senti l'aglio e le erbe profumate sul pane croccante e imbevuto e che ti riempie la bocca di sapori. La signora, una ruvida maltese, si scioglie subito e te la chiacchiera in ottimo italiano, vogliosa di compagnia in questa prestagione che qui porta solo solitari visitatori. Sarà la stagione o il senso di selvatico che emana la costa, ma qui, a guardare il mare, la cui onda gentile si viene a spegnere nella baia, si sta davvero bene e la voglia di alzarti per proseguire latita. Che bello che al mondo ci siano ancora posti come questo, dove sulla carta non c'è niente ma ti sanno offrire così tanto.
Mellieha - Il centro del paese |
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Mellieha - La chiesa del santuario |
Penisola di Marfa - Si estende attraverso un istmo per una dimensione di circa 5 km x2, all'estremità nord dell'isola e ci dovrete comunque passare, percorrendola strada n.1 per arrivare al traghetto per andare a Gozo e Comino. E' la parte meno popolata e visitata dell'isola, per questo rimane all'apparenza piuttosto selvatica. Parte dalla larga e spaziosa spiaggia della baia di Mellieha, popolatissima e attrezzata in estate, amata soprattutto dalle famiglie e si conclude dal lato opposto con la baia dove sorge Sweethaven di cui vi ho già detto. Molto indicata per le immersioni e soprattutto per gli amanti del trekking. Qui potrete fare belle passeggiate sui bordi delle scogliere (attenzione alla loro pericolosità, segnalata) da un punto all'altro. Le due torri la Bianca e la Rossa, vi faranno sempre da punto di riferimento. Quest'ultima dovrebbe anche essere aperta (non nel momento in cui siamo stati noi) per salire sulla torre più alta e ammirare il paesaggio. Mi sembra che l'ingresso (inutile) sia di un paio di euro. Non dimenticate la città vecchia di Mellieha, a rigore fuori della penisola, con il suo vecchio e ben conservato centro e la chiesa.
Le acque sottole scogliere |
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